Art(e)vangelo: Coltivare una sensibilità artistica - Filippesi 4,4-9

Predicatore: Leonardo De Chirico

Siamo arrivati alla conclusione di questa serie di esposizioni bibliche su “Art(e)vangelo”, un viaggio in dieci tappe nella visione biblica delle arti. Abbiamo imparato che Dio è il primo artista e che noi siamo artisti nella misura in cui portiamo la sua immagine, che il creato è una grande mostra d’arte divina, che noi esseri umani siamo l’opera più “bella/buona” di tutto il creato. Abbiamo anche imparato che l’arte ha subito lo stravolgimento introdotto dal peccato e non è più integra. L’arte non è innocente, neutrale, ma è diventata deviante, persino idolatrica. Per salvare il mondo, Gesù non ha attirato gli sguardi estetici né lo fa sulla base dei nostri sensi artistici. Bisogna avere nuovi occhi, nuove orecchie, un nuovo cuore per credere nella persona e nell’opera di Gesù. La grazia di Dio introduce una nuova e diversa estetica che permette di leggere il mondo in modo nuovo e di abitare “il teatro della gloria di Dio” (questo mondo) in vista della nuova creazione (i nuovi cieli e la nuova terra), ci cui già vediamo i segni inaugurati. Possiamo avere più o meno spiccate capacità artistiche o interessi per l’arte, ma in quanto creature fatte ad immagine di Dio e rigenerate nell’immagine di Gesù Cristo, siamo portatori di una dotazione e di una responsabilità artistica. Per questo abbiamo seguito la serie “Art(e)vangelo”: per rispondere alla nostra chiamata di essere credenti che crescono come discepoli di Cristo anche nel campo dell’arte.

Dunque, siamo arrivati alla fine di questo percorso e ci chiediamo come coltivare una sensibilità artistica cristiana, come nutrire uno sguardo cristiano all’arte, come allenare il nostro essere discepoli nel campo dell’arte. Nessuno di noi è un esperto, ma tutti vogliamo crescere. Il testo di Filippesi indica una pista composta da tre tappe che vogliamo ascoltare e fare nostre.

1. Un’ecologia del cuore (vv. 4-7)
Quasi alla fine della lettera, Paolo raccoglie i fili del suo insegnamento e riassume una serie di esortazioni per la vita cristiana. Certo, ha affrontato una situazione particolare e persone specifiche, ma la parola di Dio è utile ed efficace sempre ed è rivolta anche a noi. Paolo dice a tutti: rallegratevi sempre (4,4), non angustiatevi di nulla (4,6), in ogni cosa pregate (4,6). Quello che Paolo dice qui è un programma che potremmo chiamare di “ecologia del cuore”: nel bel mezzo delle prove e nel contesto della chiesa, abbiate una vita spiritualmente sana, guarita, in cammino verso la maturità, catturata dall’evangelo di Cristo e desiderosa di approfondirlo e di farlo conoscere.

Vale per l’arte, vale per tutta la vita: la contentezza cristiana, la fermezza nei travagli, la preghiera come compagna. La Bibbia non prevede un percorso specifico per crescere nella sensibilità artistica che non sia quello della maturazione del carattere cristiano. Non ci sono ricette particolari, né trucchi. Non basta andare a vedere mostre o leggere libri di storia dell’arte. Prima di tutto, bisogna coltivare le discipline spirituali della gioia, della preghiera, della fiducia in Cristo, della comunione cristiana. Bisogna coltivare quella che Paolo in un’altra lettera chiama la “mente di Cristo” (1 Corinzi 2,16). Per nutrire i sensi cristiani per l’arte, bisogna stare vicino a Colui che è l’immagine riuscita di Dio per essere trasformati da Lui. Prima che esperti d’arte o cultori d’arte o artisti affermati, abbiamo bisogno di donne e uomini cristiani che pregano, che sono fermi in Dio e che imparano a gioire sempre. Prima che avere artisti testimonial, la chiesa ha bisogno di persone che pensano i pensieri di Cristo dopo di Lui e con Lui. Solo così cresciamo anche come cristiani che leggono, vivono, sentono, guardano sperimentano l’arte secondo Dio. Sei uno di questi?

2. Un setaccio biblico (v. 8)
Al v. 8 Paolo offre una lista di strumenti da usare per maturare come cristiani attenti all’arte. Sono paragonabili ad attrezzi che troviamo in palestra. Alcuni fanno muovere i muscoli dorsali, altri quelli delle braccia, ecc. Per Paolo, dobbiamo sintonizzarci su ciò che è vero, onorevole, giusto, puro, amabile, di buona fama, virtuoso, lodevole. È una lista lunga e varia. Assomiglia ai frutti dello Spirito (Galati 5,22). Dobbiamo nutrirci di queste cose ed esserne imbevuti perché sono gli alimenti di una dieta sana che fa bene, previene le malattie del cuore e irrobustisce la vita. 

Anche il mondo dell’arte è pieno di tanta spazzatura e di veleni tossici. E’ facile rimanere intossicati e avvelenati se non abbiamo gli anticorpi della Parola di Dio. Se uno pensa di nutrire il cuore di arte soltanto, senza la Parola di Dio, è come se mangiasse tanto cibo, molto del quale cibo spazzatura, che alla fine fa male. L’arte non può essere avvicinata in modo sentimentale. Va filtrata con questa lista; va letta con le lenti di questa lista con cui dobbiamo famigliarizzarci, facendola diventare una griglia che ci accompagna sempre.  

Attenzione: ciò non vuol dire che possiamo guardare ed apprezzare solo l’arte che corrisponde al 100% a questa lista. Non la troveremo mai così. Sarà sempre una mescolanza di cose diverse che vanno metabolizzate. Questa lista può essere pensata come un setaccio che ci aiuta a trattenere il bene e il buono e a respingere ciò che non lo è (1 Tessalonicesi 5,21-22). Se il setaccio ha maglie troppo larghe farà passare tutto. Se il setaccio non ha maglie non farà passare niente. Noi dobbiamo far passare ciò che è vero, giusto, lodevole e respingere ciò che è falso, deviato, spregevole. L’arte richiede il discernimento e il discernimento richiede la maturità cristiana. La Parola di Dio ci invita a fare non una critica d’arte qualsiasi, ma una critica cristiana dell’arte. Per questo, quando vediamo una mostra, ascoltiamo un concerto, partecipiamo ad un laboratorio, facciamolo da cristiani, con il setaccio della Parola di Dio. Non vogliamo bere tutto, non vogliamo respingere tutto. Vogliamo avere i sensi della fede esercitati per discernere il bene e il male (Ebrei 5,14).

Com’è il setaccio della tua vita quando vedi la televisione o una serie TV o una mostra d’arte o ascolti un concerto? Più il cuore è impregnato del vangelo, più sarà maturo per esercitare una sana critica cristiana. Dio voglia fare di tutti noi cristiani che si interfacciano col mondo dell’arte non in modo sentimentale o ingenuo o passivo, ma sempre con la mente di Cristo sveglia e il setaccio della Parola all’opera. 

3. Un esempio credibile (v. 9)
Nello sviluppare una mente cristiana per l’arte abbiamo infine bisogno di modelli da imitare. Paolo non ha timore di presentarsi lui stesso come un esempio da seguire. Abbiamo bisogno di imparare da chi è più avanti di noi. Per questo abbiamo ascoltato insieme la lezione di Francis Schaeffer (Art and the Bible) da Linda; per questo impariamo da Catrin e Lauren a “Bimbi ai fori”. Per questo abbiamo una biblioteca con tanti strumenti che ci possono aiutare a sviluppare il discepolato nell’arte. Il punto è che non siamo soli. Nella chiesa storica e anche nella chiesa locale ci sono persone che ci possono aiutare. Sono un po’ più avanti di noi e sono degli esempi. Non cresciamo da soli, ma insieme.

Perché Paolo si presenta come modello? Perché lui stesso segue Gesù Cristo, il modello per eccellenza. Paolo è l’esempio apostolico, Gesù è l’esempio divino-umano (2,5). Lui è il Figlio di Dio che si è spogliato della gloria ed è diventato come noi. Come servo è morto sulla croce per salvare chi crede in Lui. E’ risorto dai morti per inaugurare i nuovi cieli e nuova terra. Paolo è un’immagine di Dio restaurata, ma ancora mancante. Cristo è l’immagine perfetta e compiuta di Dio, a cui guardare sempre e comunque. Gesù Cristo è la Persona davanti a cui tutti, prima o poi, dovranno piegare le ginocchia in segno di riconoscimento e culto. Lui è il capolavoro di Dio da contemplare; Lui è il compitore della salvezza; Lui è l’esempio da imitare. Perciò, è la mente di Cristo che cerchiamo. È la Parola di Cristo di cui ci nutriamo. È l’arte di Cristo a cui aspiriamo. Che Dio faccia di noi persone rinnovate all’immagine di Cristo che hanno i cuori e i pensieri ripieni della sua pace (vv. 7 e 9).   


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