Lavoro Celeste - Apocalisse 21

Predicatore: Clay Kannard

 
 

Lavoro Celeste
Apocalisse 21:1-5, 22-27 

Stasera concludiamo la nostra serie sul lavoro. Attraverso questa serie ci è stato ricordato ripetutamente che il lavoro è buono perché è stato creato da un Dio buono che lavora e che ha inteso che il suo creato lavorasse. Ci è stato ricordato ripetutamente l’effetto che il peccato ha sui nostri posti di lavoro. Abbiamo lottato con la nostra peccaminosità quando si parla di essere fedeli nel lavoro che Dio ci ha dati. Ci siamo pentiti, e abbiamo chiesto l’aiuto a Dio per lavorare in una maniera che Lo onori. Abbiamo imparato che a prescindere da quello che facciamo siamo chiamati a farlo per la gloria di Dio. Abbiamo visto nella Parola di Dio che per lo Spirito di Dio possiamo sperimentare la grazia di Dio nel modo in cui lavoriamo guardando il nostro esempio, Gesù Cristo. Questa serie ci ha sfidati a essere fedeli nel nostro lavoro mentre aspettiamo il ritorno glorioso di Cristo nel futuro. 

Mentre aspettiamo il Suo ritorno, sapete cosa ci aiuta ad avere fede nel modo in cui viviamo la fede cristiana al giorno d’oggi? Troviamo la speranza, non solo guardando indietro a quello che Dio ha già fatto per il Suo popolo, ma avendo una sana visione del futuro; e guardando avanti a quello che Lui ha detto che farà per il Suo popolo. Una sana visione del futuro ci aiuta a essere cristiani fedeli nel presente.

Questo è quello che faremo stasera parlando di un lavoro futuro che ci da speranza nel nostro lavoro presente. Se vi ricordate, abbiamo iniziato la nostra serie dal principio, in Genesi, il primo libro della Bibbia. Abbiamo iniziato questa serie leggendo cosa succedette in un giardino…e stasera, concluderemo la nostra serie, nell’ultimo libro della Bibbia, leggendo cosa succederà in una città. Quindi, aprite le vostre Bibbie ad Apocalisse capitolo 21 e iniziamo a leggere dal primo versetto. L’Apostolo Giovanni ha scritto questa lettera quando era imprigionato sull’isola di Patmos. Era lì quando ricevette la sua visione degli ultimi giorni, del ritorno di Cristo, e del compimento di della nuova creazione lavorativa di Dio. Questa sera leggeremo cosa succederà dopo il ritorno di Cristo, e dopo il giorno del Giudizio in cui tutte le persone saranno poste davanti a Dio a essere giudicate. 

Stasera, leggeremo del lavoro celeste, un lavoro non più in un giardino, ma in una città; un lavoro che non verrà più fatto nelle tenebre, ma alla luce; un lavoro, non solo per domani, ma iniziando oggi. Leggiamo Ap. 21:1-5, 23-27

 

1.     Non più nel giardino ma in città (1-4)

Ricordate, nel giardino dell’Eden, Dio aveva lavorato per creare tutte le cose, e tutto quello che aveva creato era buono. Aveva pitturato questa bellissima immagine. Aveva creato gli uomini e le donne e gli aveva dato del lavoro da fare, e il Dio che aveva lavorato, creò del lavoro per le sue creature. Ricevettero l’ordine di prendere il dominio sul creato, di regnare su di esso, di portare frutto e di moltiplicarsi, di coltivare, di godersi il frutto del loro lavoro, e di godere il creato di Dio alla presenza del Dio che ha creato e regnato sul creato (Ge. 1:28). Ma non si volevano sottomettere al suo dominio. Adamo ed Eva si sono ribellati contro Dio. E come risultato di ciò il peccato è entrato nel mondo e ha fratturato il rapporto fra l’uomo e Dio, fra l’uomo e tutto il creato, e fra l’uomo e il suo lavoro. L’immagine perfetto di Dio era macchiata dalle macchie del peccato ed ora era piena di ombre oscure.

Nel primo sermone di questa serie, Leonardo descrisse questo momento come una interruzione tragica. Disse che “il frutto del lavoro non è più solo la crescita delle potenzialità della creazione, ma la gestione delle sue perdite, di effetti indesiderati, di conseguenze negative inaspettate. Quante spine e rovi ci sono nel lavoro! Quanta fatica, quanti conflitti, quanta pesantezza, quanta ingiustizia.”

Leo ha parlato anche della speranza per il cambiamento che Dio proclamò quel giorno nel giardino, c’è infatti un terzo lavoratore che compare nella scena: è la “progenie della donna” (Ge. 3:15) di cui Dio annuncia la venuta.

Attraverso questa serie ci è stato ricordato il lavoro perfetto e fedele del Figlio di Dio, Gesù Cristo. È venuto a restaurare quello che è stato rotto dando la Sua vita per le creature ribelli e per redimere tutto ciò che troviamo rotto intorno e dentro di noi. Ci dice nella Sua parola che per fede in Gesù Cristo soltanto, non solo è possibile il perdono dei peccati attraverso di Lui ora; non solo è possibile sperimentare un rapporto personale con Dio attraverso di Lui ora; non solo è possibile sperimentare il Suo potere che guarisce i nostri rapporti ora; ma è anche possibile che il nostro atteggiamento verso il lavoro venga redento da Lui proprio ora in modo da poter lavorare per la Sua gloria. Proprio ora, possiamo trovare gioia e scopo nel nostro lavoro mentre aspettiamo il Suo ritorno. Il ritorno di cui ha scritto Giovanni.

Giovanni ci dipinge un capolavoro. Vediamo nei primi versetti, questa è l’immagine di una città santa che scende dall’alto per incontrare la Terra, L’ha descritto come un matrimonio fra il cielo e la terra; la città come una bellissima sposa che era stata preparata per il suo marito (1-2). Questa sposa è il popolo di Dio che era stato preparato per l’Agnello di Dio. Insieme abiteranno la città in cui la presenza di Dio dimorerà con il Suo popolo. Poi nel versetto 5 vediamo che dalla città, Giovanni ha sentito Dio stesso dichiarare, “ecco Io faccio nuovo tutte le cose!” (21:5)

Amici, qui vediamo un quadro di una città futura alla fine del tempo in cui Dio è ancora un Dio che lavora. Quello che Giovanni vide è il nuovo cielo e terra di Dio descritti dal profeta Isaia (Isa. 65:17). È un quadro di una creazione rinnovata che l’Apostolo Paolo ha descritto (Ro. 8:21) – una nuova creazione che è libera dalla schiavitù del peccato e dal suo potere corruttore. Questo è il nuovo giardino dell’Eden di cui il profeta Ezechiele ha parlato (Ez. 47). Ma qui, in questo dipinto, troviamo molto più di un giardino. Troviamo una città splendente!

Fratelli e sorelle, Dio non ci riporta, il Suo popolo, a un giardino, ma a una città. Questo è quello che il giardino doveva diventare se Adamo ed Eva non si fossero ribellati-una città, un posto di prosperità, di pace perfetta, di sicurezza, di gioia eterna alla presenza di Dio. È una città varia con persone da tutte le nazioni che lavorano insieme per la gloria del Dio unico, perfetto, santo e amorevole. (24)

Questo quadro è dipinto da uno dei più grandi artisti, l’artista eterno, il Dio creativo che non ha mai smesso di lavorare per redimere il Suo popolo; per un futuro di lavoro senza le macchie disturbanti del peccato sulle nostre vite e su quello che abbiamo intorno. Sarà in questa città, dove noi potremo sperimentare quello che significa essere pienamente umani.

 

2.     Non più nelle tenebre, ma alla luce (4, 23)

In questa città vedremo il nostro Salvatore faccia a faccia. Giovanni poi va avanti nella sua lettera per descrivere la perfetta costruzione e bellezza immensa di questa città eterna (9-21). Nei versetti 22-26 vediamo che in questa città non lavoreremo più al buio ma alla luce di Cristo. Questa città non è bella per come è stata costruita, o per i materiali usati, ma perché è raggiante di luce. Tutti i gioielli preziosi del mondo sarebbero stati inutili se nascosti al buio. Ma la città di Dio che vediamo qui è una città senza buio. Non c’è bisogno del sole o di lampade per riempire questa città di luce perché è illuminata dalla gloriosa presenza di Dio Stesso (23). Non esiste luogo in questa città che non è illuminato dalla gloriosa presenza di Dio. In questa città, le tenebre non hanno posto. Non ci sono più ombre. 

Fratelli e sorelle, il versetto 4 dice che Dio stesso asciugherà ogni lacrima dai nostri occhi. In questa città non ci sarà più morte. Non ci sarà più cordoglio, grido o dolore, perché le cose di prima saranno passate. Non ci saranno porte alla città perché non ci sarà minaccia alla Shalom di Dio (25). 

Amici, forse vi chiedete come possa essere possibile. Com’è possibile che non ci siano lacrime in questa città? È perché Gesù si è portato la vergogna del popolo di Dio per loro. Com’è possibile che non ci sia più cordoglio in questa città? Perché Gesù ha sperimentato il cordoglio e fu messo in vergogna per il popolo di Dio. Com’è possibile una città senza dolore, o ingiustizia, o morte? Perché il Figlio di Dio ha sofferto l’ingiustizia fino alla morte per salvare il popolo di Dio dal peccato e dalla morte, e per dare la speranza a tutti quelli che si sono pentiti e credevano, credevano nelle opere di Gesù Cristo soltanto.

Fratelli e sorelle, nella città eterna, nel futuro, non lavoreremo più nelle tenebre, al buio, ma alla luce di Cristo. In questa città, alla presenza di Dio, tutto il nostro lavoro prospererà. Il nostro lavoro ci porterà gioia perché tutto quello che faremo sarà fatto alla luce della presenza di Dio, e tutto ciò è possibile perché Dio ha lavorato attraverso la storia per far splendere la Sua luce nel buio dei nostri cuori attraverso la persona di Gesù Cristo. E Dio continua a farlo in noi oggi; cosicché possiamo riflettere la luce attraverso il modo in cui viviamo le nostre vite a Roma; cosicché possiamo essere una testimonianza brillante per Cristo a Roma, una città che è piena di ombre (Mat. 5:16). Ciò significa che il lavoro che Dio ci ha dato come Suo popolo redento non è solo per domani, ma anche per oggi.

 

3.     Non solo domani, ma iniziando oggi

Se c’è una cosa che abbiamo proclamato ripetutamente durante questa serie, è che il tuo lavoro importa. Il nostro lavoro non solo importerà nel nuovo creato, importerà anche ora perché facciamo parte del nuovo creato (anche se imperfettamente). 2 Co. 5:17 dice che se qualcuno è in Cristo è una nuova creatura, le cose vecchie sono passate: ecco sono diventate nuove. Come cristiani, ora viviamo e lavoriamo nel già-ma-non-ancora regno di Dio, e mentre aspettiamo siamo chiamati a dipingere un quadro di una speranza futura che può essere sperimentata oggi conoscendo Cristo ed essendo liberati dalla pena del peccato; liberati dalle grinfie dell’idolatria; dall’essere derubati della gioia e dello scopo del fare il lavoro che Dio ha dato ad ognuno di noi.

Lo scorso aprile abbiamo iniziato questa serie sul lavoro e per mesi questa domenica era programmata per chiudere la serie con una sezione della Bibbia descrivendo la città eterna di Dio, il nuovo creato. Io non penso che sia per caso che questa domenica siamo circondati da foto e quadri che descrivono la nostra città. Ci aiutano a riflettere sulle varie sfumature della città che chiamiamo casa. Li possiamo guardare e vedere la bellezza delle caratteristiche uniche di Roma. Ma illustrano anche le sfumature buie che ci sono in questa città, e nei cuori degli uomini e delle donne che camminano e lavorano nelle tenebre.

Breccia di Roma, Dio vuole usare il modo in cui lavoriamo qui per far splendere la luce di Cristo negli angoli bui di questa città. Lo Spirito Santo continui ad usare la Parola di Dio per far splendere la luce nei nostri cuori, mostrandoci dove pentirci, aiutandoci ad ubbidire, dandoci la forza di vivere per la Sua gloria, cosicché possiamo splendere davanti a coloro che non Lo conoscono. Ci dobbiamo ricordare che ci sono più cittadini della città celeste futura qui in giro per Roma. Dio ci ha messi qui da vari contesti, con varie vocazioni per essere usati da Lui per trovarli. Lui ci sta chiedendo di essere fedeli nel nostro lavoro, proprio come Lui lo è stato nel Suo.

Questo capitolo ci ricorda anche che ci saranno coloro che rimarranno al buio; che moriranno nei loro peccati e non entreranno alla città di Dio; che soffriranno per tutta l’eternità perché non si pentiranno dei loro peccati e non crederanno in Cristo solo per la loro salvezza (8, 27).

Breccia di Roma, siamo chiamati a essere sempre fedeli nel modo in cui lavoriamo oggi, in modo da dipingere un quadro di domani, un quadro che mostra la bellezza del lavoro di Cristo. Quindi, cosa dipingiamo mentre lavoriamo in questa città? È un quadro che indica un Dio buono che ha lavorato, che lavora, e che continuerà a lavorare per salvare le persone, e per rinnovare la corruzione che vediamo quotidianamente? Può esserlo, perché nonostante tutto quello che facciamo, abbiamo la possibilità di farlo come se lo facessimo per il Signore. Il nostro lavoro celeste non ci aspetta solo nel futuro, inizia oggi. Mentre cerchiamo di onorare Dio nel modo in cui lavoriamo, possiamo dipingere piccoli quadri della speranza bellissima che abbiamo in Cristo e nella città perfetta che verrà.

Vorrei concludere con una storia che ho letto di recente. Quando i nazisti occuparono la Polonia, ci fu una famiglia che spese mesi nascondendosi in una cantina. Una delle loro figlie, Nancy, spesso si intrufolerebbe in un giardino che chiamava “Il mio Paradiso”. Lo faceva nonostante il pericolo perché voleva “stare a contatto con la natura, la crescita e la bellezza”. Alla fine, è stata trovata, catturata, e messa in un campo di lavoro a Grunberg con migliaia di altri bambini. Era un posto che ha descritto come “crudeltà con uno sfondo di bellezza”. Ogni giorno, due mila ragazze marciavano attraverso un cortile verso la fabbrica. Il cortile era pieno di rose e tulipani messi fuori portata. Nancy disse che ogni giorno doveva “resistere al desiderio di correre fuori dalla fila per toccare quei bei fiori”. Una mattina però, un seme era arrivato sul sentiero e si era radicata, un piccolo fiore iniziava a crescere. La parata di giovani schiave mentre andavano al lavoro silenziosamente si divideva mentre “centinaia di piccoli piedi si trascinavano intorno a esso” per evitare di calpestare il fiore bellissimo. Un piccolo pezzo di quello che si vedeva a distanza stava crescendo in mezzo a un viaggio difficile. In mezzo alle spaccature, c’era un piccolo quadro di bellezza in un posto dove Nancy desiderava tornare al giardino che una volta conosceva. 

Cosa sta dipingendo Dio attraverso di noi? Quando entri nel tuo posto di lavoro tossico, pieno di critiche e negatività, puoi entrare per la gloria di Dio, lavorando per il Signore. Mentre lo fai, testimoni il giorno in cui il tuo lavoro sarà pieno di gioia infinita perché lavorerai alla presenza di Dio. 

Quando senti la pesantezza del tuo lavoro mentre curi i tuoi pazienti malati, ricordati che il tuo lavoro importa. Lo puoi fare alla gloria di Dio ricordando che il nostro futuro non ha alcuna malattia o male perché Gesù si è preso la maledizione del peccato e della morte al posto nostro.

Quando hai difficoltà ad ubbidire ai tuoi insegnanti o ai tuoi genitori, o non ti va di fare le tue faccende domestiche, o di finire tutti i tuoi compiti. Ricordati che Gesù era fedele nell’ubbidire al nostro Padre Celeste, e ha finito il Suo lavoro. Lavora per il Signore e dipingi un quadro della speranza che hai in Gesù.

Quando curi il ginocchio ferito di tuo figlio, e asciughi le sue lacrime, lo puoi fare alla gloria di Dio, ricordandoti che il nostro futuro sarà senza dolore, e che Dio stesso asciugherà le nostre lacrime dai nostri occhi.

Breccia di Roma, siamo come quel fiore che è cresciuto in mezzo alle spaccature di quel campo oscuro. Dio ci ha piantati qui a Roma, siamo il Suo lavoro, la Sua chiesa, piantata qui per riflettere la Sua bellezza gloriosa che è stata manifestata in Gesù. Ci ha dato il permesso di crescere fra le ombre, di lavorare e di coltivare la bellezza come un testimone della speranza che abbiamo in Dio. Non è la speranza di tornare a un giardino bellissimo, ma a una città eterna dove non ci saranno ingiustizie, sofferenze, lacrime, morte, perché saremo con Dio in tutta la Sua gloria. 

Testimoniamoci del Dio che ha lavorato perfettamente, che lavora perfettamente, e che continuerà a lavorare perfettamente per la Sua gloria mentre porta noi persone imperfette a quello che il giardino sarebbe dovuto diventare-la città di Dio, dove entreremo vestiti della giustizia perfetta di Cristo, per lavorare e per lodare il nostro Dio perfetto. Abbiate speranza. 

Preghiamo. Padre Celeste, ti ringraziamo per la tua fedeltà costante. Grazie che Hai sempre lavorate per la tua gloria, cioè sempre al nostro bene. Vogliamo che ora qui a Roma, una città oscura dove lavoriamo in cosi diversi modi, che tutto quello che facciamo, possa essere fato per Te. Attraverso la tua grazia, guidaci Spirito Santo a dipingere un quadro della speranza che abbiamo in Cristo. Aiutaci a vedere le tue mani lavorando in noi e attraverso di noi, coltivando piccoli quadri della tua bellezza nel nostro lavoro adesso, mentre guardiamo avanti al nostro lavoro futuro nella città celeste. Grazie, Signore, che il nostro lavoro celeste non ci aspetta domani, ma inizia oggi. Preghiamo che possiamo risplendere in questa città piena di ombre, mentre testimoniamo colui che ha illuminato i nostri cuori, e che illuminerà la città futura di Dio, dove lavoreremo alla luce del nostro Signore Gesù, e Ti vedremo faccia a faccia. A Te sia tutta la gloria adesso e per sempre. Nel nome di Gesù, Amen.

-Clay Kannard