Lavoro Durevole - 1 Corinzi 15,58
Predicatore: Leonardo De Chirico
1 Corinzi 15,58
Lavoro Durevole
Il lavoro è una benedizione di Dio. Qualunque lavoro legittimo, il tuo lavoro, è una grande e splendida benedizione che viene da Dio. Dio stesso lavora e ci ha creato a sua immagine e somiglianza, quindi anche come lavoratori. Questo è il primo pilastro su cui costruire il nostro approccio al lavoro. Il secondo pilastro è che anche il lavoro è stato impattato dalla confusione e dalla contraddizione introdotta dal peccato. Quello che è successo ad Adamo ed Eva che hanno disubbidito a Dio ha avuto effetti rovinosi a cascata anche sul lavoro. Se il tuo lavoro è difficile, faticoso, fonte di preoccupazioni e problemi è perché il peccato lo ha aggredito e sfigurato. Il terzo pilastro è che il lavoro è stato salvato, redento, liberato. Grazie a quello che Gesù è stato e ha fatto anche il lavoro può essere vissuto in modo nuovo, guarito, speranzoso. C’è speranza per il nostro lavoro. Il nostro lavoro è un modo in cui rispondiamo alla chiamata di vivere in modo sano estendendo il regno di Dio in qualunque cosa facciamo.
Questa serie di predicazioni sul lavoro ci ha accompagnato in un viaggio nella Bibbia sul lavoro. Abbiamo visto come il lavoro può portare a tanti cambiamenti inaspettati e complicati (Giuseppe); a non vedere risultati immediati (Rut); a sostenere situazioni complesse ed equilibri precari (Daniele); ad essere presi in un vortice che fa perdere il senso delle cose (Marta). Dio è interessato al tuo lavoro. Vuole che noi lavoriamo bene qui a Roma, nel bel mezzo delle difficoltà del lavoro. Non vuole benedirti fuori dal lavoro o indipendentemente dal lavoro, ma dentro il lavoro, con il lavoro, in quanto lavoratore.
Proprio a Corinto Paolo si era dedicato all’opera di Dio lavorando anche come fabbricatore di tende (Atti 18,1-3). Aveva sperimentato cosa significa vivere un lavoro bi-vocazionale che teneva insieme l’impegno apostolico dell’annuncio della Parola e le responsabilità del sostentamento del suo ministero. A questi credenti, a questa chiesa che lo aveva visto lavorare, scrive questa parola di incoraggiamento sul lavoro. Questa lettera è piena di riferimenti al lavoro e a lavoratori impegnati in diverse mansioni: la nutrice (3,2), il giardiniere (3,6-8), l’architetto (3,10) e il muratore (3,12), l’amministratore-economo (4,1-2), il giudice di tribunale (4,3; 6,1-5), il lavoratore manuale (4,12), l’insegnante-precettore (4,15), il servo-schiavo (7,21), il soldato (9,7), il vignaiolo (9,7), il pastore del gregge (9,7), il contadino (9,10; 14,36-37), il sacerdote (9,13), l’atleta (9,24-26), il pugile (9,26), il commerciante (10,25), il barbiere-parrucchiere (11,6), lo scienziato (13,2), il traduttore (14,5 e 27) e il musicista (14,7-8). Una chiesa popolata di lavori perché il lavoro è una chiamata per tutti. A questi credenti lavoratori dà un’esortazione a lavorare bene indicando due prospettive da assimilare.
1. Se fatto nel Signore
Qualche riga prima Paolo aveva scritto: “Sia che mangiate, sia che beviate, sia che facciate qualche altra cosa, fate tutto alla gloria di Dio” (1 Corinzi 10,31). Mangiare, bere, tutto il resto: è possibile fare tutto alla gloria di Dio. Nella chiesa di Corinto c’era chi aveva ecceduto nel bere, chi nel mangiare; c’era chi aveva vissuto male, ma ora doveva scoprire cosa significasse riappropriarsi del bere e del mangiare e di tutta la vita per la gloria di Dio. La vita cristiana abbraccia tutto, riconsegna alla vita intera. Non fa fuggire dalla vita, ma salva la vita. Solo con Cristo si re-impara a vivere.
Ora li esorta a fare tutto nel Signore: “l’opera del Signore” e “le fatiche nel Signore” sono tutto quello che fai (TUTTO!). L’opera nel Signore è tutto quello che il Signore ci permette di fare, compreso il lavoro. Le fatiche nel Signore sono il sudore con cui facciamo tutto quello che Dio ci dà di fare, compreso il lavoro. Non sta parlando dell’opera e delle fatiche che riguardano la vita della chiesa soltanto. No! Sta parlando di tutti i lavori, tutte le vocazioni, tutte le occupazioni in cui siamo impegnati, senza distinzione.
La differenza la fa non l’opera in sé stessa, ma l’opera fatta “nel Signore”: con Dio, grazie a Dio, per Dio. Questo è il lavoro che dura: quello fatto “nel Signore”. Quando lavoriamo non siamo lontano dal Signore o distanti dalle cose importanti. Siamo nel centro della volontà di Dio se lo facciamo “nel Signore”. Il lavoro è complicato, ma se fatto nel Signore può essere vissuto in modo guarito, benedicente, in vista di un risultato che dura.
Per lavorare “nel Signore”, devi essere “nel Signore”, cioè devi essere un credente in Gesù Cristo. Devi aver riconosciuto Gesù come Signore e Salvatore della tua vita. Se non sei un credente, lavorerai per te stesso o per l’obbiettivo dell’azienda e niente più. Se sei credente, accertati di stare lavorando “nel Signore”: non in modo diviso, sconnesso dalla fede, parallelo alla tua identità di cristiano, ma avendo Cristo al centro come Colui che collega, risana, rilancia la vita.
2. Se con lo sguardo verso l’eternità
La seconda condizione riguarda un altro punto molto importante. Tutto il capitolo 15 è un inno alla resurrezione di Cristo che anticipa la resurrezione di tutti noi. Se non crediamo alla resurrezione corporale di Cristo dai morti, è tutto vano, futile. Ma se crediamo che Gesù Cristo è veramente risorto dai morti, tutto cambia, non solo allora, ma ora, qui, adesso.
Il v. 58 dice che tutto quello che fai, ora, adesso, è importante grazie alla risurrezione. Gesù, morendo per i nostri peccati, ha spezzato la spirale di contraddizione e di oppressione in cui il peccato ha spinto anche il lavoro. Risorgendo dai morti, ha fatto vincere la vita sulla morte, la giustizia sull’ingiustizia, la guarigione sulla malattia, la condivisione sullo sfruttamento, la dignità sullo sfruttamento. La resurrezione è stata l’inaugurazione del terzo pilastro del lavoro grazie al quale si può lavorare in modo nuovo.
La Parola di Dio non dice di aspettare cosa accadrà e, nell’attesa, barcamenarsi alla bene meglio cercando di evadere dal lavoro o di disimpegnarsi. Dice che tutto è importante grazie a quello che è avvenuto alla risurrezione di Cristo e a quello che avverrà alla risurrezione dei corpi. Quello che fai oggi, domani, questa settimana, ogni giorno è importante, non è vano, può essere fatto sulla spinta della risurrezione ed in vista della risurrezione. La risurrezione non ci dice solo di aspettare e di dedicarsi alle cose “spirituali”, ma di fare, di operare, di agire, di faticare, di servire, di condividere, di lavorare, di lottare, di fare il bene. Tutto è importante per Dio, dalla mattina alla sera, dalla domenica al sabato, quando si è soli o in compagnia.
Il motivo per cui possiamo essere saldi ed incrollabili nelle difficoltà del lavoro non sta nella nostra caparbietà, ma nella resurrezione di Cristo. Tutto può essere fatto nello spirito della risurrezione che dice che Dio ha vinto, che il suo disegno si realizzerà, che la sua volontà sarà fatta, che tutto è importante se fatto nel Signore e grazie al Signore. Quello che fai in officina, in ambulatorio, in ufficio, in studio, in auto, in casa, fallo nel Signore: la tua vita sarà guarita e riconciliata, non più sballottata qua e là alla ricerca di te stessa. La resurrezione è l’irruzione della vita di Dio nel nostro mondo bloccato. La resurrezione è la certezza che giustizia nel lavoro è stata fatta e sarà fatta. La resurrezione è assicurazione che ogni lacrima e ogni goccia di sudore spesa per il lavoro sarà asciugata e trasformata in danza di gioia. Possiamo essere saldi anche portando pesi e sostenendo prove.
Non è tanto quello che fai, ma se lo fai “nel Signore”. Certamente non sarà facile, però hai il Signore risorto dalla tua parte. La resurrezione cambia tutto perché l’ultima parola ce l’ha Dio, non il tuo datore di lavoro, non la disoccupazione, non il mercato, non la crisi, non le grandi multinazionali. Gesù Cristo è vivo e verrà di nuovo. Lui è l’ideatore del lavoro, il salvatore del lavoro e il garante della tua tenuta sul lavoro. Rimaniamo pertanto saldi, incrollabili, sempre abbondanti nell’opera del Signore. La tua fatica non è vana in Lui.