“Perché calpestate i miei sacrifici…” Lo scandalo dei cuori insoddisfatti - 1 Samuele 2:11-36

 
 

Predicatore: Clay Kannard

Dopo una pausa di due settimane, continueremo la nostra ricerca di profeti. Questo è il terzo sermone della nostra serie intitolata “Cercasi Profeti”. Dal libro di 1 Samuele. Il libro inizia nei tempi in cui in Israele non c’era un re. Israele combatteva costantemente, trovandosi in tumulto mentre era costretta a combattere contro nemici che la volevano distruggere da fuori. Finora nella nostra serie, abbiamo sentito la storia di Anna, una donna che era infertile e desiderava un figlio. Abbiamo sentito come gridò al Signore chiedendo un Figlio, e come promise a Dio che se le avesse aperto il grembo e avesse provveduto un figlio, lo avrebbe dedicato al servizio del Signore nel Suo tempio. E lo fece. Anna ha portato suo figlio, Samuele, per vivere con i sacerdoti e per servire Dio insieme a loro. 

Ora arriviamo alla parte della storia che funge da transizione nella nostra ricerca di profeti. La nostra attenzione viene spostata da Anna a Samuele, e questo collegamento in mezzo si concentra su Eli e la sua famiglia. Ricordate, Eli era il sommo sacerdote e la nazione era guidata dalla sua famiglia.

Quindi, apriamo la parola di Dio, e vediamo cosa succede in questa storia. 1 Samuele capitolo 2. Leggeremo dal capitolo 2, versetto 11 al versetto 26. 

Quello che troviamo in questo passo della Scrittura è una nazione in crisi. Israele era in crisi, e non a causa di nemici dall’esterno, ma a causa di un profondo scandalo e corruzione al suo interno. Questo è qualcosa a cui penso che siamo tutti abituati nel nostro contesto no? Sembra che quasi ogni giorno ci siano nuovi articoli nei giornali sugli scandali e la corruzione nella nostra città, nazione e mondo. Sentiamo parlare della corruzione delle agenzie che amministrano i servizi della città, o della loro mancanza. Leggiamo come la corruzione avviene nel sistema politico di questa città e nazione, è un sistema politico che è costantemente attaccato da notizie di scandali o ingiustizie. Proprio questa settimana, Papa Francesco ha ammesso che c’è corruzione fra i più grandi cardinali e capi della banca del Vaticano. 

Proprio quest’ultimo venerdì, tanti mezzi pubblici hanno scioperato contro le pratiche corrotte che inquinano il nostro pianeta. O forse sentiamo dei pettegolezzi di famiglie vicine a noi che stanno sperimentando una crisi a causa di una decisione scandalosa. Questi scandali portano a grandi disturbi e aggiungono altro caos a quello che già abbiamo in questa città. 

È questo che troviamo in questa storia di Israele – una nazione immersa nello scandalo ai livelli più alti della società, il sacerdozio. Lo scandalo disturbava le norme e pratiche della cultura. Ma la fonte del problema, credo, si trova nella parte più profonda del cuore umano. Cioè, una mancanza di contentezza. Da parte di chi? Bene, vediamo i personaggi della nostra storia e penso che ci sarà ben chiaro.

Samuele
Il primo personaggio che troviamo in questa storia dell’Israele è il figlio di Anna, Samuele. Viene brevemente menzionato all’inizio, e l’autore non usa neanche il suo nome. Dice alla fine del versetto 11 che il bambino rimase a servire il Signore sotto gli occhi del sacerdote. E poi ci troviamo immediatamente in un confronto con altri due figli.

Ofni e Fineas
Il versetto 12 ci dice che i figli di Eli erano malvagi. Che erano uomini scellerati, senza valore. Che non ubbidivano i comandi di Dio. Che rubavano dal popolo di Dio e da Dio stesso e che violavano la legge di Dio per le offerte sacrificali (12-17). Per rendere ancora peggiori le cose, approfittavano delle donne che erano lì per servire il Signore (22). Ma, quello che non ci deve sfuggire, è perché venivano descritti come malvagi, scellerati. È perché non conoscevano Dio. Quindi, la mia domanda è questa… ci dovremmo stupire di queste azioni da parte di uomini che non conoscevano Dio? Credo di no. Non sono queste le cose che fanno gli uomini che non conoscono Dio?

Eli
Il prossimo personaggio nella nostra storia è Eli. Al contrario dei suoi figli, Eli conosceva Dio. Ma quello che scopriamo di Eli è qualcosa di altamente inquietante e triste. Anche se riprendeva i suoi figli per il loro comportamento malvagio, una cosa di cui si era resa conto tutta la nazione, non li fermò. Invece, come vedremo qui in un minuto, Eli è colpevole di essersi compromesso e di aver onorato i suoi figli prima di Dio (29).

Attraverso questa storia vediamo il contrasto fra Samuele, il figlio di Anna, ed i figli di Eli. Per esempio, Samuele serviva nella casa del Signore (11). La casa di Eli non serviva il popolo, me invece divenne un ostacolo alla lode di Dio (12-17). Samuele cresceva in grazia e statura davanti al popolo (26). Ma la casa di Eli era criticata dal popolo e la loro malvagità era conosciuta in tutta la nazione (22-25). 

Un uomo di Dio
Vedete quanto andava in profondo questo scandalo? Il sacerdozio era fallito. Cosa avrebbe causato questi atti malvagi da parte di Eli e i suoi figli? Credo che la risposta si trovi nel messaggio che porta il prossimo personaggio della nostra storia. È un personaggio senza nome, descritto come un uomo di Dio, e ha un messaggio molto allarmante da portare alla casa di Eli… che il giudizio di Dio stava arrivando. Leggiamolo insieme a partire dal versetto 27. (Leggere 27-36)

Vedete, Dio non avrebbe permesso, e non poteva permettere che il Suo nome fosse danneggiato dalle stesse persone che erano chiamate ad aiutare il mondo a conoscerLo. Attraverso questo uomo senza nome, Dio racconta le Sue opere meravigliose per Israele e chiede tre domande a Eli. 

1.     Non è sufficiente conoscerLo? 27

La prima domanda che Dio chiede a Eli è, “Non mi sono forse rivelato alla casa di tuo padre, quando essi erano in Egitto al servizio del faraone?” Non era sufficiente che mi sia fatto conoscere quando eri nella tua situazione più disperata? Senza la sovranità di Dio e l’atto generoso di rivelarsi a Israele, non avrebbero conosciuto il Dio del loro padre Abramo, l’unico Dio dell’universo. Dio si era rivelato. Non era sufficiente?

2.     Non è sufficiente essere stato chiamato? 28

La seconda domanda è questa: “Non scelsi dunque la casa di tuo padre fra tutte le tribù d’Israele per diventare il mio sacerdote, per servire il popolo, e di godere del privilegio della mia presenza?” Dio si era rivelato mentre il popolo di Dio era in schiavitù nell’Egitto, li portò fuori e diede loro libertà di conoscerLo e di essere testimoni per Lui, e Dio aveva chiamato specificamente la famiglia di Eli per allontanare il popolo dal loro peccato e portarli al Dio, Dio che aveva provveduto una via per il perdono dei loro peccati. Dio li aveva scelti. Non era sufficiente? 

3.     Non è sufficiente quello che hai ricevuto?

E finalmente, la terza domanda che Dio chiede a Eli è questa: “Non diedi alla casa di tuo padre tutti i sacrifici, consumati dal fuoco, dei figli d’Israele?” In altre parole, “Non vi ho provveduto un posto per vivere e tantissimo cibo buono da mangiare? Non mi sono forse preso cura dei vostri bisogni?” Dio ci ha dato così tanto! Cosa non era sufficiente?

A quanto pare non lo era per Eli e i suoi figli! Perché nel versetto 29 Dio chiede un’ultima domanda, chiede perché Eli ha calpestato i suoi sacrifici e le sue offerte in modo da onorare i suoi figli sopra di Dio. Si era ingrassato con le offerte che appartenevano a Dio. In altre parole, “Dopo tutto quello che ho fatto per il tuo popolo, e specificamente la tua famiglia, perché mi tratti così?”

Questo mi ha fatto pensare alle madri qui. Madri, forse voi potete benissimo comprendere la situazione. Lauren, perché ci ama, ci prepara del cibo buonissimo. E come la maggior parte di voi sa, Lauren è brava a provvedere dei pasti buonissimi! Gloria a Dio! Ma ci sono delle volte in cui ci chiama a tavola, e ci mette il piatto davanti, e uno dei figli, o a volte anche io, storce il naso con uno sguardo di malcontento. Forse anche spingendo via il piatto. Vi è mai successo? Come vi fa sentire?

Eli aveva ricevuto una benedizione nella sua chiamata di sacerdote, e tirò su il naso e lo guardò con malcontento, spingendolo via e lo “calpestò”, ignorando le sue responsabilità di guida. Era passivo come genitore e fallì nel discepolare e nel disciplinare i suoi figli. Ancora peggio, era compromesso dalla sua partecipazione ai peccati dei suoi figli. Soddisfaceva il suo appetito con quello che apparteneva a Dio. Le sue azioni dimostravano una mancanza di gratitudine verso tutto quello che Dio aveva fatto. Dio si era rivelato, ma conoscere Dio non era sufficiente. Dio aveva liberato il Suo popolo, ma essere scelti non era sufficiente. Dio aveva provveduto a tutti i bisogni di Eli, ma aver ricevuto tutto quello di cui aveva bisogno non era sufficiente.

Quindi, vi vorrei chiedere, fratelli e sorelle che se ci dovessimo inserire in questa storia e chiederci, “chi siamo in questa storia?”, quale personaggio avremmo scelto? Penso che la risposta più probabile sarebbe quello di Samuele, che fedelmente serviva il Signore. Ma la verità è che molte volte noi siamo più come Eli. Insoddisfatti, senza contentezza. 

Quali sono i modi in cui noi tiriamo su il naso verso quello che Dio ha fatto per noi? Quando ci lamentiamo delle nostre sfide, invece di fidarci di Dio? In che modo abbiamo fatto compromessi perché volevamo soddisfare i nostri desideri? Quando siamo passivi come genitori, mettendo la felicità dei nostri figli sopra la loro disciplina, non insegnando e disciplinando come dovremmo? Quante volte abbiamo preso quello che appartiene a Dio, non dando a lui quello che ci ha messo in cuore di donare? Che siano i nostri soldi o il nostro tempo. Storciamo il naso per il modo in cui ci usa, volendo che la nostra situazione fosse diversa o che ci usasse in modo diverso. Ci lamentiamo delle nostre sfide, invece di ringraziarLo per quello che ha fatto per noi, per la Sua fedeltà verso di noi, e per la Sua sovranità in ogni situazione. 

Amici, un cuore insoddisfatto ci rende egoisti e ci sottrae dall’esperienza della pace di Dio in mezzo alle nostre lotte quotidiane. Un cuore insoddisfatto ci rende ciechi verso i bisognosi che non conoscono Dio e che Dio ci ha messo intorno. Ci ruba delle opportunità per condividere l’Evangelo. È un ostacolo all’essere un popolo di pace, all’essere un popolo sacerdotale in una città in crisi. Perché un cuore insoddisfatto ci ruba la pace e ci rende critici perché siamo più concentrati su quello che ci impedisce di essere più felici. 

I cuori insoddisfatti portano a scandalo, a compromessi, a una testimonianza ossidata. Ma Dio non permetterebbe, e non permetterà che il Suo nome sia ossidato a lungo. In questa storia, Dio promise il giudizio (30). Quindi, cosa dobbiamo fare? Se noi, come Eli e i suoi figli, abbiamo peccato, non solo contro l’uomo ma anche contro Dio, cosa dobbiamo fare? Chi medierà per noi? 

Un Sommo Sacerdote Fedele ed Eterno
C’è una buona notizia in questa storia. C’è un altro personaggio introdotto nel versetto 35. Dio dice che avrebbe innalzato un nuovo mediatore. Come Samuele ci sarebbe stato un altro bambino che sarebbe cresciuto sia in statura che in grazia davanti a Dio e gli uomini (Luca 2:52). Ci sarebbe stato un altro Sommo Sacerdote, che avrebbe fedelmente servito secondo la volontà di Dio. Si chiama Gesù, il Dio-uomo, il Sommo Sacerdote fedele, lo stesso Figlio di Dio.

Mentre la casa di Eli portava il popolo lontano da Dio, o come fa la tradizione religiosa di questa città che porta gli uomini lontani da Dio, Gesù ha portato gli uomini a Dio. Gesù è il Sommo Sacerdote fedele che offrì sé stesso come unico sacrificio, una volta per tutte, come sacrificio per i peccatori. Lui è il Sommo Sacerdote fedele che è capace di soddisfare i cuori più inquieti, spezzati e insoddisfatti, perché attraverso di Lui ci può essere la pace fra Dio e l’uomo. Non si approfitterà mai di te e non ti porterà fuori dalla strada. 

Amici, voi lo conoscete? Potete conoscerlo. Potete avere un rapporto personale con Dio attraverso Gesù Cristo. Grida a Dio, prega a Lui e digli che vuoi conoscerlo, chiedigli di perdonare i tuoi peccati, di perdonarti per aver cercato di trovare la soddisfazione in altre cose fuori di Dio, e fidati del nome del Fedele, Gesù, per la tua salvezza. Gesù lasciò la sua vita per quella dei peccatori, prendendo la loro punizione su di sé, soffrendo la morte al posto loro. Il terzo giorno, è stato risuscitato in vita, così che i figli di Dio potessero essere perdonati, e i loro cuori soddisfatti in Lui mentre sperimentano la pace con Dio

Fratelli e sorelle, noi Lo conosciamo. Ma il tuo cuore è soddisfatto? Dio si è rivelato a noi. Ha aperto i nostri occhi per vedere il Suo figlio per chi è veramente. Conoscere Lui è la conoscenza più grande che si può mai ottenere. Dio lo rivela a noi! Non è sufficiente conoscerlo? 

Cari, Dio ci ha scelti e ci ha chiamati fuori dalla schiavitù, dandoci libertà dal peccato e dalla morte. Questa è la più grande chiamata che si potrebbe mai ricevere! Dio ci ha chiamati! Non è sufficiente essere stati chiamati?

Fratelli e sorelle, Dio ci ha dato così tanto! Il Suo Figlio, il perdono dei peccati, la vita eterna, l’adozione come suoi figli, siamo resi santi, riempiti dallo Spirito Santo di Dio, ci ha dato una chiamata ad essere un popolo sacerdotale qui in questa città. Cos’altro potremmo mai desiderare? Non è sufficiente quello che ci è stato dato?

Grazie alla sola grazia di Dio, abbiamo il permesso di trovare la vera soddisfazione. I nostri occhi sono stati aperti per vedere Gesù Cristo come la persona più preziosa e valorosa di tutta l’eternità. La nostra contentezza in Cristo ci da la pace in una città difficile. La nostra soddisfazione in Cristo è ciò che ci permette di rinnegare i desideri della carne e ci tiene lontani dal compromesso. Il nostro essere contenti nel conoscere Cristo e nell’essere contenti con quello che Dio ci ha dato ci aiuta a trovare la gioia quando siamo rinnegati da altri, ci aiuta a sperimentare la pace e la gratitudine nelle nostre vocazioni, e a fidarci che Lui è in controllo.

Conoscere Cristo come la cosa più importante è quello che ci da la motivazione di crescere per nostri figli secondo la parola di Dio, aiutandoli a vedere quanto sono spezzati e quanto hanno bisogno di Dio per soddisfare i loro cuori. Bambini, la soddisfazione in Cristo è quello che vi aiuta a ubbidire i vostri genitori, anche quando non vi va, perché Gesù ubbidì il Suo padre celeste per far si che voi poteste avere la pace con Dio. 

Breccia di Roma, se la nostra preghiera è che Dio ci aiuti a essere la Sua voce profetica in questa città, proclamando il messaggio di speranza di cui ha bisogno questa città, dobbiamo essere contenti, soddisfatti in Lui, liberi dagli scandali, non compromessi. Un cuore insoddisfatto crea disfunzione e alleva il peccato. Ostacola la nostra lode. Ostacola la nostra testimonianza e può portare le persone lontane da Dio invece che verso di Lui. Ci ruba dell’essere ministri del Vangelo. Ma un cuore che è soddisfatto in Cristo ci permette di vivere e di sperimentare la Shalom di Dio, la pace di Dio, e di servire come i suoi sacerdoti umili e fedeli in questa città difficile. È a causa della fedeltà di Cristo che anche noi possiamo essere fedeli come Samuele, e che possiamo trovare il perdono se falliamo. Se il giorno del giudizio arriva presto, che Dio ci trovi come servitori, non calpestando ed insoddisfatti, ma umili e fedeli davanti al Signore, esattamente dove LUI ci ha messi… e con cuori calmi che sono soddisfatti in Cristo. Dio si è rivelato a noi. Ci ha scelti come i Suoi. Ci ha dato così tanto.