Lavoro pigro: diagnosi e cura - Proverbi 6,6-11 e 26,13-16

 
 

Leonardo De Chirico

Nel leggere questi testi sulla figura del pigro, ci è forse venuto da sorridere. Ci è venuto in mente quando un giorno anche noi non volevamo alzarci dal letto, sbadigliavamo sempre o quando eravamo in vacanza e non avevamo voglia di fare niente. I toni della descrizione del pigro nel libro dei Proverbi sono poi tragicomici e possono suscitare qualche risata compiaciuta. D’altronde, chi non è mai stato pigro almeno una volta, alzi la mano? Potremmo, dopo aver sorriso, darci una pacca sulla spalla e dire: simpatici questi testi, ma non parlano di me: io sono una lavoratrice tosta ed efficiente. Può darsi che tu lo sia, ma se pensi così sbagli di grosso. E per due ragioni.

Primo perché la pigrizia di cui parla Proverbi non è un difetto del carattere di qualcuno, ma una malattia spirituale di cui tutti soffriamo. Il pigro di cui parla Proverbi sono io e sei anche tu, qualunque sia il tuo ritmo di lavoro. La pigrizia è un deficit primariamente spirituale e solo secondariamente lavorativo. Nasciamo spiritualmente indolenti, in uno stato di torpore, di chiusura al nuovo e al diverso, maldisposti a uscire da nostro ritmo per accettare la sfida di cambiarlo secondo la sapienza di Dio. Secondo, perché la pigrizia non è solo una malattia spirituale individuale, ma diventa un male sociale diffuso. Se un pigro incontra un altro pigro, insieme formano un’impresa pigra, un ufficio pigro, una città pigra. Il sistema nel suo insieme diventa pigro: ci sono ritardi, inadempienze, attese lunghe, mancanza di rifornimenti, evasione delle tasse. In altre parole, non dobbiamo solo guardare alla pigrizia come ad un peccato individuale ma anche come ad un male sociale.

L’Italia è affetta da questa pigrizia che si chiama “bassa produttività”. Un recente articolo mette bene in evidenza la nostra situazione. “Bassa produttività, il male oscuro dell’Italia in 4 punti” (Sole 24ore, 15/2/2019). L’articolo descrive questi 4 mali: 1. difficoltà nel fare impresa; 2. basso livello di competenze (e fuga dei cervelli); 3. carenze strutturali e divario nord-sud; 4. bassi livelli di spesa in ricerca e sviluppo, ritardi tecnologici. Cosa sono questi se non il risultato strutturale della pigrizia? Tutti noi facciamo esperienza quotidiana di questa pigrizia strutturale quando ci affacciamo ad un ufficio o chiediamo un servizio. Non è solo un problema del singolo operaio o impiegato, ma del sistema nel suo complesso.

Dunque, abbiamo un problema di pigrizia personale e abbiamo un problema di pigrizia strutturale. Come la riconosciamo? Quali conseguenze porta? Come e dove trovare la cura? Vediamolo nel libro dei Proverbi.

 

1. Sai come riconoscere la pigrizia?

La pigrizia si può manifestare in momenti e stadi diversi: all’inizio, durante o verso la conclusione di decisioni o attività. La pigrizia iniziale è quella che impedisce di mettersi in discussione e intraprendere qualcosa di diverso da quello che stiamo facendo. C’è una ritrosia a cambiare, un blocco che impedisce di impegnarsi in cose nuove. Poi c’è la pigrizia che fa fermare a metà strada qualcosa di già iniziato. Dopo aver avviato qualcosa ci si arena in mezzo al tragitto e non si va più avanti. Poi c’è la pigrizia prima di arrivare alla fine di un percorso e che impedisce di concluderlo. Si è quasi finito, manca poco, eppure la pigrizia ferma tutto e non fa portare a termine ciò che abbiamo iniziato. 

Il pigro non inizia cose nuove: “non ara a causa del freddo” (20,4). C’è freddo fuori, è dura affrontare il gelo, sto bene al caldo, sto meglio dentro, non voglio espormi: quindi non esco, non cambio, non mi metto in gioco, non affronto la sfida. Il pigro “si rigira nel suo letto” (26,14), non esce da lì, continua a stare dove sta girandosi attorno ma non muovendosi avanti. La vita è un continuo rotolarsi rimanendo fermi. Per caso, il Signore ti sta chiamando a fidarti di Lui e andare al freddo e ad uscire dalle comodità, e tu stai resistendo? Questa è pigrizia.

Il pigro si ferma nel bel mezzo delle cose. Dorme un po’, sonnecchia un po’, perde tempo tra un passaggio e l’altro (6,10). Procrastina le decisioni per crescere, rinvia le scelte giuste, rimane attaccato ad equilibri precari e non cambia. La pigrizia genera torpore, confusione, senso di blocco, perdita di energie (19,15). La pigrizia produce delle paure irrazionali che bloccano la vita: “c’è un leone la fuori” (22,13; 26,13). Per caso, stai perdendo tempo nel contrastare la volontà di Dio, sei bloccato nel fare scelte di maturità? 

Il pigro non porta a termine le iniziative giuste. Non le conclude. La sua vita rimane una vita incompiuta. Ha la selvaggina ma non la cuoce  (12,27): ha già qualcosa ma non fa il passo finale per beneficiarne. Mette la mano nel piatto, ma non lo porta alla bocca (19,24; 26,15) e quindi non mangia: fa una cosa giusta, ma non la conclude e tutto rimane sospeso. E’ inconcludente.

All’inizio, nel mezzo e alla fine, la pigrizia cerca di impossessarsi di noi a diversi stadi, impedendoci di affrontare i veri nodi della vita, le decisioni per cambiare per il nostro bene, bloccando gli spunti buoni che non vengono portati a compimento. Ti riconosci ora nel pigro? Capisci che siamo tutti pigri rispetto alla volontà di Dio?

 

2. Sai quali sono le conseguenze della pigrizia?

Nel libro dei Proverbi, la pigrizia è un male terribile che non viene mai solo. E’ solo uno dei sintomi di un malessere generale del cuore. Insieme alla pigrizia, viene l’ipocrisia (6,12-15) che nasconde la verità, l’adulterio (6,20-35) che tradisce gli impegni presi più solenni, la stoltezza (9) che offusca tutto. La pigrizia ha un effetto paralizzante perché non viene mai sola. Quando ci insidia porta con sé altri mali terribili che hanno effetti devastanti sulla vita.

Più nello specifico, la pigrizia crea una grande insoddisfazione (13,4) e una mancanza di riposo. Paradossalmente, la pigrizia blocca per paura del nuovo, ma invece di infondere tranquillità, produce desideri insoddisfatti e senso di vuoto. La pigrizia porta alla povertà (10,4; 6,11) e ad accumulare debiti (12,24) appesantendo la vita. Invece di semplificare, la pigrizia complica la vita. Invece di portare leggerezza, carica di pesi. La pigrizia porta alla morte (21,25) perché non aprirsi alla sapienza di Dio è una scelta letale. La pigrizia porta a vivere come su una siepe di spine (15,19). Invece di far trovare soddisfazione, la pigrizia genera fastidio, dolore, malessere: una vita malata, pesante, urticante.

C’è di più. Nonostante il risultato della pigrizia sia una vita rotta e inconcludente, la pigrizia si autogiustifica e si autoassolve, credendosi addirittura la scelta di vita più saggia (26,16). Il pigro si crede più saggio di tutti; più intelligente, più furbo. Scegliendo di fare la propria volontà e non quella di Dio, la pigrizia razionalizza una visione falsa della realtà. Fa star male e induce a pensare che invece fa del bene. Impedisce un’analisi obbiettiva, costruisce muri intorno al pigro facendogli credere di essere a posto e che sono gli altri ad avere un problema. Caccia in un grande guaio e capovolge la realtà mistificandola.

 

3. Sai come curare la pigrizia?

Per i Proverbi la pigrizia è un problema spirituale grave e ramificato. Essi non solo fanno una diagnosi realistica ma indicano anche la sola soluzione possibile. La pigrizia non si cura con un po’ di vitamine o con l’iscrizione in palestra (anche se queste cose aiutano, ovviamente). Il problema spirituale si cura con una medicina spirituale.

Il cap. 6 sprona a guardare non a sé stessi, ma alla formica. Bisogna uscire dal mondo falsificato dalla pigrizia e tornare al mondo reale della creazione di Dio. Bisogna tornare a vedere il lavoro e la volontà di Dio per noi come una benedizione, un dono, una chiamata, non una minaccia. La formica lavora anche senza avere un capo (6,7) cioè lavora perché è giusto farlo, non per obbligo. La formica lavora in modo ordinato in cicli collegati l’uno all’altro (6,8), non in modo confuso e sconclusionato. La formica segue un ritmo che Dio ha dato alla vita animale, a maggior ragione a quella umana. La pigrizia crea un mondo falso guidato da una sapienza malvagia che produce modi di vita distruttivi. Guarda la formica, torna al mondo di Dio, torna al mondo vero. Non voler vivere in un mondo fittizio che ti ucciderà.

Questa, tuttavia, non è la cura decisiva. In fondo, i Proverbi ci dicono che se non ami la sapienza, la cerchi, la investighi, te ne appropri, rimani imbrigliato nella pigrizia e nei suoi effetti collaterali. Tutto il libro è un inno alla sapienza di Dio e un appello ad abbracciarla per vivere (cap. 1). E questa sapienza non è un concetto astratto: è una Persona che è diventata sapienza di Dio per noi. Qui nei Proverbi c’è il profilo della sapienza che guarisce dalla pigrizia, ma nel NT c’è la sapienza in persona che è venuta per liberarci dal mostro della pigrizia e riconsegnarci alla vita nel mondo di Dio. Gesù Cristo è stato fatto da Dio “sapienza” per noi (1 Corinzi 1,30). La sapienza è una Persona. La sapienza è Gesù Cristo. Lui è l’anti-pigro: si è sottomesso alla volontà del Padre, è stato fedele alla sua missione, ha lavorato per la nostra salvezza, non si è tirato indietro, ha dato la sua vita per la nostra, ha aperto una via di guarigione dalla pigrizia malvagia. La pigrizia lo ha assalito all’inizio, in mezzo e alla fine della sua vita, cercando di distoglierlo e fermarlo, ma Lui è andato sino in fondo.

Di questa sapienza, di Gesù Cristo morto e risorto dai morti, tu e io abbiamo bisogno per guarire dalla nostra pigrizia. Se sei ancora succube della pigrizia, Gesù la sapienza di Dio ti può salvare. Che la nostra chiesa sia un laboratorio operoso, non pigro, non indolente, dove la volontà di Dio è ricercata appassionatamente, dove siamo pronti a rischiare per Dio, dove siamo pronti a fidarci di Lui. Io prego non per una chiesa pigra, piegata su sé, bloccata, ma per una chiesa saggia, energica, laboriosa, generosa. E che questa città di Roma, avvolta strutturalmente dalla pigrizia, conosca la sapienza liberatrice: Gesù Cristo, sapienza di Dio per noi, per essere impattata da una cultura evangelica del lavoro e della vita.   

Io prego che tutti noi stasera possiamo dire: Signore, liberami dalla pigrizia, riempimi di sapienza per fare tutto quello che tu vuoi da me e che lo faccia con tutte le mie forze. Che la tua volontà sia fatta, non la nostra. E allora “la saggezza ti entrerà nel cuore, la scienza sarà la delizia dell’anima tua, l’intelligenza ti proteggerà” (2,10); così “camminerai per la via dei buoni e rimarrai nei sentieri dei giusti” (2,20). Per la gloria di Dio Padre, Figlio e Spirito Santo!