Il Lavoro integro - Daniele 1,1-21

Predicatore: Gioele Di Bartolomeo

In quest’ultima serie di predicazioni nella nostra chiesa, stiamo riflettendo sul lavoro. Abbiamo indagato per capire gli aspetti del lavoro alla luce della Parola di Dio. Domenica scorsa abbiamo parlato del pericolo del lavoro Pigro e le volte passate abbiamo riflettuto sul lavoro enigmatico, previdente, ed oggi vogliamo imparare dalla Bibbia un’altra caratteristica della nostra vocazione al lavoro. Il lavoro integro.

 
 

Il Lavoro integro - Daniele 1,1-21

Come è stato il tuo approccio al mondo del lavoro? Cosa è successo dopo che hai terminato i tuoi studi o la tua preparazione e ti sei affacciato o hai cercato di entrare nel mondo del lavoro? Non era come te lo aspettavi vero? Hai studiato per progettare motori, per salvare vite, per scrivere sui giornali, per vincere cause. Hai studiato e ti sei preparato per un lavoro stabile e per un futuro più sereno, ma questo non è accaduto e, molto probabilmente, non accadrà. Non importa che esso sia nel mondo secolare o in una organizzazione missionale cristiana, prima o poi verrai deluso. Oppure, da fruitore, da mamma, da disoccupato, hai confidato nel lavoro di chi ti sta attorno, hai creduto nell’onesta di chi svolgeva un lavoro, ma poi puntualmente sei stato deluso dall’inefficienza o da una richiesta di pagamento sottobanco per un po' di tasse in meno. Il tuo avvicinamento al mondo del lavoro è stato informato, preparato a ricevere servizi con l’educazione civica, con corsi, con forum on-line, per poi capire a tuo discapito che la realtà era molto lontana dalla teoria. Quello che la tua testa aveva idealizzato nei momenti di studio e di preparazione al lavoro, semplicemente non c’è. Specialmente qui a Roma, nella nostra città, lo vediamo. Un lavoro potrà essere anche economicamente soddisfacente, sicuro nella sua forma contrattuale o magari stimolante nella crescita e nelle prospettive future, ma prima o poi finirà per deluderti. A causa del peccato che lo infetta e che caratterizza le vite degli uomini, il Lavoro è ben lontano dalla perfezione che lo caratterizzava al momento della creazione Nel mondo del lavoro, i figli di Dio, quelli che hanno creduto in Gesù Cristo, vivono un contesto che non li rappresenta o che per lo meno non dovrebbe rappresentarli. Un contesto lavorativo, nel quale noi cristiani siamo una minoranza che vive come un popolo di esuli in terra straniera. Un popolo in attesa del ritorno del Signore Gesù Cristo e della restaurazione del vero Lavoro. Tuttavia, Dio ci ha chiamati a lavorare in questo contesto, così difficile. Dio nella Sua immensa sovranità ci ha chiamati qui, e ci ha chiamati per lavorare. Come possiamo allora rispondere a questa chiamata? Cosa significa essere dei lavoratori integri in un contesto disintegrato?


Il libro di Daniele ci racconta di una situazione molto simile a quello che abbiamo descritto. Come abbiamo letto nel capitolo 1 di Daniele, il Signore diede Gerusalemme nelle mani del Re babilonese Nabucodonosor. Parte del popolo di Giuda tra cui Daniele venne deportato in Babilonia per lavorare alla corte del Re. Daniele ed i suoi amici si ritrovarono come esuli in Babilonia, in un contesto nel quale erano pochi e senza voce in capitolo. Qui Daniele ed i suoi amici sono chiamati ad entrare nel mondo del lavoro. In questo contesto Daniele si trova alle prese con un lavoro obbligato, con una lingua diversa, con un capo schizofrenico, pronto ad uccidere chiunque per un capriccio (2:12). Ma in questo contesto caotico, Daniele si distinse per essere un lavoratore integro, pieno di Spirito e mirante all’eccellenza (6:3).

Vogliamo perciò imparare dalla parola di Dio e dall’esempio di Daniele tre aspetti che caratterizzano un lavoratore integro in un mondo disintegrato.

Daniele ci insegna che per essere un lavoratore integro devi essere, - Pronto a cambiare, ma senza compromessi - Pronto a lottare, ma con le armi giuste - Pronto a raccogliere i frutti, ma quelli eterni.


-Pronto a cambiare, ma senza compromessi

“8 Daniele prese in cuor suo la decisione di non contaminarsi con i cibi del re e con il vino che il re beveva; e chiese al capo degli eunuchi di non obbligarlo a contaminarsi”


Vediamo insieme nel capitolo 1 Daniele era un uomo che proveniva dalla stirpe reale di Gerusalemme. (4) Era istruito, era saggio ed intelligente, un uomo pronto e preparato per il miglior lavoro possibile. Tuttavia, Daniele, sotto la completa e perfetta sovranità di Dio viene chiamato a lavorare in un contesto totalmente diverso da quello che era nei piani durante i suoi studi. Daniele viene chiamato ad imparare la lingua del popolo che aveva deportato la sua gente, viene chiamato a studiare una scienza ed una cultura che non condivideva. Ma non solo, lo scopo di Nabucodonosor, il capo del lavoro di Daniele, era quello di rieducarlo completamente a questa nuova condizione. Non bastava che Daniele imparasse qualcosa, doveva diventare qualcosa di diverso, doveva perdere la sua identità a cominciare dal suo nome. (7) Il nome di Daniele venne cambiato e cambiare un nome voleva dire avere l’autorità assoluta su qualcuno, voleva dire non aver alcun rispetto o riguardo per ciò che sei, per farti diventare qualcosa di totalmente diverso. Qualcosa di utile per questo lavoro.  Il nome di Daniele significava “Dio è il mio giudice” e venne trasformato in Baltazzar che voleva dire “proteggi la vita del Re”. Tutto di Daniele doveva piegarsi al nuovo contesto di lavoro babilonese. Daniele obbedì a tutto questo. Daniele era pronto a mettere in gioco tutto della sua persona per rispondere a una chiamata. Daniele sapeva (2) che era il Signore che aveva permesso tutto questo ed era pronto a mettere in gioco tutto sé stesso per glorificare Dio anche in un contesto così duro. Daniele era pronto a cambiare tutto di sé, ma non era disposto a mettere in discussione Dio. (8) Quando il Re ordino che Daniele mangiasse il buon cibo della sua tavola, Lui decise di non farlo. “Questo non lo posso fare perché offende il mio Dio”. Daniele era pronto a dare ogni cosa, era pronto a condividere la storia di Babilonia, ma non ad abdicare la propria. Il popolo di Israele aveva conosciuto il vero Dio, il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe, il Dio che non ammetteva l’idolatria e che Daniele conosceva profondamente. Mangiare quei cibi significava adorare altri dei e Daniele a rischio della propria vita non lo fece. Daniele credeva nel potere di Dio (3:17-18). E Dio agì grandemente (13-15). Daniele era un lavoratore INTEGRO. Cosa dire di noi, nel nostro contesto. Per rispondere alle nostre chiamate lavorative siamo costretti a svalutare il nostro lavoro. Come Daniele siamo entrati in un mondo nemico, nel quale siamo esuli. Abbiamo dovuto imparare a rapportarci con datori di lavoro instabili, con promesse non mantenute, in contesti sporchi e pieni di corruzione. Come figli di Dio impariamo ad essere elastici in un contesto lavorativo che cerca di romperci. Non sei qui per sbaglio, non stai combattendo la battaglia di qualcun altro, perché è qui che Dio nella sua sovranità ti ha chiamato. Siamo pronti a cambiare il nostro nome, la nostra persona per rispondere alla chiamata che ci è stata rivolta. Siamo pronti a mettere tutto in discussione di noi stessi ma non di Dio. Il lavoratore integro non è disposto a compromessi con il peccato. Non è disposto a mentire, non è disposto a rivolgersi all’amico o al famigliare per la corsia preferenziale in un concorso, non è disposto a non fare fattura delle sue prestazioni anche se ormai sembra una cosa normale, non è disposto a fingere, non è disposto a gonfiare le proprie attività per giustificare il proprio lavoro ai suoi sostenitori. Il lavoratore integro non è disposto a non mirare all’eccellenza ma combatte per la giustizia e per la verità. Il lavoro integro è pronto a tutto ma non a peccare contro chi il lavoro lo ha inventato. Gesù Cristo è stato il lavoratore integro per eccellenza. Gesù diede tutto di sé stesso per rispondere alla sua chiamata, lottò per la verità e la giustizia, ma non fu mai disposto a fare compromessi con chi gli offriva una via più semplice ma fatta di peccato. E tu invece a quali compromessi ti stai piegando? Stai lottando come un lavoratore integro nel tuo posto di lavoro?


-Pronto a lottare, ma con le armi giuste

Daniele non era uno sprovveduto e per lottare in un contesto così complesso ed in una situazione lavorativa così ardua si era dotato delle armi giuste, le armi delle discipline Spirituali. Daniele conosceva la necessità di essere modellato e preparato da Dio ad affrontare ciò che aveva davanti. Nonostante l’arduo impegno lavorativo Daniele non abbandonò mai le discipline spirituali. Infatti, la competenza e l’eccellenza di Daniele ci dimostra proprio l’importanza di 3 aspetti della vita cristiana:


La preghiera, Lo studio della Parola di Dio e La comunione fraterna

(10:6) La Bibbia ci dice che Daniele pregava tre volte al giorno ringraziando Dio. La preghiera per Daniele non era un momento fugace davanti ad un piatto di pasta. La preghiera di Daniele era un’arma che modellava e piegava il suo spirito al volere di Dio. Una preghiera forte, non nascosta ma pubblica, a finestre aperte anche davanti al pericolo di essere gettati in una fossa di leoni. Qual è il tuo rapporto con la preghiera? Cos’è per te e nella tua vita la preghiera? Cosa c’entra con il tuo lavoro? Se la preghiera per te è solo un momento rapido, un atto dovuto, un atto legalistico o quasi scaramantico da essa non ne trarrai nulla. Gesù Cristo nel vangelo di Luca al capitolo 22 pregava il Padre chiedendo di fare la sua volontà ed allo stesso tempo esortava i suoi discepoli a non dormire ma a pregare per non essere tentati. Spendi il tuo tempo in preghiera con Dio


(9:2) Daniele meditava la parola di Dio intensamente. Daniele non era un profeta, né tantomeno un sacerdote, ma riconosceva la necessità di meditare profondamente la Parola di Dio. E come più avanti l’apostolo Paolo scriverà nella seconda lettera a Timoteo “ogni scrittura è utile ad insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona” o come diremo noi un lavoratore Integro. Questo Daniele lo aveva capito profondamente ed era disciplinato nell’esercizio della meditazione della Parola. Qual è il tuo rapporto con la Bibbia? Cosa c’entra con il tuo Lavoro? La Bibbia è ciò che può darti la conoscenza di Gesù Cristo, è in essa che è racchiuso il consiglio di Dio per gli uomini. È nella Bibbia che puoi trovare la salvezza in Gesù Cristo ed un vero senso alla tua vita. Spendi il tuo tempo meditando la Parola di Dio. 


(2:17) Daniele non era solo. Daniele condivideva le sue esperienze insieme ai suoi tre amici Anania, Misael ed Azaria. Il testo ci dice che Daniele pregava con loro. (2:49) Daniele si fidava di loro e lavorava con loro. Amici fidati e fedeli, amici che erano stati provati nella fede, lavoratori integri. Persone che furono disposte ad essere gettate in una fornace ardente a costo di non prostrarsi davanti ad altri dei se non l’unico vero Dio d’Israele. Daniele era vicino a uomini che amavano Dio e che sicuramente erano per lui uno sprone ad andare avanti con fede. Quali sono i tuoi amici? Con chi passi il tuo tempo? Con chi preghi? Con chi ricarichi il tuo Spirito? Gesù Cristo non ci ha lasciati soli, ma ci ha resi parte della sua chiesa, della sua Sposa. In essa troverai ristoro, rifugio ed amicizie che ti stimoleranno ad avere fede nelle battaglie della tua vita.Ricerca la comunione fraterna


Con le armi della preghiera, dello studio della parola di Dio e della comunione fraterna potrai lottare per un lavoro integro. 


-Pronto a raccogliere i frutti, ma quelli eterni

Daniele fu un lavoratore integro. La sua vita lavorativa fu costellata di successi ed il frutto di tutto il suo lavoro fu quello di essere gettato in una fossa di Leoni (6:3). Il mondo corrotto del lavoro non ammette uomini integri. Daniele non aveva sbagliato un colpo, aveva spiegato sogni, gestito interessi in maniera magistrale ma tutto questo creò intorno a lui invidia e maldicenza. Ma mentre tutti voltavano le spalle all’unico uomo degno degli onori più grandi, Dio rimase fedele. Dio (6:22) chiuse la bocca dei leoni e Daniele fu salvato. La fine di quelli che lo accusarono invece non fu la stessa. Infatti, con loro i leoni non chiusero la bocca ma fecero strage di tutte le loro famiglie. Daniele non lavorava per dei frutti terreni ma per dei frutti Eterni di Gloria. L’unico vero scopo dell’integrità lavorativa di Daniele era quello di glorificare il Dio Eterno e tre volte Santo. Tu quali frutti stai cercando dal tuo lavoro? Quali frutti stai cercando dalla tua ricerca di un lavoro? Una soddisfazione? Un piacere? Una stabilità? Se segui le regole di questo contesto lavorativo, forse ce la farai. Se ti piegherai e farai dei compromessi molto probabilmente raggiungerai il lavoro più pagato o più stabile. Ma ti assicuro che un aumento salariale non soddisferà la tua vita. Un contratto stabile non darà pace ai tuoi giorni. Il lavoro non darà un senso alla tua vita. Il frutto del lavoro integro molto probabilmente sarà una fossa dei Leoni ma l’unica cosa che conta è che lì sarai in compagnia di Gesù Cristo. Il frutto del lavoro integro di Gesù Cristo è stato la croce. Gesù Cristo ha lasciato il cielo per farsi uomo. Ha umiliato sé stesso per lavorare integramente in un contesto rotto dal peccato. Gesù Cristo non è sceso a compromessi con il peccato ma ha vissuto una vita di lavoro integro forgiato dalla preghiera, dalla Parola e dalla comunione fraterna. Il frutto Eterno del lavoro integro di Gesù Cristo è stato la salvezza eterna per chi crede in lui e si pente del proprio peccato. E nella sua resurrezione ci ha promesso di non lasciarci mai soli. Gesù attraverso lo Spirito Santo è con te nel tuo posto di lavoro. È con te mentre sei perseguitato a causa della giustizia e sarà con te quando ti butteranno in mezzo ai Leoni. 


Non avere paura. Non scendere a compromessi, prega in maniera fervente, studia la Bibbia, ricerca la comunione fraterna e Lavorerai in maniera integra, in un contesto disintegrato, e la luce del vangelo risplenderà attraverso i Figli di Dio per un frutto eterno di Gloria e di Salvezza.