Collaboratori nel regno - Luca 10,1-24

 

"Dio Padre, ti preghiamo nel nome di Dio Figlio e ti chiediamo che, con la forza di Dio Spirito, le tue parole portino frutto nei nostri cuori. Amen". 

La scorsa settimana abbiamo imparato che la chiamata a seguire Cristo è una chiamata a metterlo al centro della nostra vita, sopra di tutto. Quando si tratta di seguire Gesù, tutto il resto viene in secondo piano. Nella prossima sezione di Luca, vediamo che coloro che hanno risposto alla chiamata a seguire Gesù diventano collaboratori nel suo regno. Sono collaboratori che servono insieme, piangono insieme e gioiscono insieme.

All'inizio del capitolo 9 di Luca Gesù mandò i suoi 12 discepoli a precederlo per annunciare l'arrivo del regno di Dio, scacciare i demoni e guarire i malati. Adesso, all'inizio del capitolo 10, Gesù è in cammino verso Gerusalemme per portare la croce preparata per lui e questa volta nomina 72 "altri" da mandare davanti a sé. Mentre i 12 apostoli erano simbolo delle 12 tribù di Israele, i 72 "altri" sono simbolo delle nazioni (Gen. 10). La chiamata a servire Cristo, quindi, non era limitata ai soli 12 apostoli. Sebbene essi abbiano avuto un ruolo speciale nell'arrivo del regno di Dio, l'opera missionaria del regno di Cristo non era limitata solo a loro. Si trattava di un progetto comunitario. Questo perché il Dio Uno e Trino è missionario. Il Padre missionario ha mandato il Figlio missionario, che è venuto nella potenza dello Spirito Santo missionario, per stabilire un popolo missionario. Ora, con la venuta del re di Dio, Gesù, questa missione di far conoscere Dio al mondo non sarebbe più stata limitata alla sola nazione di Israele, ma si sarebbe estesa a tutte le nazioni. Quindi, la missione di Cristo non era limitata solo a lui e ai leader spirituali, ma a tutti coloro che erano entrati in contatto con la persona di Cristo. Questo perché tutti i seguaci di Cristo sono chiamati alla missione del suo regno. Tutti i discepoli sono chiamati ad essere collaboratori nel regno.

1.     Serviamo per Cristo
Se vi considerate discepoli di Cristo, lo stesso vale per voi oggi. Noi serviamo per Cristo.
Una volta nominati gli altri 72, Gesù dice loro che la mèsse spirituale è abbondante, ma che i raccoglitori sono pochi. Il primo comando che Gesù dà ai suoi seguaci è di pregare il Signore della mèsse affinché mandi più operai (2). Il loro compito missionario non era solo quello di andare e fare, ma di pregare affinché Dio suscitasse e inviasse altri collaboratori che si unissero a loro nella missione. È un comando alla preghiera fervente, una preghiera ardente, una preghiera appassionata affinché Dio porti altri collaboratori che aiutino nella missione del Suo regno. Quindi la loro comunione con il Signore, la loro preghiera era la base della loro missione. Nei versetti 3-8 vediamo che la missione era urgente e che sarebbe stata pericolosa. Il servizio a Cristo non si sarebbe svolto in un luogo sicuro. Per questo Cristo disse che erano come agnelli mandati in mezzo ai lupi (3). Come diciamo sempre, l'opera del Vangelo è una dichiarazione di guerra spirituale contro Satana. Gli agnelli di Cristo non entrano in un vuoto spirituale quando entrano in un luogo con la buona notizia della grazia di Dio. Ci sono i lupi dell'idolatria che hanno plasmato la cultura e l'hanno tenuta in schiavitù per secoli. Non saranno contenti dell'arrivo del profumo degli agnelli di Dio, né del suono della sua grazia liberatrice. Eppure, egli li manda ancora, nonostante il pericolo, perché li manda con la sua autorità.

Vediamo in questa storia che c'era un'urgenza nella missione. Non c'era tempo per portare con sé alcuna provvista, né dovevano fermarsi a parlare con qualcuno lungo la strada. Dovevano rimanere concentrati sul compito e confidare che Dio avrebbe provveduto ai loro bisogni mentre obbedivano la loro chiamata (4). Mentre viaggiavano di città in città e di casa in casa, dovevano annunciare la pace di Dio arrivata (cioè la salvezza di Dio arrivata) (5) e dovevano cercare una persona di pace (qualcuno che fosse aperto all'ascolto) (6). Se non ci fosse stato una persona di pace, sarebbero dovuti andare avanti e continuare a cercare. Non dovevano perdere tempo con persone che non mostravano interesse per il ministero di Cristo. Se il messaggio del Vangelo fosse stato rifiutato, non avrebbero potuto perdere altro tempo lì. La missione era urgente. Ma se il Signore avesse fornito una persona di pace, sarebbero dovuti rimanere in quella casa per insegnare loro la venuta di Cristo, per guarire i malati e per mangiare tutto ciò che veniva loro offerto. Forse quest'ultima parte potrebbe essere considerata da alcuni come la più pericolosa della missione: mangiare qualsiasi cosa ci mettano davanti? In altre parole, avevano bisogno di riconoscere che Dio aveva provveduto alle loro necessità. Dovevano accontentarsi di ciò che avrebbero ricevuto per il loro lavoro. Non dovevano cercare una casa migliore o più confortevole. Non dovevano cercare una casa con cibo migliore. Non dovevano cercare qualcuno che potesse provvedere meglio ai loro bisogni, perché Dio lo aveva già fatto. Dovevano essere contenti.

Alcuni credono che questa sia la normale ricetta per le missioni. Vale a dire: uscire con fede, non prendere soldi, non prendere vestiti extra, ma confidare che Dio provveda. E sebbene Dio chiami ancora oggi le persone a fare lo stesso, non è sempre così. Più avanti, in Luca 22,35, Gesù dice agli stessi discepoli di prendere delle provviste per la loro missione. In entrambi i casi si tratta della missione a cui sono stati chiamati come collaboratori nel regno di Dio nel loro servizio per Cristo. In ogni caso il popolo di Dio è chiamato ad essere soddisfatto di come Egli provvede a loro. In questo capitolo vediamo che i 72 sono chiamati a pregare ardentemente affinché Dio fornisca altri operai. Lo stesso vale per noi oggi. La mèsse era abbondante, ma gli operai erano pochi. È vero ancora oggi. L'opera da svolgere era quella di guarire i malati e di annunciare l'arrivo e la vicinanza del regno di Dio (9). Come la missione dei 12 in Luca 9, i 72 furono mandati a predicare, a scacciare i demoni e a guarire i malati. Anche questo è lo stesso per i suoi discepoli di oggi.

Predicare significa persuadere gli altri della verità di Dio, che è LA verità. Scacciare i demoni significa liberare le anime delle persone da ciò che le rende schiave. Guarire i malati significa riparare i corpi e le comunità che sono stati colpiti dalla maledizione del peccato e dalle potenze delle tenebre. Gesù ha fatto queste cose. Ha persuaso le persone della verità, ha liberato le loro anime da ciò che le rendeva schiave e le ha guarite. La missione di Gesù era quella di riparare il tessuto di un mondo che sta cadendo a pezzi. E Dio, nel suo disegno sovrano, ha scelto di fare tutto questo riunendo le persone a servire Cristo.

Quindi, fratelli e sorelle, siamo chiamati allo stesso servizio. Se sei un seguace di Cristo, condividi la sua missione. Siamo tutti in missione per Cristo. Egli ci ha mandato in vari spazi di Roma come agnelli in mezzo ai lupi. Ci ha mandato a proclamare che Cristo è venuto per salvare, liberare e guarire le anime ferite della nostra città. Serviamo Cristo attraverso la proclamazione della Sua parola. Serviamo Cristo attraverso le opere di fede. È per questo che serviamo con Schiavitù mai più. Vogliamo vedere la potenza liberatrice di Dio per coloro che vengono trafficati e sfruttati. È per questo che serviamo con il Soggiorno. Vogliamo prenderci cura dei rifugiati che hanno bisogno di guarire dai traumi del passato e che sono in cerca di speranza. Siamo chiamati a preoccuparci delle vite e delle anime delle persone che nei nostri palazzi, nei nostri luoghi di lavoro e nelle nostre scuole vivono nell'oscurità. Sappiamo che, se non interviene Cristo nella loro vita, non c'è altro che una morte spirituale e la disperazione ad attenderli. Sentiamo l'urgenza della missione di Cristo? Preghiamo ardentemente affinché Dio mandi più operai nella mèsse? Se vi considerate dei seguaci di Cristo, allora siete già una risposta a questa richiesta di preghiera.

Breccia di Roma, siamo chiamati a essere collaboratori nel Regno. Serviamo per Cristo. Non dobbiamo temere il pericolo. Gesù ci ha chiamati a partecipare alla missione. Gesù sa dove ci ha mandato. Non dobbiamo preoccuparci dei costi. Egli ha promesso di provvedere. Non dobbiamo temere il rifiuto. Non siamo solo noi a essere rifiutati. Gesù ha detto al versetto 16 che chi ci ascolta, ascolta a lui, e chi ci rifiuta, rifiuta lui e colui che lo ha mandato. E purtroppo molti lo rifiutano.

2.     Piangiamo con Cristo
E questo è il nostro secondo punto. Come collaboratori nel regno, piangiamo con Cristo. Dio ha dato ai suoi discepoli istruzioni su come comportarsi con coloro che li rifiutano. Sapeva che alcune persone avrebbero risposto positivamente ai suoi messaggeri di pace. Ma sapeva anche che alcuni avrebbero rifiutato i suoi messaggeri. Indipendentemente dalla risposta, i messaggeri dovevano annunciare lo stesso messaggio: il regno di Dio si è avvicinato (9, 11). L'arrivo del regno di Dio porta con sé l'invito a pentirsi dei propri peccati, a fare i conti con il fatto che si è peccato contro Dio, si merita la sua ira, e si ha bisogno di qualcuno che ci salvi (Luca 13,5). È un messaggio che mette in discussione la propria bontà. È un messaggio che sfida la nostra fonte di verità e moralità. È un messaggio che mette in discussione la nostra capacità di salvarci. È un messaggio che molti non vogliono ascoltare e che molti rifiutano. Quindi, come dobbiamo rispondere quando gli altri rifiutano la verità dell’evangelo? Lo prendiamo sul personale? Li insultiamo? Dovremmo rispondere come ha fatto Gesù nei versetti 13-15.

"Guai a te!" Non si tratta di una risposta arrabbiata. Non era una maledizione su coloro che rifiutano la venuta di Gesù Cristo. Era un dolore profondamente sentito. Era un profondo senso di empatia e tristezza. Era un grido di angoscia nei confronti di coloro che rifiutano di ascoltare la chiamata del Vangelo a pentirsi dei propri peccati e a confidare in Gesù. Gesù gridava dolorosamente dicendo: "Nonostante le profezie, nonostante il messaggero, nonostante il messaggio e i miracoli che lo confermano, voi non vi pentite dei vostri peccati e non credete nel Figlio di Dio!". Gesù gridava: "Come avete potuto non credere?!". 

Fratelli e sorelle, come collaboratori nel regno, piangiamo con Cristo? Quando le persone ci rifiutano, rifiutano il nostro re. Quando le persone confidano nella propria bontà, o quando sputano in faccia al suo popolo, o quando continuano a compiere ingiustizie, o quando dicono che la salvezza in Cristo non richiede una fede esplicita in Cristo, la giusta rabbia e la frustrazione sono una risposta normale. Ma non dovrebbero mai impedirci di provare un profondo senso di tristezza e compassione per coloro che rifiutano Cristo.

A Roma è facile arrabbiarsi per il modo in cui la grazia di Dio viene rifiutata o distorta. Basta visitare la scala santa e arrabbiarsi per il falso Vangelo che viene presentato alle persone. Devo solo pensare alle persone li che desiderano veramente avvicinarsi a Dio e che si sentono dire che possono guadagnarsi la grazia di Dio con le proprie opere. È facile arrabbiarsi con coloro che producono corruzione, ingiustizia e disordine nella nostra città. Ma piangiamo anche per loro? Siamo mossi da compassione e non solo da rabbia? I nostri cuori si spezzano per coloro che negano Cristo? Come collaboratori nel Regno, condividiamo la missione di Cristo di annunciare il perdono, la grazia e la libertà che solo Lui può dare. E condividiamo il suo pianto. Piangiamo per le anime di coloro che lo rinnegano. Piangiamo con Cristo? Che Dio spezzi i nostri cuori per i perduti della nostra città e oltre.

3.     Gioiamo in Cristo
Quindi come collaboratori nel regno e nel nostro servizio per Cristo ci sono momenti di grande tristezza. Ma gloria a Dio, c'è anche molta gioia. Non ci limitiamo a piangere con Cristo, ma gioiamo in Cristo. Nel versetto 17 vediamo che quando i 72 tornarono dalla loro missione, tornarono con molta gioia. I 72 erano felicissimi di raccontare come il loro ministero fosse stato un successo. Dissero a Gesù, "anche i demoni ci hanno obbedito quando abbiamo usato il tuo nome!". Gesù rispose, “Certo che lo hanno fatto! Ho già visto Satana abbattuto" (18). Gesù stava dicendo che con l'arrivo del suo regno Dio stava mandando onde d'urto in tutto il mondo spirituale. Gesù stava dicendo: "Ti ho mandato nel mio nome e con la mia potenza e l’autorità sul serpente Satana e i suoi demoni (19). La sconfitta del nemico è certa e lui lo sa. Ma non basare la tua gioia su questa potenza e l’autorità. Non basare la tua gioia sui tuoi successi".

Quindi, su cosa dovevano basare la loro gioia? Sul fatto che hanno ricevuto la grazia di Dio, e che i loro nomi erano scritti nei cieli. Dovevano gioire come gioì Gesù. Come ha fatto? Nel versetto 21 vediamo che Gesù si rallegrò nello Spirito Santo e ringraziò il Padre per l'opera della sua benevola volontà. La sua benevola volontà era quella di rivelarsi... non alla persona religiosa, non alla persona più istruita, non alla persona che pensa di essere la più saggia, non alla persona che pensa di essere brava, ma alla persona umile, alla persona che, come un bambino, sa quanto disperatamente ha bisogno dell’aiuto del Padre, e della grazia di Dio Padre che era disponibile solo attraverso l'opera del Figlio di Dio. Gesù stava dicendo che solo il Padre conosce completamente il Figlio. Solo il Padre permette agli altri di vedere la vera identità del Figlio (Mt 16,17). Solo il Figlio può far conoscere il Padre agli altri, secondo la sua scelta sovrana. Gesù si rallegrava nello Spirito Santo del fatto che il Padre si facesse conoscere mentre faceva conoscere Gesù agli altri. Così Gesù fu sopraffatto dalla gioia che il Padre avesse aperto gli occhi della gente per vederlo come lo vede il Padre, e disse: "Beati gli occhi che vedono quello che voi vedete!” (23-24). Come sono benedetti coloro che vedono Gesù per quello che è veramente: l'amorevole Re e Salvatore del popolo di Dio. Non c'è gioia più grande che conoscere Dio ed essere conosciuti da Lui. 

Quindi chiedo a noi, fratelli e sorelle, dov'è la nostra gioia? È nei nostri successi? È nella nostra vocazione o nelle nostre cose? Se è così, il rischio di orgoglio o di scoraggiamento è altissimo. Questo è particolarmente vero nel nostro contesto di minoranza, dove vediamo così poche conversioni, e dove le nostre chiese sono piccole. Ma se la nostra gioia è in Cristo e in ciò che ha fatto per noi; se la nostra gioia è sapere che attraverso Cristo possiamo conoscere il Padre, allora lo Spirito Santo produce in noi una gioia senza paragoni, perché è una gioia eterna. È una gioia che non può essere persa perché non si basa sulle nostre circostanze. I nostri nomi sono scritti per l'eternità nei cieli (20). Pertanto, come collaboratori nel regno, gioiamo in Cristo, fonte della nostra salvezza.

Amici, il Natale è noto per essere un periodo di gioia, perché celebriamo la nascita di Gesù, Immanuel, Dio con noi. Oggi ti diciamo che, grazie al suo arrivo oltre duemila anni fa, il Regno di Dio si è avvicinato anche a te oggi, e ancora nella persona di Gesù Cristo. Solo lui può salvarti dalla pena dei tuoi peccati contro Dio. Lo ha fatto quando è morto sulla croce al posto tuo, come perfetto sostituto dei tuoi peccati. Gesù è stato rifiutato dagli altri, affinché tu possa essere accettato dal Padre. La sua vita è stata cancellata per 3 giorni, affinché la tua fosse assicurata per l'eternità, grazie alla sua risurrezione. Solo lui può consolare il tuo cuore e guarire il nostro mondo distrutto dal peccato. Solo lui può riempirti della sua gioia e della sua pace. Vuoi pentirti dei tuoi peccati, confidare che solo Gesù ti salvi e sperimentare la gioia di conoscere Dio? Pregalo. Chiedici se hai bisogno di aiuto.

Breccia di Roma, la nostra città ha un grande bisogno di gioia. Basta guardare i volti senza gioia che ci circondano per rendersene conto. Prego affinché siamo motivati dalla sua grazia per condividere la buona notizia dell’evangelo questa Natale, e in questo nuovo anno da venire. Preghiamo affinché Dio possa portarci più lavoratori che si uniscano a noi nel portare avanti le opere che Dio ci ha preparato. Preghiamo affinché Dio spezzi i nostri cuori quando le persone rifiutano Cristo. Preghiamo affinché il Suo Spirito riempia i nostri cuori con la gioia di conoscere Cristo e di essere parte del suo regno. Siamo chiamati ad essere in missione per Cristo, tutti noi. Siamo chiamati a una maggiore attività evangelistica in questa città, per annunciare la libertà di Cristo, il suo perdono, la sua grazia. Siamo chiamati ad essere attivamente coinvolti nel riparare il tessuto rotto della nostra città per la gloria di Dio. Lo facciamo insieme perché siamo collaboratori nel regno. Serviamo per Cristo, piangiamo con Cristo, gioiamo in Cristo, e solo in Cristo.


Grazie a tutti coloro che sostengono la Chiesa Breccia di Roma con le loro offerte.