Tratti ereditari del regno - Luca 18,1-17
Dio Padre, ti preghiamo nel nome di Dio Figlio e ti chiediamo che, con la forza di Dio Spirito, le tue parole portino frutto nei nostri cuori. Amen.
C'è mai stata una situazione in cui hai reagito a parole o a fatti e poi hai subito pensato: "Mi sono comportato esattamente come mia madre!”, oppure, “Ho appena fatto quella cosa che faceva mio padre!”? Se sei come me, di solito è una delle cose che ci infastidivano dei nostri genitori. È vero? Oppure quando è stata l'ultima volta che hai visto tuo figlio o il figlio di un amico fare or dire qualcosa, o avere una certa postura o un'espressione particolare che ti ha fatto dire: Wow! Questo l'ha preso sicuramente dalla sua famiglia!"? È inevitabile. Ereditiamo i tratti delle nostre famiglie, sia quelli buoni che quelli cattivi.
Non ereditiamo solo i tratti dalla nostra famiglia, ma anche dalla cultura e dall'ambiente che ci circonda. La cultura trasmette tratti che rivelano come le persone di quella cultura pensano alla vita, dove trovano la loro identità, cosa apprezzano, cosa aborriscono e, infine, cosa adorano. Il modo in cui le persone parlano, agiscono o rispondono alle situazioni spesso rivela questi tratti culturali ereditati. Segna da dove vengono e a cosa appartengono. Proprio come i tratti familiari, è inevitabile ereditare dei tratti culturali. Roma è una città con una lunga storia e con secoli di trasmissione di tratti culturali che identificano i suoi abitanti. Lo stesso vale per il Regno di Dio. Ci sono tratti che vengono ereditati da coloro che sono cittadini del regno di Dio e che sono diventati figli di Dio. Ci sono alcuni tratti del Regno di Dio, alcune posture, modi di pensare e modi di agire che sono tratti ereditati che contraddistinguono il popolo di Dio.
Fratelli e sorelle, noi viviamo nel regno di Dio già-ma-non-ancora. Ci sono ancora alcuni tratti che ereditiamo dalla nostra famiglia e dalla nostra cultura. Sono spesso in contrasto con quelli che appartengono alla famiglia di Dio e al suo regno. Questo è il punto di vista di Gesù all'inizio del capitolo 18, dove troviamo queste tre brevi parabole che insegna ai suoi discepoli. Come fai a sapere se fai parte del regno di Dio? Puoi sapere se sei un membro della famiglia di Dio? Sì, perché ci sono alcuni tratti ereditari del suo Regno. E qui Gesù parla di tre di questi tratti: Fede, Misericordia e Abbraccio.
1. Fede. Sei perseverante nella preghiera?
Il primo tratto ereditario del regno è la Fede. Nel versetto 18, Gesù racconta una parabola con due personaggi: un giudice malvagio che non temeva Dio e una vedova perseverante che stava subendo ingiustizie per mano del suo avversario (1-2). La vedova si rivolgeva al giudice chiedendogli di fare giustizia sul suo nemico e per un po' di tempo lui si rifiutava di aiutarla (3-4). Aveva cose migliori di cui preoccuparsi che stabilire la giustizia nel suo caso. Questo era un giudice malvagio, vero? Ma non importa quante volte il giudice disse di no, la vedova continuò a tornare. Più e più volte lei supplicava colui che poteva liberarla dalle sue sofferenze e dalla sua oppressione, e più e più volte lui le diceva di no. Ma le sue insistenti suppliche divennero fastidiose (5). Cominciò a infastidire così tanto il giudice che alla fine le concesse giustizia. Non perché volesse fare ciò che era giusto, ma semplicemente perché voleva che se ne andasse. Gesù dice nei versetti 6-8: Sentite cosa dice il giudice ingiusto? Questo giudice ingiusto è riuscito ad ottenere giustizia per qualcuno di cui non gli importava nulla. Quanto più Dio, il giudice eternamente perfetto e giusto, renderà giustizia ai suoi eletti! Ci crediamo?
Nel capitolo 17 Gesù dice che è rischioso vivere la propria vita senza rendersi conto che Gesù tornerà presto (17,26-27). Invece, i suoi seguaci dovrebbero aspettare con ansia quel giorno (17,22) e continuare a pregare affinché Gesù torni e porti giustizia al suo popolo. Gesù ripete nel versetto 8 che il giorno sta per arrivare e ci chiede: “Ma, il Figlio dell'uomo, troverà la fede sulla terra quando tornerà?” Fratelli e sorelle, Gesù ci sta chiedendo se ci crediamo? Crediamo che Dio sia buono, giusto e che ami i suoi figli? Crediamo che la sua bontà e la sua natura giusta lo porteranno a liberarci una volta per tutte dai nostri nemici? Il regno di Dio è qui, e sarà pienamente stabilito quando Gesù tornerà. Coloro che appartengono al regno hanno ereditato la fede per crederci. E un segno concreto di questa fede è la preghiera fiduciosa e costante nell'attesa, nella sofferenza e anche nei dubbi! Perciò vi chiedo, fratelli e sorelle, siete perseveranti nella preghiera? Oppure abbiamo smesso di pregare?
Ci sono tanti motivi per cui smettiamo di pregare. Forse ci sentiamo scoraggiati perché Dio non ha risposto alle nostre preghiere come volevamo. Forse dubitiamo della capacità di Dio di mantenere le sue promesse. Forse dipendiamo da noi stessi per risolvere i nostri problemi. Forse siamo pigri e non riusciamo a trovare il tempo per pregare. Forse non abbiamo energia per pregare. Forse siamo diventati indifferenti alle ingiustizie che ci circondano e ai bisogni delle persone che ci circondano.
Forse la nostra incapacità di pregare è influenzata da un tratto ereditario della cultura. La cultura italiana è scettica nei confronti del cambiamento. Roma non ha ancora vissuto una rivoluzione o una riforma. Certo, altro ieri abbiamo celebrato la Festa della Repubblica, quando l'Italia è diventata una repubblica democratica, quando la libertà e la democrazia hanno prevalso. Ma da allora, quanti governi abbiamo visto? Quante vuote promesse di cambiamento abbiamo sentito? Quanti progetti incompiuti abbiamo finanziato? Quante promesse di pulire la spazzatura non sono state mantenute? Questa città parla molto della necessità di cambiare, ma il cambiamento avviene così lentamente che non ce ne accorgiamo nemmeno. Diventiamo scettici sul fatto che il cambiamento possa avvenire, che ci sia speranza di cambiamento, che prevalga una vera giustizia. Si tratta di un tratto ereditato dalla cultura in contrasto con i tratti del regno di Dio.
Dio è potente nel cambiare e trasformare. Ha iniziato quest'opera in Cristo e ha promesso di portare a termine ciò che ha iniziato in noi. La giustizia arriverà. Dio rimarrà fedele al suo popolo. Il suo regno regnerà. Ci credi? Hai fede? Sei perseverante nella preghiera? Che privilegio poter avvicinarci al trono di Dio in preghiera e sapere che Lui ci ascolta, perché ci ama! Gesù non ci ha solo insegnato a pregare (Lu 11,2), lo ha dimostrato! Metteva costantemente da parte del tempo per pregare (Marco 1,35). Pregava per il suo popolo (Gio 17,21). Anche nel momento più disperato del suo ministero terreno, Gesù pregò il Padre dicendo: "Sia fatta la tua volontà" (Lu 22,42). Dalla croce gridò: "Padre, perdona loro" (Lu 23,34) e con le sue ultime parole pregò: "Padre, nelle tue mani affido il mio spirito" (Lu 23,46). E sai una cosa? Prega ancora per noi il Padre. Che mediatore fedele che è.
Fratelli e sorelle, noi apparteniamo a Cristo per fede. Per fede abbiamo ereditato il regno di Dio. E questo ci contraddistingue. Siamo segnati dalla stessa caratteristica che aveva Gesù? La stessa fiducia che aveva nel Padre? Preghiamo e confidiamo con costanza che Dio, il giudice, porti una rapida giustizia per il suo popolo? Gesù dice che lo farà. Abbi fede e persevera nelle tue preghiere.
2. Misericordia. Sei umile nella postura?
Il prossimo tratto ereditario del Regno è la misericordia. Nella parabola successiva Gesù racconta la storia di due uomini che si andavano al tempio per pregare. Uno era un fariseo, un leader religioso che credeva che il regno di Dio sarebbe arrivato se solo il popolo di Dio avesse obbedito alla Legge di Dio. Lui si considerava un uomo santo, così come gli abitanti della città. Il fariseo aveva un aspetto diverso e vestiva in modo diverso, un po’ come i monaci e i sacerdoti che vediamo camminare in questa città. L'altro uomo era un pubblicano, un esattore delle tasse. Era considerato l'opposto del fariseo. Uno era un uomo religioso, l'altro un peccatore che collaborava con Roma. Entrambi gli uomini si recavano al tempio per pregare, il luogo dove venivano compiuti i sacrifici per i peccati del popolo di Dio (10).
Due uomini completamente diversi. Due preghiere completamente diverse. Gesù vuole che notiamo il contrasto tra queste preghiere. Nel versetto 11 il fariseo è in piedi nel tempio e offre una preghiera di ringraziamento...per non essere come gli altri uomini peccatori. È grato di non essere come il pubblicano. Ricorda a Dio quanto sia diverso dagli altri uomini. Loro sono peccatori. Lui è giusto, è bravo. Perché? Perché era un uomo religioso. Lui ha spuntato tutte le caselle giuste. Digiunava due volte a settimana (più di quanto richiesto dalla legge). Dava la decima di tutto ciò che riceveva. Era sicuro della sua bontà. Era sicuro della sua superiorità rispetto agli altri. Era certo che Dio gli fosse debitore e che meritasse di stare nel tempio per ricevere misericordia, perché era così un uomo santo.
Il pubblicano, invece, stava lontano dal luogo in cui venivano compiuti i sacrifici (13). Non guardò nemmeno verso il cielo, ma si batté il petto e riconobbe di essere un peccatore bisognoso della misericordia di Dio. Sapeva di non meritare la misericordia. Sapeva di non essersi guadagnato la misericordia con le sue buone opere. Il pubblicano chiede a Dio di essere misericordioso con lui perché sa che nel tempio si fanno sacrifici per chiedere il perdono. Non fa affidamento sulla propria bontà perché non ne ha nulla, ma confida nella promessa di Dio di mostrare misericordia ai peccatori attraverso i sacrifici del tempio. Che posizioni diverse davanti a Dio! Un uomo era umile e consapevole della sua peccaminosità, l'altro era pieno di presunzione, orgoglio e disprezzo per gli altri. Gesù disse nel versetto 14 che il pubblicano se ne andò quel giorno giustificato, non l'uomo religioso. Perché? Perché chi si umilia eredita il regno di Dio, non chi si esalta! Perche, chiunque s’innalza sarà abbassato; ma chi si abbassa sarà innalzato (14).
Amici, Cristo assunse una posizione umile. Si abbassò (Fil 2,7-8). Venne come tempio di Dio nella carne e soffrì una volta come sacrificio espiatorio, come un sostituto, in modo che tutti coloro che si sarebbero rivolti a lui in spirito di umiltà, certi di ciò che sono realmente (peccatori), potessero trovare misericordia. Coloro che si umiliano troveranno misericordia. E anche loro saranno misericordiosi verso gli altri, invece di guardarli con disprezzo. Questo è un tratto ereditario del regno. Misericordia. Qual è la tua postura di fronte a Dio?
Chiesa, in quali modi rischiamo di essere come questo fariseo? Possiamo comportarci come farisei stabilendo regole extra, giudicando gli altri, non sentendoci amati quando sbagliamo e essendo orgogliosi della nostra bontà. Guardiamo dall'alto in basso gli altri che potrebbero pensarla diversamente da noi su come servire Dio in questa città? Pensiamo di essere superiori a certi compiti quando serviamo la chiesa? O serviamo con amarezza perché gli altri non servono come noi? Critichiamo le altre chiese perché non fanno le cose come le facciamo noi? Proviamo un senso di superiorità perché siamo più informati teologicamente di altri? Critichiamo gli altri che non vivono la loro vocazione come noi, come se la vocazione di tutti dovesse essere uguale alla nostra? Se la risposta è sì a una di queste domande, allora dobbiamo pentirci. Non diamo spazio all'orgoglio o allo spirito critico nella nostra chiesa. Queste cose ci portano a trattenere la misericordia dagli altri. Se tratteniamo la misericordia nei confronti dei nostri fratelli e sorelle, immagina come tratteremo coloro che non conoscono Gesù e sono ancora schiavi della loro natura peccaminosa. Ci è stata mostrata misericordia! E ne hanno bisogno tanto quanto noi.
Come persone del regno, ereditiamo il tratto dell'umiltà e della misericordia da colui che umilmente servì per dare misericordia ai suoi nemici. Sei umile nella tua postura? Se credi con arroganza che la tua bontà sia sufficiente perché Dio ti ami, alla fine sarai umiliato in modo doloroso. Tuttavia, se riconosci con umiltà la tua peccaminosità e corri da colui che è misericordioso, Gesù Cristo, sarai innalzato da Dio (14; cf. Prov 3,34 e Giacomo 4,6 e 10). E, come vedremo nel ultimo punto, se ti umili davanti a Dio, troverai misericordia nel suo amorevole abbraccio.
3. Abbraccio. Sei dipendente come un bambino?
La storia successiva che Luca condivide inizia con il versetto 15. La gente portava a Gesù dei bambini perché li benedicesse; i discepoli non piacque. Hanno rimproverato i genitori. Vedete, i bambini erano sottovalutati dalla cultura. Erano guardati dall'alto in basso. I bambini venivano spesso maltrattati. Erano considerati una seccatura. Nessun rabbino si sarebbe mai occupato di bambini e quindi i discepoli pensavano che Gesù non dovesse essere disturbato dai bambini. Gesù aveva un lavoro importante da fare. Ma Gesù li rimproverò. E come faceva sempre, Gesù colse l'occasione per insegnare ai suoi discepoli una lezione sul regno di Dio.
Nel versetto 16, Gesù disse: "Lasciate che i bambini vengano a me". "Non impediteli", disse, "a questi appartiene il regno di Dio". Poi, nel versetto 17, disse che se non accogliamo il regno di Dio come un bambino, non vi entreremo mai. Qual è il punto che Gesù sta facendo qui? Innanzitutto, non sta parlando del battesimo dei bambini. Inoltre, Gesù non sta dicendo che i bambini sono così innocenti da essere degni del Regno. Qualsiasi genitore o insegnante sa che i nostri figli non sono innocenti. Piuttosto, Gesù sta parlando ancora una volta di una postura particolare di fronte a Dio.
I bambini sono indifesi. Dipendono completamente dagli altri per prendersi cura di loro. Dipendono dagli altri per avere ciò di cui hanno bisogno. Spesso queste cose non sono quelle che meritano. I bambini guardano con fiducia e completa dipendenza dagli altri che daranno loro ciò di cui hanno bisogno. Questo è il tipo di fede necessaria per entrare nel regno di Dio. Come il pubblicano, i bambini condividono l'indegnità di fronte a Dio. Perché? Perché i bambini, come tutti noi, nascono nel peccato (Salmo 22,15, 51,5 e 58,3; Rm 5,12). Amici, come il pubblicano che si umiliò, implorò la misericordia di Dio e la trovò, coloro che hanno una fede come un bambino, che dipendono completamente da Dio per essere salvati, si ritroveranno nell'abbraccio amorevole di Gesù. Il regno di Dio non è per coloro che pensano di avercelo guadagnato, per coloro che si considerano migliori degli altri. È per coloro che sanno di non poterlo mai meritarlo e che dipendono completamente dalla misericordia e dalla grazia di Dio. Queste sono le persone che erediteranno il Regno di Dio e saranno contraddistinte dai suoi tratti.
Fratelli e sorelle, nella nostra unione con Cristo e attraverso l'opera dello Spirito Santo, abbiamo ereditato il regno di Dio e abbiamo ereditato i tratti del regno: la fede invece della paura (perché Dio è fedele), la misericordia invece della durezza (perché Dio è misericordioso), l'umiltà invece dell'orgoglio (perché Gesù ha servito con umiltà) e l'abbraccio amorevole (perché Dio è un padre amorevole). Che la grazia che abbiamo ricevuto in Cristo ci mantenga umili. Che i nostri cuori siano animati dalla compassione per gli altri. Mentre aspettiamo il ritorno di Gesù, possiamo essere perseveranti nella preghiera e implorare gli altri di correre tra le braccia amorevoli del nostro Re Gesù, in modo che anche loro possano ereditare il regno ed essere segnati dai suoi tratti, per la gloria di Dio, e l'avanzamento del Suo regno.
Amici, sei dipendente come un bambino? Hai fede come un bambino? Non è il tuo status, la tua età o la tua bontà che ti faranno guadagnare l'abbraccio di Dio. È la tua posizione umile e la tua completa dipendenza da Gesù che ti salverà. Siamo tutti nati in Adamo, e tutti ereditiamo i suoi tratti, tratti di peccato e di colpa davanti a Dio. Le tue opere o la tua bontà non possono cambiarti. Solo chi si pente dei propri peccati e dipende completamente dall'opera di Dio in Gesù Cristo sarà salvato. Questo è il Vangelo che Cristo è venuto ad annunciare. È venuto a morire al posto dei peccatori. Ha soddisfatto l'ira del Padre come sacrificio perfetto. Fu sepolto. Dopo tre giorni è risorto per assicurare la vita eterna ai figli di Dio, che ereditano i tratti del suo regno. Ti avvicineresti a questo Gesù con fede? Lo faresti come un bambino indifeso che ha bisogno di misericordia e di cure? Sperimenteresti la grazia di Dio e cadresti nel suo amorevole abbraccio? Lui non ti lascerà mai andare. Preghiamo.
Padre Dio, ti preghiamo nel nome di tuo Figlio Gesù e con l'aiuto dello Spirito Santo ti chiediamo che le tue parole portino frutto nei nostri cuori. Padre, ti ringraziamo per la tua parola e per LA PAROLA, Gesù, che ha annunciato l'avvento del tuo regno e che, attraverso la sua vita, morte e resurrezione, ci ha aperto le porte per diventare cittadini del tuo Regno, dove ereditiamo i tratti del nostro re e del tuo regno. Che le nostre vite siano segnate dai tratti ereditati dal tuo regno piuttosto che da quelli della cultura del peccato. Dio Padre, ti prego di far crescere la nostra fede; di farci perseverare nella preghiera sapendo che sei fedele nel salvare il tuo popolo. Spirito Santo, ti prego di darci l’umiltà mentre riflettiamo sulla tua parola e sulla misericordia mostrata a noi, peccatori, affinché non diamo spazio al senso di superiorità, all'orgoglio e alla presunzione. Ti prego di farci riposare nel tuo abbraccio, Gesù, sapendo che la tua grazia è sufficiente per noi. Spirito Santo, apriresti gli occhi delle persone in questa stanza e in questa città per vedere il loro bisogno del tuo perdono e della tua misericordia. Che li attireresti nel tuo amorevole abbraccio. Ti chiediamo queste cose nel nome di Gesù, Amen.