Un’estate per imparare a celebrare come si deve - Salmo 96

 
salmo 96
 

Predicatore: Leonardo De Chirico

Nel mondo evangelico c’è almeno una caricatura della lode dovuta a Dio e offerta dalla chiesa. La caricatura consiste nel considerare la lode una “evasione” dalla realtà, un’attività “leggera” di “sospensione” della vita, un momento in cui estraniarsi e cercare un mondo superiore. Mentre, almeno a parole, l’ascolto della Parola presuppone un certo impegno ed attenzione, nella lode ci si può “rilassare” e non pensare: semplicemente ci si deve lasciar trasportare dove porta il cuore. La raccolta dei salmi non solo è la prima raccolta dei canti della chiesa, ma è anche la nostra guida alla lode di Dio. In questo salmo vediamo come la nostra concezione di lode evasiva e sospesa sia in realtà diversa da come il popolo di Dio ha vissuto la lode e come dovrebbe viverla. In questo salmo festoso e dal ritmo impressionante ci sono almeno tre insegnamenti che vogliamo ascoltare per celebrare Dio come si deve e, soprattutto, come Lui si aspetta.  

1.Tutta la persona è coinvolta
Il salmo è composto da una serie di imperativi, cioè di cose che il salmista chiama a fare, seguiti e intrecciati da motivi che li rendono buoni e giusti. Innanzi tutto, vediamo come la lode coinvolga tutta la persona in tutte le sue facoltà.

Guardiamo i verbi: “cantate” (vv. 1-2) ripetuto tre volte e poi c’è “annunciate” e “proclamate” (vv. 2-3), più avanti rinforzato con “dite” (v. 10). Il canto e per estensione la musica sono inclusi nella lode. Una chiesa che non canta non è una chiesa del Signore perché Dio ha creato il canto e ama il canto, si circonda di canti e ha creato un coro che lo lodi per sempre con “salmi, inni e cantici spirituali” (Colossesi 3,16). L’annuncio e la proclamazione ci parlano della declamazione, della professione pubblica della fede. Dio vuole non solo che i nostri cuori siano persuasi della sua verità, ma che le nostre bocche verbalizzino a voce alta, udibile, testimoniabile la nostra fede affinché tutti conoscano oggi, per mezzo della chiesa, la infinitamente varia sapienza di Dio (Efesini 3,10).

“Date”, ripetuto due volte (vv. 7-8) è un altro modo per essere coinvolti. Significa riconoscere chi Dio è e tributargli lode e onore, anche con “offerte” (v. 8). Non solo è coinvolto il canto e non solo sono coinvolti i nostri discorsi, ma anche le nostre risorse: abilità, doni, denaro, progetti, ecc. Il nostro corpo è coinvolto con un atto di prostrazione davanti a Dio (v. 9). Questi sono i nostri “sacrifici di lode” (Ebrei 13,15) dati a Dio a onore e gloria del suo nome. Nella lode si canta, si proclama e si dà, coinvolgendo quindi tutto di noi, nessuna parte esclusa.

Infine, c’è il comandamento di “gioire” (v. 11) ed “esultare” (v. 12). La lode chiama anche le nostre emozioni ad eccitarsi per il Signore e a rallegrarci sempre (Filippesi 4,4). Ci sono altri motivi per fare festa, ma la lode smuove i nostri sentimenti decadenti e spenti, riattivandoli per i motivi giusti: la celebrazione del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Anche quando pensiamo di non avere motivi di gioia, la lode è sempre un incentivo a non rispondere alla grazia di Dio in modo passivo e distaccato, ma al contrario gioioso ed entusiasmante.  

Insomma, la lode è un atto umano “totale”: include il canto, la testimonianza, i doni e la gioia. Cuore, parola, risorse ed emozioni: tutto rientra nella giurisdizione della lode. La lode è l’attività in cui scopriamo la nostra umanità redenta e guarita. La lode è anche la disciplina in cui re-impariamo a vivere. Da persone dedite al culto dei nostri idoli, a donne e uomini ri-orientati al culto di Dio che scoprono il vero significato della vita: “glorificare Dio e gioire in Lui per sempre” (Catechismo minore di Westminster). Quando lodiamo qui nel culto, non loda solo un “pezzo” di noi e non lodiamo lontano da noi, ma lodiamo con il tutto di noi e come persone riconciliate da Dio per mezzo di Cristo nella potenza dello Spirito Santo. 

2.Tutto il creato è invitato
Alla lode non partecipa solo tutta la persona, ma sono invitate a partecipare tutte le creature, umane e non umane. L’appello del salmo è universale e include tutta la creazione. Certamente include le persone, “gli abitanti di tutta la terra” (v. 1 e 9). Non un popolo etnico solo, non una classa sociale solo, non un gruppo d’età, non un genere soltanto, ma tutti, in ogni luogo, da ogni provenienza, di ogni cultura … tutti sono invitati. Le nazioni e i popoli (v. 3 e 13) sono inclusi, addirittura “le famiglie dei popoli” (v. 7), interi continenti, insomma tutti.

A questo appello è anche invitata la creazione non umana: i cieli e la terra (v.11), il mare (v. 11), i campi e gli alberi e le foreste (v. 12). E’ un richiamo al racconto della creazione del mondo del libro della Genesi. Dio ha creato ogni cosa affinché lo glorificasse nei modi propri a ciascuna creatura (Salmo 19). Ogni cosa è richiamata a partecipare al culto di Dio Creatore, Provveditore e Salvatore. Tutto ciò che esiste, esiste per glorificare Dio, noi inclusi. Oggi noi celebriamo il culto umano da parte della chiesa, ma il nostro culto è dentro un culto più vasto e inclusivo che coinvolge l’intero creato: i pini marittimi e i gabbiani di piazza Venezia, i sette colli romani, i laghi dei Castelli, il mare di Ostia, ciascuno col proprio linguaggio. Questo culto è solo un’anticipazione del culto eterno che i nuovi cieli e la nuova terra tributeranno a Dio.

Il culto non è una cosa privata, individualistica, incentrata su di noi, ma è il modo in cui la creazione intera geme e anticipa la manifestazione dei figli di Dio (Romani 8,22-25) attraverso il culto. Due giorni fa si è tenuto a Napoli il G20 sull’ambiente con le principali nazioni sedute intorno al tavolo per parlare del mondo, ma qui e ora il salmo ci dice che stiamo raccogliendo il mondo intero per celebrare il Signore dei cieli e della terra.  

3.Tutta la teologia è richiamata
Nella lode è coinvolto tutto di noi e tutto con noi e intorno a noi. Altroché evasione e sospensione della realtà. La lode ricostruisce la vera realtà, ri-orienta il nostro posto nel mondo, ci richiama alle nostre responsabilità di creature adoranti nel contesto dell’universo. E lo fa con la forza massima della teologia biblica. Vediamo come. Il Signore è lodato col suo nome pattizio. Non un dio qualunque, ma l’Iddio di Israele, il Dio della Bibbia il cui nome è glorioso (v. 2). Di Lui ci viene detto che è grande, degno, tremendo e prodigioso (v. 3-4). Al suo confronto, gli dèi svaniscono (v. 4), non sono nulla. Dio è splendido e maestoso, forte e bello (v. 6): ammirevole nel carattere, magnifico nella perfezione. Egli regna (v. 10) e rende stabile il mondo. Oggi il Creatore non ha abdicato la sua provvidenza e la esercita in modo ordinario e straordinario, mantenendo il mondo in piedi. Dio giudicherà tutti in modo retto (v. 10 e 13) e nessuno scamperà al suo giudizio. Questo salmo sprizza sana teologia biblica: profonda, spiazzante, estesa, ricca. Altroché quattro formulette ripetute stancamente nella cosiddetta “lode”!

Si parla anche della sua salvezza (v. 3) e della sua venuta imminente (v. 13). Alla luce del Nuovo Testamento, nella persona del Signore Gesù, Dio Figlio è venuto. Dio Padre lo ha mandato sostenuto da Dio Spirito Santo. Gesù è stato il santuario (v. 6) in cui incontrare Dio, il tempio dove si incontra Dio. Non c’è altra via, altro nome, altra verità, altra vita all’infuori di Lui. Gesù ha compiuto la salvezza annunciata. La giustizia di Cristo è diventata il “vestito sacro” qui nel salmo evocato (v. 9). Chi crede in Gesù è rivestito della sua giustizia (Isaia 61,10) e invitato nel santuario. E’ a Gesù Cristo che il Padre ha affidato ogni giudizio ed è con Lui che tutti faranno i conti finali. Ogni ginocchio di piegherà davanti a Lui e ogni lingua confesserà che Gesù è il Signore (Filippesi 2,10-11).

Oggi, questo culto non è una parentesi in una vita affaccendata in tutt’altre cose o un’evasione dalla realtà. Al contrario, è il punto in cui ricompattarsi come persone riconciliate; è il momento in cui ricollegarsi al mondo nel quale Dio ci ha messo; è anche il tempo in cui celebrare la grande salvezza che tutti i credenti in Gesù Cristo hanno ricevuto. Vuoi stare fuori o dentro a questo culto?


Grazie a tutti coloro che sostengono la Chiesa Breccia di Roma con le loro offerte.