Un’estate per rifugiarsi in Dio – Salmo 91

 
un'estate per rifugarsi in Dio - Salmo 91
 

Predicatore: Davide Ibrahim

Viviamo nella città che un tempo fu capitale di uno dei più grandi e importanti Imperi della storia. In quanto tale, Roma, che era il centro governativo e amministrativo dell’Impero, doveva per forza avere un sistema difensivo impeccabile. Ecco perché sin dalla sua fondazione, si pensò subito di circondare la città con delle cinte murarie per difenderla dalle incursioni barbariche e infatti, tutt’ora, andando in giro per le sue strade possiamo vedere i resti delle imponenti mura aureliane. Gli abitanti di Roma si sentivano ben protetti e al sicuro perché avevano riposto la loro completa fiducia nei loro falsi dei, nel loro performante esercito e nelle mura che sembravano non potessero essere scalfite nemmeno dai nemici più violenti. Nel corso dei secoli vennero costruite altre strutture difensive come castelli, fortezze e torri, ma purtroppo la storia ci dimostra che tutto ciò non poté impedire a numerosi nemici di invadere la città: i Barbari diedero il colpo mortale che segnò la fine dell’Impero Romano, i Lanzichenecchi di Carlo V la devastarono interamente e l’esercito italiano riuscì a sottometterla entrando dalla breccia di Porta Pia. L’assoluta sicurezza e salvezza che i romani avevano posto nei loro sistemi difensivi fece spazio al timore e alla delusione: la Città Eterna era ormai morta.  

In contrapposizione a una fiducia che prima o poi verrà delusa e tradita, il salmo di oggi ci esorta ad avvicinarci all’unico Dio eterno e riporre totale fede in lui durante le più ardue prove e difficoltà della vita. Egli è l’insormontabile muro sul quale poggiare le nostre speranze e l’inattaccabile fortezza dove stare al sicuro. In questo caso specifico, non sappiamo chi abbia scritto il salmo, ma alcuni ipotizzano sia stato scritto da Davide in risposta alla peste mandata da Dio sul popolo d’Israele per un peccato commesso dal re stesso (2 Samuele 24:13-15). Chiunque sia stato l’autore una cosa è certa: il popolo di Dio stava vivendo un’enorme difficoltà, o stava per affrontarne una, e l’autore scrisse queste parole per rincuorare e invitare i credenti a 1) trovare protezione nell’Altissimo, 2) confidare nella liberazione dell’Onnipotente e 3) invocare la salvezza del Signore.

1) Trova protezione nell’Altissimo
A partire dal primo versetto e attraverso tutto il salmo, il Signore viene descritto con molte immagini. Egli viene raffigurato come un gigante sotto il quale trovare riparo e stare all’ombra, un rifugio, una fortezza, un volatile che protegge con le sue grandi ali, uno scudo e una corazza. Sappiamo bene che “Dio è Spirito” (Giovanni 4:24) e che egli non ha un corpo né da uomo né da animale e non è né un edificio né un oggetto da combattimento, ma queste illustrazioni aiutano noi credenti a concretizzare, a rendere reale, ciò che il Signore vuole comunicarci riguardo alla sua persona: siccome egli è al di là di ogni nostra umana comprensione, il Creatore si abbassa al nostro livello comunicandoci le sue caratteristiche e azioni attraverso elementi della sua creazione. Il popolo d’Israele sapeva bene cosa volesse dire trovare riparo appena prima di una tempesta di sabbia o riposare sotto l’ombra di una quercia durante un caldo e afoso giorno di pastorizia. Quante volte qui a Roma anche noi abbiamo desiderato trovarci a casa anziché per strada mentre pioveva o grandinava? Quante volte in questi mesi estivi abbiamo intensamente desiderato riposarci davanti a un condizionatore acceso a palla? Il salmista parla ai nostri cuori perché desidera reindirizzarli su Colui che è il riparo più solido e l’ombra più fresca.  

Al v. 2 il salmista parla in prima persona e condivide il rapporto che ha con Yahweh: egli non è solamente Dio, ma il suo Dio. Dio non è un vago rifugio, ma il suo rifugio. Dio non è solamente una fortezza, ma la sua fortezza. Il Dio che il salmista conosce non è un Dio impersonale, lontano e cinico, ma un Dio personale, protettivo come l’aquila con i suoi aquilotti e vicino come la nostra stessa ombra. È il Dio che “[ci] circonda, [ci] sta di fronte e alle spalle, e pone la sua mano su di [noi]” (Salmo 139: 5). È il Padre che si prende cura dei suoi figli come “la pupilla dell’occhio” (Salmo 17:8). Ti invito a chiederti se stai avendo un’intima e personale comunione con il Signore, così profonda da poterlo chiamare tua fortezza, tuo rifugio, tuo scudo e tua corazza. Il popolo d’Israele era solito fare battaglie e guerre e sapeva bene quanto fosse importante per la buona riuscita degli scontri rifugiarsi in una fortezza invalicabile e possedere uno scudo e una corazza resistenti. Ancora una volta il salmista ci invita a reindirizzare i nostri cuori sull’Onnipotente, Colui che è l’unica fortezza eternamente inviolabile e l’invincibile guerriero che ha promesso che combatterà per noi (Esodo 14:14).

Il salmo non vuole sminuire o annullare l’importanza di riposarsi e difendersi con i mezzi che Dio ci dona. È il Signore stesso che nella sua Parola comanda di riposarci e ci esorta a perseverare nelle battaglie spirituali per dare onore e gloria al suo nome.

Il punto focale è in chi riponiamo la nostra prima e ultima fiducia: in noi stessi, nella creazione o nel Creatore? Questa è la domanda da porci e su cui riflettere nelle nostre vite. Domandiamoci sinceramente se ultimamente abbiamo sostituito Dio, consciamente o inconsciamente, con il nostro lavoro sicuro e ben retribuito, la nostra salute sana, la nostra famiglia, i nostri amici o altro. Ricordiamoci che tutto è fragile, cambia ed è per un tempo limitato, mentre Dio è stabile, immutabile ed eterno nella sua persona e nelle sue promesse.

2) Confida nella liberazione dell’Onnipotente
Il credente confida nella liberazione dell’Onnipotente. Nel v. 9 vediamo che è Dio stesso che parla e risponde positivamente alla fede che il salmista ha posto in lui. La fiducia che il salmista pone nel Signore è pratica e non è fatta solamente di parole vuote. Il salmista dice e poi fa. Ha detto che il Signore è il suo rifugio e ha “fatto dell’Altissimo il suo riparo” (91:9). È una fede che entra in azione. Egli confessa con la bocca e crede con il cuore ciò che ha detto. Egli confida nella liberazione dell’Onnipotente perché lo conosce personalmente e sa ciò che può fare. Non è un rito scaramantico, non dice parole pompose o magiche affinché qualcosa avvenga. Dichiara ciò che ha sperimentato vivendo in comunione con l’Altissimo. È un cuore sincero che proclama la potenza di Dio e confida nella sua liberazione.

È importante sottolineare che la liberazione implica uno stato precedente di prigionia e costrizione. Il salmo non afferma che non ci saranno difficoltà ma ci esorta a confidare fermamente che il Signore sarà con noi e ci libererà, secondo la sua volontà, in diversi modi. 

Il salmo parla di una liberazione fisica facendo riferimento alla peste e alla guerra. Portata ai giorni nostri non possiamo non pensare alla pandemia che sta sconvolgendo il mondo da più di un anno. È una buona occasione per ringraziare insieme il Signore per la sua protezione e liberazione. Alcuni di noi hanno contratto il virus soffrendo poco e altri molto, ma solamente per grazia divina, egli ha deciso di liberare queste persone dalla malattia e guarirle utilizzandosi di farmaci, ospedali e cure mediche. Ringraziamolo per la sua protezione e continuiamo a pregare per una totale liberazione. Il salmo ci insegna che l’importante è confidare e sapere che egli può e che nel frattempo dobbiamo continuare a rimanere sottomessi alla sua saggia e sovrana volontà.

Il salmista confida che il Signore lo libererà anche dal timore che si presenterà quando si troverà in situazioni difficili e pericolose (v. 5-6). La paura che prima o poi si presenta nelle incombenze della vita è sostituita dalla pace del Signore. Gesù, Dio incarnato, parlando con i discepoli, promise di dare loro la sua stessa pace, una pace diversa da quella del mondo, una pace che non turba e non porta sgomento al cuore. Una pace che è riservata solamente a coloro che hanno riposto la loro completa fiducia attraverso lo Spirito Santo nel Signore Gesù Cristo e nel Padre, colui che l’ha mandato. Ringraziamo il Signore perché la pace divina “che supera ogni intelligenza, custodirà i [nostri] e i [nostri] pensieri in Cristo Gesù (Filippesi 4: 7) durante gli alti e bassi della vita. 

C’è soprattutto una liberazione spirituale. La Parola afferma chiaramente che ci troveremo a combattere contro le insidie spirituali del diavolo. Egli è il tentatore spirituale più infimo e in questo salmo viene raffigurato come un cacciatore che va a caccia delle sue prede. Egli come dice Pietro nella sua prima lettera “va attorno come un leone ruggente cercando chi possa divorare” (1 Pietro 5: 8). Satana tentò il Signore Gesù Cristo portandolo sul pinnacolo del tempio e gli citò i vv. 11-12 di questo salmo oscurando alcune parole e utilizzandole contro il Figlio di Dio. Il Signore rispose con altrettante parole bibliche, questa volta autentiche, e riuscì per la seconda volta a liberarsi dal laccio del diavolo. Ma sappiamo che questo fu solo l’inizio. Il Signore in persona, come profetizza il salmo e riprendendo Genesi 3:15, con la sua morte e resurrezione camminò sul leone e sulla vipera e schiacciò una volta per tutte il leoncello e il serpente. Egli, attraverso la sua opera salvifica ci ha fatto conoscere la verità e la verità ci ha resi liberi dallo stato di peccatori una volta e per sempre. È questa la liberazione più importante e vitale. Anche se non dovessimo essere liberati dalla malattia, dal pericolo, dalle difficoltà e dalla morte stessa, riposeremmo sicuri nel sapere che per grazia di Dio siamo stati liberati dal peccato che è il male più devastante e pericoloso.

3) Invoca la salvezza del Signore
Negli ultimi versetti è il Signore stesso che parla e conferma ciò che il salmista ha detto. Risponde alla sua fede sincera e gli promette salvezza. La salvezza è promessa a coloro che amano il Signore e conoscono e invocano il suo nome. Conoscere e invocare il nome di Dio vuol dire sapere profondamente chi ti sta davanti, riconoscere chi è il Dio rivelato nelle Scritture e avere con lui un rapporto personale che si fonda sulla fiducia e sulla comunione quotidiana. Solo amando e trascorrendo tempo con Dio saremo in grado di conoscerlo ancora di più e di invocare con potenza il suo nome. Non si tratta di sapere vagamente chi è Dio, ma si tratta di una conoscenza intima che si approfondisce con la lettura della sua Parola, la preghiera e la comunione con la chiesa di Cristo. Questo rapporto così stretto con Dio è un’esclusiva di coloro che il Signore ha deciso di chiamare a sé. I non credenti non conoscono Dio e non potranno mai essere in grado di invocare il suo santo nome. Anzi, il salmista ci parla di un castigo riservato agli empi, coloro che non hanno riposto la loro fiducia in Dio. Essi saranno giustamente puniti per la loro incredulità, mentre i Figli di Dio verranno protetti dal castigo eterno e portati in salvo sulle ali dell’Onnipotente.

In quale categoria ti riconosci? Se sei un credente, rifletti sul rapporto che hai con il tuo Signore. Stai amando sempre di più Dio e approfondendo la conoscenza che hai di lui oppure è da tempo che non invochi sinceramente il suo nome perché il tuo rapporto con lui si è raffreddato e anziché riporre la tua fiducia in lui, la stai riponendo in altri o in altro, come fecero scioccamente i romani?

Se invece sai di non conoscere Dio e di essere nella categoria degli empi che verranno giustamente puniti, Il Signore, nella sua grazia e misericordia, ha deciso di offrire anche a te la salvezza. Infatti, nella lettera ai Romani leggiamo: “Chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvato” (Romani 10:13). Oggi Dio ti offre la salvezza guadagnata attraverso il prezioso sangue del Signore Gesù, colui che si è sacrificato al posto tuo, tu che sei il vero colpevole. Riconosci tu oggi di essere un peccatore che necessita della salvezza di Dio? Pentiti delle tue colpe e riponi la tua fiducia nell’unico Dio mille volte più solido delle mura aureliane e diecimila volte più resistente di Castel Sant’Angelo.

Prima di concludere in preghiera, vorrei invitarvi a riflettere insieme per pochi secondi sull’opera del Signore nelle nostre vite. Ripensiamo a quei momenti difficili della nostra vita dove abbiamo trovato un rifugio sicuro in Dio. Ringraziamolo per le occasioni in cui abbiamo potuto testimoniare della sua fedeltà e della sua liberazione sia nelle nostre vite che nella vita di altri.Lodiamolo e adoriamolo per la sua continua protezione fisica e spirituale. Rinnoviamo la nostra fiducia in lui mentre in questo momento stiamo affrontando prove e difficoltà e impegniamoci a continuare a confidare nella sua vicinanza e protezione.


Grazie a tutti coloro che sostengono la Chiesa Breccia di Roma con le loro offerte.