Un popolo pentito - 2 Samuele 12
Predicatore: Clay Kannard
La settimana scorsa Gioele ci ha esposto la parola di Dio da 2 Samuele capitolo 11. Abbiamo sentito la storia brutale della caduta profonda di Davide nel peccato. Per prima cosa, fallì nel servire il suo popolo come era stato chiamato a fare e per questa mancanza concupì Bat-Seba, moglie di Uria, uno dei suoi soldati. Poi abusò del suo potere di re, facendosi portare a casa Bat-Seba con cui commise adulterio. Questo atto di piacere momentaneo portò a una gravidanza che minacciò la reputazione del Re come servo ubbidiente di Dio. Quindi, Davide cercò di nascondere il suo peccato, ma quando i suoi tentativi iniziali fallirono, il re escogitò inganni più elaborati, fino ad orchestrare l’omicidio di Uria e rubare sua moglie. Il riformatore Giovanni Calvino disse, “Risparmiando sé stesso e rimanendo a casa per stare a suo agio, Davide si gettò nella rete di Satana, e un male portò ad un altro.” Più Davide cercava di nascondere le sue colpe, più le cose peggiorarono. Alla fine, Uria morì e Davide ottenne ciò che voleva, il suo segreto peccaminoso era riuscito a rimanere nascosto e Bat-Seba divenne sua moglie. Ma con una moglie illegittima si presentò il peso di una coscienza colpevole, una vergogna insopportabile e la paura costante di essere scoperto.
Il re secondo il cuore di Dio! Che re grazioso e generoso, lui che aveva accolto e si era preso cura della vedova del suo soldato caduto! Se solo il popolo avessi saputo cosa ha fatto il loro re. Le conseguenze sarebbero state devastanti. Davide mise la sua reputazione prima della sua chiamata a essere il re santo e virtuoso d’Israele. Essere considerato una persona santa era più importante per Davide dell’essere una persona santa.
Sei mai stato colpevole di aver dato più importanza all’essere considerato santo che all’esserlo veramente? Hai mai temuto le conseguenze che verrebbero se finalmente dovessi iniziare a occuparti dei tuoi peccati? Forse stai soffrendo quelle conseguenze ora e ti ricordano sempre quello che hai fatto arrecandoti vergogna. La tua prima risposta è cercare di nascondere il tuo peccato invece di confessarlo?
Qualunque sia il caso, 2 Samuele capitolo 12 è una storia che mostra l'immensa grazia di Dio verso il suo popolo. Ci mostrerà come Dio non permette che il suo nome venga danneggiato e come non permette che il suo popolo venga sepolto nella propria vergogna. 2 Samuele capitolo 12 ci mostra che anche dopo che abbiamo peccato nel peggior modo possibile, la grazia di Dio e la sua misericordia verso il suo popolo non cessano mai. Quindi, apriamo le nostre Bibbie a 2 Samuele 12 e vediamo come Dio ci chiama ad essere un popolo pentito: 1) messi a nudo dalla parola, 2) rivestiti dalla grazia, e 3) ripristinati al servizio.
1. Messi a nudo dalla parola
Nella conclusione del capitolo 11, abbiamo letto che il figlio risultato dell’adulterio era nato. Dal versetto uno di questo capitolo sappiamo che erano passati mesi da quando Davide aveva accolto Bat-Seba in casa sua e sembra che Davide fosse riuscito a spazzare tutto sotto al tappeto. Ma poi il Signore mandò il profeta Natan ad affrontare Davide (1).
Natan racconta questa parabola di un uomo ricco con numerose greggi. Invece di usare uno dei suoi agnelli per sfamare i suoi ospiti, va a rubarne uno da un uomo povero che ne aveva solo uno. E non era solo una agnella qualsiasi. Il versetto 3 ci dice che era un animale domestico! Era come un’altra figlia per lui. Se la portava con sé dappertutto, mangiava lo stesso cibo suo e beveva dalla sua stessa coppa. Io amo il nostro cane Ciccio, come tanti di voi. Spesso scherziamo che è il nostro 5° figlio. Ma non gli permetterei mai di bere dal mio stesso bicchiere: fa schifo come cosa. Però quest’uomo amava la sua agnellina così tanto da farlo.
Questa storia parlò a Davide. Ricordate, questo è l’uomo che veniva chiamato il re pastore. Davide era stato un pastore prima che Dio lo avesse chiamato a servire Saul. Probabilmente era particolarmente affezionato agli agnelli. Forse aveva amato i suoi agnelli con lo stesso affetto dell’uomo povero. Questa storia toccò così tanto con Davide che s’infuriò dell’ingiustizia che gli era stata raccontata. Nel versetto 5 vediamo che nella sua ira Davide dichiarò che l’uomo avido doveva meritare la morte (una pena eccessiva per il suo crimine). Davide allora dichiarò che gli venisse applicata la piena pena per il suo crimine secondo la legge, la restituzione quadrupla di quello che era stato tolto (Es. 22,1). Nella sua condanna iraconda, Davide riconobbe l’ingiustizia e affermò che andava affrontata.
“Tu sei quell’uomo!” dichiarò Natan (7). “Sei stato tu!” In quel momento ogni singola cosa che Davide aveva cercato di nascondere venne esposta dalla Parola di Dio. Ebrei 4,12-13 ci dice che la parola di Dio è più affilata di una spada a doppio taglio. Come il bisturi di un esperto chirurgo, la Parola di Dio si conficcò nel cuore di Davide e tolse ogni suo tentativo di nascondere la sua vergogna e giustificare il suo peccato.
Davide venne messo a nudo dalla Parola di Dio. Nei versetti 7-12 Dio rimproverò Davide chiedendogli perché avesse fatto tutto questo dopo tutto quello che gli era stato dato. Ti ho liberato dai tuoi nemici! Ti ho stabilito come re e ti ho dato il regno. La mia grazia abbonda così tanto che se tu avessi chiesto altro in più, te l’avrei dato. Ma tu hai disprezzato la Parola del Signore. Quello che hai fatto è malvagio. Hai infranto la legge e ucciso uno dei tuoi uomini con la spada del nostro nemico. Ci saranno conseguenze. La spada non si allontanerà mai da casa tua per quello che hai fatto.
Guardate come rispose Davide. Al versetto 13 confessò umilmente “ho peccato contro il Signore! (cit. Salmo 51). Puoi leggere la sua confessione intera nel Salmo 51, una parte del quale abbiamo sentito stasera. Fratelli e sorelle, il pentimento inizia sempre con una confessione umile davanti al Signore. Non giustificando le nostre azioni. Non incolpando gli altri per i nostri fallimenti. Non autogiustificandoci e criticando coloro che Dio sta usando per criticarci in maniera costruttiva. Non inventando scuse o paragonandoci agli altri.
Amici, inizia sempre così – Dio invia sua parola per affrontarci. Lo fa attraverso i mezzi ordinari della grazia, come la predicazione della parola. Lo fa attraverso il suo popolo che ci affronta per il nostro peccato. Lo fa attraverso la Scrittura e lo Spirito Santo che opera per rivelare il nostro peccato. Con un atto di grazia, ci manda la sua parola per metterci a nudo, dicendo “Sei stato tu!”. Come rispondiamo ad essa?
Chiesa, il nome di Dio è troppo santo e il suo amore per suo popolo è troppo grande per lasciare che i nostri peccati vengano ignorati. Come rispondi quando Dio rivela i tuoi peccati? Li nascondi, o li confessi? Siamo chiamati ad essere un popolo che risponde come ha fatto Davide, confessando i nostri peccati e la nostra colpa davanti al Signore. La parola di Dio ci mette a nudo, e lo fa in modo da rivestirci della sua grazia. Questo è il nostro secondo punto.
2. Rivestiti dalla grazia
Dopo esser stato messo a nudo dalla parola di Dio, Davide si rese conto di essere caduto nell'idolatria. Adorava i propri desideri e la propria reputazione, non Dio. Al posto di Dio, pensava che la moglie di un altro uomo avrebbe soddisfatto il desiderio del suo cuore, solo per essere sepolto dalla vergogna. Confessò immediatamente il suo peccato, e Dio risponde immediatamente con grazia. Nel versetto 14 Natan risponde, “II Signore ha perdonato il tuo peccato; tu non morrai.” Invece di venire condannato per i suoi crimini, Davide venne risparmiato. Non avrebbe pagato il costo del suo peccato. Davide viene immediatamente dichiarato perdonato, giustificato immediatamente davanti al Signore.
Amici, notate che non c’è alcun requisito per la penitenza. Non c’è bisogno di smaltire le proprie colpe per sperimentare la grazia di Dio. Davide venne dichiarato innocente; i suoi peccati vennero perdonati (13b). Le conseguenze che si meritava non gli furono applicate. Davide non sarebbe morto. Ma qualcuno doveva morire e sarebbe stato suo figlio (14). Dio promise che il regno di Davide sarebbe stato eterno e perciò un figlio di Davide doveva regnare sul suo trono, ma Dio disse che non sarebbe stato quel figlio. Suo figlio doveva morire come conseguenza dei suoi peccati.
Ma non è stata la morte di quel bambino a salvare Davide. Davide era già stato perdonato. Quel figlio indicava un altro figlio, un altro figlio di Davide, ed è la sua morte sostitutiva ad aver salvato Davide. Questo figlio non sarebbe nato dal peccato, ma dalla potenza dello Spirito di Dio. Sto parlando di Gesù Cristo, il figlio più grande di Davide, che soffrì la morte in croce per sopportare il peccato di Davide e di tutti gli altri peccatori che hanno fede in lui. Puntando gli occhi sulla croce di Gesù Cristo, la parola di Dio inviata e incarnata, vediamo le gravi conseguenze del nostro peccato contro un Dio santo e veniamo messi a nudo. Ma quando ci pentiamo dei nostri peccati, siamo rivestiti della sua giustizia. Siamo rivestiti dalla grazia di Dio. Siamo giustificati davanti a Dio.
Ma fratelli e sorelle, questo non significa che le conseguenze temporali dei nostri peccati vengono annullate. Viviamo nel regno del già e non ancora. Siamo già stati perdonati e giustificati davanti a Dio (già). E questa è una dichiarazione finale. Ma nel “non ancora” continuiamo ad essere santificati mentre lottiamo con il nostro peccato e soffriamo le conseguenze del peccato nel nostro mondo. E aspettiamo per essere glorificati, cioè completamente liberati dagli effetti e dalle conseguenze del peccato e trasformati alla somiglianza di Cristo. Siamo già giustificati, la nostra santificazione è in corso, e saremo glorificati. Quindi chiediamo a Dio di perdonarci ancora, non per essere giustificati di nuovo, ma per camminare davanti a lui con la fiducia che Cristo ha già pagato tutto.
Fratelli e sorelle, Nel ancora le conseguenze temporali del peccato continuano ad avere il loro effetto su di noi. Colpiscono quelli che amiamo e spezzano i nostri cuori. Diventerà sempre più ovvio continuando la nostra serie in 2 Samuele quando vedremo le conseguenze del peccato di Davide sulla sua famiglia. Ma come fece Davide nel versetto 16, possiamo anche noi pregare e chiedere a Dio di alleviare le conseguenze temporali del nostro peccato. Ma se sceglie di non farlo, possiamo trovare consolazione nel fatto che siamo stati alleviati dalle conseguenze eterne del nostro peccato, dal fatto che Dio è fedele alla sua parola, che siamo stati rivestiti della sua grazia. Cioè una grazia che ci sostiene nelle conseguenze temporali.
3. Ripristinati al servizio
Finalmente liberato dal peso del suo peccato e rivestito della grazia di Dio, Davide fu ripristinato al suo servizio come marito e re. Il versetto 23 ci dice che anche se Dio non risparmiò suo figlio, Davide sapeva che sarebbe stato di nuovo con lui un giorno e trovò consolazione in questo. Consolato dalla grazia di Dio, Davide era capace di consolare sua moglie. Bat-Seba partorì a Davide un Figlio e lo chiamarono Salomone, che significa “pace di Dio”, o “ristorazione di Dio”. Dio diede un nuovo nome al figlio, Iedidia, che significa “diletto del Signore”. Adesso, liberati dalla vergogna, Davide e Bat-Seba potevano guardare quel figlio ed essere consolati, sapendo che nonostante le conseguenze, Dio è fedele alle sue promesse. Dio aveva redento la situazione per amore del suo nome, e aveva provveduto a un figlio che si sarebbe seduto sul trono.
Chiesa, anche noi essendo liberi dalla nostra vergogna possiamo guardare il figlio di Dio ed essere consolati dalla sua fedeltà e grazia e verso di noi. Troveremo consolazione mentre affrontiamo le conseguenze temporali del peccato. Allora saremo capaci di consolarci a vicenda. In quanto, come suoi diletti, saremo testimonianza di un popolo restaurato a Dio e in pace con Lui. Possiamo proclamare che la misericordia di Dio è sempre più grande dei nostri peccati. In una città che non comprende la grazia, possiamo mostrare che la grazia di Dio non viene donata dopo aver sofferto le conseguenze temporali del nostro peccato, o in qualche posto chiamato purgatorio, ma che è una grazia già ricevuta per fede e che ci sostiene nelle conseguenze temporali del peccato.
In conclusione, questa storia iniziò nel capitolo 11 con Davide che trascurò i suoi doveri regali. Nei versetti 26-28 finisce con Ioab che chiama Davide al campo di battaglia, per guidare il suo popolo alla vittoria, proprio come dovrebbe fare un re. Prima che Davide potesse adempiere la chiamata di Dio per la sua vita, si doveva occupare del proprio peccato. Non poteva guidare il popolo di Dio in battaglia portando il peso del peccato e della vergogna. Non poteva testimoniare alle nazioni della grazia e misericordia di Dio, se lui stesso non avesse sperimentato personalmente la grazia e la misericordia di Dio. Non sarebbe mai stato un re per le nazioni, comportandosi come gli altri re delle nazioni. Si pentì, gli fu ricordata la grazia di Dio, fu ripristinato al servizio e iniziò a comportarsi di nuovo come un re. David non perse la sua chiamata. Non perse il suo favore. E Dio gli diede comunque la vittoria.
Fratelli e sorelle, Dio ci ha chiamati a essere il suo popolo regale a Roma, e questa chiamata include l’affrontare il nostro peccato. Il rischio del nostro servizio in questa città sarà troppo grande se i nostri peccati verranno lasciati irrisolti. Il rischio non è per la nostra reputazione, ma per la reputazione dell’evangelo in questa città. Per la gloria del suo nome e per il suo amore verso i suoi figli, Dio non permetterà che continuiamo nel nostro peccato per sempre. Uno stile di vita basato sul pentimento è necessario per un servizio fedele.
Dopo il suo pellegrinaggio in questa città, e dopo aver visto con i propri occhi l’incomprensione del vero pentimento nel sistema cattolico romano, Martin Lutero scrisse le sue 95 Tesi. La prima dice:
“Il Signore e maestro Gesù Cristo, dicendo: “Fate penitenza”, volle che tutta la vita dei fedeli fosse un sacro pentimento.”
Essere un popolo pentito non significa che siamo un popolo che non pecca mai, ma che siamo un popolo che accoglie la Parola di Dio che ci mette a nudo e che ci invita a pentirci dei nostri peccati, ricordando come ci ha rivestito della sua grazia. La confessione dei nostri peccati non termina il nostro servizio come testimoni di Dio, ma lo ripristina. Solo allora potremo continuare ad essere al suo servizio e proclamare la gioia della salvezza di Dio a Roma, come fece Davide in numerosi dei suoi Salmi. Andate a leggere Salmo 32 questa settimana e notate la gioia di Davide dopo essere stato ripreso e perdonato. Come disse Giovanni Calvino,
“Non c’è nulla di meglio di quando Dio ci manda messaggeri della sua ira. Perché solo allora può farci sentire la sua misericordia e cessare di godere dei nostri peccati…”
Amici, nel vangelo di Luca 8:17 leggiamo le parole di Cristo il quale disse: “poiché non c’è nulla di nascosto che non debba essere conosciuto e venire alla luce.” Questo vi spaventa o vi fa gioire? La parola di Dio mette a nudo il tuo peccato e ti invita a confessare la colpa davanti a lui. Oltre alla fede in Cristo per salvarti, non c’è consolazione per te ora, o nell’eternità. Lascia che la bontà di Dio ti porti al pentimento e guarda a colui che morì affinché tu potessi vivere.
Preghiamo
Signore, preghiamo che possiamo essere un popolo pronto al pentimento. Che possiamo gioire del fatto che Tu non ci hai abbandonati ai nostri peccati. Signore, grazie per la tua bontà che ci chiama al pentimento. Mettici a nudo con la tua parola e portarci a confessare i nostri peccati senza cercare di nasconderli. Che possiamo gioire nell’essere perdonati e rivestiti della Tua grazia e la giustizia di Cristo, e consolati dal tuo amore. Che Tu possa ristorare la nostra testimonianza e usarci per la tua gloria in questa città. Amen.
Bibliografia
Chester, Tim. 2 Samuel for You. Ed. Carl Laferton. The Good Book Company, 2017. Print. God’s Word for You.; Phillips, Richard D. 2 Samuel. Ed. Richard D. Phillips, Philip Graham Ryken, and Iain M. Duguid. Phillipsburg, NJ: P&R Publishing, 2018. Print. Reformed Expository Commentary.