Anche se non arrivati - 2 Samuele 24,1-25
Predicatore: Leonardo De Chirico
“E vissero felici e contenti”. Si concludono così le favole. Visto che i due libri di Samuele non sono una favola, la loro storia non si conclude così. Infatti, finisce con un’ennesima emergenza, grazie a Dio risolta, ma pur sempre grave. Questi due libri hanno raccontato come il piano di Dio si sviluppa nelle tragedie della vita di un popolo, stabilendo un regno che inizia ad assomigliare ad un modo di vivere giusto e aprendo la strada all’attesa di un regno futuro (quello del re Gesù Cristo) che realizzerà pienamente quello che il regno di Davide ha solo iniziato a produrre, in forme provvisorie e lacunose.
La storia di Samuele era iniziata con una donna (Anna) che piange e che prega e si conclude con un uomo (Davide) che si pente e che prega. Molte cose sono cambiate, ma non si può dire certo che tutto sia risolto. I libri di Samuele sono un anello in una collana: la allunga di un pezzo ma ancora non la chiude. Per completarla ci sarà bisogno di altri anelli e soprattutto dell’anello di Gesù Cristo che dà senso al tutto. In questo ultimo capitolo con cui il libro si congeda, ci sono tre verità che la storia ci consegna e che ci aiutano a proseguire la nostra storia con fede, speranza ed impegno.
1. Dio rimane sempre il protagonista della storia
L’ultimo episodio del libro ha ancora Dio al centro. L’iniziativa di Davide di fare un censimento suscita l’ira di Dio. Nel testo parallelo di 1 Cronache 21,1 si dice che la spinta a Davide sia venuta da Satana stesso. Satana istigò Davide a contare i soldati. Nella sua sovranità, Dio permette questa tentazione che diventa una prova per Davide, tanto da trasformarsi in un’occasione di caduta per lui. Il punto è che Satana si era attivato, Dio aveva permesso e Davide era caduto.
Noi non capiamo sino in fondo cosa accade dietro le quinte della storia. Un’altra storia importante della Bibbia, quella di Giobbe, ci dice che nessuno aveva capito quello che stava succedendo al povero Giobbe. Nessuno sapeva di tutte le conversazioni tra Dio e Satana che avevano per oggetto Giobbe. Qui abbiamo un altro esempio di una cosa che accade dietro le quinte della sfera celeste: una iniziativa originata da Satana, ma comunque filtrata da Dio, che poi impatta la vita del popolo.
Anche se non capiamo esattamente le dinamiche di ciò che ci accade, qualunque cosa accade a noi, è filtrata da Dio, è permessa da Dio, è governata da Dio, è gestita da Dio, anche quando prevede la caduta, la sofferenza, lo stravolgimento dei nostri piani e noi non capiamo cosa e perché succede. Non c’è niente che sfugge alla provvidenza di Dio. Qual è l’origine della guerra all’Ucraina? Sì, c’è Putin, c’è Zelensky, c’è la NATO, ma cosa c’è dietro? E’ tragica, è drammatica, è dolorosa, è diabolica, ma anche questa guerra è passata dal vaglio divino che l’ha permessa. Perché? Non lo sappiamo fino in fondo. Il libro di Samuele si conclude con una decisione dissennata originata da Satana e compiuta da Davide, ma filtrata da Dio. Dio non perde il controllo, mai. Dio non è preso di sorpresa, mai. Nella nostra confusione e perplessità, Dio tiene il timone saldamente in mano. Qualunque cosa accada nella nostra vita, fermiamoci e diciamo: “Signore, non capisco e soffro, ma so che tu l’hai passata al vaglio e l’hai permessa. Non so perché, ma Tu lo sai e questo mi basta, per ora”. Trova riposo nel fatto che tutto quello che accade è autorizzato da Dio perché vi sia qualcosa che Gli porti gloria.
2. Dio non riduce mai la sua avversione al peccato
Il permesso di Dio e la provvidenza di Dio su tutto ciò che accade nulla tolgono alla responsabilità di Davide di voler fare il censimento. Il capitolo precedente ha descritto i soldati valorosi d’Israele. Davide ne aveva di molti che si erano distinti e grazie ai quali aveva vinto importanti battaglie. Perché fare un censimento? Forse per avere più soldi in tasse: tutte le volte che lo stato conta i suoi cittadini è per fare cassa. Forse per preparare una guerra di invasione e per contare le forze vista di una campagna militare (v.9). Sicuramente per accentrare potere. In ogni caso, quello che sappiamo è che è un peccato per Dio. Nonostante tutte le prove della fedeltà del Signore, Davide non ha ancora pienamente imparato a fidarsi di Dio e a rimanere sui binari della fedeltà. E’ ancora irrequieto, mosso da pulsioni non domate. Ioab cerca di farlo ragionare (v.3), ma non c’è niente da fare. Davide si irrigidisce. Quante volte le persone intorno a noi cercano di farci riflettere sulle nostre scelte sbagliate, ma noi rimaniamo duri e respingiamo il consiglio fraterno.
Davide ha fatto un lungo cammino col Signore, ma la volontà di potenza, l’autonomia, la testardaggine sono ancora tentazioni aperte. E’ un uomo di Dio maturo, ma sempre fragile nel resistere al peccato. E’ solido spiritualmente, ma ancora fragile nel discernimento e nel respingimento delle sirene del peccato. I sistemi difensivi dalle tentazioni sono deboli e hanno ancora buchi pericolosi. In questo caso la sua regalità è eccessiva e peccaminosa. Dio odia il peccato e sempre lo farà. Egli non diventa più tollerante o meno esigente. Dio non cambia su questo. Egli è santo e il nostro peccato lo offende, sempre. Noi dobbiamo sempre combattere le tentazioni, mai rilassarci nella lotta contro il peccato, mai auto-giustificarci per coprire le nostre colpe, sempre ascoltare chi Dio ci mette accanto per vedere ciò che noi non vediamo.
Non solo Dio non riduce la sua avversione al peccato, ma il peccato ha sempre delle conseguenze. Non accade e basta, ma accade e ha delle conseguenze negative inevitabili. Forse noi non capiamo bene il cuore di Dio e ci piace solo sottolinearne la bontà o la pazienza. Eppure il cuore di Dio è anche irato contro il peccato e l’ira di Dio contro il peccato esige che vi sia una riparazione. La nostra cultura non ha la grammatica minima per capire come funziona il cuore di Dio. Ci piacciono i tratti che ci appaiono “morbidi”, non quelli che a noi sembrano “duri”. Eppure Dio è Dio nei termini di Dio e sempre rimarrà così. Con Lui faremo sempre i conti e Lui terrà sempre contro il nostro peccato, spronandoci a non cedere alle tentazioni.
3. Dio offre ancora una via d’uscita
Nella sua grazia Dio persiste con Davide. Pur essendo adirato contro il peccato di Davide e dovendo il peccato avere delle conseguenze, Dio manda il profeta Gad a parlargli. Dopo Ioab che aveva cercato di fermarlo, ora Gad gli annuncia il giudizio, ma anche la possibilità di superare la rottura con Dio. Davide riconosce di avere sbagliato (v.10 e 17). Con Ioab si era irrigidito, ora si scioglie nel pentimento. Il pentimento è la chiave della guarigione e della ripartenza. Anche per noi è così. Finché rimaniamo duri e indisponibili, rimaniamo nel nostro mondo malato e che peggiora. Quando invece riconosciamo di avere peccato, ecco che si aprono le strade del rilancio. Il peccato di Davide riceverà una punizione, ma dopo questa ci sarà una via di uscita. Questo è il senso dell’espressione che dice che Dio si “pentì” (v.15). Non che Dio cambia idea, ma che la giusta esecuzione del giudizio contro il peccato è accompagnata dalla misericordia di Dio che “limita” il giudizio e risparmia Davide e gran parte del popolo. Il giudizio durerà tre giorni (v.13) e poi ci sarà vita per gli scampati.
Al centro della riparazione c’è il sacrificio di un animale (v.18). Anche questa è una legge divina. Il perdono di Dio passa dall’offerta di un sacrificio. Davide lo vuole pagare perché è stato lui la causa del peccato. Tutto questo ci fa vedere in anticipo quello che sarebbe accaduto molti anni dopo. Il re Gesù avrebbe pagato Lui stesso per i peccati non suoi, ma nostri. La sua morte al posto nostro sarebbe durata tre giorni. Alla fine dei tre giorni sarebbe tornato in vita anticipando la vita di gloria di tutti quelli che avrebbero creduto in Lui. Grazie al sacrificio sostitutivo di Gesù, l’ira di Dio Padre è placata (v.25) perché il suo giusto giudizio è passato su suo Figlio invece che su noi. A noi non è costato niente, a Gesù è costata la vita: la sua vita per la nostra. Il re Davide ha portato il suo popolo sin qui, tra alti e bassi. Negli alti e bassi della nostra vita, grazie a Dio, c’è speranza. Perché Dio è Dio niente accade per caso. Perché Dio è Dio, combattiamo contro il nostro peccato. Perché Dio è Dio, apriamoci alla vita che il Re Gesù dona a quelli che credono in Lui. Per persone pentite e credenti, nel regno di Dio ci sarà sempre speranza.