Ecclesiaste 2,22-24 - Lavoro enigmatico

 
 

“Che profitto trae l’uomo da tutto il suo lavoro”

Avete mai provato a fare il cubo di Rubik? Come molti di voi sanno, lo scopo di questo rompicapo è quello di fare in modo che ogni faccia abbia lo stesso colore del quadratino centrale di ogni lato. Esistono 43 miliardi di miliardi di combinazioni che il cubo può assumere e quindi per poter riuscire a terminare questo gioco enigmatico c’è la necessità di utilizzare diverse tecniche e strategie. Una di queste consiste nel cominciare il gioco da uno dei suoi 6 lati creando una croce che abbia tutti i suoi angoli del colore giusto. (Come ho provato a fare io). Dopo aver ottenuto questa croce, andare avanti diventa molto più semplice, il cubo inizia ad avere un senso ed in una certa maniera sei già a metà dell’opera. Ma cosa accadrebbe se rimescolassi tutto? Non avrei più un modo per andare avanti nella soluzione del mio rompicapo. Tutto tornerebbe stranamente confuso ed enigmatico.

In un certo modo, quello che succede a noi oggi attraverso questo testo è molto simile. In quest’ultima serie di predicazioni nella nostra chiesa, abbiamo cercato di comprendere il lavoro. Abbiamo indagato per capire gli aspetti del lavoro alla luce della Parola di Dio. Dopo diverse domeniche siamo giunti al punto di cominciare a dare un senso al lavoro, come in un cubo di Rubik, abbiamo creato una croce su un lato di questo argomento complesso per poterne poi risolvere gli enigmi. Ma il testo di oggi ci lascia per un attimo confusi. L’Ecclesiaste piomba in profondità nelle nostre riflessioni sul lavoro, prende le nostre idee e rimescola le caselle del rompicapo. L’autore di questo fantastico libro della Bibbia riconosce la fatica del lavoro, riconosce le preoccupazioni, riconosce la pesantezza e l’insoddisfazione delle nostre chiamate, e decide di rimescolare le nostre convinzioni, bloccando il nostro avanzare e le nostre riflessioni per porci una domanda profonda: “Qual è il risultato di tutti i tuoi sforzi lavorativi?”, “Qual è il profitto del tuo lavoro?”. Questa è una questione fondamentale per ognuno di noi, lavoratori secolari e servitori a tempo pieno, mamme e studenti, meccanici e professori, disoccupati o lavoratori a tempo indeterminato.

L’Ecclesiaste domandandosi qual è il profitto di tutto questo lavorare e di tutto questo soffrire, non fa altro che descrivere le conseguenze di un lavoro corrotto dal peccato dell’uomo. Questo lavoro corrotto è qualcosa di temporaneo (sotto il sole 2:22), di non apprezzato (2:18) e nel quale l’uomo sperimenta l’ingiustizia. Un Lavoro attraverso il quale, i cristiani provano le benedizioni di Dio ma anche la sofferenza, frutto della caduta di Adamo. Come lavoratori, quando pensiamo al profitto del lavoro, ci concentriamo subito sull’aspetto della nostra efficienza, sull’aspetto salariale e sulla nostra qualità della vita. Dimentichiamo però che stiamo parlando di un lavoro corrotto che, insieme ad una retribuzione spesso inadeguata, non manca di arrecarci un profitto fatto di frustrazione, sofferenza ed insoddisfazione.

Vogliamo quindi cogliere questo pensiero dell’Ecclesiaste per riflettere insieme oggi su 3 aspetti che possiamo dedurre da questo testo. Vedremo insieme 3 affermazioni che caratterizzano il lavoro enigmatico e che hanno a che fare con le nostre vite: (il lavoro) Non definisce quanto vali, (il lavoro) Non garantisce la tua vita, (il lavoro) Spinge a trovare riposo in Gesù Cristo.

-       Non definisce quanto vali (2:22)

Come lavoratori tendiamo a permettere al lavoro ed al profitto che riceviamo da esso di definire ciò che siamo e quanto valiamo. Dio ha chiamato la sua chiesa e quindi i suoi figli a rispondere a chiamate e vocazioni lavorative differenti. Molti di noi sono chiamati ad un lavoro secolare, altri sono coinvolti in un ministero full time per la chiesa, qualcun’altro e immerso nella sfida della bivocazionalità ed altri ancora stanno vivendo la battaglia della mancanza di un lavoro. Qui in Italia e qui in questa città così complessa, forse non hai mai avuto la sensazione di poter scegliere la tua condizione lavorativa e probabilmente è proprio così. Ma, posso assicurarti con certezza che la chiamata lavorativa di Dio per te è esattamente quella che stai vivendo ora. Non conosciamo i piani di Dio, non conosciamo i suoi progetti per le nostre vite ma ciò di cui possiamo essere sicuri è che oggi tu sei perfettamente nel posto e nella condizione che Lui ha prestabilito dall’eternità. Siamo Studenti, Mamme, Professori, Ingeneri, Giornalisti, Disoccupati, Meccanici, Missionari, Medici, Operai, Infermieri, Assistenti, tutti nell’esatto e perfetto posto e ruolo di servizio che Dio ha prestabilito per oggi. Sei d’accordo con me su questo? Tuttavia, la nostra società ha assimilato dal proprio peccato un’idea di valore della chiamata lavorativa distorta. Se ci pensi bene intorno a noi un lavoro ben pagato è sempre visto in maniera molto diversa da uno più umile. Il lavoro intellettuale riceve sempre una più elevata considerazione di quello manuale, ma dall’altra parte non producendo nulla di pratico e tangibile, il lavoro intellettuale ha difficolta a ricevere il suo riconoscimento ed i suoi compensi. I medici lamentano dei tanti anni spesi all’università, e gli infermieri preparati invidiano le posizioni di dirigenza e così via. Tutto questo non risparmia neanche la chiesa dove alcuni, messi di fianco a servitori con più tempo o più risorse, si lasciano convincere dal proprio peccato di essere dei servitori di Serie B, e dove, servitori che hanno lasciato tutto per seguire una vocazione full time si lasciano convincere dal loro cuore di non essere degni di una chiamata così complessa e senza risultati facili. Ogni lavoro ti grida che non vali niente. Il profitto di questo lavoro distorto per ognuno di noi è un salario di frustrazione, depressione e senso di essere l’uomo sbagliato nel posto sbagliato. L’Ecclesiaste però ci porta a riflettere su quanto sia assurdo lasciare che il Lavoro così corrotto dal peccato possa definire il nostro valore. Quando guardi le chiamate degli altri cosa pensi della tua? Soffrì, sei invidioso?  Quando sei nel tuo posto di lavoro come immagini la condizione dei tuoi fratelli e delle tue sorelle? Ascolta bene, non è il tipo di chiamata che hai ricevuto a darti valore ma Colui che ti ha chiamato è ciò ti dà valore. In Gesù Cristo abbiamo ricevuto la chiamata più importante dell’eternità, la chiamata ad essere figli di Dio. Siamo stati chiamati a vivere vite che riflettano Gesù Cristo. Per Gesù tu vali così tanto da aver pagato con la morte per il tuo peccato. Chi è il lavoro per sminuire ciò che Dio ha reso Santo in Gesù Cristo? Su quale base definisci il tuo valore, su Quale base definisci il valore ti chi ti sta attorno

-       Non garantisce la tua vita (2:23)

Il lavoro per quanto possa essere necessario e drammaticamente importante per le nostre vite non potrà mai essere il garante della tua vita. Dio ha chiamato i suoi figli ad essere saggi, ad essere delle luci nel posto di lavoro, ci ha chiamato a lavorare duramente, in maniera esemplare. Dio ci ha chiamati a glorificarlo attraverso di esso, tuttavia ci ha sempre ammoniti dal far diventare il nostro lavoro un vero e proprio idolo. Nella cultura evangelica che ci circonda siamo cresciuti immaginando l’idolo del lavoro come a qualcosa di molto lontano da noi. Abbiamo giustificato per anni i nostri atteggiamenti egoistici, mascherandoli da saggezza e voglia di stabilità per le nostre vite e magari per il nostro servizio. Come popolo di Dio immaginiamo chi cadeva in questa forma di idolatria come ad uno stakanovista impettito, schiavo consenziente di una chiamata lavorativa nella quale abusa di sé stesso. Ma sbagliamo, non è mai così. Quando pensiamo all’idolo del lavoro, dobbiamo ricordare che è qualcosa che ci riguarda da molto vicino. L’idolo del lavoro, infatti, non è un lavorare troppo, ma è la paura di rimanerne senza o di non averne abbastanza. Quando è il lavoro a decidere la tua gioia o la tua amarezza durante i tuoi giorni, se il tuo cuore non ha posa, allora c’è un evidente problema di idolatria. Cosa può permettersi di fare il lavoro nella tua vita? qual è il suo potere sulla tua vita? Se hai messo il tuo servizio per la chiesa in Stand-by in attesa del lavoro che desideri o di uno migliore in cui sarai più stabile, allora stai considerando Dio ad un livello inferiore al tuo lavoro ed alle tue sicurezze. Se voli come un aquilone spinto dal vento su e giù per questa città o per questa nazione alla ricerca di un contratto che ti dia la vera stabilità lavorativa. FERMATI. Solo in Gesù Cristo puoi trovare la vera stabilità. Il lavoro per quanto possa essere ben pagato, con contratti nazionali, indeterminati e stabili non è che vanità davanti al Dio tre volte Santo. In chi stai confidando per il tuo futuro? Cosa se disposto a rischiare per rispondere alla chiamata di essere servi totali di Gesù Cristo. Dio in Gesù Cristo ci ha garantito la vita eterna. In Gesù Cristo possiamo vivere senza la paura, come lavoratori incerti ma stabili in Gesù Cristo. In Gesù Cristo possiamo affrontare la disoccupazione, la sofferenza, il lavoro duro, la fatica e le ingiustizie sapendo che Lui ha promesso che non farà mai mancare nulla hai suoi figli. Chi è il tuo garante? In chi stai confidando?

-       Spinge a trovare riposo in Gesù Cristo (2:24)

L’Ecclesiaste ci porta al nostro terzo punto con un’affermazione straordinaria al versetto 24. Non importa quale sia il tuo lavoro o quanto sia faticosa la tua giornata, in Dio ed attraverso la sua mano troverai il vero riposo. Non c’è altra strada, non c’è altro sistema. In Gesù Cristo possiamo davvero godere di tutte le benedizioni che sono attorno a questo lavoro enigmatico. Dio non ci ha chiamato a perdere la testa davanti al lavoro, non ci ha lasciati a soffrire mentre siamo Luce in questa oscurità, ma ci ha donato pace ed il vero riposo in Gesù Cristo. Come per il cubo di Rubik, attraverso la croce, Gesù Cristo ha già risolto questo lavoro Enigmatico, ha sconfitto il peccato e quando tornerà ristabilirà il lavoro così come fu creato. In lui possiamo esser certi che troveremo la pace per il cuore afflitto, in Lui le mani stanche trovano Riposo. Dio è il Dio di ogni cosa ed in Lui anche il lavoro più duro, pesante, ingiusto e senza futuro trova senso e ristoro. In cosa pensi che troverai il vero riposo? In una settimana di vacanze in più? In una vita diversa? Solo in Gesù Cristo puoi trovare riposo. Approfittiamo di questa giornata per alzare le nostre teste e per smettere di fissare il nostro sguardo su un lavoro Enigmatico che non ha senso davanti al Dio così straordinario. Puntiamo il nostro sguardo a Cristo. Approfitta di una giornata come questa domenica del rifugiato per ricordare che lo scopo del tuo lavoro è quello di servire Dio ed il tuo prossimo.

-Gioele Di Bartolomeo