Neemia 2:1-6,11-17; 4:16-18; 5:14-16 - Lavoro previdente
Stiamo proseguendo questa serie sul tema del lavoro. Stiamo cercando di analizzare questo argomento utilizzando la Bibbia. Vogliamo provare attraverso le storie di lavoro di questi uomini ad unire i puntini per cercare di vedere l’immagine biblica del lavoro. Oggi vedremo insieme il lavoro previdente. Lo facciamo attraverso il libro di Neemia.
Secondo un articolo del “Sole 24h”, un quotidiano di economia e finanza, uno dei requisiti più richiesti dalle persone in cerca di occupazione e dai lavoratori in generale è la stabilità lavorativa. Nonostante il mondo del lavoro sia ormai buio, spezzato, corrotto e senza nulla di certo, la stabilità rimane uno di quei requisiti dei quali siamo costantemente in cerca. Nella società di oggi, infatti, senza una stabilità lavorativa non puoi accedere a prestiti, non puoi acquistare una casa o un’auto, non puoi mettere le basi per una vita matrimoniale e né tanto meno progettare di aprirsi alla genitorialità. I nostri papà ci hanno detto mille volte “Studia, sii previdente così avrai un buon lavoro”. Non puoi fare altro nella tua vita se non di cercare di essere previdente nel cercare un lavoro che ti faccia dormire sereno, non puoi fare altro che essere previdente nel tenerti stretto il tuo lavoro o nel provare a fare un Upgrade con qualcosa di ancora migliore. Per avere stabilità devi lavorare in modo previdente, devi essere pronto ai cambi di fronte, ai compromessi, devi essere pronto a chiudere un occhio davanti all’illegalità che ti circonda. Questa è l’immagine decaduta del lavoro previdente che viviamo nella nostra città.
Ora, la storia che abbiamo che abbiamo letto ci racconta di Neemia, un ebreo che viveva molto lontano da Gerusalemme. Coppiere alla tavola del Re Artaserese, viveva la sua chiamata lavorativa in maniera diligente e lodata. Era il periodo in cui, dopo 70 anni di Esilio, al popolo di Israele era stato permesso di tornare a casa, ma ciò che trovarono fu una città completamente da ricostruire. Quando Neemia seppe di questa condizione, si rattristò profondamente e dopo aver pregato il Signore, chiese al Re la concessione di andare a ricostruire le mura di Gerusalemme. Ottenuto il permesso Neemia si diede subito da fare. Non fu per nulla facile, la città era circondata da nemici pronti ad attaccare ed a scoraggiare ogni piccolo spostamento di pietra. Tuttavia, Neemia non si perse d’animo, studiò il lavoro, evitò i tranelli, animò il popolo e lo guidò in questo servizio pericoloso in maniera saggia e previdente tale da dover lavorare tenendo sempre la spada in mano. Il suo lavoro ebbe successo e Neemia non tenne alcun profitto da questo lavoro. Nonostante le minacce e gli inganni dei nemici, il popolo poté festeggiare la ricostruzione delle mura dando gloria al Dio Eterno.
Dalla storia di Neemia vogliamo imparare il vero significato di lavoro previdente. Un lavoro previdente nell’instabilità, un lavoro che progetta in vista del domani, che crede e che si prodiga per qualcosa di un valore più grande della propria stabilità. Vogliamo quindi vedere insieme tre aspetti del vero lavoro previdente.
Non solo per oggi, ma in vista del domani, Non solo per sé, ma per la città di Dio, Non solo parlando, ma dando l’esempio.
Non solo per oggi, ma in vista del domani (2:17) “venite ricostruiremo le mura e non saremo più nella vergogna”
Attraverso l’esperienza di Neemia, Dio ci chiama a comprendere come il lavoro non deve solo pensare all’oggi ma anche al domani. Neemia era un lavoratore, con una mansione pratica, in una città straniera, al servizio di un Re straniero. Il suo oggi era caratterizzato da un lavoro senza scelta, instabile, sottomesso, senza possibilità di crescita o di cambiamento, in una continua tensione ed assoggettato al volere assoluto del Re. Per Neemia sbagliare qualcosa nel suo lavoro avrebbe significato non solo perdere il lavoro, ma la vita stessa. Contrariare il proprio capo o farsi trovare mancante nel proprio compito avrebbe avuto conseguenze irreparabili. Neemia non era un profeta, non era un insegnante o un pastore, era un coppiere, e conscio delle difficoltà e della precarietà del suo lavoro, era un uomo con un cuore piegato alla volontà di Dio e previdente nella preghiera. Neemia ardeva di amore per il regno di Dio, e lavorava con il cuore piegato dalla tristezza della condizione della città del popolo di Dio. Attraverso la preghiera, Neemia era pronto a rischiare il suo lavoro presente, la sua vita, per andare a ricostruire le mura di Gerusalemme, di una città ormai vuota ed in rovina, ma un investimento per un futuro che permetta al popolo di Israele di rientrare nella propria città e di ricominciare a lodare e servire il Dio Eterno. Lui lo fece ed il Signore benedisse il suo lavoro. Anche tu oggi probabilmente vivi una condizione di rischio in qualche modo simile a quella di Neemia. Per grazia, qui nella nostra nazione e nel tuo lavoro non corri il rischio di essere decapitato, ma senti nelle decisioni del tuo superiore o della tua clientela fluttuante la capacità di poterti togliere la vita. Come per Neemia significava perdere la vita, così anche per noi perdere il proprio lavoro, per quanto scarso ed insensato possa essere, significherebbe perdere la possibilità di vivere una vita degna di essere vissuta. Il rischio di perdere il lavoro o di chiudere la propria attività è una paura che alimenta il nostro presente e ci fa sentire ingabbiati in un presente di timore e di immobilità. Ma Dio attraverso il sacrificio di Gesù Cristo per i nostri peccati ci ha chiamati ad essere un popolo di lavoratori previdenti nella preghiera, che si preparano a rispondere della propria speranza, che non temono il presente e che guardano al futuro della chiesa. Non importa quanto sia precario, triste, inappagante o pesante il tuo lavoro. Dio ti ha chiamato ad essere pronto a costruire per il futuro, ti ha chiamato a vivere in maniera totale nella società, nel tuo lavoro secolare, nella tua precarietà, pronto a rispondere al Dio tre volte Santo con una chiara visione del sicuro futuro di Gloria nel ritorno di Gesù Cristo. Sei pronto a costruire per il futuro?
Non solo per sé, ma per la città di Dio (4:17) “con una mano lavoravano e con l’altra tenevano la loro arma”
Neemia fu pronto a fare una scelta che non avrebbe in alcun modo condizionato la sua situazione lavorativa. Partire per la costruzione delle mura non significò per lui abbandonare finalmente un lavoro poco attraente o poco intrigante per cominciare qualcosa di più onorevole. Non significò finalmente poter fare “quello che ho sempre sognato”. Neemia lascio il suo compito con la promessa di ritornare entro un determinato periodo. Neemia era pronto a rischiare la sua vita per un lavoro del quale avrebbero goduto altre persone. Le mura sarebbero servite per stabilizzare la città, per permettere al popolo di tornare alla parola di Dio attraverso la predicazione di Esdra suo contemporaneo, ma lui sarebbe tornato a Susa nel palazzo del Re. Quello che Neemia aveva deciso di fare era un lavoro pericoloso, da organizzare fino al più piccolo dettaglio, un lavoro sotto la continua minaccia di un attacco imminente tale da costringere i costruttori a lavorare con la cazzuola in una mano e la spada nell’altra. Questo è il lavoro previdente. Un lavoro che non si cura del proprio interesse, ma che con gli occhi puntati al bene del popolo di Dio si equipaggia di una doppia visione. Una visione lavorativa, onesta, integra ed esemplare della propria chiamata professionale ed una
visione ecclesiale chiara, coinvolta e pronta a combattere. Un lavoro che non costruisce solo per il proprio diletto o per la propria crescita ma che si arma, pronto a adoperarsi per i bisogni del popolo di Dio. Quando pensi al tuo lavoro, per chi stai costruendo? Il mondo del lavoro che cui circonda ed il nostro peccato plasma il nostro cervello verso dei pensieri egoistici. Siamo diventati bravissimi a giustificare e scusare i nostri desideri personali e le nostre aspirazioni. Tingiamo di ponderatezza le nostre paure, mascheriamo di “non posso” i nostri “non voglio”. Ma se sei qui adesso e se stai ascoltando questa parola è perché Dio ti sta chiamando a vivere il lavoro non più per te stesso ma per la Sua Gloria. Non più per il tuo bene, ma per il bene del Popolo di Dio, per il bene della Chiesa, per il bene della tua città e del tuo prossimo. Attraverso il sacrificio di Gesù Cristo sei stato chiamato qui a Roma ad una vita lavorativa rinnovata, previdente per i bisogni degli altri e per l’avanzamento della Chiesa. Dio ti chiama ad essere pronto, ti chiama a prepararti alla tu chiamata lavorativa pronto e sensibile ai bisogni della chiesa di Cristo. Sei pronto a lavorare per la città di Dio.
Non solo parlando, ma dando l’esempio. (2:4) “Che cosa domandi?” (5:15) “io non ho fatto così perché ho avuto timor di Dio”
Quando Neemia seppe della condizione delle mura di Gerusalemme sicuramente non era in una condizione lavorativa nella quale poteva chiedere un’aspettativa o un periodo di ferie. Come detto poco fa il suo era un lavoro a senso unico, nel quale non c’era nessun margine di movimento. Tuttavia, Neemia non si limitò a prendere atto di una situazione, non si fermò a considerare il fatto che lui fosse già impegnato, non pensò al fatto che quello fosse un lavoro per gli altri, per i preparati, per quelli con la super vocazione. Conscio della necessità del popolo e nel timor di Dio si mosse subito in preghiera. Pregò Dio di permettergli di onorarlo aiutando il popolo attraverso la costruzione delle mura e dopo 4 mesi il Signore pose davanti a lui questa possibilità nelle parole del Re “che cosa domandi?”. Nella paura Neemia non si tirò indietro, ma coraggiosamente rischio la sua vita chiedendo ad un Re nemico di poter tornare a servire il Suo Popolo. Dio chiamò un coppiere a fare un lavoro ingegneristico, in un posto di guerra e senza poterne godere degli effetti. Ma Neemia diede l’esempio, studiò il lavoro, vide con i suoi occhi le criticità e le opposizioni, preparò un piano, organizzò il popolo, lo istruì alla costruzione ed alla difesa, annullò i debiti di un popolo alla fame e non accettò nessun compenso per il suo lavoro. Neemia ci dimostra come un lavoro previdente non è solo fatto di parole o prese di posizione ma di fatti, di coraggio e di atti. Dio usa il suo popolo per la sua Gloria, Dio prende un coppiere e lo usa per ricostruire le mura di una citta. Cosa ti sta frenando dall’essere usato da Dio? Quando ti sei fermato l’ultima volta a valutare i bisogni della Chiesa, del tuo prossimo e della tua città? Quando hai pregato l’ultima volta chiedendo a Dio di usarti per la Sua Gloria in questa città e per il Suo Regno? Cosa hai risposto ai tuoi capi o ai tuoi clienti quando ti è stato chiesto “che cosa domandi”? Dio ha chiamato i suoi figli a vivere come coppieri, medici, meccanici, pizzaioli, ingegneri, mamme, studenti, operai, insegnanti, ed altre vocazioni pronti ad essere esempi viventi. Dio ci ha chiamato a vivere le nostre professioni per il bene della chiesa, in maniera disinteressata e coraggiosa, a prodigarsi per gli altri, a creare opportunità per il prossimo, a sostenere fisicamente ed economicamente per il Suo regno, ci ha chiamato a educare i nostri figli ad essere il futuro di una chiesa riformata nella sua Parola per un pieno risveglio in questa città ed in questa nazione. Possiamo farlo perché Gesù Cristo lo ha fatto. Grazie al suo lavoro previdente per noi, Cristo non ha considerato l’essere uguale a Dio qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente, ma si umiliò, prendendo forma di servo, divenne simile a noi e fu obbediente fino alla morte in croce. Di Gesù puoi fidarti in Lui puoi vivere un vero lavoro previdente, dando l’esempio, per il domani e per la città di Dio.
-Gioele Di Bartolomeo