Ruth 1,6-2, 2; 2,16-17 - Lavoro per sopravvivere

 
 

Vi è mai capitato di sentirvi chiedere come state, e di rispondere dicendo, “Cerco solo di sopravvivere”? Lo diciamo così liberamente. Forse dopo una settimana passata ad andare avanti e indietro tra lavoro, impegni, faccende, lavori da finire a casa, vi sembra di cercare solo di sopravvivere alla settimana per riposarvi. Genitori, forse i vostri figli vi hanno tenuti occupati con le loro attività, notti senza dormire e comportamenti stancanti che vi fanno cercare solo di sopravvivere. Studenti, mentre entriamo nelle ultime settimane della scuola, forse vi sentite sommersi dai vostri studi, e lavorate il più possibile per superare gli esami o le ultime verifiche. Forse ci sono dei cambiamenti per il tuo posto di lavoro e non sai se avrai un lavoro dopo di essi. Oppure forse hai un lavoro sicuro ma è così faticoso e intenso che devi solo cercare di sopravvivere.

Forse il tuo tentativo di sopravvivere è più vicino al vero significato della parola. Forse vivi di stipendio in stipendio, riuscendo a malapena a farcela. Forse non hai neanche un lavoro, e cerchi disperatamente di trovarne uno che permetta sia a te che alla tua famiglia di sopravvivere alla vita in questa città, per mettere del cibo sulla tavola e per pagare le bollette. Poi sulle nostre strade ci sono le donne e gli uomini che sono stati trafficati qui o che sono immigrati qui solo per trovarsi a lavorare sulle strade, a vendere diversi prodotti, o anche sé stessi, solo per sopravvivere. Ci sono anche delle famiglie che vediamo cercare nei bidoni della spazzatura, raccogliendo i rifiuti degli altri per provvedere ai propri bisogni.

Il lavoro per sopravvivere sembra molto diverso per alcune persone rispetto ad altre. Per alcuni il lavoro per sopravvivere è un lavoro incredibilmente duro e vicino al vero significato della parola.

Durante questa serie abbiamo parlato del lavoro e del disegno di Dio del lavoro. Abbiamo imparato che Dio è un Dio che lavora. E che, mentre siamo stati disegnati per lavorare, il peccato ha corrotto la nostra comprensione del lavoro, e ci ha acciecati dallo scopo di Dio di glorificare sé stesso e di farsi conoscere in questo mondo frantumato e corrotto. E un modo in cui lo fa è il modo in cui lavoriamo. Abbiamo imparato che attraverso il lavoro di Cristo, il potere dello Spirito Santo e della Parola di Dio, siamo capaci di rinnovare la nostra comprensione del lavoro, vedendolo come qualcosa che siamo stati disegnati per fare, come qualcosa che è buono per far sì che, Dio volendo, possiamo avere un ruolo in una riforma del Vangelo sul posto di lavoro.

Ma il lavoro per sopravvivere? È inferiore al resto del lavoro? È qualcosa che dobbiamo fare per trovare il bene nel lavoro? No, per niente, ed è questo di cui vogliamo parlare stasera. Ossia, che il lavoro per sopravvivere è un lavoro duro perché è… 

1.    Un lavoro di valore
2.
    Un lavoro fatto con speranza
3.
    Un lavoro con uno scopo divino

In questa serie sul lavoro che trasforma, abbiamo visto diversi personaggi e storie dalla parola di Dio per trovare esempi di cosa significa lavoro secondo il disegno di Dio. Stasera vedremo la storia di Rut dall’Antico Testamento. Quanti di voi conoscono questa storia? È una storia bellissima che mostra come Dio è coinvolto nel lavoro per sopravvivere. Sfortunatamente, non abbiamo il tempo di leggerla tutta stasera, quindi vi do un po’ di contesto.

In questa storia ci sono tre personaggi principali: una donna ebrea anziana chiamata Naomi e sua nuora, Rut, una donna moabita. Troviamo anche un parente ebreo parente di Naomi che si chiama Boaz, un uomo benestante e onorevole.

Il marito di Naomi morì mentre vivevano a Moab, lasciandola con i suoi due figli e le loro mogli moabite, Rut e Orpah. Ma quando morirono tragicamente anche i suoi due figli, le tre donne rimasero vedove nella terra di Moab. D’improvviso non c’era più speranza o un futuro per Naomi nella terra di Moab. Era una vedova anziana ebrea nella terra del nemico del suo popolo. Quindi Naomi scelse di tornare in Israele dove c’era stato un buon raccolto. Almeno lì sarebbe stata tra il suo popolo in un posto dove Dio, nella sua legge, aveva dato ordine di prendersi cura delle vedove e stranieri. Apriamo le nostre Bibbie al libro di Rut e leggiamo quello che poi succede. Leggeremo dal capitolo 1, dal versetto 6, fino al secondo versetto del secondo capitolo. Se usate la Bibbia bianca si trova a pagina 184.

1.     Un lavoro di valore

Il lavoro per sopravvivere è un lavoro di valore. In questa storia vediamo che Rut si trovò all’improvviso vedova e si doveva occupare non solo di sé stessa, ma anche della suocera (1:5). Per tanti, poter dire addio alla suocera sarebbe un’esperienza fantastica! Ma non per Rut! Nell’amore del patto, si impegnava a restare fedele e a onorare la persona che venne a conoscere come sua madre (leggere 1:16-17). Quindi, invece di fare quello che sarebbe stato più facile, come aveva fatto sua sorella -- continuare a lodare gli dei del suo popolo, risposarsi nella sua cultura, e andare avanti con la vita – restò con qualcosa di più valido, le promesse di un Dio e la chiamata a diventare una parte del suo popolo. Rut decise di lasciare la sua casa con Naomi e di andare in un territorio nemico dove l’unico lavoro onesto sarebbe stato quello di sopravvivere spigolando i campi. Significa che raccoglieva quello che i raccoglitori facevano cadere nei campi. Era un tipo lavoro che la Legge di Dio obbligava a garantire per quelli che ne avessero avuto bisogno (Le. 19:9-10).

Ora, questo era il lavoro ideale? Era il lavoro più valido? Non penso proprio. Ma era un lavoro duro! Ma Rut non guardò lo spigolare dei campi come se lei fosse troppo brava per farlo. Mostrò lealtà al suo impegno e alla sua chiamata nei confronti di Naomi, del popolo di Naomi, del Dio di Naomi e delle Sue promesse. Era chiamata ad andare in un posto che non era suo, a entrare in un contesto non ideale, e forse anche pericoloso per lei, dove l’unico lavoro disponibile era riservato ai più poveri tra i poveri. Ma nonostante ciò era un lavoro provveduto da Dio. Perciò era un lavoro con valore.

Fratelli e sorelle, forse vi trovate in una situazione simile. Lavorando per sopravvivere in una situazione poco facile. Sei venuto in questa città e ci sei rimasto perché sai che Dio ti ha chiamato qui in questo posto, in questa chiesa, a essere fedele e leale alla Sua chiamata, ma senti che lavori solo per sopravvivere. Forse come Rut, ti senti come se lavorassi solo per ricevere poco. O forse vorresti poter dire che hai un lavoro per sopravvivere.

Fratelli e sorelle, vi vorrei ricordare che siccome Dio ha disegnato il lavoro, anche la ricerca del lavoro è un lavoro buono e ha valore[i]. Come Rut, siamo tutti chiamati a vedere il valore del fare parte della famiglia di Dio e di ubbidire la Sua chiamata a condividere il Suo lavoro in questa città. E noi possiamo, ma solo perché Gesù Cristo, il Figlio di Dio, fu così umile da lasciare la comodità e gloria del Paradiso per venire in questa terra. Era ubbidiente e leale alla volontà del Padre, e lavorò fedelmente per redimere il popolo di Dio e per dargli la fede.

La cosa interessante da notare in questa storia è che la famiglia originale di Naomi aveva lasciato Israele nella carestia, ma lei tornò per il raccolto. La famiglia di Naomi aveva lasciato l’Israele cercando cibo (e lavoro) e ora lei stava tornando con Rut a mani vuote, ma durante il raccolto. E il raccolta insinua la speranza. 

2. Un lavoro fatto con speranza

Rut non solo vedeva il lavoro per sopravvivere come un lavoro di valore, lavorava duramente sperando nelle promesse di Dio! La sorella di Rut non riusciva a vederlo. Quando Naomi disse alle sue due nuore di restare in Moab, Orpa la ascoltò e ritornò dal suo popolo. Non vedeva segni di speranza nel seguire Naomi a casa. Non vedeva speranza nell’accettare il Dio di Naomi o nell’entrare nel popolo di Dio. Ma Rut, con gli occhi della fede e nell’amore per sua suocera, mise la sua speranza nelle promesse di Dio.

Rut non lavorava in modo infastidito. Non lavorò lamentandosi e dando la colpa a Dio per la sua sfortuna e per averle tolto il marito. Naomi lo fece. I comportamenti di Rut non dimostrarono un senso di disperazione. Invece, Rut prese l’iniziativa e i passi necessari per fare il lavoro che Dio aveva provveduto, e con la speranza in una promessa. Rut, per fede, era diventata una parte del popolo di quella promessa. Aveva speranza che Dio sarebbe stato fedele e che si sarebbe preso cura del suo popolo.

Nel tuo lavoro per sopravvivere, c’è un senso di speranza, o di disperazione? Ti stai fidando delle promesse di Dio e stai lavorando fedelmente? O lavori senza entusiasmo? Ti lamenti con gli altri del tuo lavoro? Ti arrabbi con Dio per la tua lotta per la sopravvivenza?  Forse sei in una posizione da cui puoi offrire speranza a quelli che stanno lottando per sopravvivere. Come chiesa, siamo chiamati a farlo.

Fratelli e sorelle, possiamo lavorare con speranza, perché anche Gesù era fedele nel suo lavoro. Questo ci da speranza! Ci da anche l’opportunità di distinguerci. La lealtà, fedeltà e ubbidienza di Rut si distinsero davanti a Boaz e agli altri, e glorificarono Dio (2:11-12). Ascoltate,

Boaz le rispose: «Mi è stato riferito tutto quello che hai fatto per tua suocera dopo la morte di tuo marito, e come hai abbandonato tuo padre, tua madre e il tuo paese nativo, per venire a un popolo che prima non conoscevi. Il SIGNORE ti dia il contraccambio di quel che hai fatto, e la tua ricompensa sia piena da parte del SIGNORE, del Dio d’ Israele, sotto le cui ali sei venuta a rifugiarti!»

Mentre studiavo questa settimana, continuavo a pensare al nostro fratello Reid e di quando il Signore chiamò a casa Kyra. Reid è un esempio di un uomo che aveva appena perso sua moglie e si ritrovò a dover scegliere tra tornare a Roma o restare nel suo paese natìo. In America aveva tanti parenti e amici che lo avrebbero potuto aiutare a sopravvivere. Però Reid ricordò la sua chiamata a servire il Signore a Roma. Reid vide il valore di quel lavoro ed ebbe speranza nelle promesse di Dio. Speranza, che in quella situazione difficile di essere un padre solo e di dover crescere tre piccole ragazze da solo, lontano dalla famiglia e dalla cultura familiare, Dio stava al lavoro a Roma e, quindi, sarebbe stato anche attivo nel lavoro di Reid per sopravvivere. E sapete una cosa? Proprio come Boaz e gli altri sentirono la storia di Rut, la guardarono lavorare per sopravvivere, e vennero a glorificare Dio, ci sono delle persone in questa città, e nel mondo, che vedendo il lavoro di Dio nella vita di Reid, sono giunte a loro volta a glorificare Dio.

Fratelli e Sorelle, il lavoro per sopravvivere è un lavoro con valore. E il lavoro per sopravvivere è un lavoro che può essere fatto con speranza nelle promesse di Dio. Perché? Perché è un lavoro con uno scopo divino.

3. Un lavoro con scopo divino

Casomai non sappiate come va a finire la storia, ve lo racconto brevemente. Rut provvidenzialmente finì per spigolare nel campo di Boaz. Era una parente di Naomi e ciò gli rese un “redentore consanguineo”. Ciò significa che come parente, Boaz poteva comprare la terra che apparteneva una volta alla famiglia di Naomi e sposare Rut. Secondo la legge di quelle terre, a Boaz era stato detto che, se avesse voluto, avrebbe potuto redimere Rut e Naomi dalla loro situazione disperata (De. 25:5-10). Nel lavoro che Rut faceva per sopravvivere, si trovò precisamente nei campi di Boaz. Non aveva idea di chi fosse e di quello che avrebbe potuto fare. Ma Dio si!

Questa storia di Rut è una storia bellissima della provvidenza di Dio. Dimostra che Dio è sovrano e al lavoro nelle nostre vite quotidiane. Tu ci credi? Nel lavoro che Rut faceva per sopravvivere, Dio la guidò sovranamente verso un uomo che poteva, e voleva, redimerla. E lo fece. Il capitolo 4 descrive come Boaz comprò quello che Naomi aveva perso, prese Rut sotto le sue ali e la sposò. Le donne che erano tornate nella terra di Dio a mani vuote, ora avevano le mani piene. A Naomi, che aveva perso i suoi due figli, fu dato un nipote, e Rut un giorno sarebbe stata conosciuta come la bisnonna del Re Davide.

Attraverso la famiglia del Re Davide, un altro redentore sarebbe arrivato. Questo redentore sarebbe entrato in una terra straniera. Sarebbe stato condotto nel pericolo. Sarebbe stato trattato male. Si sarebbe trovato fra i più poveri della cultura. Ma non si sarebbe lamentato. Non si sarebbe arrabbiato con chi lo aveva mandato a lavorare lì. Invece, avrebbe lavorato sapendo che sarebbe dovuto morire come un uomo senza colpa al posto dei colpevoli. E lo avrebbe fatto volentieri perché solo lui avrebbe potuto farlo. E attraverso il suo lavoro fedele, il popolo di Dio sarebbe riuscito a sopravvivere alle conseguenze del proprio peccato. Attraverso la sua morte e risurrezione, Dio avrebbe redento il Suo popolo dal peccato.

Quel redentore è arrivato. Si chiama Gesù. Se lo conosci, e intendo conoscerlo veramente, sai che Dio è al lavoro in quello che può sembra la più buia delle situazioni, nei tempi più difficili. Se non lo conosci, il tuo lavoro per sopravvivere alla fine è inutile, e senza speranza. Vi chiederei di pregare a Dio, di pentirvi dei vostri peccati, e di fidarvi del lavoro che Gesù Cristo fece quando morì sulla croce per salvare i peccatori come te e me. In un certo senso siamo come Naomi, incapaci di lavorare per sopravvivere alle conseguenze del nostro peccato. Cerchiamo disperatamente un redentore, per affidarci a qualcun altro che faccia quel lavoro per noi. E Gesù fece quel lavoro. Lui è Boaz. Lui è il redentore. Non c’è sopravvivenza senza conoscerlo veramente.

Breccia di Roma, prego che noi possiamo vedere che il lavoro che ci è stato donato, per quanto difficile, è un lavoro con uno scopo divino. Prego che noi possiamo fidarci che Dio sta lavorando in mezzo alle difficoltà. Come Rut, e come il nostro Redentore Gesù, prego che noi possiamo essere fedeli alla chiamata che Dio ha dato a ognuno di noi. Che siamo attenti ai nostri sentimenti verso la nostra situazione lavorativa. Che possiamo essere testimoni del nostro Redentore offrendo speranza a coloro che cercano di sopravvivere, aiutandoli nei loro bisogni. Che possiamo essere una comunità di persone redente che cercano di onorare Dio in una città difficile dove ci ha chiamati, pregando che possa sperimentare una riforma del Vangelo. Che possiamo vedere il valore del lavoro, anche il lavoro per sopravvivere, e che possiamo lavorare con speranza, sapendo che gli altri potrebbero vedere Dio al lavoro in noi e attraverso di noi per la gloria del nome di Gesù. Amen?

-Clay Kannard

[i] R. Paul Stevens, Work Matters. Lessons from Scripture, Grand Rapids, Eerdmans 2012. p. 53.