Esodo 35,30-36,3 - Cosa c’entra lo Spirito Santo col lavoro?
Predicato a Roma il 16-05-2019 | Leonardo De Chirico
Qualcuno ha detto che tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, il più popolare tra i tre oggi è quest’ultimo: lo Spirito Santo. Mentre il Padre è visto come lontano e patriarcale (non a caso la nostra cultura ha visto l’“eclissi del padre”), mentre il Figlio è visto come motivo di divisione tra cristiani, ebrei, musulmani, lo Spirito Santo è quella presenza energizzante, liquida e trasversale a cui molti sono attratti. In più, lo Spirito Santo è spesso associato ad esperienze straordinarie, fuori dal normale, oltre il quotidiano siano esse estasi personali e collettive, miracoli, eventi mirabolanti. Non a caso, il Novecento è stato definito il “secolo dello Spirito Santo”.
Siamo sicuri che questa immagine dello Spirito che ci conduce ad una “realtà aumentata” e oltre il reale sia tutto quanto si possa dire dello Spirito Santo? Il testo che abbiamo letto ci offre un lato dello Spirito Santo che spesso è sconosciuto o negletto. Qui lo Spirito è associato al lavoro in vista della costruzione della tenda di Dio nel popolo d’Israele. Il lavoro: quanto di più ordinario, consueto e quotidiano ci possa essere. Lì c’è lo Spirito di Dio. Vedremo che: 1. lo Spirito Santo è lo Spirito del lavoro; 2. È lo Spirito di ogni lavoro; 3. Ed è lo Spirito del capolavoro: quello del Figlio di Dio nella persona di Gesù, mandato dal Padre.
1. Lo Spirito del lavoro
In questa sezione del libro dell’Esodo è descritta la costruzione del tabernacolo, una tenda chiusa dentro un recinto anch’esso fatto di teli, dove la presenza di Dio avrebbe abitato in mezzo al popolo d’Israele. Il popolo era stato liberato dalla schiavitù per essere libero e per servire e seguire il Dio del patto. Dio non voleva stare accanto o sopra la vita del popolo, ma dentro e al centro di essa. Il tabernacolo era quindi una rappresentazione plastica, tangibile e visibile della volontà di Dio di essere il Dio del popolo H24.
Per eseguire i lavori di costruzione, fu lanciato un appello per il reperimento dei materiali necessari e furono incaricate due persone per dirigerne la realizzazione. Il testo ci dice che il Signore stesso aveva suscitato Besaleel e Ooliab, chiamandoli per nome (35,30) affinché svolgessero l’importante funzione di direttori dei lavori. E qui c’è il punto che dobbiamo cogliere. Per eseguire il lavoro, Dio che li aveva chiamati li riempì di Spirito Santo (35,31). Dio Padre li aveva chiamati per nome e Dio Spirito Santo li aveva riempiti di sé per lavorare bene. Per compiere questo lavoro, Dio non gli aveva dato un manuale qualunque, ma addirittura Sé stesso nella persona dello Spirito.
Lo Spirito Santo è anche lo Spirito del lavoro: Egli è coinvolto nel lavoro, Egli è presente nel lavoro, Egli guida il lavoro. Nella nostra percezione, spesso lo Spirito è associato a quello che si fa dopo il lavoro e oltre il lavoro: quando si prega, quando si canta, quando si loda, quando si è in qualche incontro emotivamente caldo. Invece qui lo Spirito agisce dentro le ore di lavoro e nelle attività di lavoro. Si può essere ripieni di Spirito Santo lavorando, non solo e non tanto cantando e pregando. Anzi, si deve essere ripieni di Spirito Santo mentre lavoriamo.
Dobbiamo riaprire il nostro lavoro allo Spirito Santo perché il nostro lavoro è uno spazio rivendicato dallo Spirito Santo. Dobbiamo riempire il tempo del nostro lavoro di Spirito Santo perché gli appartiene. Lo Spirito non agisce solo nel dopo-lavoro, ma anche nel lavoro. Dobbiamo riqualificare il nostro lavoro all’insegna dello Spirito: chiedere allo Spirito di riempirci quando e dove e mentre lavoriamo. Altrimenti rischiamo di vivere in modo arido, diviso, carnale, schizofrenico il nostro lavoro. Il lavoro dal lunedì al sabato è quindi un ambito cui lo Spirito Santo vuole riempirci. Chiediamoci: quanto ripieno di Spirito sono quando lavoro? Mi avvicino alla mia giornata di lavoro chiedendo a Dio di riempirmi di Spirito? O ci vado senza aspettative di essere ricolmo di Spirito? Inoltre, il lavoro a Roma è particolarmente disfunzionale anche perché lo spirito che aleggia qui non è lo Spirito Santo ma uno spirito della confusione, del conflitto, della mancanza di responsabilità. Per vedere una stagione nuova nella nostra vita e nella città, dobbiamo partire dal lavoro e chiedere che Dio ci riempi del suo Spirito per lavorare bene: con Dio e con gli altri. Sarai ripieno di Spirito domani al lavoro?
2. Lo Spirito di ogni lavoro
Dunque, Dio riempì di Spirito Besaleel e Ooliab per realizzare la costruzione del tabernacolo. Che tipo di lavoro era necessario per questo progetto? Il testo dice che c’era bisogno di ogni sapienza ed intelligenza e conoscenza (35,31) per lavorare i metalli, le pietre, il legno (35,32-33). Bisognava anche formare gli operai e i tecnici (35,34). Ogni sorta di lavoro era necessario, qualunque lavoro (35,35; 36,1): artistico, manuale, d’ingegno, esecutivo.
In tutti questi lavori era necessario lo Spirito Santo. Certamente i sacerdoti sarebbero stati unti con lo Spirito Santo, certamente i profeti avrebbero parlato per mezzo dello Spirito Santo, certamente i re sarebbero stati unti di Spirito, ma qui ad essere ripieni di Spirito sono i carpentieri, gli artigiani, gli artisti, gli insegnanti: le professioni ordinarie, laiche, secolari, comuni. Non si è riempiti di Spirito Santo per attività “spirituali” soltanto (associate alla preghiera e al ministero della chiesa), o per attività “esaltanti”, ma per attività intellettuali e manuali, di studio e di esecuzione, di ingegno e di soluzione dei problemi. Lo Spirito è necessario per le attività del braccio e della mente, della testa e delle mani, degli individui e dei gruppi.
Capisci? Qualunque attività Dio ti abbia chiamato a svolgere, quella può essere fatta con lo Spirito Santo: in officina e in ufficio, in fabbrica o a scuola, in laboratorio o in corsia, in casa o all’aperto, sudando con la fronte o stancandoti mentalmente. Lo Spirito non considera superiori le attività intellettuali e inferiori quelle manuali: tutte rientrano nel lavoro che lo Spirito vuole riempire di Sé.
Lo Spirito non è presente solo nei ministeri ecclesiali intesi in senso ridotto (gli anziani e i diaconi), ma in tutti i lavori legittimi, compreso il tuo, qualunque cosa tu faccia: lo studente, l’insegnante, l’artista, il meccanico, la mamma, il medico. Ogni lavoro è degno per lo Spirito tanto da voler essere associato ad esso. Il nome Besaleel è anche programmatico: significa infatti “all’ombra di Dio, sotto la protezione di Dio”. Lo Spirito è colui sotto la cui ombra lavoriamo, sotto la cui protezione lavoriamo. Non andare al lavoro pensando di essere sconnesso dallo Spirito. Lui sarà la tua ombra, anche quando il lavoro sarà difficile, in situazioni complicate, con colleghi litigiosi. Lo Spirito è lo Spirito di tutto il lavoro e di ogni lavoro. Anche del tuo. Non è questa una buona notizia? Non è liberante sapere che lo Spirito è interessato a riempirci di Sé anche nel nostro lavoro? Non dà speranza sapere che siamo sotto la sua protezione anche le ore che lavoriamo? Non è straordinario pensare che possiamo invocare lo Spirito Santo quando abbiamo problemi di lavoro o dobbiamo risolvere situazioni difficili? Non infonde fiducia e consolazione prendere atto che la complessità del lavoro non è estranea allo Spirito di Dio?
3. Lo Spirito del capolavoro
Quanto è sbagliata l’idea che lo Spirito sia associato alla fuga dalla vita, all’uscita dall’ordinario, all’abbandono del quotidiano. Al contrario, lo Spirito vuole essere dentro il lavoro umano, dentro le ore di lavoro, nel bel mezzo di ciò che facciamo tutti i giorni. Lo Spirito non fa evadere dalla vita ma fa recuperare la vita nella sua pienezza. Non caccia fuori, ma rilancia dentro la vita con la sua presenza.
In questo testo, dobbiamo anche vedere qualcosa che anticipa un’opera di Dio qui solo prefigurata. Il tabernacolo era una tenda provvisoria che ospitava la presenza di Dio tra il popolo. Mentre il popolo viaggiò tra l’Egitto e la terra promessa, il tabernacolo fu il segno che Dio abitava in mezzo a loro. Quando arrivarono nella terra promessa e il regno di Davide e poi di Salomone furono stabilizzati, il tabernacolo fu sostituito da un tempio in muratura: una sorta di upgrade del modo in cui Dio era presente tra il popolo. La tenda diventò un edificio. Ma quando la pienezza del tempo di Dio arrivò, Dio Padre mandò il Figlio nella persona di Gesù Cristo per diventare il tabernacolo di Dio tra noi (Gv 1,14) e il tempio di Dio tra noi (Gv 2,13-25). E lo Spirito fu coinvolto sia nella costruzione del tabernacolo, sia nell’edificazione del tempio, sia nell’invio del Figlio, l’uomo-Dio nel quale incontriamo il Padre.
Lo Spirito fu necessario per il lavoro di costruzione del tabernacolo e del tempio e fu necessario per il lavoro che il Figlio di Dio incarnato fece per la nostra salvezza venendo tra noi, morendo per i nostri peccati e risorgendo dai morti. La costruzione del tabernacolo fu solo una delle tante opere in cui lo Spirito fu protagonista: il culmine del suo coinvolgimento fu l’opera che Gesù Cristo ha compiuto per chi crede affinché il tuo e il mio lavoro potessero essere riscattati, guariti e rilanciati. Questo è stato il suo capolavoro, il suo lavoro supremo.
Lo Spirito è coinvolto nei lavori della provvidenza ordinaria e in quelli della provvidenza straordinaria. Il nostro quotidiano e la nostra eternità dipendono dallo Spirito. La nostra salvezza in Cristo e la nostra quotidianità con Cristo dipendono dallo Spirito Santo. Il lavoro e il culto; la formazione e la lode; il lunedì e la domenica: tutto vuole essere riempito dallo Spirito Santo.
Ringraziamo lo Spirito di Dio per aver creato il lavoro e perché sostiene il lavoro; recuperiamo la tensione spirituale del lavoro cercando la pienezza di Spirito anche nel lavoro; lodiamo lo Spirito per aver contribuito al capolavoro della venuta del Figlio di Dio mandato dal Padre per incontrarci e per riconciliarci con Dio.
-Leonardo De Chirico