Due Domande davanti alle incertezze - 1 Samuele 8

Predicatore: Leonardo De Chirico

Come finiscono le favole? “E vissero felici e contenti”. Dopo tante avventure, pericoli e sofferenze, tutto si aggiusta e finisce bene. Alla fine del capitolo 7, sembra arrivato il momento della conclusione “e vissero felici e contenti”. Finalmente il popolo si è ridedicato al Signore; finalmente c’è un profeta, un sacerdote e un giudice credibile; finalmente la battaglia contro i Filistei è stata vinta. Dopo tante delusioni, amarezze e sconfitte, sembra che tutto si sia concluso per il bene. Ma la storia va avanti e il cap. 8 ci presenta nuove sfide e nuovi problemi. Ancora non siamo arrivati alla vera conclusione della storia e, per quanto vi siano stati momenti di serenità, questi non sono ancora definitivi. Di nuovo, il cap. 8 ci fa ripiombare nella tensione.

Anche nella nostra vita, Dio ci può concedere di vivere dei cap. 7 dove tutto va bene e funziona per un tempo. Periodi belli dove tutto scorre liscio. Gloria a Dio per i cap. 7 che Dio ci dà di vivere. Viviamoli intensamente e con gratitudine. Ma il cap. 7 è preceduto dai capp. 4-5 che invece parlano di tempi difficili e poi seguito dal cap. 8 che ancora ci parla di nuovi e gravi problemi. Dio continua a guidare la storia e ad accompagnare il suo popolo, ma ciò non significa che possiamo dire “e vissero felici e contenti” fino a quando non arriviamo alla fine della storia. Ora, se guardiamo alla macro-storia di cui ci parla la Bibbia, siamo quasi alla fine, ma non ancora alla conclusione di essa. Gesù Cristo ha inaugurato “gli ultimi tempi” in attesa della sua seconda venuta che segnerà la fine gloriosa. In attesa di essa, se vogliamo essere una chiesa di profeti, re e sacerdoti, dobbiamo essere grati per i tempi di serenità che Dio ci concede ed anche essere pronti ad affrontare tempi difficili che continueranno sino alla fine. Non tutte le giornate saranno come il cap. 7; molto più spesso saranno come il cap. 8, soprattutto al lavoro o nella vita sociale, talvolta anche nella chiesa. Quindi non ci stupiamo e siamo pronti, confidando in Dio negli uni e negli altri.

In questo capitolo ci sono due grandi domande a cui il popolo dà una risposta sbagliata. C’è anche la chiave per capire come Dio, nonostante tutto, continua a guidare la storia.

 

1. Chi sarà il successore?
Dunque, il cap. 7 ci ha raccontato di come, con Samuele, il popolo d’Israele avesse trovato un profeta che annunciava fedelmente la Parola di Dio, un sacerdote che intercedeva e offriva sacrifici secondo la volontà di Dio, e un giudice che applicava la legge di Dio ai singoli casi. Però, c’è un problema: “Samuele divenne vecchio” (v. 1). L’età avanzò; da persona con molte energie, Samuele diventò un anziano fragile; anche per lui la vecchiaia si era affacciata. Tutti noi invecchiamo e quello che possiamo fare oggi, non potremo farlo domani. Anche se può sembrare una prospettiva lontana, la vecchiaia arriva. Anche Samuele invecchiò; noi invecchiamo. La mia generazione evangelica è cresciuta avendo come punti di riferimento due grandi uomini di Dio: John Stott e Billy Graham. Un evangelista-dottore; un evangelista-catalizzatore. Hanno fatto grandi cose per la famiglia evangelica mondiale: su tutte, il congresso di Losanna nel 1974 per l’evangelizzazione del mondo. Questo evento, diventato movimento, ha cambiato l’evangelismo mondiale incoraggiando la fedeltà alla Parola e la missione evangelica nel mondo in uno spirito di collaborazione tra credenti. Grandi uomini che, invecchiati, ora sono morti. Nel mondo non sembrano esserci più uomini così. Cosa vuol dire questo? Che dobbiamo essere scettici e pessimisti? No. Perché se tutti invecchiamo, c’è Uno che non invecchia mai.

Grazie a Dio, dopo la venuta di Gesù Cristo nel mondo, noi abbiamo un profeta verace, un sacerdote efficace e un re integro che non invecchia e rimane lo stesso per sempre: vivo, attivo, affidabile. Infatti, “Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e in eterno” (Ebrei 13,8). Samuele invecchiò, tutte le donne e gli uomini di Dio invecchiano, ma la nostra fede può essere stabile perché Gesù non invecchia, l’evangelo non scade, la chiesa non passa di moda. Anche se viviamo un cap. 8 della vita, abbiamo un re fedele da seguire, un profeta veritiero da ascoltare e un sacerdote efficace grazie al quale siamo salvati!

Torniamo alla storia del cap. 8. Visto che l’età avanzava, Samuele escogita un piano per la successione. Nomina i figli come giudici (v. 1) investendoli del suo ruolo. E’ il principio della successione famigliare. L’ufficio del padre passa al figlio; l’incarico della madre passa alla figlia. E’ una buona idea? Non proprio. I figli di Samuele sono corrotti, sviati e approfittatori (v. 3). Anche Eli, al cap. 2, aveva avuto come successori i suoi figli che, però, abusavano del loro incarico di sacerdoti. La successione meccanica di padre in figlio non funziona per i compiti spirituali. Il problema è reale. Come attuare la successione? Le chiese hanno escogitato molti modi per il cambio generazionale: i sistemi episcopali, i sistemi presbiteriani, i sistemi congregazionalisti, ecc., sono tutte risposte alla domanda reale: come si affronta la successione? Nessuno di questi sistemi, di per sé, è una garanzia che la fedeltà di una generazione sia trasmessa all’altra. 

Chiediamoci: chi è il successore di Gesù Cristo? Nessuno, perché Lui è vivo e non invecchia, Lui intercede presso il Padre per noi oggi, Lui insegna a noi tramite la sua Parola sempre, Lui guida la sua chiesa grazie al Suo Spirito. Gesù non ha “vicari” in terra a capo di un meccanismo di successione umano. I regni e gli imperi ce l’hanno, la chiesa no. Questo non significa che la chiesa non abbia la responsabilità nel preparare e far crescere una comunità regale, profetica e sacerdotale da cui il Signore susciti anziani e diaconi, ministeri e servizi per la vita della chiesa stessa. Il punto è che non esiste un meccanismo di successione perfetto che protegga la chiesa da abusi e infedeltà. Esiste una responsabilità a crescere come popolo di Dio intero.  

Che ne sarà della nostra chiesa tra 10, 20 anni? Il piano di successione è già iniziato con le occasioni di crescita che tutti abbiamo e con la fedeltà al Signore a cui tutti siamo chiamati. Allo stesso tempo, come chiesa mercoledì scorso, abbiamo rivisto il nostro statuto, le minime regole della nostra vita comune, perché vogliamo che la spiritualità e la responsabilità vadano insieme in modo intrecciato. Non una contro l’altra, ma una insieme all’altro. Samuele aveva pensato che essere suoi figli bastasse per avere dei giudici fedeli. Si sbagliava e noi dobbiamo fare tesoro di questo seguendo Gesù Cristo, il capo della chiesa, come corpo ben collegato che cresce nella misura in cui tutti maturano.

 

2. Chi ci darà sicurezza?
I figli di Samuele erano corrotti, ma la realtà è che tutto il popolo era sviato. Vedendo che i figli di Samuele sono inaffidabili, gli anziani propongono un’altra soluzione al problema della successione: quella di diventare una monarchia con a capo un re (v. 5). Vogliono sostituire una soluzione sbagliata con un’altra sbagliata anch’essa. Un meccanismo che non funziona vuole essere rimpiazzato con un altro meccanismo difettoso. Pensano che il problema sia istituzionale e non spirituale. In fondo, non si fidano di Dio e vogliono delle sicurezze umane, militari, politiche. Dio lo sa: “vogliono respingere me affinché non regni su di loro” (v. 7).

Il popolo, più che imitare il suo Dio e seguirlo, vuole imitare le altre nazioni che hanno un re (v. 5). Invece di chiedere a Dio consiglio e saggezza, vogliono avere un sistema di governo, una struttura politica, un garante militare che li protegga. Invece di rimanere vicino agli impegni dell’alleanza con Dio, sono pronti a svenderli per copiare altri. Il popolo vuole diventare come tutti gli altri popoli. Non un popolo diverso, speciale, perché segue un Dio diverso e speciale, ma un popolo del tutto uguale agli altri che segue gli dèi pagani.

Vuole sicurezze umane, non si fida più di Dio. Vuole garanzie umane, non le trova più in Dio soltanto. E’ il vecchio, terribile peccato dell’idolatria (v. 8). I bisogni di sicurezza e pace e protezione sono reali; ma invece di cercarli in Dio, li cercano in un sistema monarchico. Invece di Dio, vogliono un idolo. Invece della libertà sottomessa a Dio, vogliono ricostituire la schiavitù da cui erano stati liberati. Che grande rischio e pericolo per tutti noi: quando non ci basta fidarci di Dio in mezzo alle incertezze e vogliamo sicurezze e garanzie oltre Dio e fuori da Dio! Ci fidiamo della chiamata di Dio a Roma, anche se non abbiamo oggi piene garanzie umane? O vogliamo un sistema di vita già definito, del tutto uguale a quello di chi non crede in Dio, per essere “tranquilli” e non dover più dipendere da Dio giorno dopo giorno?  

Dio li mette in guardia: se i figli di Samuele si sono corrotti, il re introdurrà lavori forzati, tassazione esosa e abusi di potere (vv. 11-17). Il primo sistema si è rivelato fallimentare, il secondo non sarà da meno. La monarchia, infatti, promette protezione e garanzie, ma a prezzo di schiacciamento, oppressione e prevaricazioni. Prima o poi, i sistemi di vita senza Dio, per quanto promettano benessere, diventano abusivi. Fidarsi di Dio, stare nella sua volontà, perseverare nella prova: in questo si manifesta la maturità di un popolo profetico, sacerdotale e regale. Le scorciatoie frettolose, le alternative umane si presentano come allettanti, ma diventano devastanti. Vuoi anche tu oggi un re umano per essere uguale agli altri, o ti fidi del Dio dell’alleanza che non è mai venuto meno ai suoi impegni e che sarà per sempre fedele? Questa è la posta in gioco davanti a noi. Se Dio ci ha chiamati ad essere a Roma, ci fidiamo di Lui anche se non vediamo sempre bene come e quando sarà possibile sopravvivere? O vogliamo sostituire Dio con un meccanismo umano che ci dia delle certezze che non troviamo in Dio? La paura e l’insicurezza possono giocare brutti scherzi: invece di cercare sistemi alternativi a Dio e conformarti al mondo, riposa nella paternità di Dio, apriti alla consolazione dello Spirito Santo, godi il beneficio della salvezza in Gesù Cristo! Il resto ci sarà dato in più!

Dio acconsente a che Israele diventi una monarchia e che si cerchi un re (v. 9). Dio vede oltre il loro peccato e il loro rifiuto per trasformare la storia della loro ribellione in una storia di redenzione. Da questa richiesta di re umano, Dio manderà un re secondo il suo cuore: Davide. E oltre Davide, il Re dei re: Gesù Cristo. In Lui il popolo troverà vera pace e vero benessere. Non è un re umano ciò di cui hai bisogno, ma del re Dio-uomo: Gesù Cristo. Lui è il solo che può dare salvezza alla nostra vita e futuro alla nostra esistenza. Gli altri re che rivendicano autorità sulla tua vita saranno abusivi e sfruttatori: Gesù Cristo è venuto come Re servitore non per prendere la tua vita, ma per dare la sua vita al posto di chi crede! Che Re meraviglioso è il Signore Gesù. E’ Gesù il re della tua vita?

Dunque, il vero successore di Samuele è Gesù Cristo, il vero re, profeta e sacerdote. Non i suoi figli, ma il Figlio di Dio diventato uomo. E’ Lui che stai seguendo? Il vero regno non è quello corrotto “come tutte le altre nazioni”, ma il regno di Dio in cui vige la pace e la giustizia in Cristo Gesù. E’ il suo regno che stiamo cercando?