Cambio di musica - 1 Samuele 9,1-10,16

 
 

Predicatore: Leonardo De Chirico

C’è una grande differenza tra suonare il piano con un dito e suonarlo con una mano e poi con due mani. Con un dito si segue una sola linea musicale, limitata, contenuta, con una mano si incominciano a sentire melodie più piene; con due mani si suona una musica ancora più ricca. Come vorresti suonare il piano: con un dito soltanto, con una mano o con due mani e dieci dita? Oggi vedremo la storia di un uomo, Saul, che fu chiamato da Dio a passare da suonare la musica della sua vita con un dito a due mani: da una melodia elementare ad una musica sinfonica.

Nei primi otto capitoli del 1 libro di Samuele, il tema principale è stato l’annuncio, la nascita e il ministero del profeta Samuele. In un tempo contraddistinto da infedeltà, confusione e stanchezza, Dio suscita un ministero profetico che fa tornare la Parola di Dio ad un popolo disorientato. Ci siamo chiesti come il ministero profetico di Samuele sfida tutti noi ad essere una chiesa profetica in questa città piena di parole ma povera di Parola di Dio: vogliamo essere una comunità di credenti che vuole ascoltare la Parola e ubbidire, resistere in tempi di pressione e osare fidarsi di Dio per trasformare le sconfitte in vittorie per la gloria di Dio. In Cristo Gesù noi abbiamo un profeta molto più grande e autorevole di Samuele: Lui è la Parola non solo detta, ma fatta carne. Credendo in Lui, siamo diventati un popolo riunito dalla Parola, nutrito dalla Parola e mandato dalla Parola per proclamare le grandi cose che Dio ha fatto per noi.

Dal capitolo 9 in poi, nel racconto cambia qualcosa. Israele è alla ricerca di un re. L’attenzione si sposta quindi sulla figura di un re che svolga un ministero regale: guidare il popolo a vivere in modo coeso e giusto e difenderlo nelle battaglie contro gli avversari. Se i primi 8 capitoli li abbiamo intitolati “cercasi profeti”, questa serie di esposizioni si intitolerà “cercasi re”. Dalla ricerca di un re e poi dal regno di Saul e Davide, vogliamo chiederci come possiamo essere una chiesa regale, cioè una comunità che vive in modo guarito, giusto, generoso la vita intera. Questo capitolo 9 ci racconta come Saul fu chiamato a diventare re d’Israele. In un certo senso Saul viene incoraggiato a suonare il pianoforte della vita da un dito soltanto a due mani. Da uno spartito semplice e limitato, ad una sinfonia grandiosa. Seguiamo questi due momenti.

1. Segui un spartito piccolo piccolo?
Di Saul ci viene detto che era un giovane alto e bello della piccola tribù di Beniamino. Un giorno le asine del padre si persero: forse lasciate incustodite, si allontanarono dal villaggio e si persero. Il padre chiese a Saul di andarle a cercare. Questo è il compito che viene assegnato a Saul: cercare e trovare le asine. E questo compito lui svolge con molta passione. Per tutto il capitolo sono le asine la sua principale preoccupazione.

Cercare le asine è, a suo modo, un compito regale: la perdita delle asine è un problema che va risolto; è un costo che va evitato. E’ giusto, responsabile, conveniente cercarle e trovarle. Svolgere un compito regale significa occuparsi degli affari domestici e della propria famiglia: assicurarsi che le attività procedano, che le difficoltà siano superate, che si collabori per il bene proprio e della famiglia. Quello che Saul fa è legittimo, è giusto. Ma è come suonare il piano con un dito. Si fa ma è una musica limitata, è una responsabilità ristretta.

Mentre lui cerca le asine succedono tante cose inaspettate che sfidano Saul ad aprire gli orizzonti, ad allargare lo sguardo, ad aprirsi ad una dimensione regale più grande. Lui fa fatica a comprendere quello che succede, tanto è preso dal suo compito di cercare le asine. Questo incarico è così assorbente che non sembra vedere altro.

Poi, per quanto cercare asine sia legittimo ma limitato, Saul dà prova di alcune lacune. Si è messo in viaggio per cercare le asine, ma finisce ben presto le provviste e non ha soldi per fare un dono al profeta (v. 7). Pensava forse di trovarle subito e non aveva previsto una ricerca più lunga. Aveva calcolato male i tempi; aveva sottostimato le difficoltà della situazione. Stava facendo una cosa legittima ma piccola e non l’aveva preparata bene. E poi, mentre tutto Israele sembra conoscere Samuele come un profeta dell’Eterno (4,1), Saul sembra non conoscerlo. Ma dov’era Saul quando Samuele aveva pregato per la vittoria sui Filistei (cap. 8)? Non aveva saputo niente di questa grande vittoria? Dov’era Saul quando Samuele girava per esercitare la sua funzione di giudice (7,15-17)? Tutti conoscevano Samuele, ma Saul no. Non aveva cognizione di chi fosse un uomo approvato da Dio. Cercava le asine ed era legittimo, ma lo faceva con alcune approssimazioni e senza mostrare di sapere la storia recente del suo popolo e senza riconoscere le autorità della nazione. Suonava (non sempre bene) con un dito e basta.

Cosa ci dice questo? Ci parla della realtà in cui tanti di noi si trovano. Siamo credenti e tutti, chi più, chi meno, a seconda delle nostre diverse situazioni, svolgiamo qualche tipo di ministero regale: come Saul che cercava le asine, noi cerchiamo di gestire le nostre vite, lavorando, provando a risolvere i problemi quotidiani, pensando al bene della nostra famiglia. Non sempre lo facciamo bene (come Saul che non aveva bene programmato il viaggio), ma ci proviamo. E’ tutto legittimo e dobbiamo farlo. Ma è tutto qui? Cercare asine: è questo il compito della vita? Lavorare, provvedere alla famiglia, risolvere i problemi nostri: è tutto giusto, ma questo è tutto quanto Dio ci chiede?  Inoltre, molti credenti, cercando le asine ed essendo pienamente assorbiti in questo compito, non sembrano conoscere le storie, i personaggi, le autorità del popolo di Dio. Sono ignari delle vittorie e delle sconfitte di tutti. Sembrano sconnessi dal popolo. Sono concentrati sul loro particolare da non riconoscere una storia più grande. Hanno uno sguardo così limitato alle loro asine che non vedono altro. Suonano la musica della vita cristiana con un dito solo e forse anche in modo monotono.  

Molte vite di credenti sono così, molte chiese sono così: totalmente assorbite dai figli, dai genitori, dai parenti, dal lavoro, dalla propria vita, dai propri problemi e disinteressati o ignari della vita della chiesa nella città, nella nazione, nel mondo intero. A loro interessa inseguire le asine, non sognare qualcosa di diverso per il popolo e farsi coinvolgere in un progetto regale più grande. E’ così anche la tua vita? Quanto è grande il progetto regale in cui siamo coinvolti? Quale visione regale abbiamo? Lo ripeto: dobbiamo tutti cercare le nostre asine, cioè svolgere i nostri compiti regali minimi, iniziare a suonare il piano con un dito. Ma non dobbiamo fermarci qui! Dobbiamo aprirci alla vocazione di Dio per noi. Dobbiamo farci provocare da Dio ad allargare lo sguardo oltre le nostre asine per abbracciare il suo progetto!

Per questo partecipiamo alle attività dell’Alleanza evangelica di preghiera e di testimonianza: per andare oltre le nostre asine. Per questo cerchiamo di nutrire la memoria del popolo di Dio, antica e recente: per non essere ignari come Saul della storia del popolo di Dio. Per questo promuoviamo la formazione teologica con l’IFED: per espandere la nostra visione di Dio e del mondo di Dio. Per questo ci confrontiamo con le intelligenze della città (come ieri sera con la presentazione del libro Roma, Romae e il 28/2 con la presentazione del volume Roma 2030): per essere stimolati a pensare più in grande e più in profondità. A non chiuderci sulle nostre asine e ad aprirci ad uno sguardo più ampio. Quanto grande è lo spartito della tua vita? Piccolo come quello di Saul? Con quante dita suoni la musica di Dio per te? Con un dito come il giovane Saul? Vuoi che siano le asine ad assorbire la tua vita o vuoi aprirti a un disegno più grande? Se a Roma tutti i credenti cercano soltanto le proprie asine, non andremo molto avanti. Breccia 2030 cioè il sogno di vedere altre chiese fondate e la porta dell’evangelo aprirsi per questa città rimarrà una frase vuota.

2. Entri nella sinfonia di Dio?
Mentre Saul cerca le asine, Dio cerca Saul. Le asine vengono trovate e anche Saul viene trovato. Grazie a Dio che Lui non lascia Saul a sé stesso. Lo cerca, lo incontra, lo sfida, lo cambia: da essere intento a curare gli interessi della famiglia, deve diventare re di un popolo.

La ricerca di Dio segue un percorso molto efficace. Primo, Saul deve incontrare Samuele, l’uomo di Dio, il profeta e giudice d’Israele. I suoi punti di riferimento, oltre a quello del padre, devono diventare le autorità approvate da Dio. Secondo, deve partecipare ad un sacrificio del popolo, non solo della sua famiglia ristretta. Saul deve fare esperienza di un atto di culto della chiesa allargata. Terzo, deve imparare a stare alla tavola degli invitati e non più solo al tavolo domestico. Deve imparare a stare seduto dove non si parla solo delle proprie asine, ma di come difendere e promuovere il regno di Dio secondo la volontà di Dio. Sono tappe decisive attraverso cui Dio amplia la visuale di Saul: deve riconoscere le autorità spirituali, deve coltivare il senso di popolo, deve comprendere i progetti per la nazione. Deve entrare in sintonia col cuore di Dio che batte per il “mio popolo” (9,16-17, per ben tre volte). Saul deve transitare dalla concentrazione sulle “mie asine” alla passione per il “mio popolo”.

Certo, Saul avverte subito la sua inadeguatezza (9,21): tutti la avvertiamo di fronte alla responsabilità di promuovere l’ordine di Dio nella città di Roma e oltre. Chi è sufficiente? Chi è capace? Chi è preparato? Eppure, Dio lo chiama e Dio lo accompagna. Dio ama le cose piccole per svergognare le grandi. Le scuse di inadeguatezza non valgono mai con Dio perché è Lui che si impegna a sostenere la sua opera e ad attuare il suo disegno. Saul non ha più niente, ma Dio provvede al dono per Samuele e Saul viene invitato al banchetto più importante. Dio provvede: Eben-ezer. Dio soccorre coloro che si affidano a Lui anche se questo comporta il dover affrontare cose nuove, inaspettate e dure.

A questo punto, Saul è unto come re (10,1). Il suo compito regale è ampliato. Da un dito passa a suonare con una mano per poi passare a due mani. La musica della sua vita, da limitata e modesta, diventa sinfonica. Dio gli cambia il cuore (10,9). Per abbracciare il compito regale Saul ha bisogno di un cambiamento radicale. L’unzione a re viene confermata da segni che la comprovano. L’olio dello Spirito Santo con cui è unto va insieme alla partecipazione al gruppo dei profeti ripieni di Spirito a cui Saul partecipa.

Questo giovane Saul: partito per cercare le asine, si trova a profetizzare come un profeta di Dio! Partito senza provviste, si trova ad essere incaricato di provvedere al popolo! Partito scollegato dalla storia del popolo e ignaro del profeta di Dio, si trova a parlare da profeta in nome di Dio! Non è questa anche la tua, la mia, la nostra storia? E se non è ancora la tua: vuoi oggi continuare a suonare con un dito e a seguire le tue asine soltanto o vuoi unirti all’orchestra di Dio per suonare la sua sinfonia per Roma?

Saul cercava asine e Dio, dopo averlo cambiato, gliele fece trovare. Su un’asina il vero re, Gesù Cristo, entrò a Gerusalemme prima di essere sacrificato per i nostri peccati (Matteo 21,1-11). Saul diventò un re, anche se precario, incerto e disubbidiente. Gesù è il re dei re che vuole guarire la tua vita e rilanciarla non solo per cercare asine, ma per essere spesa per la sua gloria. Non sprecare la vita alla ricerca di asine soltanto. Apriti alla vocazione regale che Dio ha per noi, vivendo in modo guarito e riconciliato. Cerchiamo prima il regno di Dio e tutte le altre cose saranno date in più.