L’amicizia è una condivisione di vita e di beni. E’ una relazione in cui circolano affetti e solidarietà. Non è una relazione sulla carta o digitale, ma dentro la vita. L’amico per eccellenza, Gesù Cristo, ci ha amato così tanto da dare la sua vita per noi, coprendoci di grazia sopra grazia, riversando abbondantemente su di noi il suo Spirito, arricchendoci di ogni benedizione spirituale.
Scopri di piùLa comunità regale è una chiesa che combatte non contro carne e sangue, non contro le persone, ma contro i principati, le potenze spirituali avverse che si oppongono alla volontà di Dio. (Efesini 6,12). Talvolta il conflitto assume una particolare intensità e ci espone a rischi enormi. Lo scontro con il gigante Golia è una storia che ci parla proprio di quando il conflitto sembra sopraffarci. L’avversario sembra invincibile, la paura è tanta, ci sono anche critiche interne. Come poter affrontare i “golia” della nostra vita? E soprattutto chi potrà affrontarli?
Scopri di piùQuante volte cerchiamo di trovare soluzione al sintomo senza andare alla causa! Anche questa è mancanza di regalità; è voler rimanere alla superficie. Quando le cose non vanno pensiamo di poter sistemare tutto con un bacino, un placebo che allenti il nostro problema. Come Saul ci circondiamo di consiglieri inadatti, di persone pronte ad aiutarci senza però spingerci alla vera fonte del problema. Abbiamo un problema di denaro, cerchiamo forme illegali di guadagno; abbiamo un problema di casa, accettiamo forme in nero di affitto; abbiamo un problema sentimentale, cerchiamo rapporti occasionali; abbiamo un problema di qualche tipo, cerchiamo di metterci su una pezza; abbiamo ferite e mettiamo cerotti per coprire. Proviamo ed abbiamo provato di tutto. Ma, come Saul invece di cercare la presenza del Signore, cerchiamo succedanei. Solo lo Spirito può fare la differenza. Saul avrebbe dovuto ravvedersi del suo peccato e tornare a Dio. È solo in Cristo noi possiamo fare questo. Solo in Cristo possiamo ricevere la salvezza e lo Spirito per esercitare una regalità piena.
Scopri di piùGuardiamo alle apparenze esteriori. Cerchiamo la bella figura e facciamo delle decisioni, specialmente riguardo alle persone, secondo le apparenze esteriori. Siamo così facilmente scossi e influenzati dalle apparenze delle cose. Però Dio guarda al cuore, che significa che Lui sa ogni cosa. Conosce ognuno di noi, sia fuori che dentro. I nostri pensieri, le nostre emozioni, le nostre intenzioni, i nostri desideri, le nostre motivazioni… il Signore li sa tutti. Dio guarda le cose in modo diverso, e chiede al Suo popolo di fare la stessa cosa.
Scopri di piùA Roma, essere una buona comunità regale significa ubbidire in modo integrale alla Parola di Dio, non in modo “my way”. Significa non mascherare il proprio peccato ma chiamarlo per nome e pentirsi. E’ meglio essere accettati da Dio che fare “bella figura” davanti agli uomini. Vuol dire anche assumersi le proprie responsabilità e riconoscere il proprio peccato senza addossare ad altri la colpa. Vogliamo essere una comunità regale così?
Scopri di piùQuando parliamo di re abbiamo in mente una persona con la corona, che siede su un trono, che decide per gli altri e a cui tutti ubbidiscono. Da un lato c’è il re, uno, dall’altra ci sono i sudditi, tanti. Questa immagine di regalità è molto forte. Però non ci aiuta a pensare a come noi possiamo essere una comunità regale, cioè una chiesa che vive l’ordine di Dio in ogni ambito della vita.
Il nostro essere chiesa regale non è limitato a una persona (il pastore, il vescovo) o a un gruppo ristretto di persone (gli anziani, i diaconi). Al contrario, è una chiamata di tutta la chiesa cristiana a vivere in modo guarito e giusto e a farlo in rete. Questo episodio ci parla appunto di una regalità collettiva, di una regalità di popolo, e ci insegna ad esercitare insieme la nostra chiamata ad essere una comunità regale.
Scopri di più‘Andrà tutto bene’, quante volte, in questi giorni di emergenza sanitaria abbiamo ascoltato questo slogan? Dopo la tempesta arriverà l’arcobaleno e finalmente ‘andrà tutto bene’. È questo il significato di questo disegno che ormai vediamo tutti i giorni fuori dalle nostre finestre o nei programmi televisivi. Siamo circondati da un nemico, un coronavirus rapido e resistente, e ad oggi non abbiamo i mezzi per sconfiggerlo, non abbiamo le forze per attaccarlo, possiamo solo attendere che passi, chiusi nelle nostre case e sperare che lo faccia in fretta facendo meno danni possibili.
Mentre con attenzione seguiamo le direttive del nostro governo stando nelle nostre case, ricordiamo a noi stessi che, come Israele, come Saul e come Gionatan, anche noi siamo coinvolti in una battaglia Spirituale. Come lo era Israele, anche la chiesa oggi è continuamente sotto l’attacco del peccato e del tentatore. Come un virus infettante il peccato cerca di rinchiuderci nelle nostre case o sotto un albero di melagrane come Re falliti a dirci “andrà tutto bene”. Ma questo ricco capitolo 14 di 1 Samuele ci insegna 3 lezioni sulla nostra chiamata regale. Possiamo essere: Re coraggiosi, anche con poche risorse, Re avanzanti, anche nei terreni impervi, Re vittoriosi, anche nell’impossibile.
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