Non temete niente, temete solo il Signore - 1 Samuele 12,1-28

 
 

Predicatore: Leonardo De Chirico

Se dovessi sapere che domani fosse il tuo ultimo giorno di scuola o di lavoro e ti fosse data l’opportunità di parlare ai tuoi compagni e colleghi, cosa diresti? Famoso è stato il discorso di commiato di Steve Jobs all’università di Stanford dove, soffrendo lui già di cancro, riprese alcune lezioni di vita che aveva imparato. Famosi anche i discorsi di commiato di Mosè, prima che il popolo d’Israele entrasse nella terra promessa (Deuteronomio 32-33), o di Paolo agli anziani di Efeso (Atti 20), o di Gesù stesso davanti ai suoi amici stretti e di cui il vangelo di Giovanni dedica ben 4 capitoli (13-16).

In questo capitolo troviamo il discorso di commiato di Samuele. Non che muoia subito dopo, ma, dopo aver stabilito Saul come re, il suo servizio sta finendo e qui fa il riassunto della sua vita, oltre a ricordare gli impegni del patto con Dio e la fedeltà del Signore per il futuro. Vediamo due insegnamenti anche per noi.  

 

1. Con Dio si può essere integri, sempre

Come già detto, Samuele fa un bilancio della sua vita davanti a tutti (vv. 1-5). Non ha segreti da nascondere, né scheletri nell’armadio. Non ha paura di esporsi. Alla fine di una lunga vita, può stare in piedi davanti a tutti e chiedere se qualcuno abbia ricevuto del male da lui. Chiede se qualcuno è stato derubato, abusato, offeso. Soprattutto quando si hanno posizioni di responsabilità, è facile abusare del ruolo a proprio favore, approfittare dell’autorità e cedere alla tentazione di trarre vantaggi peccaminosi. Questo è quanto accade normalmente. Era accaduto allora con i figli di Eli e i figli dello stesso Samuele che erano corrotti, ed accade oggi anche a Roma, con persone che prendono vantaggio del proprio ruolo per arricchirsi indebitamente o per approfittare del proprio potere. Questo è vero anche nelle istituzioni religiose dove ci sono persone che hanno abusato di persone vulnerabili per trarne vantaggio personale. Il caso terribile degli abusi sessuali commessi da religiosi è lì a mostrare questa degenerazione. Ma anche nelle chiese evangeliche ci sono rischi di abuso di potere, di ruoli pastorali esercitati in modo ossessivo e anche di ricerca di vantaggi economici da persone che si affidano a noi. Ogni ruolo “regale” è soggetto al rischio di abuso.

A Roma, in particolare, l’esercizio dell’autorità e della responsabilità sono avvolti in un alone di scetticismo. C’è sempre il sospetto che qualcuno se ne approfitti. Siccome spesso l’autorità è esercitata male e per il proprio vantaggio, ogni autorità per definizione è vista in modo sospettoso. Quale responsabilità abbiamo noi a Roma di essere credenti che esercitano ruoli di autorità in famiglia, al lavoro, nella società in modo integro. La nostra chiamata è di svolgerli in modo santo, controculturale, irreprensibile secondo il modello della regalità evangelica e non di quello caratterizzato da abuso. Non per il nostro vantaggio e a scapito di altri, ma per la gloria di Dio e per il bene di tutti.

Se dovessimo fare un test di integrità, di regalità vissuta, siamo certi di superarlo in un modo che onora il Signore? Se dovessimo stare al centro della stanza e dare l’opportunità ai nostri figli, amici, vicini di casa, colleghi, ecc. di dire come abbiamo esercitato le nostre responsabilità, ne usciremmo puliti? A Roma in modo particolare, bisogna ricostruire la dignità e l’onore dell’esercizio della responsabilità, a tutti i livelli. Samuele uscì pulito dal test. Era stato un uomo integro. Ne usciremmo noi integri? Più tardi nella storia, anche Gesù si sottomise al test dell’integrità. Ci furono persone malvagie che lo accusarono di aver commesso ogni genere di abusi, ma ingiustamente. Lui è stato il re perfettamente giusto e santo, il re servitore, che ha preso volontariamente su di sé le conseguenze dei nostri abusi in modo da dare salvezza e speranza a chi si pente dei propri errori, riceve una vita nuova e impara a vivere le proprie responsabilità in modo servizievole e generoso, come Cristo. In Cristo e per Cristo, anche Roma può essere positivamente impattata da un popolo regale che assomiglia a Gesù Cristo nel modo di vivere.  

 

2. Senza Dio non c’è futuro, mai

Nel suo discorso, Samuele non solo vuole testimoniare della sua integrità personale, ma vuole anche presentare la fedeltà di Dio. Samuele è stato integro solo perché Dio è stato fedele. Noi possiamo essere un popolo regale perché Dio è il giusto e santo re del suo popolo e del mondo intero. Dio è stato fedele nella storia: qui vengono ricordati gli episodi della liberazione del popolo dalla schiavitù d’Egitto con Mosè e Aronne (vv. 6-8), poi la liberazione dalla tirannia di popoli pagani grazie a vari condottieri (vv. 9-11). Dio si è impegnato con un patto costituendo questo popolo, ascoltando le sue grida e salvandolo dalle dominazioni malvagie.  

Il Dio della Bibbia è un Dio che prende impegni attraverso un patto che Lui stesso attiva e che Lui mantiene. Questo patto prevede l’azione di Dio fedele e affidabile, ma anche la responsabilità del popolo nel seguire. Dio costituisce questo popolo per la sua sovrana volontà e dal suo amore per noi. Noi siamo salvati non per meriti né per opere né per diritti acquisiti: entriamo in una relazione con Dio solo per la grazia di Dio mediante Gesù Cristo, l’unico mediatore. In questa relazione, Dio ci chiama a vivere per fede e con fede, ubbidendo alla sua Parola e fidandoci di Dio sempre. Dio rimane sempre fedele agli impegni presi: su Dio si può sempre contare. Lui c’è e ci sarà per il suo popolo, sempre. Lui non abbandonerà mai. Il problema è che il popolo non sempre è stato fedele ai suoi impegni. Per questo Samuele ricorda loro che mentre Dio è stato affidabile, il popolo non lo è stato. Si sono “dimenticati” del Signore (v. 9) e si sono cacciati nei guai più volte. Dio li ha liberati e loro si sono di nuovo dimenticati di Lui. E’ una storia che si è ripetuta e si ripete tutte le volte che ci allontaniamo da Dio. Lui non si allontana da noi, ma noi pensiamo di poterlo fare e quando lo facciamo ne paghiamo le conseguenze.

Quali sono i nostri impegni per vivere bene nel patto in cui Dio ci ha coinvolti? Samuele li ricorda :

-       Temere il Signore, cioè avere timore di Lui soltanto e di nient’altro (v. 14)

-       Ubbidire alla sua voce, cioè ascoltarla per viverla (v. 14)

-       servirLo con tutto il cuore, cioè vivere tutto ciò che siamo e facciamo per Dio (v. 20b)

Il v. 24 riassume benissimo questi impegni: “temete il Signore e servitelo fedelmente con tutto il vostro cuore!” Questo è l’impegno più bello, più liberante, più tonificante, più energizzante, più fruttuoso che si possa prendere e seguire.

Il popolo di allora pensava che costruendo sicurezze umane più forti, come ad esempio avere un re politico sopra di loro, li avrebbe messi al riparo dai pericoli. Si sbagliavano. Dio solo era il loro rifugio. Dio che aveva in mano la pioggia, i tuoni e le stagioni (vv. 18-19) era lo stesso Dio che si sarebbe preso cura di loro, in tutti i dettagli e per sempre. Anche noi ci allontaniamo da Dio quando pensiamo che le nostre sicurezze familiari, economiche, lavorative, di salute, ci garantiscano una vita bella. Tutte queste cose sono importanti, ma se sganciate dall’impegno per Dio, sono sicurezze fragili e appigli precari. In fondo tutto può essere spazzato via in un momento, mentre solo Dio è e rimane affidabile, sempre. Con Lui si può camminare nella “buona e diritta via” (v. 23).

Solo temendo Dio, non si avrà paura di niente. Solo ubbidendo alla sua Parola, saremo veramente liberi. Solo servendo Dio con tutto il cuore, scopriremo la pienezza della vita. Senza Dio, tutto non sarà altro che un passo verso la morte, la fine, il crollo finale. 

Oggi, Gesù Cristo ci invita ad entrare in questa relazione con il Padre. Ancora oggi il patto è aperto. Chi crede in Lui entra in questo rapporto in cui Dio si impegna per sempre a favore di chi crede. Non rimandare: oggi è il giorno della salvezza. Per chi è già dentro il patto con Dio, rinsaldiamo la fede in Lui e continuiamo ad affidarci a Lui. Dio è fedele e nessuno di quelli che ha creduto in Lui sarà mai deluso.