Con molta o poca gente - 1 Samuele 14,1-23
Predicatore: Gioele Di Bartolomeo
‘Andrà tutto bene’, quante volte, in questi giorni di emergenza sanitaria abbiamo ascoltato questo slogan? Dopo la tempesta arriverà l’arcobaleno e finalmente ‘andrà tutto bene’. È questo il significato di questo disegno che ormai vediamo tutti i giorni fuori dalle nostre finestre o nei programmi televisivi. Siamo circondati da un nemico, un coronavirus rapido e resistente, e ad oggi non abbiamo i mezzi per sconfiggerlo, non abbiamo le forze per attaccarlo, possiamo solo attendere che passi, chiusi nelle nostre case e sperare che lo faccia in fretta facendo meno danni possibili.
Mentre con attenzione seguiamo le direttive del nostro governo stando nelle nostre case, ricordiamo a noi stessi che, come Israele, come Saul e come Gionatan, anche noi siamo coinvolti in una battaglia Spirituale. Come lo era Israele, anche la chiesa oggi è continuamente sotto l’attacco del peccato e del tentatore. Come un virus infettante il peccato cerca di rinchiuderci nelle nostre case o sotto un albero di melagrane come Re falliti a dirci “andrà tutto bene”. Ma questo ricco capitolo 14 di 1 Samuele ci insegna 3 lezioni sulla nostra chiamata regale. Possiamo essere: Re coraggiosi, anche con poche risorse, Re avanzanti, anche nei terreni impervi, Re vittoriosi, anche nell’impossibile.
Re coraggiosi, anche con poche risorse (1-6)
Saul non era minacciato da un Virus, ma da un esercito di Filistei. Il Re d’Israele che, per non aver saputo attendere, aveva perso il suo diritto regale per aver usurpato il ruolo di Samuele (13:13) ora, era in guerra contro un esercito composto “da 3000 carri, 6000 cavalieri e gente numerosa come la sabbia del mare” (13:5). Lui, invece era rimasto con un pugno di mosche in mano e non sapeva più cosa fare. Partito con 3000 uomini, poi fuggiti tra le caverne e le rocce, ora nel capitolo 14, troviamo Saul con soli 600 uomini ed una spada, rifugiato a Migron, sotto il melograno (14:2). Il paragone di risorse non teneva ed il Re d’Israele preferì stare nascosto e magari sperare che ‘andrà tutto bene’. La regalità che esprimeva Saul era passiva, impreparata, spaventata e senza futuro. Ma Gionatan non la pensava in questo modo. Al contrario del padre Gionatan decide di andare avanti verso il nemico, in 2 persone e con una spada sola (14:1). Non importava se erano una pulce rispetto a quel grande esercito, non importava a Gionatan di non essere lui il Re o di non aver ricevuto qualche rivelazione speciale. Gionatan va verso il nemico accompagnato dal suo scudiero certo del fatto che “nulla può impedire al Signore di salvare, con poca o con molta gente”(14:6).
Come Saul e come il suo esercito, è facile sentire il desiderio di nasconderci in un posto protetto. Le sfide che abbiamo attorno sembrano e sono sempre più grandi di noi. Le risorse sembrano non bastare mai, il tempo non basta, le risorse economiche non bastano, le mie capacità non sono abbastanza e con il coronavirus tutto sembra amplificarsi, complicando tutto sempre di più. Eppure, Dio ci ha promesso che non ci mancherà nulla per la sua opera. Gionatan ci mostra una regalità che non si nasconde sotto l’albero, che non ha paura di usare quelle pochissime risorse che ha, che non aspetta di ricevere una visione o una chiamata speciale, ma che si fida di Dio perché sa bene che” Nulla può impedire a Dio di salvare, con molta o con poca gente”.
Dove sei oggi, sei sotto un albero con Saul a guardare i tuoi 600 miseri uomini ed a darti le pacche sulla spalla considerando tue scarse risorse o sei pronto a metterti in marcia verso il nemico? Quali sono le tue scuse? Sei solo, ci sono persone che lo fanno meglio di te, ci sono i missionari, c’è il pastore, i diaconi, quali sono le tue scuse? Forse, come Gionatan anche tu hai poche risorse, forse anche tu come Gionatan sei un uomo ordinario, non fare come Saul, per la Salvezza in Gesù Cristo sei chiamato a vivere una Regalità coraggiosa e che avanza, nonostante le risorse.
Re avanzanti, anche nei terreni impervi (4-13)
Avanzare per Gionatan ed il suo scudiero non è stata cosa facile. La strada era in salita, il terreno era impervio e fatto di rocce (14:4). Per salire e proseguire in alcuni punti era necessario arrampicarsi usando mani e piedi (14:13). Gionatan non aveva avuto alcuna indicazione, nessuna apparizione di angeli, nessuna garanzia di un viaggio sereno e protetto. Tuttavia, avanzarono studiando la situazione e cercando l’approvazione da parte di Dio (14:8). Non avendo l’intero consiglio di Dio era cosa molto comune nell’AT cercare un segno da parte di Dio e questo fu positivo (14:10). In una posizione di svantaggio, tra terreni impervi, Gionatan ed il suo scudiero attaccarono, tutto era a loro sfavore, ma Dio era con loro.
Molto spesso quando decidiamo di metterci all’opera per il Signore ci aspettiamo un cammino liscio e sereno. Infatti, la strada del servizio al Signore è ricoperta dai cadaveri delle aspettative di un cristianesimo romantico. Abbiamo immaginato per tanto tempo un vangelo che avanza tra i cuoricini, gli abbracci ed i sorrisi. Tutt’altro, avanzare per il vangelo ci costringe ad attraversare un terreno pericoloso, fatto di insidie e tranelli. Un percorso dove possiamo avanzare solo se siamo attaccati alla Parola di Dio. Solo se ascoltiamo la sua voce siamo pronti ad andare avanti.
Sei stato deluso dal percorso che hai trovato davanti a te quando ti sei messo all’opera per il Signore? Forse la strada complessa ti ha fatto tornare indietro ed ora sei di nuovo seduto con Saul sotto l’albero di melagrane. Il servizio per il Signore costa fatica, costa dolore, è disseminato di nemici ed è pronto per farti cadere da un momento all’altro. Guarda quanto è dura questa città, guarda quanto è perverso il mondo del tuo lavoro, guarda quanto è dura essere onesti. Dopo questa emergenza sanitaria, moltro probabilmente tutto sarà più complesso, ma con la parola di Dio possiamo avanzare, in essa non c’è tranello che tiene, non c’è nemico che scampa, in essa non c’è sconfitta, con la Parola di Dio siamo pronti ad avanzare per il vangelo. Non scoraggiarti, non tornare indietro, per la salvezza in Gesù Cristo sei chiamato a vivere una regalità avanzante anche nei terreni impervi.
Re vittoriosi, anche nell'impossibile (13-23)
La vittoria di Gionatan ed il suo scudiero fu memorabile. In 50 metri quadri caddero uccisi più di venti uomini (14). La paura tra i filistei per questo attacco fu talmente forte che nella guarnigione ed i guastatori furono presi dal panico. La terra tremò (15). Quello che era successo non poteva essere solo il frutto della mano di Gionatan. Dio, il Dio d’Israele era con Lui. I filistei nel pieno della confusione cominciarono ad uccidersi l’un l’altro (20). Saul lo seppe e provò a capire cosa stesse succedendo ma il Signore non gli rispose. Nonostante l’idiozia di Saul, Dio quel giorno salvo Israele usandosi dell’atto coraggioso di due uomini con una spada (23)
Il nostro Dio è il Dio dell’impossibile. Dio può fare qualsiasi cosa per la Sua Gloria. Ha usato una spada per vincere una guerra, ha usato 2 uomini per sconfiggerne migliaia, cosa gli impedisce di usare una piccola chiesa per vincere una città. Dio vincerà le nostre battaglie “nulla può impedire al Signore di salvare, con poca o con molta gente”.
Fratelli, possiamo credere nella vittoria di Dio perché essa è già avvenuta. La vittoria si è manifestata in Suo Figlio Gesù Cristo. Si è manifestata nel Figlio che si è fatto uomo, scegliendo di vivere come noi, con coraggio, con delle risorse limitate. Si è manifestata con una regalità perfetta ed avanzante, nonostante i terreni impervi e si è manifestata nella Sua vittoria sulla Croce nella quale ogni peccato è stato giudicato ed ogni colpa dei suoi figli è stata pagata. Solo in lui potremo vivere una regalità coraggiosa, avanzante e vittoriosa.
Anche tu che ancora non l’hai conosciuto credi in Gesù Cristo, pentiti del tuo peccato ed allora si potremo dirci: ‘andrà tutto bene’