Lo Spirito fà la differenza nella regalità - 1 Samuele 16,14-23

 
 

Predicatore: Gioele Di Bartolomeo

Quello che vedete qui in questo momento è Carlos Henrique Raposo detto il Kaiser per la somiglianza ad un altro famoso giocatore tedesco. Il Kaiser era un calciatore brasiliano, un attaccante ed è stato definito “il più grande truffatore della storia del calcio". Su di lui è stato scritto un libro e girato anche un film. Il Kaiser è stato per 20 anni un calciatore professionistico, giocando in 9 squadre differenti senza però essere mai sceso in campo, neanche una volta. Attraverso finti infortuni, malori improvvisi ed amicizie importanti il Kaiser è riuscito a non mostrare mai le sue capacità o le sue incapacità. Il Kaiser aveva raggiunto quello che tanti giovani sognano di diventare. Sulla carta era un calciatore professionista, ma era senza alcun talento. È il talento che rende un calciatore un professionista e non il contrario. È il talento che fa la differenza.

Oggi nel nostro testo vedremo come anche nella regalità, ciò che rende tali non è il ricoprire un ruolo regale, di guida o di controllo, ma la presenza o meno dello Spirito. È lo Spirito Santo che fa la differenza.  

Leggiamo 1 Samuele 16:14-23

La scorsa domenica, nei versetti precedenti del capitolo 16, abbiamo visto come lo Spirito investì Davide (16:13), abbiamo riflettuto insieme a cosa guarda la regalità. Oggi invece il testo comincia con lo Spirito che si ritira da Saul (16:14). A differenza del Kaiser di cui abbiamo parlato prima, Saul per un tempo era stato investito dallo Spirito (10:6; 10:10), e questo lo rendeva abile ad essere Re, ma ora non era più cosi, lo Spirito si era ritirato da lui. Saul era stato un Re infedele e Dio (16:1) lo aveva rigettato perché non regnasse più su Israele. Tutt’altro, nel testo vediamo che il Signore è con Davide. Saul era ancora Re, ma lo Spirito era su Davide. Vediamo oggi insieme come senza lo Spirito non può esserci una regalità piena. La vera regalità sta dove lo Spirito riposa ed è ciò che fa la differenza nell’essere veri Re. Come chiesa vogliamo comprendere il ruolo dello Spirito nella regalità in uomini che affrontano la precarietà, il turbamento e la ricerca di soluzioni.

 

1. Vivi la precarietà? Chiediti dove è lo Spirito

Saul era ancora Re. Manteneva ancora il suo ufficio, il suo titolo regale, i suoi poteri e la sua servitù. Ma ormai era solo, lo Spirito non era più con Lui. Saul poteva mantenere il suo ruolo onorevole, ma senza lo Spirito non sarebbe andato lontano. Davide invece, non è ancora nessuno. Dopo essere stato unto da Samuele, era tornato ai suoi pascoli ed ora era stato chiamato a suonare per un Re fallito, ma a differenza Saul, “il Signore è con lui” (16:18). Lo Spirito aveva abbandonato Saul ma era con Davide.

L’investitura o la ritirata dello Spirito Santo non rappresenta l’acquisizione o la perdita della salvezza. Nell’AT lo Spirito è dato al re per il suo compito specifico. Lo vediamo in Isaia 45:1 dove Ciro, un re pagano, è unto dal Signore per un compito regale. Lo stesso Davide dopo il peccato contro Uria l’Ittita e Batsceba, chiede al Signore di non togliergli lo Spirito (Salmo 51:11), cioè di non essere screditato come re. Non si parla di “perdere la salvezza” ma di non essere più incaricato di ruolo particolare. Non è un tema di ordo salutis (quando entriamo nel popolo dell’alleanza siamo battezzati di Spirito ed è un dono pattizio di Dio irrevocabile), ma di historia salutis (ricevere un ruolo particolare per un tempo particolare).

In ogni caso, la domanda che il testo pone a noi oggi, chiesa di minoranza non è prima di tutto: quanti siamo, con quali bilanci, con quali capacità, ma: “il Signore è con noi?”, lo Spirito ci approva, riposa su di noi? Possiamo correre il rischio di pensare che ciò che conta è avere un ruolo importante, un ufficio che conti. Come chiesa spesso ci sembra di combattere ad armi impari, in un terreno complesso e con i numeri insufficienti. E cosa dire di questo momento storico, ci vediamo attraverso un PC, non sappiamo quando potremo davvero riabbracciarci e come potremo tornare a cantare insieme.  La precarietà è tangibile. Ma questi versi ci ricordano, non importa, è lo Spirito che fa la differenza. Lo Spirito fa la differenza nella precarietà. Vivi la precarietà? Chiediti dove è lo Spirito?

 

2. Sei turbato? Chiediti se lo Spirito è con te

Quando lo Spirito si ritira, Dio permette un cattivo spirito di tormentare Saul (16:14). Il peccato di Saul non rimane celato alla giustizia di Dio, e quando lo Spirito lo abbandona, Dio nella sua sovranità permette ad uno spirito cattivo di tormentarlo.

Anche se spesso crediamo di poter dettare regola nelle nostre vite, non c’è spazio vuoto nel nostro cuore. Non c’è una neutralità. O c’è lo Spirito di Dio o c’è uno spirito cattivo. Quest’ultimo crea malessere, accidia, turbamento, amarezza e sconforto. Lo fa ad intensità variabili, ma c’è. Le regalità senza Spirito sono altalenanti, umorali, intemperanti, attraversate da instabilità permanente, soggette ad improvvise crisi. Quanto sono irrequieti i nostri cuori?  Agostino nelle confessioni scrive “ci hai fatti per te, e il nostro cuore non ha posa finché non riposa in te” (Confessioni 1,1.5). Quanto siamo instabili, infelici, frustrati e pervasi da una costante senso di insoddisfazione? Quello che turba Saul, che l'opprime e che domina il suo cuore, non è un problema del momento. Dio, sotto la sua sovranità, permette uno spirito cattivo per fargli vedere quanto è brutto vivere senza la sua approvazione, senza la sua direzione, fuori dall’ubbidienza a Lui. Questo ci deve spronare a cercare sempre la pienezza dello Spirito Santo in ogni momento della vita e in ogni cosa che facciamo. Lo Spirito fa la differenza. Quale Spirito sta dimorando nel tuo cuore? Sei turbato? Chiediti se lo Spirito è con te.

 

3. Hai provato con tutto? Chiediti sei hai cercato lo Spirito

Saul cerca la soluzione al suo turbamento e la trova nella musica. I sintomi sono chiari, ma la cura ricercata è interessante ma velleitaria. La musica aiuta, ma è un placebo. Ha un effetto limitato nel tempo e superficiale. Cura il sintomo, non la malattia. Invece di portare alla diagnosi del vero problema, si accontenta di lenire qualche effetto. Un buon genitore quando vede il proprio figlio sbattere su un mobile è pronto a dare un bacino sulla bua per calmare il dolore, tuttavia è pronto a correre in ospedale al primo sospetto di qualcosa di grave. Saul stava curando un male devastante con i bacini della musica.

Quante volte cerchiamo di trovare soluzione al sintomo senza andare alla causa! Anche questa è mancanza di regalità; è voler rimanere alla superficie. Quando le cose non vanno pensiamo di poter sistemare tutto con un bacino, un placebo che allenti il nostro problema. Come Saul ci circondiamo di consiglieri inadatti, di persone pronte ad aiutarci senza però spingerci alla vera fonte del problema. Abbiamo un problema di denaro, cerchiamo forme illegali di guadagno; abbiamo un problema di casa, accettiamo forme in nero di affitto; abbiamo un problema sentimentale, cerchiamo rapporti occasionali; abbiamo un problema di qualche tipo, cerchiamo di metterci su una pezza; abbiamo ferite e mettiamo cerotti per coprire. Proviamo ed abbiamo provato di tutto. Ma, come Saul invece di cercare la presenza del Signore, cerchiamo succedanei. Solo lo Spirito può fare la differenza. Saul avrebbe dovuto ravvedersi del suo peccato e tornare a Dio. È solo in Cristo noi possiamo fare questo. Solo in Cristo possiamo ricevere la salvezza e lo Spirito per esercitare una regalità piena.

Gesù Cristo, è stato il re perfetto, la sua opera di salvezza ha chiamato la chiesa a vivere una regalità piena sorretta dallo Spirito Santo. È Gesù che pieno di Spirito Santo dona il suo Spirito al suo popolo perché eserciti un ruolo regale all'altezza dove non c’è precarietà che tenga, dove non c’è più turbamento e dove i placebo lasciano spazio alla cura perfetta ed amorevole dello Spirito per una Regalità piena alla gloria di Dio.