Imparare a lamentarsi - Salmo 74
Predicatore: Clay Kannard
Vi siete mai trovati in una conversazione con due persone che si lamentano? A dire il vero, è estremamente facile lamentarsi di ciò che succede in questa città. Quando chiediamo ai nostri vicini di casa come stanno, rispondono spesso dicendo “non mi posso lamentare.” Ma non è vero! Presto inizieremo a lamentarci del calore. Ci lamentiamo della città, di quello che c’è da fare, di quello che non è stato fatto, della spazzatura per strada, della condizione delle nostre strade, di come il governo spende i soldi. Ci lamentiamo con qualcuno per come ci ha trattato male, ma poi troviamo solidarietà lamentandoci insieme di qualcos’altro. Ho visto interi gruppi di persone arrabbiate e frustrate legarsi unirsi nel lamento.
Quando è stata l’ultima volta in cui vi siete lamentati di qualcosa? Fatemi fare la stessa domanda ai bambini. Quando è stata l’ultima volta in cui vi siete lamentati di qualcosa? Forse quando non avete potuto vedere quello che volevate alla televisione? O quando non avete voluto mangiare quello che ha fatto la mamma o il papà per cena? O perché non volevate fare ciò che vi è stato chiesto dai genitori?
Come un padre di quattro bambini, dico ai miei figli che non capisco la lingua del lamento. Spesso spengo le mie orecchie quando iniziano a lamentarsi. Altre volte faccio finta di addormentarmi. Ma poi mi sveglio dal mio sonno finto, e mi lamento con mia moglie di quanto siano lamentosi i nostri figli. Cerchiamo di insegnare ai nostri figli che lamentarsi non è accettabile. Ma è vero che lamentarsi non è mai accettabile?
Che bisogna dire in mezzo a grandi sofferenze? Per esempio, quando qualcuno che conosciamo soffre di cancro? Che dobbiamo fare quando sperimentiamo angoscia immensa o una perdita significante, come quella di uno sposo o di un figlio o un amico/amica prezioso? E quando vediamo la pandemia attuale devastare il mondo? Quando pensiamo a tutte le persone smarrite nel mondo, come abbiamo imparato due domeniche fa per la domenica del rifugiato? Quando pensiamo alle vite dei nostri fratelli e sorelle intorno al mondo che sono perseguitati per la loro fede? Quando vediamo l’ingiustizia davanti ai nostri occhi? Quando vediamo le donne rese schiave su strade come la Cristoforo Colombo? O quando vediamo persone rese spiritualmente schiave da istituzioni religiose che hanno continuato nell’errore per secoli? Va bene lamentarsi? Come dobbiamo processare quello che vediamo e che sperimentiamo? Dove possiamo sperimentare la grazia di Dio in mezzo a questo dolore? Nelle preghiere di lamentazione.
I Salmi hanno tanto da insegnarci su come lamentarci correttamente. Infatti, quasi un terzo dei Salmi sono lamentazioni fra i quali troviamo tante lamentazioni personali a Dio, e tante lamentazioni comunitarie a Dio. Stamattina, ne vedremo una per imparare come il popolo di Dio deve lamentarsi correttamente. Leggiamo insieme il Salmo 74…
I Salmi sono il libro che ci accompagna e ci insegna a lodare Dio nel modo giusto, e ci troviamo un lamento! Perché? Perché, quando il popolo di Dio ha bisogno di sperimentare la Sua grazia nei dolori più profondi, un canto o una preghiera di lamentazione ci aiutano a fare proprio quello. Le lamentazioni possono portarci a lodare Dio. Il Salmo 74 ci dà quattro passi che il popolo di Dio può prendere per lamentarsi giustamente. Ci fa vedere che: 1) Possiamo rivolgerci a Dio nel dolore, invece di allontanarci da Lui, 2) Possiamo lamentarci con Dio nelle nostre preghiere, 3) Possiamo chiedere a Dio, e, 4) Possiamo fidarci di Dio.
1. Possiamo rivolgerci a Dio
Come un incubo, questo Salmo rivive l’anno 587 avanti Cristo e gli eventi troviamo nel 2 Re 24-25, in cui l’esercito dei caldei marciò contro il popolo di Dio, massacrando uomini, donne, bambini, e sacerdoti. Quando distrussero la città di Dio e il Suo tempio, e quando portarono il popolo di Dio in esilio. Questa preghiera è il risultato della lamentazione di dolore del popolo di Dio in mezzo a sofferenza e dolore immenso. Questa è una lamentazione comunitaria che è stata recitata insieme dal popolo di Dio: gridavano a Lui tutti insieme con voci piene di dolore, e con cuori afflitti a causa di quello che avevano sperimentato… la distruzione quasi completa da parte di un popolo pagano che odiava il popolo scelto di Dio, e che odiava il loro Dio.
Quello che potrebbe essere scioccante per alcuni è che c’è stato un grido a Dio in primo luogo. Magari non vi aspettereste nessun grido, nessuna preghiera, nessuna lamentazione a Dio. Magari vi aspettereste che il popolo di Dio Gli avrebbe voltato le spalle per aver permesso la sofferenza e la distruzione che avevano sperimentato. Come fanno tanti altri in mezzo alla sofferenza, avrebbero potuto completamente voltare le spalle a Dio. Il popolo di Dio avrebbe potuto cadare nelle trappole della morte e della disperazione. La disperazione fa arrendere. La disperazione fa smettere di pregare perché ci fa credere che a Dio non importa, che non sente le nostre preghiere, che non cambierà mai niente.
Ma invece di dare le spalle a Dio nel dolore, vediamo che il popolo di Dio si è girato verso di Lui. In versetto uno, loro dicono, “O Dio!!! Perché ci hai respinti per sempre?!” Quando la loro angoscia e la loro confusione su quello che accadeva intorno a loro avrebbero potuto silenziare le loro preghiere, non è successo. Invece, si sono voltati a Dio e hanno pregato un grido onesto dai loro cuori dolenti. E noi siamo invitati a fare la stessa cosa. Nei momenti più oscuri, dolorosi ed angosciosi che il popolo di Dio potrebbe sperimentare, ci possiamo rivolgere a Lui. Questo è il primo passo della nostra lamentazione. Il rivolgersi a Dio dirige le nostre emozioni a Lui. A volte, questo passo è il passo più difficile, ma è un passo che va fatto per sperimentare la grazia di Dio nelle nostre angosce più profonde. Vogliamo sapere come lamentarci? La parola di Dio ci dice che il primo passo è che possiamo rivolgerci a Dio.
2. Possiamo lamentarci con Dio
Poi, una volta che siamo rivolti a Dio, possiamo lamentarci con Dio. Quello che troviamo in questa lamentazione è che possiamo pregare, condividendo le nostre lotte. Il popolo di Dio non ha accusato Dio di ingiustizia. Capivano bene perché si trovavano in quella situazione. Però non capivano la severità della situazione alla luce del carattere di Dio, e della speranza che avevano nelle Sue promesse. Facevano fatica a capire cosa stesse succedendo, non contro loro solo, ma contro Dio. Hanno gridato a Dio, chiedendo, “GUARDA! Dirigi i tuoi passi verso le rovine e vedi cosa hanno fatto i TUOI nemici alla TUA dimora, e al TUO popolo (3). Hanno buttato giù le TUE insegne e ci hanno messo le loro (4). Hanno completamente distrutto il TUO tempio, o Dio, facendolo a pezzi (5-6)! Hanno appiccato il fuoco al TUO santuario e alle tue dimore, distruggendoli e bestemmiando il TUO nome o Dio (7).” Hanno pregato, condividendo le loro lotte con Dio.
Qui vediamo che possiamo pregare, condividendo le nostre frustrazioni. Nel versetto 8, il popolo di Dio condivide le loro frustrazioni dicendo, “O Dio, ci hanno completamente sottomessi! Non vediamo più segno della nostra cultura, dei nostri luoghi di culto, e tutto quello che ci ricordava di te è stato completamente distrutto!” (9). Erano frustrati perché si ritrovavano senza profeti. Non c’era nessuno con una parola di conforto dal Signore. Nessuno poteva condividere il messaggio di speranza o condividere quanto a lungo Dio avrebbe permesso le loro frustrazioni e dolore (9). Hanno condiviso le loro frustrazioni con Dio.
Vediamo che possiamo pregare, condividendo il nostro dolore con Dio. Anche se, alla luce della loro comprensione di Dio, non riuscivano a dare un senso alle loro esperienze, nel loro dolore continuarono a rivolgersi a Lui, condividevano il dolore della perdita e tutte le sofferenze che li affliggevano e delle quali non riuscivano a vedere la fine.
Quando ci lamentiamo, condividiamo le nostre lotte, le nostre frustrazioni e il nostro dolore a Dio, ma dobbiamo farlo con umiltà. Notate l’umiltà in questa lamentazione. C’è un grido a Dio senza orgoglio e senza comportarsi come se Dio dovesse loro qualcosa. Non hanno accusato Dio di ingiustizia, si sono lamentati umilmente. Chiesa, se noi ci rivolgiamo a Dio nel nostro lamento come se ci dovesse qualcosa, non entreremo mai nella lamentazione biblica. Ma se ci rivolgiamo a Dio umilmente, se ci lamentiamo delle nostre lotte per comprendere cosa succede, se ci lamentiamo delle nostre frustrazioni per l’ingiustizia che vediamo accadere, riconoscendo l’ingiustizia contro Dio, le nostre lamentele sono benvenute.
Dio non è un padre infastidito che fa finta di addormentarsi quando i suoi figli vengono da Lui lamentandosi umilmente, riconoscendo che il dolore e la sofferenza che sperimentano è difficile da capire per loro alla luce di come conoscono Dio --- un Dio buono, un Dio in controllo. Dio non è un genitore infastidito, è un Padre amorevole che ascolta le lamentele umili e dolorose dei Suoi figli. Possiamo lamentarci a Dio. Ci ha dato il Suo orecchio.
Però non dovremmo restare nelle nostre lamentazioni. La vera lamentazione va avanti dal lamentarsi al chiedere l’intervento di Dio. Questo è il prossimo passo della fede mentre attraversiamo il dolore, mentre vediamo l’ingiustizia e la ribellione contro Dio davanti ai nostri occhi, mentre sperimentiamo la perdita profonda e tragica. La vera lamentazione va oltre il lamentarsi, al chiedere. Se crediamo che Dio è buono e in controllo, anche nelle tragedie della vita, chiederemo il Suo aiuto…cioè il terzo passo.
3. Possiamo chiedere a Dio
Come può lamentarsi il popolo di Dio? Possiamo rivolgerci a Lui, invece di allontanarci. Possiamo lamentarci con Dio delle nostre frustrazioni e lotte e dolori con umiltà. E possiamo chiedere a Dio (1, 10, 11a). La lamentazione ci aiuta a chiedere l’aiuto di Dio. Ascoltate come il popolo di Dio chiede il Suo aiuto. Nei versetti 2, 18, 19, 20 per esempio. “Ricordati del Tuo popolo, ricordati dei poveri, ricordati del Tuo patto!”. Nel versetto 19, “non abbandonarci al nemico e non scordarti dei poveri!”. Nei versetti 21-23 vediamo il popolo di Dio chiedere che Dio si ERGA, per portare la Sua giustizia contro i malvagi e per salvare il Suo popolo dalla loro vergogna.
La lamentazione ci permette anche di chiedere a Dio le nostre domande più profonde e disturbanti. Sentite le domande pregate nel Salmo 74… Il popolo di Dio chiese domande che iniziavano con “Fino a quando?”. Nel versetto 1, “Fino a quando continuerà, o Dio?!”. “Fino a quando i tuoi figli saranno sotto la tua disciplina?!”. Nel versetto 10, “Fino a quando permetterai che i tuoi nemici bestemmino il tuo nome santo, o Dio?!”. Il popolo di Dio chiese anche “Perché?”. Di nuovo nel versetto 1, “Perché, o Dio, continua questo dolore?!”. Nel versetto 11 “Perché non sei intervenuto, o Dio?”
La lamentazione ci invita a farci domande difficili del genere, o altre come, “dove sei Dio?”, o “se veramente ci ami, perché succede tutto questo?” Va bene gridare a Dio con queste domande difficili. Sono domande oneste da cuori dolenti, si lottano con il paradosso del dolore e delle promesse della bontà di Dio. Ci aiutano a pregare ad alta voce quello che sappiamo che è vero di Dio…aiutandoci a fidarci di Lui. Vedete, la lamentazione va oltre la tristezza o il parlare della tristezza. Va oltre il cammino per le diverse fasi del lutto. Va oltre le domande difficili.
4. Possiamo fidarci di Dio
La lamentazione è una preghiera nel dolore che ci porta a fidarci di Dio. Condividiamo le nostre lotte, i nostri dolori, chiediamo a Dio le nostre domande più profonde e difficili, e poi, possiamo scegliere di fidarci di Lui.
Tutte queste domande e petizioni per aiuto che vediamo in questo Salmo si capiscono alla luce di chi credevano che Dio fosse. Nel loro dolore, non cessavano di riconoscere Dio per chi Lui è. I versetti 12-17 contengono due parole che servano come cardine fra il dolore, i dubbi e la confusione, e la loro fiducia in Dio. Ci sono le parole a cui dobbiamo stare attenti, le parole “EPPURE, TU”.
Stiamo soffrendo, Dio, alla mano dei tuoi nemici che ti bestemmiano, EPPURE TU, sei ancora il Re (12a). Il tuo popolo viene distrutto dai tuoi nemici, EPPURE TU, hai sempre operato la salvezza sulla terra (12b). Poi nei versetti 13 e 14 vediamo la descrizione del mare e dei mostri marini, e del potentissimo leviatano. È un linguaggio apocalittico, un’immagine che rappresenta il caos e la ribellione contro il Dio che viene bestemmiato e deriso. EPPURE TU, o Dio, sei conquistatore (13-14). I tuoi nemici hanno intenzione di distruggere… EPPURE TU, o Dio, sei il creatore e sostenitore di ogni cosa (15-17). Quindi, ERGITI o Dio, ci fidiamo di Te perché sei il Re e il Salvatore! Sei il Re dell’alleanza! Sei il conquistatore che regna su tutto! Sei il creatore e il sostenitore di tutto! Abbiamo deciso di fidarci di te! Ricordati delle Tue promesse! Ci rivolgiamo a te! Senti la nostra lamentazione! Aiutaci! Ci fidiamo di te
Sentite la speranza nella loro lamentazione? Le nostre preghiere di lamentazione sono i canti che cantiamo credendo che un giorno Dio risponderà e ristorerà ogni cosa spezzata. Quella è la nostra speranza…e nella storia della salvezza, è la speranza che Dio ha garantito in Gesù Cristo. Il Suo popolo non rimane sotto la sua ira. Dio ha aperto i loro occhi alle forze distruttive del peccato, li condusse a lamentarsi per i loro peccati, per trovare la salvezza di Dio.
Sentite, la più grande lamentazione che garantisce la nostra redenzione e ristorazione, è stata gridata da Gesù stesso mentre pendeva dalla croce per morire per i peccati del popolo di Dio. Alla nona ora, in quel momento doloroso, Gesù si lamentò con una voce forte: “…Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (Mt. 27,46). Poco dopo morì. Ma non rimase morto! Gesù si alzò dalla morte! Dio non si scordò del Suo patto! Il Re perfetto conquistò il nemico del popolo di Dio! Dio lavorò per la salvezza degli oppressi e degli sconfitti! Dio, il creatore, perdonerò il loro peccato, diede al Suo popolo un cuore nuovo! Dio regna su di loro come il Signore sovrano e un padre amorevole che ascolta ai suoi figli.
Attraverso la lamentazione, lo Spirito di Dio dà al Suo popolo la forza di rivolgersi a Lui nei momenti più oscuri, dolorosi e confusi di una vita che sembra così lontana dall’essere perfetta. Dà la libertà di piangere a Lui nel dolore, per chiedere tutte le domande difficili che potremmo avere, e di fidarsi del Dio che è perfettamente in controllo, e che dà speranza al Suo popolo.
Amici, se non vi siete lamentati dei vostri peccati, chiedete a Dio di perdonarvi per essi, e se non avete messo la vostra fiducia in Gesù Cristo soltanto come Salvatore e Re…c’è poca speranza per voi. Grideresti a Dio oggi e Gli chiederesti il perdono, per salvarti?
Fratelli e sorelle, Roma ha bisogno di vedere le nostre lamentazioni, di vedere il nostro dolore a causa dell’ingiustizia, di vederci gridare insieme con le nostre domande, il nostro dolore, la nostra sofferenza, scegliendo di fidarci di Lui in mezzo a tutto ciò. Il Salmo 74 ci insegna come lamentarci, e ci invita a farlo.
Preghiamo
Signore, e per la grazia tua che possiamo rivolgerci a te, che possiamo lamentarci, possiamo chiederti le nostre domande, e che possiamo fidarci di te. Pregiamo che possiamo imparare a sperimentare meglio la Tua grazia nelle nostre lamentazioni! È la tua grazia che conforta i nostri cuori dolenti, la grazia che redime i peccatori, la grazia che ci dà la speranza. È la tua grazia di cui la nostra città ha così tanto bisogno. Preghiamo che quest’estate possa essere un’estate in cui impariamo a lamentarci, continuando a fidarci della Tua bontà, pregando che gli altri possano fare lo stesso. Nel nome di Gesù preghiamo, amen.
bibliografia
Vroegop, Mark. Dark Clouds, Deep Mercy: Discovering the Grace of Lament. Crossway, 2019.