All'ascolto della sapienza - La sapienza promette - Proverbi 3
Predicatore: Gioele Di Bartolomeo
Ti hanno mai fatto una promessa che poi non è stata mantenuta? Sicuramente. È un’esperienza che è capitata o prima o poi capiterà ad ognuno di noi. Quando ciò accade veniamo colti da un profondo senso di ingiustizia, rabbia e frustrazione. Anche in questo testo potremmo cadere nel tranello di vedere delle promesse non mantenute. Salomone nel capitolo 3 dei proverbi promette una sapienza accompagnata da lunghi giorni di vita, refrigerio per le ossa, granai ricolmi, ricchezze, gloria, sonno dolce. Ma non è ciò che vediamo nelle nostre vite. Anche quando abbiamo fatto la scelta giusta, anche quando siamo stati fedeli al Signore e ci siamo ritenuti saggi, sperimentiamo giorni difficili, malattie improvvise, notti senza sonno, fragilità economiche, precarietà lavorative ed ingiustizie.
C’è qualcosa che non va. Cosa stiamo sbagliando? Cos’è che non riusciamo a comprendere? Le promesse di Dio non si fermano a effetti superficiali e temporanei ma hanno a che fare con il cuore e l’eternità. Per capire fino in fondo il nostro testo e per non cadere nei nostri ragionamenti, che ci porterebbero fuori strada, abbiamo bisogno di incontrare la sapienza incarnata, Gesù Cristo, l’unico che può davvero cambiare i nostri cuori (Rom 8,3). Gesù cambia la nostra prospettiva, ci porta a riflettere all’oggi ed all’eternità. Oggi siamo già benedetti dalla sua presenza in noi, siamo già consolati ma non ancora vediamo i frutti pieni che Salomone descrive e che vedremo al ritorno del Salvatore. Ed allo stesso modo oggi, chi rifiuta Dio, chi rifiuta l’opera del Salvatore Gesù Cristo è già nella maledizione e già perso nei suoi falli e nei peccati ma ancora non vede i frutti eterni della sua disperazione. Dove sei oggi?
“Dio Padre, abbiamo bisogno che lo Spirito Santo apra i nostri occhi attraverso questo testo e ci mostri Gesù Cristo la Sapienza incarnata e ci guidi ad incontrarlo”
La Sapienza promette al cuore di essere per noi un sostegno nella prova, promette di essere un ristoro nella riprensione e promette al mondo una giustizia fondata nella Sua grazia.
1. La Sapienza promette sostegno nella prova (1-10)
È al cuore che il Signore parla. Come a figli che Egli ama, il testo in questi versetti porta a guardare a ciò che è più importante, il cuore. È da lì che deve partire l’osservanza dei comandamenti di Dio (1). È da lì che tutto deve cambiare (3) perché è dal cuore che partono i nostri guai. Esso, ci dice Geremia 17,9, è ingannevole più di ogni alta cosa ed insanabilmente malato ed ha la capacità di prendere in giro noi stessi. La Sapienza svela le insidie del cuore, invita a non appoggiare sul proprio discernimento (5), chiama a riconoscere la guida di Dio in ogni aspetto e vocazione della vita (6) e mette in guardia dal male prodotto dalla saggezza personale (7). Li sarà la vera benedizione, il vero riposo e la vera ricchezza (8-10).
Quando ci affidiamo al nostro cuore ed al nostro giudizio è un disastro. In Marco 7,21-23 Gesù ci dice che è da esso che partono “cattivi pensieri, fornicazioni, furti, omicidi, adultèri, cupidigie, malvagità, frode, lascivia, sguardo maligno, calunnia, superbia, stoltezza”. Se esso è la nostra guida non saremo in grado di resistere ad alcuna tentazione e ad alcuna prova, perché non saremo capaci di discernerle. Se il nostro cuore sarà la chiave di lettura delle nostre vite, non potremo fare altro che essere vittime di noi stessi. Tutt’altro la Sapienza incarnata, Gesù Cristo, morendo sulla croce come sacrificio ci ha liberato dalla schiavitù del peccato che ci costringeva a considerare il nostro giudizio l’unica verità. Nella resurrezione dai morti ci ha mostrato la verità delle sue parole e nel tornare al cielo ci ha mandato lo Spirito Santo, il consolatore che trasforma e domina suoi nostri cuori peccaminosi. Egli ci mostra come la legge, se è scritta su delle tavole serve a poca cosa. Tutt’altro abbiamo bisogno di Dio perché essa rimanga stampata nei nostri cuori (Geremia 31,33) attraverso la presenza e l’azione dello Spirito Santo. La Sapienza ci sostiene esponendo la fragilità del nostro discernimento. Ribalta i nostri criteri di affidabilità della nostra saggezza e ci invita a credere in quella della scrittura. Le prove affrontate con la Sapienza come dice Giacomo 1,2-3 si trasformano quindi in benedizioni che cambiano il nostro cuore, influenzano le nostre vite e ci trasformano per gioire pienamente al ritorno del Signore.
Gesù ha affrontato la tentazione e la prova non a causa del suo cuore ma a causa del nostro. Egli ha vinto le prove affinché in Lui anche noi fossimo vincitori. La sapienza che ha vinto la prova ha promesso di vivere dentro i Suoi provvedendo il sostegno nella prova attraverso lo Spirito Santo. Su chi confidi nella prova? A chi ti stai affidando nelle tue prove? Al tuo giudizio? Ad esempio, dov’è la guida della chiesa nella tua vita? Dov’è la guida della Parola di Dio? La Sapienza promette sostegno nella prova
2. La Sapienza promette ristoro nella riprensione (11-26)
La salvezza dalla caduta nella tentazione e della prova passa attraverso la riprensione. La Sapienza di Salomone invita a comprenderla: essa non è una condanna o una punizione ma un atto di amore come quello di un padre verso i propri figli (11-12). Attraverso la riprensione l’uomo trova la saggezza e fugge il peccato e si addentra per le vie deliziose del Signore (13-17). In questo meccanismo di disciplina che porta a ritrovare la guida della sapienza i Figli di Dio sperimentano la pace e la sicurezza (18-23). Come i figli dormono sereni quando la mamma ed il papà sono in casa, così quando la Sapienza incarnata vive nei cuori, dona agli uomini e le donne la pace e la sicurezza della sua presenza (24-26).
La riprensione fa male. I proverbi ci dicono che, quando siamo ripresi sentiamo un senso di disgusto che suscita in noi un moto di ripulsa. Non ci piace essere ripresi e questo produce conseguenze peccaminose devastanti. Pensiamo a Caino quando, irritato per la riprensione della Sua offerta produsse il primo omicidio della storia (Genesi 4). Pensiamo al profeta Giona, alla profonda depressione frutto della sua opposizione al piano di Dio per Ninive (Giona 4). La riprensione e la disciplina di Dio è una risposta del suo amore e del suo desiderio per noi di essere santi. Dovremmo provare timore quando non vediamo alcun tipo di riprensione nella nostra vita. Quando un padre o una madre non disciplinano i propri figli per la loro disobbedienza c’è qualcosa che non sta andando. Potranno sembrare genitori più miti, forse anche più pazienti ma stanno costruendo figli distorti. Nello stesso modo se Dio non ci disciplinasse saremmo persi nelle nostre distorsioni. Ed anche la chiesa, come ci dice l’apostolo Paolo in Galati 6,1 è uno strumento di benedizione attraverso la quale viviamo questa riprensione ed in essa la Sapienza ci promette ristoro. Come dice il Salmista “Mi percuota pure il giusto; sarà un favore; mi riprenda pure; sarà come olio sul capo; il mio capo non lo rifiuterà” (141,5). Il giogo della Sapienza incarnata, quello in cui siamo ripresi e disciplinati, è leggero ci dice Matteo 11,29 in esso c’è la promessa del ristoro e della consolazione.
Cosa s’innesca nel tuo cuore quando vieni ripreso per il tuo peccato? Possiamo accettare la riprensione anche se dolorosa perché Gesù ha portato sulle sue spalle il peso delle nostre colpe. Possiamo godere dei frutti ristoratori della riprensione perché Gesù è vivo e continua a compiere la sua opera nei nostri cuori. Anche qui a Roma, in una cultura che si erge sotto la bandiera del non giudizio e nella libertà individuale dove nessuno può essere criticato o messo in discussione, possiamo annunciare che non c’è ristoro senza riprensione. Non c’è salvezza che non passi attraverso il vaglio del cambiamento del proprio cuore.
3. La Sapienza promette giustizia nella sua Grazia (27-35)
A tutto ci sarà un prezzo ci dice la Sapienza. Nella casa dell’empio, dove ci si rifiuta di fare il bene (27), dove si trama il male (29), dove gli ingiusti scherniscono, dimora la maledizione del Signore (33). Nella casa dei giusti invece, dove il male non mette radice, dove regna la sapienza di Dio, dimora la benedizione del Signore, oggi e per sempre.
La sapienza promette una giustizia eterna fondata sulla Grazia. La grazia di Dio consiste nel dono di Dio Figlio, Gesù Cristo per la salvezza del peccatore. Questa grazia è oggi e sarà al ritorno del Signore, il discrimine tra la benedizione e la maledizione. Oggi nella grazia di Dio i suoi figli vivono la benedizione della comunione con il Padre attraverso l’opera salvifica del Figlio. Lo Spirito Santo muove i cuori dei figli di Dio verso l’ascolto della Sapienza. Permette di vivere vite sante, che amano il prossimo, che accolgono lo straniero, che donano senza paura, che crescono figli timorati e che scelgono l’integrità. Anche nell’oggi di questo mondo decaduto il Signore ci benedice con chiese sante, matrimoni profondi, amicizie sincere, vite avventurose e sonni sereni. L’empio invece, chi ha rigettato Dio, in vista della sua eredità di distruzione vive già oggi la sua maledizione. La Parola di Dio ci dice in Isaia 53:1, “Lo stolto ha detto in cuor suo: «DIO non c’è» ed anche se nella nostra nazione, nella nostra città molti si manifestano credenti, questa è la realtà dei fatti. La creatura si è ribellata al creatore ed ora giace sotto il giogo violento del peccato che nutre di menzogne. Quanta sofferenza vediamo nella nostra società che prova a nascondersi dietro il benessere ma il cui cuore è sempre più nell’angoscia?
Cari fratelli e sorelle, la Sapienza incarnata ci ha salvato per farci portatori di questa verità. Sta per arrivare l’ora in cui tutti saremo giudicati. Nessuno sa quando, ma ogni giorno è più vicino. Il Signore ha promesso la sua giustizia e sta per tornare e per instaurare il Suo regno eterno. Svegliamoci chiesa proclamiamo con forza il nome di Dio e la speranza in Gesù Cristo. Chiediamo al Signore di aprirci gli occhi sulle sofferenze dei nostri vicini, dei nostri colleghi, dei nostri famigliari per essere per loro una luce per la conoscenza della grazia salvifica. Se non hai conosciuto la grazia, l’angoscia che senti oggi nel tuo cuore è quella che deve portarti a piegare le ginocchia al Salvatore. Vai alla croce, confessa il tuo peccato e conoscerai la Sapienza incarnata e vivrai la gioia del cuore in vista della gioia eterna con il Signore.