Chiedersi chi sono i gentili (cioè noi) - Salmo 79
Predicatore: Leonardo De Chirico
Come una macchina fotografica professionale, i salmi hanno un zoom incorporato. Con un giro di qua entrano nel dettaglio, nel particolare, nel profondo. Con un giro di là aprono il grandangolo, danno uno sguardo ampio e una visione d’insieme. Alcuni salmi si concentrano sulle dinamiche del cuore e della vita personale, altri esortano a guardare al mondo intero, addirittura all’universo. I salmi ci insegnano che la fede biblica permette di vedere il dettaglio della nostra vita e di collegarlo a Dio e permette di vedere le macro-dinamiche della storia e di collegarle a Dio.
In questo salmo, il soggetto principale sono le “nazioni”, i “popoli”, le “genti” (vv. 1,6,10,12). Nella visione dell’antico Israele, l’umanità era divisa in due: da una parte il popolo d’Israele, dall’altra le nazioni: tutte, senza distinzioni. Le “nazioni” erano tutti gli altri, per esclusione. Il popolo d’Israele era formato da ebrei, le nazioni erano il resto del mondo. Non importava l’etnia, la lingua, la cultura: se uno non era ebreo, era parte delle nazioni. Questo salmo ci fornisce uno spaccato delle nazioni. Nel farlo, ci dà un ritratto di noi tutti, in quanto tutti siamo parte delle “nazioni”. Non pensiamo quindi che stia parlando di altri, di popoli lontani ed esotici: sta parlando di tutti noi. Sei pronto per essere descritto?
1. “Gentili” ma spietati
Il punto di partenza nel descrivere i “gentili” è dato da come si sono comportati nei confronti degli ebrei. Qui è descritta la devastazione della fine del regno di Giuda (vv. 1-5), con la caduta di Gerusalemme, la distruzione del tempio, i morti, i profughi, gli espropri, le stragi, lo spargimento d sangue. Storicamente, questi fatti accaddero ad opera dei babilonesi nel 597 a.C., ma qui sono attribuiti a tutte le nazioni indistintamente. Possiamo pensare a quando i romani nel 70 d.C. distrussero di nuovo il tempio di Gerusalemme macchiandosi di efferatezze simili. Possiamo pensare alla corrente di antisemitismo che ha attraversato tutta la storia della chiesa, talvolta diventando ostile e violenta contro gli ebrei. Possiamo pensare alla tragedia dell’olocausto nel 20° secolo con più di 6 milioni di ebrei sterminati. La storia è disseminata di spietatezza, ieri e oggi.
A ben guardare, però, questa spietata malvagità è attribuita a tutti gli uomini e le donne (Rm 1-2) senza esclusione e, secondo Gesù, è una macchia di ogni cuore (compresi il tuo e il mio) da cui sorge ogni sorta di male (Mc 7,14-23). Certamente nel salmo 79 c’è un giudizio storico sul comportamento violento e omicida dei babilonesi nel VI secolo a.C., ma oltre a questo c’è un giudizio spirituale su ogni “gentile”, ogni persona, uomo o donna, di qualunque etnia, lingua, provenienza e cultura. Compresi io e te. Noi siamo “gentili” di nome ma non di fatto. Siamo peccatori. Non è una descrizione che piace a nessuno, ma è vera: anche se evitata o rimossa, è la realtà.
2. “Gentili” ma giudicati
Il salmo non si limita a parlare del passato dei “gentili” e della nostra malvagità, ma estende il suo sguardo al futuro (vv. 6, 10, 12). Prima o poi, i “gentili” saranno giudicati a causa della loro efferatezza. Dio li giudicherà perché, pur essendosi Lui rivelato, le nazioni non lo hanno conosciuto, né hanno invocato il suo nome. Anzi si sono fatti beffe di Lui dicendo “dov’è il Dio d’Israele?” e hanno oltraggiato la sua persona. Non conoscendolo, si sono dedicati alle peggiori malvagità ed abusi. Dio non si limita ad osservare il peccato delle nazioni, ma lo giudica, scatenando la sua giusta ira.
Le nazioni hanno devastato la creazione di Dio e il popolo di Dio e verrà un giorno in cui Dio giudicherà con giustizia ogni atto malvagio compiuto. Il salmo ci parla del giudizio universale che riguarderà tutti coloro che appartengono alle nazioni: tutti noi. Nessuno potrà evadere il giudizio di Dio, che piaccia o non piaccia, che ci sembri giusto o meno. Il Dio giusto ha punito il suo stesso popolo per la sua infedeltà: non punirà a maggior ragione e con giustizia chi non lo ha proprio riconosciuto come Dio e servito come Signore? Sappi, quindi, che il giudizio di Dio pende su ognuno e sarà tanto inesorabile quanto giusto.
3. “Gentili” ma salvati?
Spietati e giudicati. Questo è il ritratto delle nazioni. Questo è il nostro ritratto. C’è dunque una speranza per i “gentili”? Il problema delle nazioni non è di razza, ma spirituale. L’unica soluzione non è cambiare nazionalità, ma rinascere a nuova vita e diventare parte del popolo di Dio (v. 13). Da appartenere agli altri, ai “gentili”, a diventare membri del popolo di Dio. Da essere uno di loro a essere uno di noi. Da essere esclusi dalla grazia di Dio e sotto il suo giudizio, a diventare figli di Dio ed essere salvati.
Ai tempi del salmo per diventare parte del popolo di Dio bisognava farsi circoncidere e identificarsi con un popolo etnico. Questa era solo una figura transitoria in attesa del suo compimento. Alla luce del NT, il popolo di Dio è composto da tutti quelli che hanno avuto il cuore circonciso, cioè che hanno creduto in Gesù Cristo, che sono stati generati a nuova vita dallo Spirito Santo. La buona notizia che Gesù Cristo è venuto a proclamare e realizzare non è solo per un popolo etnico e non per gli altri, ma per tutti i popoli affinché diventino il popolo di Dio. Non per diritti naturali, ma per grazia, per grazia soltanto. Non per meriti acquisiti, ma per fede, per fede soltanto. Non per l’intercessione di qualche santo, ma grazie all’opera di Cristo, di Cristo soltanto. Non in base ad una parola religiosa, ma sul fondamento della Sacra Scrittura soltanto. Non per una nostra iniziativa, ma perché Gesù ha preso su di Sé il giudizio che tutti noi meritavamo per donare a chi crede in Lui il diritto di accesso al suo popolo.
Dopo essere risorto dai morti, Gesù ha inviato i suoi amici ad annunciare questa splendida notizia a tutte le genti affinché chi crede in Lui diventi parte del popolo di Dio (Mt 28,19). Questo popolo, fatto di genti di ogni lingua, provenienza e cultura, è il popolo di Gesù Cristo ed è oggi riunito qui in una sua compagine limitata, ma spiritualmente ricca. La chiesa è il popolo di Dio, diverso al suo interno, dove ogni nazionalità è benvenuta e ogni cultura è ben accetta. Non siamo più stranieri, estranei, soggetti al giusto giudizio di Dio, ma siamo figlie e figli, membri della famiglia di Dio, amati, protetti e salvati da Lui. Il nostro ritratto naturale è un’immagine sfigurata dalla malvagità. Il nostro ritratto in Cristo è un’immagine ricostruita dalla sua grazia. Sei parte delle nazioni perse o sei un membro del popolo di Dio salvato?