In tempo di confusione - Salmo 71
Predicatore: Leonardo De Chirico
A Roma non c’è quasi mai il problema della nebbia, ma talvolta uscendo da Roma si incontrano banchi di nebbia sull’autostrada. Quando c’è la nebbia si vede poco e male e bisogna stare doppiamente attenti. In questo salmo si parla della nebbia esistenziale, della nebbia della vita: di quando non si vede bene la strada davanti e ci si sente particolarmente fragili e vulnerabili. Il salmo chiama “confusione” questo stato di difficoltà (v. 1): vista annebbiata, contorni del futuro sfuocati, pericolo percepito tutt’intorno.
Possiamo pensare di vivere un periodo di particolare confusione durante la pandemia dove le prospettive economiche, sociali e personali destano preoccupazione. In realtà, la confusione è uno stato permanente della vita umana, antica e contemporanea. Nel salmo è causata dalla presenza di avversari pericolosi che letteralmente vogliono uccidere il re-poeta. Ieri e oggi, allora e ora, ci sono tre cose da tenere a mente nell’affrontare la confusione della vita.
1. Posso implorare
Non è dato a sapere quale sia stata la circostanza immediata della composizione di questo salmo. E’ chiaro che ci sono mani nemiche che vogliono fare male (v. 4), lingue malvagie che calunniano (v. 10), occhi perfidi che spiano (v. 10) desiderando il male (v. 24). Sembra uno stato di accerchiamento, un’oppressione crescente, un’ansia che cresce. Possiamo anche noi identificarci con lui. Cosa fa il salmista?
Apre il suo cuore a Dio, verbalizza il suo timore, dà parole al suo stato di tensione. Chiede a Dio di non essere sopraffatto dalla confusione (v. 1); chiede di essere liberato (v. 1), di trovare un posto sicuro e un rifugio (v. 2-3), di non allontanarsi da Lui e di essere soccorso (v. 12), di non essere abbandonato (v. 18). Prega, implora, chiede, spande il suo cuore davanti a Dio.
Dio è Dio proprio perché ascolta, è presente, è vicino. Non si tratta di parlare a sé stessi (questo è monologo) e nemmeno parlare ad un altro (questo è dialogo). Non si tratta nemmeno di unire la propria voce a quella di altri (questa è protesta). Si tratta invece di parlare a Dio (questa è preghiera). La preghiera è aperta, senza inibizioni, senza timori, senza filtri: Dio ascolta e interviene perché è il Dio dell’alleanza che ha preso un impegno e lo mantiene, sempre.
C’è nebbia nella tua vita oggi? C’è confusione? Non sei solo, sei in buona compagnia. Tanti qui viviamo una stagione di confusione. Che fare? Prima di parlare a te stesso, parla a Dio! Prima di cercare una sponda con un’altra persona, parla a Dio. Dio c’è ed è il tuo primo interlocutore. Se non parliamo prima a Dio, parlare a noi stessi o agli altri non servirà granché. Nella confusione, non siamo paralizzati e nemmeno soli. Posso verbalizzare con Dio il mio dolore, la mia paura, la mia perplessità e trovare in Dio una Persona attenta, vicina e pronta ad intervenire.
2. Devo ricordare
La confusione è tutto intorno, gli avversari sono reali, la paura è dentro. Ma Dio c’è e si può implorare per chiedere aiuto. Il poeta fa una seconda cosa: egli ricorda la fedeltà di Dio nel passato, fa memoria della fedeltà di Dio nella sua vita presente, recente e passata.
Dio è stato fedele sin dalla nostra infanzia (vv. 5 e 17), addirittura dal grembo materno (v. 6). Da ancora prima che prendessimo coscienza di esistere, Dio c’era e si è fedelmente occupato di noi. Dio ci ha accompagnato e ci accompagnerà sino alla vecchiaia (vv. 9 e 18), quando le forze declineranno. Dio sarà ancora Dio e su di Lui si potrà fare affidamento.
La nebbia e la confusione possono regnare intorno a noi, ma l’amnesia della fedeltà di Dio e l’oblio della sua provvidenza non devono mai trovare posto nel nostro cuore. Di altre cose si potrà fare a meno, ma non del fare memoria della provvidenza di Dio nella nostra vita. Questo è anche il motivo per cui nel nostro culto domenicale, oltre a pregare il Signore, facciamo memoria della sua bontà nei nostri confronti che è culminata con la venuta di Gesù Cristo per essere l’Emanuele (Dio con noi) e il Salvatore (Dio per noi). Qualunque difficoltà ti trovi ad affrontare, non dimenticare mai le grandi cose che Dio ha fatto per te, dal grembo sino ad oggi e sino alla vecchiaia, dimostrate in modo supremo e definitivo con l’opera di Gesù Cristo, morto e risorto dai morti, per diradare ogni nebbia e spazzare via ogni confusione.
3. Voglio sperare
La situazione è critica e il pericolo è reale. Ma grazie alla preghiera a Dio e alla memoria della fedeltà di Dio, il salmo è tutt’altro che pessimista o disfattista. Al contrario, si respira un’aria di vita, di speranza, di futuro. Qui non c’è una persona piegata dalla vita e finita, ma una persona che guarda a Dio e per questo può guardare avanti.
Infatti, dice: Tu sei la mia speranza (v. 5) e io continuerò a sperare (v. 14). Per questo posso testimoniare ogni giorno, oggi compreso, della grandezza di Dio (v. 16). Il Dio che ci ha dato la vita, ci manterrà in vita e ci farà risalire dalla prova (v. 20). Potrò allora lodarti da ora e per sempre (vv. 22-24).
Quando ci si apre a Dio in preghiera, quando si ricorda ciò che Lui ha fatto per noi, ecco che si apre il cielo e la luce torna a splendere. Si può vedere nella nebbia e oltre la confusione. Anche nelle nebbie di Roma, oggi, ciò è possibile. Anche nella tua vita e nella mia, c’è una buona notizia.
Non chiuderti in te stesso, ma parla a Dio: troverai una Persona attenta e presente. Non dimenticare la fedeltà di Dio in ogni tappa della vita: ciò ti darà energia e impedirà di cadere in una spirale regressiva. Non guardare solo a te stesso o alla situazione di pericolo ma guarda a Dio e perciò apriti al futuro che il Signore ha preparato per te.
Cristo è Dio con noi. Gesù è Dio per noi. Gesù Cristo è Dio accanto a noi, intorno a noi e in noi. Se Gesù Cristo è il tuo Signore e Salvatore potrai dire: “In Dio ho fiducia e non temerò: cosa potrà farmi l’uomo?” (Salmo 56,11)