La fede insegna l’umiltà - Giacomo 4:6-10
Predicatore: Amos Miguel
Continuiamo la nostra serie sulla lettera di Giacomo, “Come funziona la fede”. Giacomo ha scritto questa lettera per insegnare alla chiesa del tempo – composta da persone diverse (poveri, ricchi, malati, ecc) – ma unite in Cristo qual’è la vita di un discepolo in Cristo. La nostra fede è essenziale per vivere la vita che Dio intende.
Giacomo usa frasi particolari e diverse metafore per insegnare alla chiesa. Nella sezione di oggi, il concetto è “andare giù per andare su”. Una fede vera ci porta all’umiltà – “andare giù” -- davanti a Dio.
Possiamo dire che questa chiesa aveva un problema esterno e un problema interno. A livello esterno avevano un atteggiamento mondano, identico alla loro vita prima di diventare cristiani. Rispetto al mondo, non c’era una grande differenza nelle loro interazioni con gli altri e nel come affrontavano le prove svariate.
A livello interno, sempre collegato al mondo, avevano ancora affezioni per il mondo. Questo sermone è, in un certo senso, la seconda parte di quello della settimana scorsa: “La fede educa le passioni”. Giacomo usò i termini “amicizia del mondo” e “gente adultera” per descrivere la chiesa, la loro anima doppia. Nella loro posizione davanti a Dio erano passati dalle tenebre alla luce, erano figli di Dio ma erano ancora nella fase di maturazione in Cristo. Giacomo li sfidava ad avere una fede vera, una fede che porta i cambiamenti desiderati da Dio per i suoi figli.
Questa lettera parla ancora a noi oggi. Quando affrontiamo prove svariate, non agiamo sempre come Cristo, ma come il mondo. Stiamo ancora maturando in Cristo – io per primo – e Dio vuole usare la lettera di Giacomo per parlare a noi oggi.
La risposta di Giacomo è che una fede vera ci porta all’umiltà davanti a Dio e non all’amicizia del mondo.
[Lettura del testo di Giacomo 4,6-10]
In questi versetti, Giacomo parla di tre aree connesse all’umiltà – la guerra spirituale, l’avvicinamento a Dio e la nostra risposta al peccato.
Prima di parlare di queste tre aree, è importante capire che significa l’umiltà. L’umiltà non è avere un'autostima bassa. Non è l’umiliazione di noi stessi o la credenza di avere uno scarso valore.
No, l’umiltà significa riconoscerci per chi siamo davanti a Dio. Significa trovare il nostro valore in Lui. Le sue priorità diventano le nostra priorità. Lui è Dio, noi no. Un altro modo per dirlo è che bisogna mettere Dio in focus, al centro, ingrandirlo.
E l’umiltà viene per fede. Una fede vera ci porta all’umiltà. A volte non ha senso. A volte la voglia di viverla non è presente nel momento ma segue dopo. A volte non è facile.
Troviamo un esempio dell’umiltà in Giovanni Battista quando disse, “Bisogna che egli cresca, e che io diminuisca”. Non significa che Giovanni non fosse importante o che avesse meno valore. Significa che la sua gioia, identità, valore si trovavano in Gesù, quindi cercò di mettere il focus su di Lui.
In questo senso, l’umiltà, quando ci sottomettiamo davanti a Dio, porta al buon frutto. La prima area è nella guerra spirituale -- umili per vincere.
1. Umili per vincere
Queste due parole dal versetto 7, “sottomettere” e “resistere” hanno un contesto militare. “Sottomettere” è l’ubbidienza al comandante, specialmente durante la battaglia. “Resistere” significa stare saldi, essere fermi contro, mantenere l’opposizione.
In questa battaglia, la strategia del nemico è sempre accusare. Prova a seminare dubbio, usando bugie per ingannarci. Prova a distrarci e mettere il focus lontano a Dio. Il diavolo prova ad allontanarci dal Signore.
Il modo di vincere è di sottomettersi a Dio. La risposta dell’umiltà è riconoscere l’autorità di Dio. Non vinciamo nella nostra forza. Gesù ha già vinto! Dobbiamo stare saldi in Lui, non in noi stessi.
Non attacchiamo il nemico provando a trovare la tattica giusta o la preghiera giusta per ogni situazione. No, in questo caso, Giacomo incoraggia a stare saldi. Il diavolo ha già perso.
Pensando all'armatura spirituale, la spada è la parola di Dio, non la nostra parola o quella di qualcun’altro. Lo scudo è la fede in Dio, non in noi o in qualcun’altro.
Un esempio della sottomissione a Dio nella guerra spirituale è stato Gesù nel deserto (Matteo 4,1-11). Contro ogni tentazione del diavolo, Gesù rimase saldo. Citò la parola di Dio per resistere. E in tutto questo, nella sua umiltà, si sottomise alla sua volontà per compiere la missione per cui Lui era stato inviato.
Umili per vincere.
Passiamo da una minaccia esterna ad una interna. Una fede vera ci porta all’umiltà di avvicinarci a Dio.
2. Umili per avvicinarsi a Dio
“Avvicinare” qui ha come contesto un rapporto e non una geografia. Dio c’è sempre. Quando Giacomo usa la frase “gente adultera” o “amicizia del mondo”, è un altro modo di parlare dell’anima doppia. Descrive una persona che prova a vivere in due mondi, una persona che ha dichiarato di voler bene a qualcuno ma che lo tratta in maniera diversa – a casa, gli vuole bene ma davanti agli amici, no o vice versa.
L’anima doppia è un problema del cuore, un problema interiore. C’è la tentazione di idolatria qui. È presente il pensiero: “se solo avessi più controllo, piacere, sicurezza, successo – se lui o lei mi accettasse, sarei soddisfatto. Se nascondesse bene il mio peccato, sarei sicuro”.[1] Ma solo in Dio troviamo la vera soddisfazione, il nostro valore, la sicurezza. Solo in Dio troviamo noi stessi.
Ricordiamoci della Sua grazia: “mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi” (Romani 5,8).
Ricordiamoci della Sua grandezza: “le mie vie sono più alte delle vostre vie, e i miei pensieri più alti dei vostri pensieri” (Isaia 55,9)
Ricordiamoci della Sua bontà: “ci sono gioie a sazietà in tua presenza; alla tua destra vi son delizie in eterno.” (Salmo 16,11)
Ricordiamoci del Suo amore: “né morte, né vita, né angeli, né principati, né cose presenti, né cose future, né potenze, né altezza, né profondità, né alcun'altra creatura potranno separarci dall'amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore.” (Romani 8,38-39)
Avvicinarsi a Dio significa rinunciare alle altre cose che abbiamo messo al Suo posto. Dobbiamo essere attenti alle cose, alle persone, alle abitudini che ci portano ad avvicinarci al mondo o alla nostra vecchia natura. Nell’umiltà, avviciniamoci a Dio.
Un esempio di questo è un matrimonio. È un rapporto unico tra gli sposi. Questa intimità è condivisa solo tra loro e non con gli altri. Ogni giorno, si avvicinano sempre di più l’uno all’altro.
Terzo, umili per trovare la soluzione al peccato.
3. Umili per trovare la soluzione al peccato
Scrivendo a questi nuovi credenti, Giacomo descrive la soluzione al peccato. La prima frase che ha usato nella seconda parte del versetto 8 è “pulire le vostre mani”. “Le mani” sono della nostra parte esterna – cioè le nostre abitudini, comportamenti, ecc. E “pulire” significa riordinare la nostra vita in ubbidienza a Dio.
Se pensiamo alla pulizia della casa, il primo passo è togliere quello che non ci deve essere – i rifiuti, lo sporco, ecc. Nello stesso modo, dobbiamo togliere dalla nostra vita le cose che offendono Dio. In ubbidienza a Dio, scegliamo di non seguire qualcuno su Instagram, di passare meno tempo con certe persone, di non visitare un certo sito web o guardare un certo film o serie TV.
Tornando alla metafora di pulire la casa, dopo aver tolto i rifiuti, rimettiamo in ordine. Dobbiamo rimettere in ordine le nostre priorità secondo le priorità di Dio. Quali abitudini danno priorità a leggere la Parola, a passare tempo in preghiera, alla formazione spirituale, all’evangelizzazione? Come possiamo passare più tempo con amici cristiani, con la nostra famiglia e nel servire gli altri? Tutto questo è un risultato dell’opera che Dio fa dentro di noi, è una risposta.
Sempre riguardo alla risposta al peccato, Giacomo scrive un’altra frase: “purificare i vostri cuori”. Quindi passiamo dalle mani (esteriori) ai cuori (interiori). “Purificazione” qui significa togliere l’impurità del peccato, un cambiamento della nostra natura.
Solo in Cristo troviamo la purificazione. Nella sua umiltà, Cristo ha pagato la punizione del peccato, cioè il suo effetto. Quindi, per quelli che hanno messo la loro fede in Gesù, adesso non c’è la conseguenza della morte, un permanente allontanamento da Dio – dalla Sua bontà.
E Cristo non solo ha pagato la punizione del peccato, ha distrutto la potenza del peccato, cioè la sua attrattività. Ci ha dato la possibilità di dire “No” al peccato, di stare saldi e di resistere il diavolo. Solo in Gesù, troviamo la soluzione al peccato.
In tutto questo, noi sperimentiamo un ravvedimento vero. Non sentiamo la colpa o la vergogna perché siamo scoperti. Siamo in cordoglio perché il nostro peccato ci allontana da Dio. Da un lato, riconosciamo la gravità del nostro peccato e, dall’altro, abbiamo la grazia del Signore. Quando ci sottomettiamo davanti a Dio, troviamo la soluzione al nostro peccato in Gesù -- mani pulite, cuori purificati, un ravvedimento vero.
Dopo aver parlato di queste tre aree di umiltà – umili per vincere, umili per avvicinarci a Dio, umili per trovare la soluzione al peccato, vediamo che queste tre ci indirizzano a Gesù come Re, Profeta e Sacerdote.
Possiamo dire che Dio è il nostro Re? Sottomettiamoci alla Sua autorità. Non lottiamo sotto la nostra autorità ma sotto la Sua. Resistiamo il diavolo non con la nostra forza ma fidandoci di quello che Gesù ha già fatto.
Sentiamo la voce profetica dello Spirito stasera? Chi o che cosa desideriamo più di Dio? Lo Spirito ci permette di convincere la nostra coscienza e di parlare ad essa. Quando scopriamo questa idolatria, rinunciamo a questi legami distruttivi e ci avviciniamo a Dio.
E terzo, Gesù è il nostro sommo sacerdote? Solo in Lui troviamo la soluzione per il nostro peccato. Solo Lui può pulire e purificare le nostre vite dal peccato.
Questa è la grazia maggiore. Non viene da noi o dagli altri. Riceviamo questa grazia quando ci sottomettiamo al Signore. Testimoniamo di questa grazia. Nell’umiltà, andiamo giù per andare su.
“Anzi, egli ci accorda una grazia maggiore; perciò la Scrittura dice:
«Dio resiste ai superbi
e dà grazia agli umili»” (Giacomo 4,6).
“Umiliatevi davanti al Signore, ed egli v'innalzerà.” (Giacomo 4,11).
[1] Jeff Vanderstelt, Gospel Fluency: Speaking the Truths of Jesus into the Everyday Stuff of Life, Wheaton, Crossway 2017.