La fede rende saggi - Giacomo 3,13-18

 
 

Predicatore: Davide Ibrahim

“Chi fra voi è saggio e intelligente? Mostri con la buona condotta le sue opere compiute con mansuetudine e saggezza. Ma se avete nel vostro cuore amara gelosia e spirito di contesa, non vi vantate e non mentite contro la verità. Questa non è la saggezza che scende dall’alto; ma è terrena, naturale e diabolica. Infatti, dove c’è invidia e contesa, c’è disordine e ogni cattiva azione. La saggezza che viene dall’alto anzitutto è pura; poi pacifica, mite, conciliante, piena di misericordia e di buoni frutti, imparziale, senza ipocrisia. Il frutto della giustizia si semina nella pace per coloro che si adoperano per la pace.” (Giacomo 3.13–18 NR06)

La scorsa domenica abbiamo visto insieme a Leonardo la potenza della lingua; nonostante essa sia un organo molto piccolo, ha poteri elevati che producono effetti devastanti, e quindi necessita di precauzioni redentive. Giacomo elenca tre precauzioni che i credenti devono adottare: essere lenti a parlare, tenere a freno la lingua ed essere “in pochi a fare i maestri” siccome essi subiranno “un più severo giudizio” (Gm 3:1).

Il passo di oggi riprende in particolar modo l’atteggiamento pavoneggiante e altezzoso di alcune persone all’interno della chiesa. Queste personalità usavano la loro lingua per esaltare la loro saggezza e intelligenza, reputandosi maestri e sapienti. Il fratello del Signore punta il dito verso questi individui e li riprende mostrando loro in cosa consiste la vera saggezza e la vera intelligenza.

Ma cosa vuol dire essere saggio e intelligente? Secondo il dizionario la saggezza è “l’equilibrio nel comportamento e nel consiglio, che è frutto di una matura consapevolezza ed esperienza delle cose del mondo”, mentre l’intelligenza è “la facoltà propria della mente umana, di intendere, pensare, elaborare giudizi e soluzioni”. In poche parole, la saggezza si acquisisce con l’esperienza e la comprensione del mondo, l’intelligenza è innata e c’entra con la capacità di ragionare ed elaborare soluzioni.

Alla luce della Parola di Dio, queste definizioni assumono un significato particolare e unico, dimostrando che nel regno di Dio le cose funzionano diversamente. Come abbiamo visto, la fede in Dio cambia i modelli, i fondamenti e le strutture, ristabilendo le vere priorità e i veri obbiettivi della vita. Ciò che è ritenuto saggio e intelligente dal mondo, Dio lo considera stolto e sciocco, mentre ciò che viene visto come stolto e sciocco dal mondo, agli occhi di Dio è saggio e intelligente.

Giacomo costruisce il suo discorso su questa domanda retorica: “Chi fra voi è saggio e intelligente?” e nel rispondere mostra in cosa consiste e non consiste la vera saggezza. I nostri tre punti riprendono questa domanda: 1) sei saggio e intelligente? Sii servizievole; 2) sei saggio e intelligente? Non essere egoista; 3) sei saggio e intelligente? Sii altruista.

1) Sei saggio e intelligente? Sii servizievole (v. 13)
Per Dio la vera saggezza non si dimostra con parole altisonanti o con discorsi di un certo livello intellettuale, fatti per attirare gli sguardi e l’ammirazione delle persone. Agli occhi di Dio, la vera saggezza consiste nell’utilizzare le nostre parole e le nostre azioni per servire il prossimo. Come la fede senza opere è morta (Gm 2:17), così anche la saggezza fine a sé stessa, che cerca unicamente il proprio interesse, è vana e inutile. La vera saggezza non è fatta di parole aride e di opere auto-esaltanti, ma è ricca di frutti succosi e nutrienti da offrire al prossimo. La vera saggezza cerca l’interesse degli altri, ama il prossimo perché ama Dio e vuole esaltare e onorare il suo nome attraverso il servizio offerto alla chiesa e al mondo. Giacomo non nega che all’interno della chiesa ci siano persone sagge e intelligenti, e non cerca di escluderle dalla comunione fraterna, ma le ammonisce e le riprende ricordando loro qual è il vero obbiettivo della saggezza e dell’intelligenza donate da Dio: essere utilizzate come strumenti di servizio e sottomissione, e non come appariscenti qualità che alimentano il proprio ego. Giacomo insegna che il nostro servizio deve essere contraddistinto da mansuetudine, cioè “l’inclinazione ad accettare la volontà del prossimo con mitezza e dolcezza”.

Il modello perfetto da imitare e a cui fare riferimento è il Signore Gesù Cristo che ha esortato i discepoli ad imparare da lui e imitarlo perché “mansueto e umile di cuore” (Mt 11:29). Queste parole non sono rimaste al vento e non sono state dette per attirare gli sguardi, ma hanno avuto risultati pratici nella sua vita di ministero. Egli, il Maestro per eccellenza, ha usato la sua lingua per predicare il vangelo e ha operato miracoli servendo e guarendo gli infermi e gli ammalati. Egli ha onorato il Padre e si è sottomesso alla sua volontà con mitezza e dolcezza, con il proposito di glorificare il nome di colui che l’aveva mandato. Gesù ha mostrato la sua buona e perfetta condotta verso il Padre, non reputando l’essere uguale a Dio qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente, ma si spogliò umiliando se stesso, prendendo forma di servo e divenendo simile agli uomini, facendosi ubbidiente fino alla morte di croce per i nostri peccati (Fil 2:7-8). Egli è l’esempio da imitare se vogliamo realmente esercitare la nostra saggezza e la nostra intelligenza nella chiesa e nel mondo. Una saggezza che cerca il bene altrui e si compiace nel servire il prossimo. Le domande che ti pongo e mi pongo sono queste: con quale obbiettivo usi la saggezza e l’intelligenza che il Signore ti ha dato? Per servire te stesso e il tuo proprio ego o per amare il prossimo e servirlo?

2) Sei saggio e intelligente? Non essere egoista (v. 14-16)
Giacomo conclude la prima frase dicendo che le nostre opere devono essere contraddistinte da mansuetudine e saggezza, ma di quale saggezza sta parlando? Prima di parlare della vera saggezza, cioè quella donata da Dio, si concentra sulla saggezza da evitare. La saggezza da evitare è una saggezza terrena che si comporta come se Dio non esistesse e si dimentica che egli è sovrano su ogni cosa; è una saggezza animale che nega la presenza dello Spirito Santo e agisce nel mondo basandosi unicamente sulle proprie forze e capacità; è una saggezza diabolica che cerca il male e gode della rovina altrui. Questo tipo di saggezza può produrre solamente disordine e cattive azioni. È una saggezza egoista che cerca di soddisfare le proprie ambizioni e i propri desideri. È una saggezza gelosa ed invidiosa dei talenti, dei doni, delle capacità e delle benedizioni delle persone all’interno della chiesa. È una saggezza che cerca qualsiasi appiglio per alimentare discussioni e dare inizio a litigi e contese. Trova soddisfazione nel creare ambienti pieni di tensione e di amarezza.  

Grazie al Signore, egli non ci lascia spaesati, ma ci guida a capire se è questo il tipo di saggezza che stiamo esercitando nelle nostre vite. Per farlo, punta il dito al nostro cuore (v. 14), il centro propulsore di ogni nostro desiderio, sentimento e pensiero malvagio, e ci comanda di valutare se le nostre opere e le nostre azioni sono mosse da sentimenti di vanagloria, orgoglio e egoismo. Però non può trattarsi di una continua e incessante introspezione psicologica perché così diventeremmo inevitabilmente giudici di noi stessi ed essendo peccatori, rivestiti della giustizia di Cristo, il nostro giudizio sarà corrotto quanto la nostra stessa natura. Abbiamo bisogno di un’autorità esterna a noi stessi che ci permetta di discernere se ciò che stiamo facendo è conforme alla verità di Dio. Il Signore ci ha donato la sua Parola. Essa “giudica i sentimenti e i pensieri del cuore” (Eb 4:12). È alla luce della Parola di Dio, guidati dallo Spirito Santo, che discerniamo “quale sia la volontà di Dio, la buona, gradita e perfetta volontà” e siamo trasformati mediante il rinnovamento delle nostre menti (Rm 12:1-2).

Le domande che ti pongo e mi pongo sono queste: riconosci di essere un peccatore con un cuore malvagio? Riconosci che i tuoi sentimenti ti portano a dire parole e a compiere azioni piene di gelosia, contesa e invidia? Riconosci che non puoi essere giudice di te stesso, ma hai bisogno della Parola di Dio per essere educato, ripreso, corretto e educato alla giustizia? (2 Tm 3:16). Riconosci di aver bisogno della guida dello Spirito Santo per capire se stai mentendo contro la verità?

3) Sei saggio e intelligente? Sii altruista
La saggezza divina è l’esatto opposto della saggezza umana e terrena: è pura e non diabolica; è pacifica e non crea disordini; è mite e conciliante, e non crea contese; è piena di misericordia e non di gelosia e invidia; è imparziale e non cerca favoritismi; è leale e non ipocrita. Il frutto che semina porta pace e non confusione. Per riassumere, la saggezza umana è egoista e individualista, mentre la saggezza divina è altruista e relazionale. Infatti, se guardiamo ai termini che Giacomo utilizza per definire la saggezza divina, noteremo che sono tutti comportamenti da esercitare verso gli altri. La saggezza divina dimostra la personalità di colui che la dona. Il Dio uno e Trino che si è fatto conoscere, è altruista e relazionale in se stesso. Le persone della Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, si amano e onorano a vicenda dall’eternità. La Trinità non è disordinata e confusa, ogni persona conosce il suo ruolo e cerca la pace reciproca, perché “Dio non è un Dio di confusione, ma di pace” (1 Corinzi 14:33).  

Nonostante Dio sia eternamente in pace con se stesso, ha decretato di donare pace ai peccatori per mezzo di suo Figlio, la saggezza di Dio incarnata, affinché per mezzo di essa, il disordine diventasse ordine e la confusione diventasse pace nei cuori di coloro che sono chiamati a salvezza. Per giungere alla pace c’era la necessità di un sacrificio. La giustizia di Dio richiedeva che qualcuno dovesse sacrificarsi per pagare l’errore commesso da Adamo ed Eva e ricaduto su tutta l’umanità. La pace tra il Dio giusto e tre volte santo e l’uomo diabolico e peccatore non poteva avvenire senza spargimento di sangue, altrimenti sarebbe stato ingiusto e contro la legge stessa di Dio. Qualcuno doveva morire. L’unico degno di tale missione redentiva è stato Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, la saggezza profetizzata nell’Antico Testamento e manifestata carnalmente nel Nuovo Testamento. Egli è stato il sacrificio perfetto, l’ambasciatore di pace che ha versato il suo sangue per il perdono dei nostri peccati e ha ristabilito un rapporto di pace tra Dio e l’uomo. Alla luce di tutto questo, questa è la domanda che ti pongo: riconosci di vivere nel regno delle tenebre dove la saggezza terrena, quella egoista e individualista signoreggia impavida nella tua vita e che il Signore, per mezzo di Gesù Cristo, ti dona la possibilità di vivere nel regno di Dio contraddistinto dalla saggezza divina altruista e relazionale? Riconosci di essere un peccatore nemico di Dio e privato della sua pace? Chiedi a Dio di darti la fede di credere in ciò che Cristo Gesù ha fatto sulla croce unicamente per grazia e sarai giustificato davanti a Dio come dice Paolo ai Romani 5:1: “Giustificati dunque per fede, abbiamo pace con Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore”.  

Conclusione
Per coloro che hanno riconosciuto in Gesù Cristo il loro Signore e Salvatore, ci rendiamo giornalmente conto di essere mancanti e di esercitare spesso la saggezza terrena anziché quella divina. Ce ne rendiamo conto quando ci relazioniamo con i colleghi al lavoro e all’università, con i nostri cari a casa, e purtroppo anche con i membri della chiesa locale. La nostra coscienza sottomessa a Dio ci riprende e ci mostra che il nostro cuore sta mentendo contro la verità. Grazie a Dio, egli ci ha dato dei mezzi per esercitare e progredire nella saggezza divina che è ci è stata donata per mezzo della fede. Il Signore ci insegna e ci comanda innanzitutto a temere il suo santo nome perché “il timore di Dio è il principio della scienza (Pro 1:7); ci esorta a chiedere la saggezza perché egli promette che la darà a coloro che la chiedono onestamente per la gloria del suo nome e l’avanzamento del suo regno: “Se poi qualcuno di voi manca di saggezza, la chieda a Dio che dona a tutti generosamente senza rinfacciare, e gli sarà data” (Gm 1:5); ci chiede di imparare dalle parole e dalle opere di Gesù Cristo, la saggezza di Dio incarnata; ci comanda di meditare la sua Parola, il mezzo attraverso il quale egli ha deciso di rivelare la sua eterna saggezza e intelligenza. Gloria sia data a Dio per mezzo di Gesù Cristo perché non solo ci ha salvati dal peccato, ma ci ha dotato dei mezzi per camminare alla luce della sua saggezza e intelligenza! Chiediamo a Dio il suo soccorso e il suo sostegno per rigettare la saggezza terrena, fatta di parole e azioni che promuovono solo noi stessi, e per accogliere la pura e conciliante saggezza divina, che ama Dio e cerca l’interesse del prossimo.

Vorrei concludere con l’esortazione dell’apostolo Giovanni che riprende l’insegnamento di Giacomo: “Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e in verità. Da questo conosceremo che siamo della verità e renderemo sicuri i nostri cuori davanti a lui” (1 Gv 3:18-19). Amen.


Grazie a tutti coloro che sostengono la Chiesa Breccia di Roma con le loro offerte.