La fede doma la lingua? - Giacomo 3,1-12
I Coronavirus hanno dimensioni di 100-150 nanometri di diametro (circa 600 volte più piccolo del diametro di un capello umano!), ma hanno sconvolto il mondo, bloccando di fatto la vita di quasi tutto il pianeta e facendo quasi 3 milioni di morti: una cosa piccolissima ma dalla virulenza altamente distruttiva. Anche se non abbiamo preso il virus, abbiamo tutti un simil-coronavirus dentro. Si chiama “lingua”. La lingua è la pandemia permanente, è il flagello costante, dentro e fuori la chiesa. Mentre speriamo di essere presto fuori dalla fase acuta del coronavirus, la pandemia della lingua ci accompagnerà ancora a lungo.
In questa sezione Giacomo parla dei poteri elevati della lingua, dei suoi effetti devastanti e delle precauzioni che, nella chiesa, dobbiamo prendere per non essere travolti dalla devastazione della lingua. La chiesa è il luogo dove la pandemia della lingua viene riconosciuta e trattata per creare, grazie a Gesù Cristo, l’Unico che ha domato la lingua, una “immunità di gregge” che funziona davvero.
1. Poteri elevati
La prima cosa che colpisce della lingua è la sproporzione tra le piccole dimensioni del muscolo e l’enorme potere su corpi o strutture grandi. Il freno è una piccola barra di metallo o di pelle che si mette in bocca al cavallo e a cui si attaccano le redini per governare i suoi movimenti. Un piccolo oggetto riesce a fermare o a far correre un grande cavallo (v. 3). In tutt’altro campo, il timone è una piccola ruota spostando la quale una nave intera si muove di qua o di là (v. 4). Sono due esempi che illustrano quanto un piccolo muscolo come la lingua abbia un grande potere sulla nostra vita (v. 5). Allarghiamo ancora di più il campo ad altri esempi: basta un click su un computer per spostare ingenti capitali o attivare i codici di un attacco nucleare. Le dimensioni dell’oggetto o la piccolezza del gesto sono però in grado di smuovere grandi e complessi sistemi.
Il punto che Giacomo vuole sottolineare è che nel mondo di Dio non tutto ciò che è piccolo è insignificante e non tutto ciò che è grande è importante. Ci sono cose piccole che hanno un grande impatto: il granel di senape può diventare una grande pianta (Matteo 13,31-32), un bicchiere d’acqua può fare la differenza nella vita di una persona (Matteo 25,35), una risposta dolce può calmare un cuore turbato (Proverbi 15,1); una persona che si ravvede scatena la festa di tutto il cielo (Luca 15,7). E’ bastato un unico sacrificio di una sola persona per portare salvezza a tutti coloro che credono in Gesù (Ebrei 10,14). E’ vero anche il contrario: una piccola radice amara può contagiare tanti (Ebrei 12,15); da un unico peccato di Adamo ed Eva, la morte si è estesa a tutta l’umanità (Romani 5,12); una piccola lingua ha un grande potere sulle nostre vite e quelle degli altri. Non è la grandezza, l’imponenza e la dimensione delle cose a determinare la loro potenza. La lingua è piccola e invisibile, ma dal grande potenziale benefico o malefico. Usiamola bene, non come moltiplicatrice di pandemia, ma come portatrice di onore, conforto e verità.
2. Effetti devastanti
Giacomo ci mette in guardia dalle conseguenze rovinose che la lingua è in grado di scatenare. E’ piccola, ma è in grado di fare disastri. E’ come un piccolo fuoco che può incendiare una grande foresta (v. 5). E’ velenosa in sé e con la capacità di inquinare tutto (v. 6). Ha un effetto velenoso sulle relazioni, sulle amicizie, sulle famiglie, sulle chiese, sui rapporti di vicinato, sul rapporto tra gli stati. La lingua è la causa della pandemia delle liti, dei conflitti, degli scontri. La lingua è il vettore dell’ira, della maldicenza, dell’abuso. La lingua è l’attrezzo della distruzione della fiducia, è il corpo contundente che provoca ferite dolorose e in qualche caso morti. La lingua è l’arma distruttiva sia “chirurgica” che di massa.
Dopo l’ingresso del peccato nel mondo, la lingua ha subito un disordine genetico devastante. E’ come una fonte da cui viene fuori acqua dolce e altre volte acqua avvelenata (v. 11). E’ un albero che sembra essere un fico ma produce olive; è una pianta che sembra essere una vite ma produce fichi (v. 12). Può benedire e maledire (vv. 9-10). Il DNA della nostra lingua è stato corrotto, c’è un disordine genetico che la rende imprevedibile, potenzialmente distruttiva così come costruttiva. Il grido di Giacomo è: “non deve essere così!” (v. 10b). Non possiamo assuefarci alla pandemia della lingua, non possiamo accettare passivamente il disordine della lingua e la sua imprevedibilità inquinante. La fede in Gesù Cristo redime anche la lingua, la sottopone alla rigenerazione del suo corredo genetico malato, la mette in un cammino di recupero della sua funzione benedicente e di abbandono della sua degenerazione in strumento del male.
3. Precauzioni redentive
La lingua è di piccole dimensioni ma ha un gran potere, talvolta capace di causare disastri. Oltre a descrivere il problema, Giacomo comincia a disegnare per noi un percorso di guarigione. L’evangelo denuncia i disastri della lingua, ma è anche la via per non essere schiavi della malvagità della lingua. La fede in Gesù Cristo ci parla della necessità de discepolato della lingua, della santificazione della lingua, dell’ecologia della lingua.
Ecco alcune importanti precauzioni per questo cammino:
- “lenti a parlare” (1,19). La lingua è veloce, ha tempi di attivazione immediati, ha capacità di mettersi in moto seguendo gli automatismi del peccato. Se le permettiamo di agire senza introdurre un filtro, un tempo di decantazione, un passaggio di riflessione, ci condanniamo a esserne schiavi. La fede ci chiama a parlare meno e a parlare meglio, vagliando quello che diciamo alla luce dell’evangelo. Sono i tempi dell’evangelo che devono scandire i nostri tempi. Pronti ad ascoltare, lenti a parlare: questa è l’inversione dei tempi dell’evangelo.
- “tenete a freno la lingua” (1,26). Oltre ad essere veloce a reagire, la lingua è anche intraprendente e sviluppatrice di sue iniziative volte al male. E’ difficile domarla, ma la grazia di Dio può farlo. L’ironia è che la lingua è come il freno del cavallo, ma la grazia di Dio è il freno della lingua. Senza la grazia di Dio, la lingua è indomabile, ma l’opera di Cristo ha un effetto domante anche sulla lingua.
Nel testo di oggi c’è una terza precauzione redentiva:
- “siate in pochi a fare i maestri” (v. 1). La lingua è per sua natura volta a fare crescere in noi il desiderio di essere “maestri” degli altri, a dire cosa è giusto per noi, a dire cosa è sbagliato per noi, a pontificare su tutto e su tutti, insomma a elevarci a maestri. Nella comunità cristiana c’è il rischio di voler essere tutti maestri facendo scatenare la lingua gli uni contro gli altri. A tutti è chiesto di svolgere un ministero profetico diffuso; cioè di testimoniare della Parola di Dio nelle nostre vite. Più la nostra vita è satura della Parola di Dio, più le nostre parole saranno giuste, circostanziate, sensate spiritualmente. Altro è il voler essere “maestri” che possono dire tutto su tutti. I veri maestri secondo la Parola sono quelli che si riconoscono proprio per aver assimilato la Parola, aver domato la propria lingua, mettendola al servizio della chiamata ricevuta.
Quanta saccente ignoranza c’è anche nelle chiese: persone che pensano di sapere tutto e di dire la loro su tutto. I social hanno moltiplicato questa saccenza. Nella chiesa sana, i maestri sono pochi: le donne e gli uomini di Dio del passato che il Signore ha onorato nel loro ministero (pensiamo ai Padri della chiesa, ai Riformatori, quest’anno ricordiamo B.B. Warfield e John Stott). Nella chiesa contemporanea, noi riconosciamo dei maestri: abbiamo letto insieme Keller, Grudem, Bolognesi. Pochi maestri che hanno dato prova di essere domati dalla grazia nella lingua.
Al di sopra dei maestri antichi e attuali, la chiesa ha un solo Maestro, il Maestro per eccellenza: il Signore Gesù. Lui è l’unico che ha domato perfettamente la lingua. Lui è l’unico che ha detto tutte le cose che il Padre ha detto (Giovanni 15,15). Sulla croce, Lui ha detto le parole definitive: “Tutto è compiuto!” La sua parola è profetica (dice la verità), sacerdotale (guarisce) e regale (riconcilia e riordina). Seguendo Gesù anche le nostre lingue potranno imparare ad essere lingue che dicono la verità con empatia e in vista dell’espansione del regno di Dio.