La tentazione non è la prova - Giacomo 1,13-15
Questa sera continuiamo la nostra serie nella lettera di Giacomo intitolata “come funziona la fede”. Finora abbiamo imparato che dobbiamo affrontare le prove della vita con gioia. Perché attraverso le prove Dio forma il suo popolo, facendo crescere la sua fede e la sua dipendenza da Lui. La settimana scorsa Leonardo ha predicato su come Dio provvede la saggezza nelle prove per coloro che la chiedono con fede. Provvede saggezza tramite suo Figlio Gesù, e attraverso la sua Parola, affinché possiamo restare saldi nella fede in mezzo alle prove della vita. Giacomo ci ha ricordato che Dio ci mette in mezzo alle prove per rivelare e rafforzare la nostra fede. Perciò, le prove della vita sono inevitabili. Ma quello che Giacomo ci dice dopo è che c’è qualcos’altro che è inevitabile nella vita MENTRE affrontiamo le prove -- cioè la tentazione del peccato. La tentazione è l’attrazione al peccato e al male--- fare ciò che è contrario alla legge di Dio e alla sua volontà.
Quello che Giacomo ha scritto all’inizio del versetto 13 è importante da notare. Ha scritto, “Nessuno, QUAND’è tentato…”. Non, “SE è tentato…”, ma “QUAND’è tentato…”. Credo che nessuno in questa stanza non sarebbe d’accordo con lui. Siamo tutti tentati a peccare, e in mezzo alle prove della vita la tentazione sembra più intensa. Quindi la domanda inevitabile che deve essere fatta è questa: se Dio ci pone nelle prove inevitabili della vita, e se la tentazione del peccato in queste prove è inevitabile, ciò vuol dire che Dio ci tenta con il peccato? La risposta è assolutamente, no! E Giacomo non spreca tempo a dircelo quando scrive: “Nessuno, quand’è tentato, dica ‘sono tentato da Dio’”.
Giacomo sapeva che alcuni avrebbero potuto dare la colpa a Dio per la loro tentazione di peccare durante le prove della vita. Prego che stasera riusciremo a vedere in questi tre versetti non solo perché Dio non ci tenta a peccare, ma da dove proviene la tentazione, che effetto ha di noi, e cosa dobbiamo fare quando siamo tentati. Il punto è che la tentazione non è la prova. Ma per capire perché la tentazione non è la prova, dobbiamo fare queste tre cose: considerare la sua origine diversa, osservare il suo sviluppo deviato e ricercare l’unica risposta vera per affrontarla.
1. Considera l’origine diversa
Giacomo vuole che iniziamo comprendendo l’origine delle nostre tentazioni. Essa è diversa dall’origine delle prove. Dice nel versetto 13 che nessuno può dire, quand’è tentato, sono tentato da Dio, perché Dio non può essere tentato dal male, ed egli stesso non tenta nessuno. Giacomo ci ricorda qui che Dio è senza peccato. È questo che rende Dio, Dio. Lui è perfettamente ed eternamente santo e puro, e perciò non può essere tentato dal peccato. Essendo un essere senza peccato, Dio è ugualmente incapace di condurre gli altri al male.
Ma, prima di vedere a chi dare la colpa per le nostre tentazioni di peccare, vediamo qualcosa a cui credo che Giacomo accenni qui, cioè che, abbiamo una tendenza a dare la colpa agli altri per le nostre tentazioni peccare. Possiamo rintracciare questa tendenza fino all’origine del nostro problema…con il peccato nel giardino dell’Eden. Quando Adamo ed Eva peccarono contro Dio, diedero la colpa a qualcun altro per i loro fallimenti. Adamo diede la colpa a Dio e a sua moglie, Eva. Adamo disse: “La donna che tu mi hai messa accanto, è lei che mi ha dato del frutto”. Eva diede la colpa al serpente (Genesi 3,12-13). E il ciclo continuò all’infinito. Proprio come Adamo ed Eva, quando siamo tentati, ci piace dare la colpa agli altri o alle nostre circostanze. Questo è vero soprattutto durante una prova difficile.
Quindi, se Dio non è quello a cui dare la colpa, chi è il colpevole? Spesso, come Eva, diamo la colpa a Satana, no? Lo sappiamo tutti quanti che a Satana piace tentare i figli di Dio. Ma Satana non è onnipresente, non può essere in più di un posto allo stesso momento. Come possiamo dargli la colpa per le tentazioni di tutti? Inoltre, Giacomo non menziona neanche Satana qui. Invece, dice che nessuno è da incolpare, a parte te stesso…nessuno eccetto. Nel versetto 14 dice che OGNUNO è tentato… Non alcuni ma OGNUNO è tentato, quando… di nuovo, non SE, ma QUANDO, viene attratto e sedotto, DALLA PROPRIA concupiscenza, i desideri.
Giacomo dice che è un crimine commesso dall’interno! Non devi incolpare la tua situazione quando sei tentato a peccare! I tuoi amici, colleghi o parenti non sono da incolpare. Neanche Satana è da incolpare, anche se gli piace tentarci. Invece, la tentazione a peccare è il risultato dei nostri desideri che scaturiscono da una lotta costante con la nostra natura peccaminosa.
Vorrei specificare che non ogni desiderio che abbiamo è un male. Ma ogni nostro desiderio è capace di male. Non è peccaminoso desiderare l’amore, la pace, l’intimità, per esempio. Ma siccome siamo degli esseri peccaminosi, con una natura corrotta, la nostra carne cerca di soddisfare questi desideri con mezzi peccaminosi. In questi versetti Giacomo dice che la nostra tentazione viene dall’attrazione e la seduzione per soddisfare i desideri, o l’appetito della nostra carne; una fame e una sete di potere, di intimità, di indipendenza, di piacere, in modi che sono malvagi e contrari alla volontà di Dio. Nel versetto 14, nella lingua originale, Giacomo utilizza un linguaggio che si riferisce a quello che un pescatore o un cacciatore fa per attrarre e sedurre la propria preda. I nostri desideri peccaminosi ci tentano come l’esca brillante di un pescatore che tenta e attrae un pesce.
Mio nonno faceva il pescatore nel tempo libero, e ha continuato a pescare anche durante la vecchiaia. Alcune delle mie memorie più belle sono di noi due a pesca insieme. Aveva la sua vecchia cassetta per gli attrezzi piena di tantissime esche diverse, e io amavo guardarle. C’erano esche di ogni grandezza, colore e odore (solitamente odori schifosi). Come ho qui, le esche erano fatte per attirare i pesci. Alcune sembravano dei pesci più piccoli, o rane o insetti. Alcune giravano sott’acqua, riflettendo la luce per attirare l’attenzione del pesce, facendogli pensare “Ei ecco qualcosa che mi piacerebbe mangiare!” Poi c’erano esche che erano create solo per agitare i pesci, invece di sedurli. Alcune andavano a scatti sopra l’acqua, facendo dei rumori che agitavano i pesci, fino a quando erano tentati a mordere l’esca perché volevano fermare il rumore. Quando i pesci mordevano l’esca, venivano presi con l’amo, tirati fuori dall’acqua, messi nella nostra barca, portati in cucina, e preparati per le nostre pance.
Questo passo mi ricorda anche dei giorni in cui andavo a caccia di cervi. Il nostro lavoro iniziava mesi prima della stagione di caccia piantando piante e verdure che i cervi amavano. Impostavamo il timer di contenitori meccanici per spargere mais e grano ogni mattina e sera. Compravamo grandi barattoli di burro d’arachidi e li attaccavamo agli alberi per permettere ai cervi di leccare questo cibo delizioso, che è sicuramente una benedizione di Dio. Ovviamente i cervi iniziavano a visitare il nostro accampamento per godersi i cibi che provvedevamo. Il primo giorno della stagione di caccia la routine giornaliera del cervo comprendeva una fermata al nostro accampamento. I cervi erano più grassi e l’unica cosa che dovevamo fare era coprire il nostro odore, mirare con i nostri fucili e premere il grilletto. I cervi non erano abbastanza intelligenti da riconoscere la realtà distorta della natura del nostro accampamento, essendo pieno di cose che non appartenevano al loro habitat naturale. Ma non li importava niente perché erano momentaneamente soddisfatti, finché non venivano uccisi.
È questa l’immagine che Giacomo ci dipinge. Le nostre tentazioni sono come il cacciatore che prepara un’esca desiderosa per la sua preda, e poi aspetta pazientemente di intrappolare la preda. Ma Giacomo ci ricorda che l’origine di queste tentazioni è la nostra carne, Non Dio! Quindi, fratelli e sorelle, in mezzo alle vostre prove, in che modi venite sedotti dai vostri desideri peccaminosi? Prima di mordere, prima di prendere l’esca, ricordatevi della sua origine. Dobbiamo essere come il pesce o il cervo che sente l’odore dell’umano sull’esca, si rende conto che c’è qualcosa che non va, e si rifiuta di prenderla. Quando siamo tentati dai nostri desideri peccaminosi, ci dobbiamo ricordare che la tentazione non è da Dio. Ci dobbiamo ricordare che le prove non sono ostacoli nella nostra crescita e sviluppo spirituale, lo sono le tentazioni. Perché? Perché hanno un’origine diversa… e hanno risultati diversi.
2. Osserva il suo sviluppo deviato
La prossima cosa che Giacomo ci aiuta a fare è osservare lo sviluppo deviato della tentazione. Vedete come Giacomo descrive questo sviluppo deviato. Inizia col desiderio peccaminoso, poi porta alla decisione di agire, poi alla schiavitù, e poi finalmente alla morte.
La prima fase è un desiderio che ci attrae e ci seduce. Questi sono i momenti in cui iniziamo a essere tentati e iniziamo a dirci cose come: “Te lo meriti!” “Solo questa volta!” “Devi imparare ad amare te stesso!” “È quello che ti SERVE, non è vero?”. Sono questi i momenti in cui siamo riempiti di autocommiserazione a causa delle difficoltà della nostra situazione e iniziamo il viaggio sulla strada dell’autogiustificazione. Come il marito che non si sente soddisfatto dalla propria moglie e giustifica il suo desiderio di stare con un’altra donna. Inizia con la seduzione dei nostri desideri peccaminosi.
La prossima fase è la decisione di agire. Questo è il rapporto che porta al concepimento. In questa fase c’è la decisione di visitare quel sito inappropriato; di scrivere un messaggio provocante su WhatsApp; di aprire la bocca per criticare gli altri; di dire bugie per non essere scoperti; di prendere il biscotto o la caramella che la mamma ha detto che non puoi mangiare; di copiare durante la verifica perché il professore pretende troppo; di rimuovere limiti necessari che ti proteggono nei tuoi momenti di debolezza da situazioni compromettenti. La decisione di agire.
La prossima fase nello sviluppo è quello di commettere l’atto peccaminoso. È qui che avviene la decisione di peccare. Ed è solitamente questa la fase che considereremmo come la prima, non la terza. Per essere chiari, la fase iniziale della tentazione non è meno peccaminosa dell’atto di peccare. Gesù ha detto che anche se guardiamo un’altra persona per desiderarla, o se odiamo qualcuno nel nostro cuore, siamo colpevoli di adulterio o di omicidio (Matteo 5,21-22 e 27 e 28). l’atto peccaminoso.
La prossima fase nello sviluppo della tentazione è la schiavitù. Cedere alla tentazione non ci permette semplicemente di levarla di mezzo. Continua ad attirarci sempre di più perché la nostra soddisfazione è solo momentanea. È breve. Come l’uomo o la donna sposati che vivono nello stress della vita, nella solitudine, o hanno dei desideri insoddisfatti e decidono di commettere adulterio, solo per un momentaneo piacere. O come il tossicodipendente che inizia con una sola dose e poi si ritrova ad aver bisogno sempre di più per ottenere la soddisfazione che ha bisogno, finché il suo corpo non ne può più. La schiavitù.
E questo ci porta all’ultima fase della tentazione, la morte. Il peccato uccide. Uccide fisicamente e spiritualmente. Paolo scrisse ai Romani 6,23 che il salario del peccato è la morte. La morte è la conclusione logica del ciclo vitale del peccato. La morte è il frutto di ciò che viene seminato dal peccato. È così che funziona. Ma non ci uccide immediatamente, no? E non ci fa male solo noi, vero? Può far male agli altri. Solo per un breve momento di peccato, intere relazioni vengono distrutte. Quello che inizia come una tentazione e una decisione di visitare un sito, ora ha distrutto delle vite. Quanti uomini di Dio fedeli hanno perso i loro matrimoni, i loro ministeri, i loro figli, come risultato dei loro peccati! Il peccato uccide matrimoni, uccide carriere, uccide legami famigliari, può uccidere l’unità nella chiesa. Solo questa settimana l’abbiamo visto nel tragico esempio della vita e del ministero del defunto Ravi Zacharias.
Giacomo usa la metafora del parto qui. Il desiderio semina il seme del peccato, la decisione di peccare porta alla nascita di un atto peccaminoso, e il peccato, come un figlio, cresce e si rafforza fino a portare alla morte. Non stiamo parlando dei nostri preziosi bambini come Sarah, Stelvio, o Lydia. Stiamo parlando di un bambino brutto, come se venisse partorita una bestia che prima o poi ti mangerà per averla coccolato, per essertene preso cura e averla fatta crescere. Un Padre della chiesa una volta disse questo sul versetto 15:
È in contrasto con le donne in travaglio. Perché prima di partorire, queste donne hanno grandi dolori e sofferenze, ma dopo il dolore se ne va, lasciando il loro corpo insieme al bambino. Ma qui è completamente diverso. Perché fino a quando non partoriamo i nostri pensieri corrotti, siamo felici e contenti. Ma una volta che il figlio malvagio chiamato peccato è nato, soffriamo quando ci rendiamo conto della vergogna che abbiamo partorito, e allora siamo trafitti più profondamente di qualsiasi donna in travaglio. -Crisostomo
Il poeta americano, Ralph Waldo Emerson, disse qualcosa di simile:
Semina un pensiero, raccogli un’azione. Semina un’azione, raccogli un’abitudine. Semina un carattere, raccogli un destino. Comincia nella mente.
In realtà, inizia nei nostri cuori. La parola di Dio dice in Geremia 17,9: “Il cuore è ingannevole più di ogni altra cosa, e insanabilmente maligno; chi potrà conoscerlo?”
Fratelli e sorelle, le prove sono da Dio e hanno intenzione di portarci dalla morte alla vita, per aiutarci a crescere nella nostra fede, per crescere nella santità, per crescere nelle nostre testimonianze per Cristo. Ma la tentazione del peccato ha uno sviluppo deviato che indebolisce la nostra fede, ci porta alla vergogna, distrugge le nostre testimonianze per Cristo, e porta alla morte. La tentazione non è la prova. Osserva la sua origine, non è da Dio, ma viene dai nostri desideri peccaminosi. Considera il suo sviluppo deviato che porta alla morte, non alla vita.
3. Ricerca l’unica risposta vera
Quindi, cosa dobbiamo fare con questo problema universale? Quello che dobbiamo fare è ricercare l’unica vera risposta a questo problema. Dobbiamo iniziare alla radice del problema. Giacomo dice che la nostra tentazione viene da dentro di noi perché siamo creature peccaminose. Paolo dice in Romani 7,
Difatti io so che in me, cioè nella mia carne, non abita alcun bene; poiché in me si trova il volere, ma il modo di compiere il bene no. Infatti, il bene che voglio non lo faccio; ma il male che non voglio, quello faccio. …Me infelice! Chi mi libererà da questo corpo di morte? (Romani 7,18-19; 24)
Paolo sapeva che la risposta a questo problema dentro di noi non può venire da qui dentro, ma deve venire da fuori. Nel capitolo 4 di Matteo leggiamo di come Gesù sia stato portato dallo Spirito in luogo desolato per essere tentato. Ma al contrario di noi, Gesù non è stato tentato da desideri peccaminosi perché non aveva alcun desiderio di peccare. Era senza peccato (2 Corinzi 5,21) perché lui è Dio incarnato. Le sue tentazioni nel deserto non erano peccaminose come le nostre, venivano da fuori, non da dentro. Non c’è nessun altro come lui. Perciò, solo Gesù può essere la vera risposta al nostro problema con il peccato. Gesù, la Parola di Dio, ha sconfitto la tentazione di Satana con la Parola di Dio. Gesù era senza peccato e ha sofferto una morte immeritata su una croce ed è morto al posto di noi peccatori, affinché Dio potesse provvedere la vera risposta al nostro problema del peccato---la morte della morte.
La morte è morta perché Gesù è vivo. È risuscitato dalla tomba! Il puritano John Owen descrive ciò come “la morte della morte nella morte di Cristo”. Attraverso il pentimento dei peccati e guardando a lui tramite la fede, andiamo dalla morte alla vita, condividendo la sua risurrezione. È la transizione dalla morte alla vita che avviene attraverso la rigenerazione dei nostri cuori. È un dono di Dio quando provvede graziosamente la salvezza ai peccatori attraverso la fede in Cristo e li rende i suoi figli. Attraverso la sua grazia riempie il popolo di Dio con lo Spirito Santo, che suggella la sua adozione in quanto suoi figli e INTERROMPE il ciclo di vita del peccato e della morte. Nell’essere uniti con Cristo e attraverso il potere dello Spirito Santo, i figli di Dio hanno il potere di vivere per fede e di combattere la guerra contro i desideri peccaminosi della loro carne. Sentite come Paolo descrive questa nuova realtà per i figli di Dio in Galati 2,20:
Sono stato crocifisso con Cristo: non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me! La vita che vivo ora nella carne, la vivo nella fede nel Figlio di Dio il quale mi ha amato e ha dato sé stesso per me. (Galati 2,20)
L’unica vera risposta al nostro problema con il peccato e la tentazione è la grazia di Dio. È la fede in Cristo che ci aiuta a morire a noi stessi e camminare per fede attraverso il potere dello Spirito Santo in noi. Cristo morì per liberarci dalla schiavitù al peccato, quindi quando la tentazione arriva, dobbiamo riconoscerla per quello che è e rispondere correttamente! Ciò significa che combattiamo una guerra spirituale contro la nostra stessa carne. John Owens ha un’altra frase famosa: “Uccidete il peccato, o il peccato ucciderà voi”. Stava riassumendo quello che l’Apostolo Paolo scrisse in Colossesi 3,5:
Fate dunque morire ciò che in voi è terreno: fornicazione, impurità, passioni, desideri cattivi e la cupidigia che è idolatria. (Colossesi 3,5)
O quando scrisse questo ai Romani:
Così dunque, fratelli, non siamo debitori alla carne per vivere secondo la carne; perché se vivete secondo la carne voi morrete; ma se mediante lo Spirito fate morire le opere del corpo, voi vivrete; infatti, tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito di servitù per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito di adozione, mediante il quale gridiamo: «Abbà! Padre!» (Romani 8,12-15)
Quindi qual è la risposta alla tentazione? La fede in Cristo, e una guerra potenziata dallo Spirito Santo contro ogni desiderio peccaminoso che proviene dai nostri cuori. Ci prepariamo alla guerra imparando i comandamenti di Dio. Ci prepariamo alla guerra discernendo i nostri desideri peccaminosi. Ci prepariamo alla guerra in comunione con Dio e i suoi santi.
Combattiamo la guerra grazie allo Spirito Santo quando ci ricordiamo delle promesse di Dio; quando eliminiamo le cose che ci tentano. Combattiamo attraverso la preghiera, rinunciando a noi stessi e confessando le nostre lotte ai nostri fratelli e alle nostre sorelle nella chiesa, affinché possano pregare per noi e incoraggiarci nella battaglia contro le nostre tentazioni, per crescere sempre più forti nella fede.
Fratelli e sorelle, le prove sono inevitabili. Quando arrivano, o resisteremo nella fede in Dio, o cederemo alla tentazione e al peccato. In un’intervista recente fatta al Pastore Timothy Keller è stato chiesto come stesse andando la sua lotta contro il cancro pancreatico, ovviamente una prova grande nella sua vita. La risposta di Keller è una testimonianza di quello di cui stiamo parlando. Ascoltate quello che ha detto: “Non sto combattendo il cancro, sto combattendo il peccato! Mi preoccupo molto di più della mia lotta con il mio peccato.” Fratelli e sorelle, questa è la risposta che viene da una comprensione e sperimentazione della grazia salvatrice di Dio. Ma quando falliamo, ricordatevi che la grazia di Dio ci è sempre disponibile in Cristo, per rialzarci. Fatemi concludere con questa promessa incoraggiante da 1 Corinzi 10,13:
Nessuna tentazione vi ha còlti, che non sia stata umana; però Dio è fedele e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze; ma con la tentazione vi darà anche la via d'uscirne, affinché la possiate sopportare. (1 Corinzi 10,13)
Amici, se non avete questa vita in Cristo, non avete via di fuga. I vostri desideri vi porteranno dalla morte alla morte. È questa la progressione naturale dello sviluppo del peccato. Richiede una soluzione sovrannaturale che solo Dio in Cristo può provvedere. Pentitevi dei vostri peccati, fidatevi del Figlio, e passate dalla morte alla vita.
Chiesa, mentre affrontiamo le prove della vita nella città di Roma, prego che possiamo essere sempre allerta per le tentazioni che sicuramente arriveranno. E quando arriveranno, prego che possiamo considerare la loro origine---che non è da Dio. Osserviamo il loro sviluppo deviato che ci porterà solamente alla schiavitù e alla morte. Viviamo secondo la grazia tramite la fede nell’unica vera risposta alla tentazione: Gesù Cristo. E camminiamo nella potenza dello Spirito Santo per vivere nella grazia che Dio ci ha dato in Cristo, e per combattere la guerra contro la nostra carne. Che Dio sia glorificato e che la città di Roma possa conoscerlo come noi lo conosciamo.