I limiti del nostro amore - Luca 10,25-42

Predicatore: Nazario Manduzio

Qual è Il giorno del tuo anniversario? Quando fu il primo concilio di Nicea? Qual è il cibo preferito dal tuo marito?

Facendovi queste domande che cosa ho appena fatto? Vi ho messo alla prova. Ho testato qualcuno come marito, qualcun altro come professore e qualcun altra come moglie. I test sono qualcosa di utile e necessario. Con un test un professore scopre le potenzialità di uno studente o con un test-drive capiamo se un’auto fa al caso nostro. I test ci mostrano la natura delle cose, le loro potenzialità, le conoscenze di una persona, ma anche e soprattutto, i nostri limiti. Nel testo che abbiamo letto, questo dottore della legge non fa altro che mettere alla prova Gesù. lo sottopone ad un test, vuole scoprire chi ha davanti a se, mettendo a nudo i limiti della sua persona. Di solito i test sono una buona cosa, ma non in questo caso. In questo caso, il dottore della legge non riconosce Gesù, come il messia promesso.

Il suo atteggiamento nei confronti di Cristo è completamente sbagliato, vuole screditare il figlio di Dio, colui attraverso il quale ogni cosa è stata creata! Tuttavia, nel testare Cristo è lui a ritrovarsi davanti ad un test, un test che gli mostrerà tutti i suoi limiti, ma soprattutto la grandezza di Cristo. Questo test è valido anche per noi qui oggi, la parola che abbiamo letto è un test che ci mostra i limiti del nostro amore. Alla domanda: “Maestro che devo fare per ereditare la vita eterna?

Gesù ci rimanda alla legge: “nella legge cosa sta scritto? come leggi?”, ecco dall’esperto arriva la sintesi:

ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore con tutta l’anima tua , con tutta la forza tua, con tutta la mente tua e il tuo prossimo come te stesso”

Allora, qui Gesù gli risponde: bene, fa questo e vivrai! Gesù: lo mette davanti alla verità; sarai anche un dottore della legge ma la osservi? Sei in grado di Amare Dio cosi? Con tutto il tuo cuore? Con tutta la tua anima?  Con tutta la tua forza? Sei in grado di amare il tuo prossimo come te stesso ? Gesù lo mette alla prova, gli mostra la sua natura, e gli mostra i limiti del suo amore.

Perché È l’amore l’adempimento della legge, come dice Paolo nella lettera ai romani capitolo 13v 10. Alla risposta di Gesù: Fa questo e vivrai, tutti i suoi limiti sono emersi, la superficialità del suo amore ecco che viene alla luce. Cosi è per noi.

1.  Osserva la superficialità del tuo amore
Il Signore conosceva il cuore di quest’uomo, conosceva le sue intenzioni, come conosce le nostre. Ciò che fa Cristo con quest’uomo è portarlo davanti alla legge e metterlo davanti alla realtà; il suo amore non poteva adempierla, anche lui aveva bisogno del messia promesso, Gesù il Cristo, il figlio dell’altissimo. Molto spesso, soprattutto quando non conosciamo Dio personalmente, ci relazioniamo a Lui allo stesso modo di questo esperto della legge, con un senso di Giustizia. Come se effettivamente, potessimo fare qualcosa per ottenere la vita eterna, come se il nostro amore fosse abbastanza. Alla fine, siamo brave persone, no?  È questo quello che percepiamo di noi stessi? è questo quello che ci viene trasmesso dalla nostra cultura?  È questo quello che siamo?

Ricordo ancora quell’ episodio dove un bambino, disperato per la morte del padre Ateo, chiese al papa, se il padre che non amava Dio, era salvato. Una scena commovente, il papa in breve rispose: “Se era buono ed ha fatto battezzare i propri figli, allora Dio è fiero di Lui. Sicuramente questa era la risposta più facile da dare, ma che non tiene in considerazione la parola di Dio. Una risposta che scredita l’opera e la persona di Cristo, che non considera il suo amore verso il padre e verso di noi, l’amore che lo porto alla croce. Nel tempo in cui viviamo, nessuno ha interesse a osservare la superficialità del proprio amore. La legge di dio è scomoda, ma è l’unico test che ci rivela i limiti del nostro amore. Il dottore della legge cerca di giustificarsi davanti a Cristo, cerca di schivare la realtà, il suo amore non è perfetto e la vita eterna non gli appartiene. Lo stesso facciamo noi. Quando la superficialità del nostro amore viene sottolineata, non vogliamo considerarla, cerchiamo di sfuggire alla realtà guardando altrove. Fai anche tu così?

Ciò che dovremmo fare, ciò che dovresti fare è riconoscere come prima cosa, che il tuo ed il mio amore sono corrotti dal peccato.  con i nostri sforzi di amare Dio non riusciremo mai ad ottenere la salvezza. Non nasconderti davanti ai limiti del tuo amore, riconoscili! Testati alla parola di Dio!  Chiedi aiuto al Signore Gesù Cristo!

Tu ed io abbiamo bisogno della parola di Dio, perché nel sottolineare la superficialità del nostro amore, essa ci porta a Cristo, ci porta a comprendere la necessità di Cristo, colui che espande la grazia e ci redime. Come chiesa abbiamo la responsabilità di vivere e affermare la legge di Dio, con grazia ma con fermezza, di esporci alla parola di Dio, testare il nostro amore davanti alla sua legge e non essere intimiditi dalle ideologie inclusive che ci circondano.

Come chiesa dobbiamo affermare la necessità della parola di Dio, perché è ciò che pesa il nostro amore. La legge di Dio ci mette davanti alla santità di Dio, ci mostra che non siamo degni di lui, permettendoci di fare il primo passo verso la redenzione. Osserva la superficialità del tuo amore, esponiti alla parola di Dio.

2. Riconosci l’egoismo del tuo amore
Nel testo il dottore della legge cerca di spostare l’attenzione dal limite del suo amore per Dio. Non vuole guardare alla sua superficialità, non vuole riconoscere che Cristo è la sua unica speranza. Quindi, invece di riconoscere i suoi limiti, e chiedere perdono, pensa di aver trovato la soluzione, con un'altra domanda: Chi è il mio prossimo? L’esperto della legge insinuava che il suo amore per il prossimo, perlomeno sopperiva agli standard di Dio. Ma La risposta di Gesù arriva con la parabola del buon samaritano. Una storia che capovolge completamente ogni convinzione, e mostra l’egoismo del nostro amore.

Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e si imbatté nei briganti che lo denudarono e lo ferirono fino a lasciarlo mezzo morto. Né il sacerdote, né la levità si fermarono. Ma un samaritano ne ebbe pietà.

Ora per chi non lo sa, tra i giudei e i samaritani vi era un profondo astio, i samaritani erano considerati degli infedeli, … persone da cui non ci si sarebbe mai aspettato alcun tipo di aiuto. Secondo i Giudei di quel tempo, la legge di Dio: li chiamava ad amare il prossimo, ma ciò per loro si limitava ai confini del loro paese, a coloro che rispettavano formalmente la legge, e non era esteso quindi a chi era un peccatore. In breve, avevano messo dei limiti alla parola di Dio, dei limiti all’amore che Dio richiedeva e dei limiti all’amore di Dio per noi peccatori. Eppure, qui nella parabola di Gesù, quel samaritano “un impuro” è colui che mostra la pietà e la cura che dovrebbe caratterizzare il nostro amore. Il Samaritano non si era posto la domanda chi è quest’uomo? Perché dovrei aiutarlo? Fa parte del mio popolo? No. Il samaritano vide un uomo nel bisogno, non importava se fosse un giudeo od un samaritano, non importava se intorno c’erano ancora i briganti, lui si prodigò interamente, mostrandogli l’amore che adempie alla legge di Dio.  La domanda, “chi è il mio prossimo”, viene ribaltata da Gesù: di chi sei il prossimo? A chi si estende il nostro amore? È il nostro un amore esclusivo? Un amore che cerca il nostro vantaggio? Quali limiti mettiamo al nostro amore? Il nostro amore per il prossimo non dipende dalla sua giustizia, dalle sue performance, dalla sua ragione sociale o dalla sua nazionalità, ma solo ed esclusivamente dalla parola di Dio.

Molto spesso come il sacerdote ed il levita, creiamo le nostre leggi, i nostri codici, che preservano la nostra persona dai rischi, mettendo un limite al nostro amore, trovando una scusa per le nostre ragioni puramente egoiste. Ma questo non è quello che la parola di Dio ci invita a fare, non siamo noi a scegliere il nostro prossimo, non è il tuo io a determinare chi è il tuo prossimo, ma è la legge dell’amore, la parola di Dio.

Nel secondo libro dei re al capitolo 5 si parla della guarigione di un certo Naaman dalla Siria, un uomo attraverso il quale il Signore aveva dato vittoria al suo paese. Quest’uomo era un lebbroso, e per questa malattia orribile non vi era medicina. Nello stesso capitolo leggiamo che una ragazza era stata fatta prigioniera, era stata rapita dal paese di Israele ed era ora al servizio di Naaman. Qual è il punto? Questa ragazza fu rapita e portata in un paese straniero e molto probabilmente la sua famiglia era stata sterminata. Quello che ci aspetteremmo da questa ragazza è l’odio per le persone a lei intorno, specialmente coloro che serviva. Invece dice al verso 3, Oh, se il mio Signore (Naaman) potesse presentarsi al profeta che sta a Samaria! Egli lo libererebbe dalla sua Lebbra!! E cosi avvenne! Questa ragazza umanamente parlando aveva tutti i motivi per odiare Naaman, sperare che morisse per le sue piaghe, ma invece non lascia che il suo amore per il prossimo venga sopraffatto dal desiderio di vendetta.

L’egoismo del nostro amore nella città in cui viviamo è qualcosa di tangibile, non c’è prossimo in mezzo al traffico, l’amore per le nostre famiglie viene meno quando dobbiamo finire un lavoro, oppure quando siamo presi dalla preparazione di un sermone. A lavoro è difficile amare i nostri colleghi quando c’è uno screzio. Nella frenetica quotidianità delle nostre vite è facile per noi diventare cechi alle necessità che ci circondano, a vedere esclusivamente i nostri bisogni. Ognuno di noi detta le condizioni del proprio amore in base ai dettami del proprio cuore ed interesse. L’amore a cui Cristo ci chiama è ben diverso, è un amore che guarda al di là del proprio interesse, al di là delle nostre convinzioni.  Un amore che dipende dalla parola di Dio, dalla giustizia di Dio e dalla sua misericordia verso di noi.

Come Chiesa rischiamo anche noi di tracciare i confini del nostro amore per il prossimo.  Non possiamo essere chiesa centrici, cioè una chiesa che considera esclusivamente i propri bisogni e vive tagliata fuori dalle vicende del mondo e che non vede i bisogni che la circondano. Amare i nostri fratelli e sorelle in Cristo è ciò che il Signore ci chiama a fare, Ma il nostro amore non può limitarsi solo a chi è fedele a Dio, o a chi rientra nelle nostre categorie. Il nostro amore deve andare oltre gli interessi del nostro cuore. Non possiamo lasciare che il nostro egoismo limiti il nostro amore. Come chiesa in questa città, siamo chiamati ad amare come Cristo ha amato. Siamo chiamati ad avere Cristo al centro del nostro amore, perché l’amore di Cristo non ha limiti. Siamo arrivati al terzo punto

3. Ricerca l’amore senza limiti
Il testo che abbiamo letto fin qui ci ha mostrato i limiti del nostro amore. Abbiamo visto che il nostro amore per Dio, è un amore superficiale, e che il nostro egoismo è un limite del nostro amore. Gesù non rispose alla domanda del dottore della legge, ma lo portò a riflettere sulla sua natura peccaminosa, sul fatto che il suo amore era un amore limitato. Che devo fare per ereditare la vita eterna? La risposta è: non puoi fare nulla per ereditare la vita eterna, non è attraverso le opere della legge che otteniamo la salvezza. Paolo nella lettera ai romani capitolo 3 v 19:

“Or noi sappiamo che tutto quello che la legge dice, lo dice a quelli che sono sotto la legge, affinché sia chiusa ogni bocca e tutto il mondo sia riconosciuto colpevole di fronte a Dio; perché mediante le opere della legge nessuno sarà giustificato davanti a lui; infatti, la legge dà la conoscenza del peccato.”

La legge è il test che svela i limiti del nostro amore, Cristo nel dire al dottore della legge e nel dire a te e a me: Fa questo e vivrai! Ci sta chiudendo la bocca, ma ci sta invitando a riconoscere il nostro peccato e a ricercare in lui l’amore senza limiti, che guadagna la vita eterna per noi. Il testo che segue la parabola del buon samaritano, ne è la prova:

Marta, Marta, tu ti affanni e sei agitata per molte cose, ma una cosa sola è necessaria. Maria ha scelto la parte buona che non le sarà tolta.”

Noi ci affanniamo per molte cose e crediamo che possiamo fare qualcosa per guadagnarci il favore di Dio, invece di ricercare il suo amore. Parlavo con una mia amica, molto attiva nel campo del volontariato, una persona ammirevole. Gli chiesi perché sei con questa associazione, perché fai quello che fai? Mi rispose: in effetti, quest’ associazione “è per me come un vestito, sembra fatto apposta per me, mi fa sentire bene”.

Ora, gloria a Dio che le persone sentano una necessità di fare il bene. Giacomo lo dice anche a noi: “e io con le mie opere ti mostrerò la mia fede”. Ma prima di tutto hai bisogno di ricercare l’amore senza limiti, l’amore di Gesù il Cristo, la parte buona che non ti sarà tolta. Hai bisogno di ascoltare le parole di Gesù con un cuore ed una mente aperti, dobbiamo adorarlo perché lui è la fonte della vita. Perché Gesù è colui che ha passato il test della legge, colui che l’ha adempiuta con il suo amore. Lui è più del buon samaritano, che ha avuto pietà di noi. Colui che ci ha amati quando eravamo stati malmenati, lasciati morti nel nostro peccato, ormai senza alcuna speranza. Salendo su quella croce al posto nostro, ha pagato il prezzo del nostro peccato con il suo sangue. Lui è sceso dal padre, ci ha presi e ha lavato via i nostri peccati, rivestendoci della sua santità, ci ha condotti alla sua presenza. È lui che ci ha donati la vita eterna e grazie al suo amore, grazie all’opera dello Spirito Santo in noi posiamo amare il padre e possiamo amare il nostro prossimo, non più con i limiti del nostro amore corrotto, ma con quell’amore che ci è stato donato.

Riconosci la superficialità del tuo amore, osserva l’egoismo del tuo amore e ricerca l’amore senza limiti che appartiene a Cristo. Cristo è colui che ama senza limiti, Cristo è l’esempio per il nostro amore. 1 Giovanni 4:19 “Noi amiamo perché egli ci ha amati per primo”.


Grazie a tutti coloro che sostengono la Chiesa Breccia di Roma con le loro offerte.