Cresciamo nel regno - Luca 2,40-52
Apriamo le nostre Bibbie al Vangelo secondo Luca, vogliamo continuare la nostra serie intitolata, Il manifesto della comunità regale. Stasera vogliamo vedere cosa significa essere un popolo che cresce nel Regno. Quando parlo di Regno, mi riferisco al Regno di Dio, al fatto che Gesù è venuto, ha realizzato la salvezza per il popolo di Dio e ora regna su di esso, mentre aspettiamo che ritorni come ha promesso.
Padre celeste, attraverso il potere del tuo Spirito Santo, possa la tua parola portare frutti nei nostri cuori e far crescere i nostri affetti per il tuo Figlio Gesù, nel cui nome prego. Amen
So che tutti i bambini sono profondamente rattristati dal fatto che sta per finire un altro anno scolastico. È vero? È stato un altro anno di apprendimento. È stato un altro anno di crescita. Ricordate lo scorso autunno, quando tutti i genitori inviavano le foto dei loro figli il primo giorno di scuola? Le abbiamo visto su WhatsApp o sui Social Media. E ora possiamo guardare indietro a quelle foto per vedere quanto sono cresciuti i nostri figli. E poi, come molti di voi sanno, Josh sta facendo il conto alla rovescia dei giorni che lo separano dalla partenza per il college. Si tratta di un momento per riflettere su quanto i nostri figli siano cresciuti!
In quasi tutte le stagioni della vita, non smettiamo mai di imparare e di crescere. Impariamo cosa significa essere bambini, impariamo cosa significa andare a scuola, impariamo cosa significa lavorare per sostenerci. Continuiamo a crescere. Cresciamo a livello relazionale, imparando cosa significa fare amicizia, o sposarsi e condividere la vita con un'altra persona, o per alcuni rimanere single. Alcune persone imparano cosa significa diventare genitori, poi nonni, o zie e zii. Altre imparano cosa significa vivere senza figli. Impariamo cosa significa perdere una persona cara. Impariamo anche dai nostri errori, si spera! E mentre impariamo, cresciamo e aiutiamo anche gli altri a crescere.
Come seguaci di Gesù, cresciamo nella nostra fede in Dio e nel nostro rapporto con Cristo, cresciamo nella nostra conoscenza della Parola di Dio, cresciamo nel nostro servizio alla Chiesa e a questa città. Gli esempi continuano a lungo. Tutto per dire che non smettiamo mai di crescere. Dio ci ha progettati in questo modo. Siamo più inclini a prenderci il tempo per riflettere sulla nostra crescita nel mezzo di grandi transizioni o quando si raggiungono determinate pietre miliari.
Abbiamo appena letto una storia che descrive Gesù come cresciuto e rafforzato ed era piena di sapienza. Aveva 12 anni, l'età in cui sarebbe stato considerato un uomo dalla sua cultura. So che a noi oggi sembra assurdo! Quindi Gesù ha raggiunto una certa pietra miliare nella sua vita. Questa storia è breve ed è l'unica che abbiamo nei Vangeli che descrive Gesù come bambino. Ma pur essendo una storia breve, è di immensa importanza per comprendere cosa significa che Gesù crebbe, e perché questo è importante per noi, che continuiamo a crescere fisicamente e spiritualmente nella fede che confessiamo. Nel regno di Dio, siamo chiamati ad essere un popolo che cresce costantemente nella conoscenza di chi è Dio, di chi siamo noi e di ciò che Dio ha fatto per noi.
Questa storia inizia e finisce descrivendo Gesù che cresce in sapienza, in statura e con grazia davanti agli altri. E proprio nel mezzo di questa storia scopriamo tre modi in cui cresciamo nel regno di Dio. Vale a dire: Cresciamo nel regno 1) Riconoscendo le aspettative insoddisfatte, 2) Ricordando l'opera del Figlio e 3) Rispondendo alla grazia ricevuta.
1. Riconoscendo le aspettative non soddisfatte
Questa storia inizia al tempo della Pasqua ebraica, la celebrazione e la festa per ricordare come Dio ha risparmiato la vita degli Ebrei in Egitto, quando l'Angelo della Morte tolse la vita a tutti i primogeniti, tranne agli Ebrei che avevano sacrificato un agnello innocente, un agnello senza difetti, e poi avevano sparso il suo sangue sullo stipite della loro porta. Quando l'Angelo della morte giunse alla loro casa, l’angelo "passò oltre" e furono risparmiati dalla distruzione (Es. 12). Per commemorare questa salvezza, gli Ebrei celebravano questo evento ogni anno con la festa della Pasqua. La Legge di Dio richiedeva che ogni maschio adulto si recasse al tempio di Gerusalemme per sacrificare un agnello per il perdono dei peccati e per celebrare il modo in cui Dio li aveva risparmiati.
Il versetto 41 ci dice che Giuseppe e Maria andavano a Gerusalemme ogni anno per questa festa. Ogni anno. Ancora una volta, vediamo una famiglia fedele alla Legge di Dio e devota nell'obbedirGli. Lo abbiamo visto nella prima parte del capitolo 2, quando Giuseppe e Maria portarono il bambino Gesù al Tempio per dedicare il loro primogenito al Signore e per offrire sacrifici per i loro peccati e per la purificazione di Maria, secondo la Legge di Dio. Ora sono passati 12 anni e vediamo il Gesù, ora considerato un uomo, che va con la sua famiglia, che ogni anno si andava a Gerusalemme per celebrare la Pasqua, secondo la Legge di Dio. Ogni anno andavano a celebrare i riti religiosi visitando il tempio, dove la presenza di Dio riposava tra il Suo popolo. Andavano per offrire un sacrificio di sangue per i loro peccati e per partecipare alla festa.
Immaginate la celebrazione. Immaginate i canti ed i festeggiamenti. Immaginate il caos. Questa era una delle celebrazioni più santa per gli ebrei. Si può solo immaginare come sarebbe stata Gerusalemme; migliaia di fedeli ebrei che arrivavano nella capitale da tutto il mondo. Come La Mecca per i musulmani, o come Roma durante il Giubileo, la città doveva essere piena di pellegrini. Dopo che i sacrifici erano stati fatti e il banchetto era stato consumato, tutto era finito e tutti tornavano alle loro case fino all'anno successivo. Tutti, tranne il giovane Gesù.
Il versetto 43 ci dice che rimase a Gerusalemme, ma i suoi genitori non lo sapevano. Infatti, solo dopo 12 ore di viaggio di ritorno a casa, si accorsero che Gesù era scomparso! Ora, si può affermare che forse Giuseppe e Maria sono stati dei cattivi genitori. Siamo pronti a giudicarli. Ma a quei tempi, le carovane di famiglie e amici viaggiavano insieme. Infatti, il versetto 44 ci dice che lo cercarono tra i loro amici e le loro famiglie prima di dover tornare a Gerusalemme, dove lo cercarono per altri 3 giorni! Si tratta di 60 ore circa. Quindi, a questo punto non avevano visto Gesù da giorni.
Conoscete tutti la sensazione che si prova quando si perde il telefono? Amplificatela di 1000 volte. Riuscite a immaginare come si sentivano i genitori di Gesù? Riuscite a immaginare il panico? Riuscite a immaginare gli scenari terrificanti che potrebbero essersi svolti nelle loro teste e come avranno pregato mentre cercavano il loro figlio? Riuscite a immaginare il peso del loro senso di colpa, pensando al dolore di Gesù che era stato lasciato indietro e abbandonato, o peggio, morto.
Forse alcuni di voi ricordano quando i vostri genitori vi hanno lasciato da qualche parte. Forse alcuni di voi genitori hanno vissuto l'esperienza di perdere un figlio in un negozio o al parco. Vedo alcune facce colpevoli. Meno male che non c'è uno specchio per vedere la mia. Tutti gli scenari peggiori iniziano a riprodursi nella mente e si inizia a cercare con grande angoscia. È una sensazione orribile, non è vero?
Giuseppe e Maria portarono questi pensieri con loro per tre giorni prima di trovare finalmente Gesù. E quando lo trovarono, Lui era seduto nel Tempio tra gli insegnanti della Legge, ascoltando, facendo domande e rispondendo a domande (46). Il versetto 47 ci dice che tutti coloro che lo ascoltavano erano stupiti della sua comprensione della Legge e delle sue risposte alle domande su Dio e sulla Legge. Maria, d'altra parte, era stupita per altri motivi.
"Figlio, perché ci hai fatto così? Tuo padre e io ti cercavamo, stando in gran pena" (48). Ragazzi, non è mai una buona notizia quando la mamma inizia una frase con: "Tuo padre e io..."? Maria disse: "Figlio, ti abbiamo cercato per giorni! Eccoti qui, seduto nel tempio, a discutere della Legge di Dio e a rispondere alle domande sulla Legge?! E il quinto comandamento?! Quello che dice di onorare tuo padre e tua madre?!" Gesù aveva deluso le aspettative di Maria. Come aveva potuto fare questo? Maria era sconvolta. Questo non era normale. Gesù aveva sconvolto la normalità della vita di Maria. Le sue aspettative su di lui non erano state soddisfatte.
Non ci siamo sentiti tutti così a un certo punto della nostra vita? Aspettative insoddisfatte. Nelle nostre relazioni? Nelle circostanze della vita? Nel nostro cammino con il Signore? Quando le cose non vanno come dovrebbero. Come Maria, forse siamo lasciati con un senso di tradimento, confusi sul perché le cose siano andate come sono andate. La 'normalità' della nostra vita viene sconvolta. Ebbene, Gesù ha qualcosa da dirci. Nella sua risposta vediamo subito che le aspettative di Maria erano sbagliate e Gesù aveva bisogno che lei lo riconoscesse.
Nel versetto 49 vediamo che disse: "Perché mi cercavate? Non sapevate che dovevo trovarmi nella casa del Padre mio?" Quello che intendeva dire era: "Non sapevi che dovevo dedicarmi all'opera di mio Padre?” Notate che non l'ha rimproverata per aver fallito come mamma. Non guardò Giuseppe e disse: "Lui non è mio padre!". Gesù ricordò gentilmente a Maria che le sue aspettative non erano soddisfatte perché si comportava come se avesse dimenticato chi lui fosse. Ecco perché lo aveva cercato nei posti sbagliati. Maria aveva delle aspettative nei confronti di suo figlio, come tutti i genitori, ma Gesù non era un figlio qualsiasi, era il Figlio del Dio Altissimo, ed era proprio dove lei avrebbe dovuto aspettarsi che fosse. Questo fu un momento di crescita per lei, le mostrò le sue aspettative insoddisfatte e le ricordò l'opera che Gesù era venuto a compiere. Lo stesso vale per noi, quando cresciamo nel Regno. Abbiamo certe aspettative sulla vita che spesso vengono stravolte da Gesù. Ma questo perché Dio aveva delle aspettative su di noi che non sono state soddisfatte. Ecco perché Gesù era nel tempio; per aiutarci a vedere questo; per aiutarci a crescere, riconoscendo le nostre aspettative insoddisfatte nei confronti di Dio. Cresciamo nel regno, riconoscendo le nostre aspettative insoddisfatte.
2. Ricordando l'opera del Figlio
"Non sapevate che dovevo trovarmi nella casa del Padre mio? Madre, ti ricordi chi sono? In queste prime parole di Gesù scritte da Luca, vediamo la divinità di Cristo in mostra. Nessun profeta prima di Gesù aveva chiamato Dio suo padre, né Mosè, né Abramo, né Giovanni Battista. Ma in questa storia, vediamo in mostra sia la natura umana che la natura divina di Gesù. Ne abbiamo parlato lo scorso mercoledì sera, quando Davide ci ha parlato dei primi credi della Chiesa, i credi che confessavano la piena divinità e la piena umanità di Gesù. E abbiamo parlato della necessità di riconoscere che Gesù è al 100% Dio e al 100% uomo, due nature in una sola persona.
In questa storia Luca proclama l'umanità di Cristo: Gesù cresceva in statura; cresceva in sapienza. Gesù stava crescendo, fisicamente e nella sua chiamata e del suo ministero come profeta, sacerdote e re di Dio. Gesù sperimentò cosa significava essere umano, essere un bambino: crescere, avere fame e sete, avere dei genitori e obbedire a questi genitori (genitori imperfetti che ti abbandonano).
In questa stessa storia, Luca proclama poi la divinità di Cristo. Il giovane ragazzo che rivendicava Dio come Padre, e la cui saggezza stupiva gli insegnanti della Legge di Dio. Gesù Cristo, il Figlio di Dio incarnato: Completamente Dio, completamente uomo. Quel ragazzo, Gesù, disse: "Mamma, ricordi che devo occuparmi dell'opera del Padre mio".
Madre! Ti ricordi perché sono venuto? Ogni anno devi venire qui per obbedire alla Legge. Ogni anno devi venire qui per offrire sacrifici per i peccati, perché non avete obbedito alla Legge perfettamente. Ancora e ancora e ancora, siete vincolati a una legge che non potete rispettare! Siete vincolati a una legge che non può fornirvi ciò di cui avete bisogno, ma che evidenzia solo i vostri fallimenti e il vostro peccato contro un Dio santo. Sono venuto per fare ciò che la Legge non poteva fare: salvarti! Eccomi qui, completamente umano, per potermi relazionare con te. Mi vedi crescere, imparare e sperimentare le gioie, le sfide e le tentazioni della vita. Eccomi qui, pienamente Dio, per fare ciò che voi non potete fare, cioè obbedire perfettamente alla Legge. Per la Pasqua ebraica, il Figlio di Dio era venuto al tempio, il Figlio che avrebbe dato la vita come agnello perfetto, in modo che con il suo sangue versato UNA VOLTA, l'ira di Dio sarebbe passata oltre Maria. Gesù venne affinché lei non fosse più sotto la legge, perché Lui era venuto e si era posto sotto la Legge, per obbedire come Maria non avrebbe mai potuto fare... perfettamente.
L'autore della lettera agli Ebrei lo ha detto in questo modo:
“Ebrei 2.14 Poiché dunque i figli hanno in comune sangue e carne, egli pure vi ha similmente partecipato, per distruggere, con la sua morte, colui che aveva il potere sulla morte, cioè il diavolo, 15 e liberare tutti quelli che dal timore della morte erano tenuti schiavi per tutta la loro vita. 16 Infatti, egli non viene in aiuto ad angeli, ma viene in aiuto alla discendenza di Abraamo. 17 Perciò egli doveva diventare simile ai suoi fratelli in ogni cosa, per essere un misericordioso e fedele sommo sacerdote nelle cose che riguardano Dio, per compiere l’espiazione dei peccati del popolo. 18 Infatti, poiché egli stesso ha sofferto la tentazione, può venire in aiuto di quelli che sono tentati.”
Amici, Gesù si relaziona con la nostra esperienza umana. Nessun altro dio può pretendere lo stesso, e comunque non c'è nessun altro dio. Da ragazzo, Gesù desiderava dedicarsi all'opera di suo Padre. È il motivo per cui è stato mandato. Non c'era altro modo, perché c'erano aspettative insoddisfatte dal giorno in cui il primo Adamo peccò contro Dio. Da quel giorno in poi, nessuno di noi è stato in grado di soddisfare le aspettative di Dio. Essendo in Adamo, tutti coloro che sono venuti dopo di lui sono colpevoli di peccato e degni di morte, cioè tutti noi. E nessuna legge poteva risolvere il nostro problema! L'unico modo in cui le aspettative di Dio potevano essere soddisfatte era l'opera del secondo Adamo, Gesù Cristo, il Figlio di Dio. Ecco perché si trovava nel Tempio! Era impegnato nell'opera del Padre, un'opera che offre perdono e grazia alle persone disobbedienti.
Fratelli e sorelle, le nostre aspettative insoddisfatte riguardo alla Legge di Dio sono state perfettamente soddisfatte grazie all'opera del Figlio. Egli ha soddisfatto perfettamente i requisiti della Legge a nostro favore. Luca scrive che, anche se i suoi genitori non capirono quello che aveva detto in quel momento, Gesù tornò a casa con loro e fu sottomesso a loro, continuando a crescere in sapienza e grazia davanti agli uomini. Più tardi nella sua vita, sarebbe tornato a Gerusalemme, al tempio, per essere condannato e crocifisso al nostro posto come agnello della Pasqua. Sarebbe stato sepolto in una tomba. Ma dopo tre giorni sarebbe risorto, avendo sconfitto la morte e offrendo salvezza e nuova vita a tutti coloro che si pentono dei loro peccati e guardano a Lui con fede. L'Agnello di Dio, una persona sola, due nature, 100% uomo e 100% Dio, si offrì una volta sola, per soddisfare le aspettative di Dio nei confronti dell'uomo.
Chiesa, cresciamo nel regno quando riconosciamo le nostre aspettative insoddisfatte rispetto alla legge, e quando ricordiamo l'opera del Figlio. La sua è un'opera che porta gloria al Padre, dà grazia ai genitori peccatori, alle mamme preoccupate, ai figli disobbedienti (una categoria in cui rientriamo tutti).
3. Rispondendo alla grazia ricevuta
Infine, cresciamo nel regno quando rispondiamo alla grazia che abbiamo ricevuto. Quindi, come lo facciamo? Attraverso la grazia che abbiamo ricevuto. Grazie alla grazia di Dio, siamo in grado di sottometterci alla volontà di Dio. Grazie alla grazia di Dio, siamo in grado di sottometterci alla Sua autorità e all'autorità degli altri, anche degli altri peccatori.
Bambini e ragazzi, nel caso in cui non lo sapeste ancora, i vostri genitori sono peccatori. Ma Dio vi ha comunque chiamati a sottomettervi a loro. Non è facile, vero? Dio lo sa. Ecco perché ha mandato suo Figlio. Gesù, il perfetto, si è sottomesso a persone imperfette, perché le persone imperfette come te e me, non sono in grado di sottomettersi perfettamente alla volontà di Dio. Gesù si è sottomesso alla volontà del Padre, fino alla morte in croce. Quindi possiamo confessare di non essere riusciti a sottometterci alla sua autorità, e ringraziare Gesù per averlo fatto per noi. Poi possiamo rispondere a questa grazia, onorando le nostre madri e i nostri padri, ricordando che in Cristo siamo perdonati per le volte in cui abbiamo fallito.
Fratelli e sorelle, ora che siamo stati redenti, lo Spirito Santo ci aiuta a sottometterci all'autorità. Che sia in casa come figli, o come dipendenti sul posto di lavoro, o come cittadini di Roma, Dio ci ha posto sotto l'autorità di persone imperfette, e di sistemi imperfetti, e ci ha chiesto di sottometterci a loro. Questa è una testimonianza della nostra vocazione regale in una città che disprezza l'autorità.
Rispondiamo alla grazia ricevuta anche quando dimostriamo la grazia verso gli altri. Come destinatari della grazia, dimostriamo la grazia agli altri. Come Maria, tutti noi abbiamo delle aspettative nei confronti delle persone che amiamo. E a volte ci arrabbiamo quando non soddisfano le nostre aspettative. A volte le nostre aspettative non si basano sugli standard di Dio, bensì sui nostri. E ci sono certamente momenti in cui non rispettano gli standard di Dio. Dobbiamo ricordare che, a differenza di Gesù, le persone che amiamo sono peccatori e hanno bisogno della stessa grazia che abbiamo ricevuto noi...ecco perché Gesù è venuto.
Genitori, rispondiamo alla grazia ricevuta quando ricordiamo che Gesù era il bambino perfetto, perché i nostri figli non possono esserlo. Cari, rispondiamo alla grazia ricevuta quando ricordiamo che Gesù era l'amico perfetto, perché i nostri amici non possono esserlo. Fratelli e Sorelle, rispondiamo alla grazia ricevuta quando ricordiamo che Gesù era il fratello perfetto, perché i nostri fratelli e sorelle (anche nella chiesa) non possono esserlo. Possiamo dire lo stesso per i mariti, i concittadini, i colleghi di lavoro, ecc. ecc. Sono peccatori e hanno bisogno della stessa grazia che abbiamo ricevuto noi. Ecco perché Gesù è venuto e si occupava del lavoro del Suoi Padre.
Quindi, quando evidenziamo le nostre aspettative insoddisfatte da parte di coloro che amiamo, evidenziamo anche la grazia di Dio nell'opera di Cristo. Cresciamo nel regno della grazia, quando rispondiamo alla grazia che abbiamo ricevuto, dimostrando grazia verso gli altri, compresi noi stessi.
A volte i nostri figli ci rimproverano per le difficoltà della loro vita. Ma ricordiamo, anche se i nostri figli non ci mostrano alcuna grazia, Cristo è venuto perché noi possiamo sperimentare la grazia di Dio e la libertà dalla vergogna dei nostri errori, e continuiamo a crescere e a dipendere da Dio.
Nel regno di Dio non smettiamo mai di crescere. Un popolo del regno è un popolo in crescita. Vivendo nel regno di Dio "già ma non ancora", con il manifesto della comunità regale e grazie al potere dello Spirito Santo, continuiamo a crescere: cresciamo nella consapevolezza di chi è Dio, di chi siamo noi, e di ciò che l'Uomo-Dio, Gesù Cristo, ha fatto per noi. E proprio come alla fine dell'anno scolastico, guardiamo indietro e riflettiamo su ciò che abbiamo imparato e su come Dio ci ha fatto crescere. E gioiamo. Cresciamo, riconoscendo i nostri fallimenti nel non soddisfare le aspettative di Dio, ricordando l'opera del Figlio che ha adempiuto perfettamente la Legge, e poi rispondendo alla grazia che abbiamo ricevuto. Amen?