La grandezza che cogliamo - Luca 9,28-50
Predicatore: Gioele Di Bartolomeo
In tutti i reparti di ortopedia degli ospedali o nella stanza del medico di famiglia attaccato al muro c’è un oggetto che ormai è quasi in disuso ma che per anni ha avuto un’importanza primaria per la nostra salute. Sto parlando dei negativoscopi o diafonoscopi. Questi strumenti dai nomi così bislacchi sono semplicemente dei monitor per la visione delle lastre, le radiografie. Prima dell’avvento del PC o dei referti su file, questi monitor permettevano di dare luce alle bioimmagini, dando così al medico la capacità di diagnosticare traumi, fratture e altre patologie ossee. La luce dei negativoscopi illuminava le lastre, poco comprensibili alla luce naturale, e le rendeva nitide, permettendo all’occhio dell’osservatore di coglierne i dettagli. Nel passo che abbiamo appena letto Luca ci rende dei radiologi della fede che osservano la figura di Gesù Cristo alla luce di tre momenti del suo ministero terreno. Dal versetto 28, la luce della trasfigurazione sul monte, della guarigione di un indemoniato e dell’insegnamento verso i suoi discepoli ci permette di cogliere la grandezza del Salvatore Gesù Cristo e come medici dall’occhio allenato abbiamo l’opportunità di rispondere alla domanda che il Signore ha posto al versetto 20 del capitolo 9: “voi chi dite che io sia?”
1. Gesù è il compimento della storia (28-36)
Circa otto giorni dopo i discorsi con i suoi apostoli, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e salì su un monte a pregare. Lì nella profondità della preghiera il suo volto fu mutato e divenne splendente (28-29). La cornice che Luca mette a questo testo è gloriosa. È la cornice dell’ottavo giorno, il giorno della resurrezione del Signore nella prospettiva del suo secondo ritorno. In questa gloria il volto di Gesù splende potentemente. Già nell’Esodo Mosè dopo essere stato alla presenza di Dio dovette coprirsi il volto per la luce che emanava, ma quello era solo un riflesso. Gesù invece brillava di una luce propria, Egli è Dio Figlio sopra ogni altra cosa, che splende di un candore sfolgorante. I tre apostoli si trovarono improvvisamente difronte alla grandezza di Gesù, alla sua luce ed alla Sua divinità. Luca ci mostra che Gesù è Dio, è il Dio figlio che si è fatto uomo per salvare il peccatore dalla perdizione. Ed ecco apparvero Mosè ed Elia per conversare con Lui di quello che stava per compiere in Gerusalemme (30-31). Mosè ed Elia parlano con Gesù della Sua opera. Non parlano di sé stessi e del loro passato in vita ma dell’Esodo migliore che stava per avvenire. L’Esodo nel quale Gesù si apprestava a portare i figli di Dio fuori dalla schiavitù del peccato. Gesù era lo scopo di tutto quello per cui Mosè ed Elia erano vissuti. La legge che era stata data a Mosè puntava a Cristo, i profeti che Elia rappresentava avevano predicato quello che si stava compiendo in quel tempo. L’opera perfetta del Messia Gesù Cristo era in corso. Gesù è il compimento della storia. Gli apostoli svegliati dal sonno videro ciò che stava accadendo e Pietro propose di fare tre tende per loro e di restare li (32-33). Nel deserto dell’Esodo del Popolo d’Israele, la tenda era la manifestazione della presenza di Dio e Pietro vorrebbe prolungare questa presenza in maniera pratica. Ma Gesù non aveva bisogno di una tenda per manifestare la presenza di Dio, Gesù è la tenda. E la nuvola che li avvolse confermò questo affermando: “Questi è mio Figlio, colui che io ho scelto: ascoltatelo” (34- 35). Gesù è il compimento della storia. Dio Figlio è il protagonista, è Lui che compie la legge, è lui che conferma i profeti, è lui che ha dimorato tra gli uomini come uomo, vivendo una vita priva di ogni caduta per pagare alla croce il peccato di chi ha creduto in Lui. Nella foto che Luca ci lascia della trasfigurazione vediamo l’immagine del ritorno Glorioso di Cristo dove verrà a prendere i suoi ed a condannare chi lo ha rifiutato. Tanti in questa città si fanno portatori di verità. Tanti promettono di portarti fuori dalla schiavitù della tua insufficienza. Ma non c’è legge, ne profeta che può compiere la storia della tua vita. Non c’è nessuno che può compiere la Salvezza per il tuo cuore se non Gesù Cristo. Chi ha compiuto la storia della tua vita? Hai conosciuto lo Splendore di Gesù attraverso l’opera dello Spirito Santo nel tuo cuore? Dimora nel tuo cuore? Gesù ha portato a compimento la tua vita?
2. Gesù è il vincitore della storia (37-45)
Il giorno dopo, scesi dal monte, Gesù si trovò davanti ad una folla. Li, c’era un ragazzo posseduto da un demonio che gli apostoli non erano riusciti a liberare (37-40). Il Signore condannò l’incredulità dei suoi seguaci e guarì il ragazzo (41-43). Il Messia non rimase sul monte come aveva suggerito Pietro. Dopo aver manifestato la Sua Gloria, il Dio Figlio si avviò verso la strada che lo avrebbe portato a Gerusalemme per compiere la Sua opera di Salvezza. Come ci dice nel versetto 44 “il Figlio dell'uomo stava per essere consegnato nelle mani degli uomini”. Nella strada verso la croce, Gesù si prende cura dei sofferenti. Gli apostoli non riescono a guarire una situazione troppo complessa, la loro fede non è ancora stabile da riuscire a scacciare un demonio così violento. Ma Gesù Si. Gesù è sceso dal monte ed ha imbracciato il piano di Dio, compiendo l’opera di Salvezza per chi ha creduto in Lui. Gesù ha vinto il peccato, ha vinto la sofferenza, ha vinto la morte a prezzo del Suo sangue sparso sulla croce ed è risorto da vincitore glorioso della storia. Gesù ha lasciato la gloria dell’Eternità per vincere sul peccato. E lo ha fatto percorrendo una strada densa di sofferenze, di prove, di abbandono, senza mai smettere di prendersi cura dei sofferenti. Anche noi qui a Roma siamo circondati da persone che vivono la sofferenza. Come gli apostoli non siamo in grado di guarire i mali che ci circondano. E come Pietro abbiamo la tendenza a vivere la nostra fede costruendoci delle tende appartate dove vogliamo godere della presenza del Signore senza attraversare le folle in cerca di soccorso. Ma il Signore Gesù ci ha mostrato una fede che esce fuori dalla ‘confort-zone’. Avendoci resi partecipi della Sua vittoria, il glorioso Vincitore ci chiama attraverso l’opera dello Spirito Santo in noi a prenderci cura di chi soffre. Ci chiama a lasciare le nostre certezze per essere pronti a mostrare l’amore di Dio in maniera tangibile. Sei sensibile alla povertà, allo sfruttamento, agli abusi che vivono le persone che ci sono attorno? Come guardi i tuoi vicini, i tuoi colleghi, i tuoi amici o gli stessi fratelli e sorelle della chiesa? Percepisci le loro difficoltà, le loro battaglie e le loro sofferenze? Se viviamo come vittime scese controvoglia dal monte delle nostre sicurezze, non riusciremo mai a vedere la sofferenza di chi ci è attorno. Se saremo concentrati sui nostri bisogni e non sulle sofferenze di chi ci circonda saremo dei vicini inadeguati che confessano Gesù vincitore della storia ma che non lo credono come vincitore della propria vita. Lo Spirito Santo che è nei figli di Dio ci rende partecipi della vittoria dal peccato che nessuno può togliere. Mostralo al mondo.
3. Gesù è il capo della chiesa globale (46-50)
Gli apostoli cominciarono a discutere su chi di loro fosse il più grande. Ma Gesù mostrò loro come la grandezza sta nel ricevere il Salvatore e nel mettersi a servizio degli altri (46-48). Gesù riorienta il pensiero degli apostoli. Voler essere i primi, voler fare in modo che le nostre vite abbiano un senso è giusto. Questo fa parte del nostro essere umani, fa parte dell’essere creati ad immagine di Dio per curare e progredire in ciò che Egli ci ha donato. Ma il peccato ha invertito tutto. Ci tenta ad essere primi a discapito degli altri. I nostri cuori corrotti desiderano scavalcare e schiacciare il prossimo. È più facile piangere con un fratello per una sofferenza che gioire di una vittoria che tu non hai ancora sperimentato. Gesù ferma questa corruzione del peccato. Alla Croce ripristina l’originale desiderio di primeggiare per servire e glorificare il Signore. Così è anche nella chiesa. Nella chiesa del Signore non esistono primi o secondi o terzi, ma fratelli e sorelle che chiamati a ruoli diversi come anziani, diaconi e pastori si donano al servizio ricevendo il Signore stesso come benedizione e consolazione. Gesù rigetta una chiesa dove si combatte per primeggiare. Giovanni nel versetto 39 prova ad alzare il tiro: “non è questione di primeggiare ma del fatto che ci sono persone diverse da noi che fanno del bene a nome tuo”. Ma Gesù rigetta il tribalismo ed invita ad accogliere chi proclama il Suo nome. Gesù è il capo della chiesa globale. La chiesa globale è formata da tutte quelle realtà che hanno confessato che Gesù Cristo è il Signore, che proclamano la Sua Parola e che riconoscono che non c’è nessuna Salvezza al di fuori di Gesù Cristo e che si affidano a Lui. Il Signore ci ha chiamato a Roma a fondare chiese italiane, ma arricchisce ognuno di noi riempiendole di fratelli e sorelle di diverse nazionalità, di diverse vocazioni professionali, di diversa formazione culturale e sociale. Ci chiama a gioire dell’opera di chiese fedeli vicine e lontane da noi che al di là dei nostri progetti predica l’evangelo e vuole raggiungere questa città. Gesù è il capo della chiesa globale e vogliamo imparare a pregare per i nostri fratelli e sorelle, vogliamo imparare a costruire reti di comunione e di incoraggiamento reciproco come l’alleanza evangelica. Che Dio ci guidi, fuori da ogni tipo di tribalismo locale, teologico, culturale e nazionale ad imparare da Lui a sostenerci a vicenda sotto la guida amorevole del nostro Signore. Che lo Spirito Santo ci trasformi in figli fedeli, per l’avanzamento del regno di Dio, nel nome di Gesù Cristo il nostro grande Salvatore.