La croce e la corona - Luca 9,18-26
Predicatore: Leonardo De Chirico
Oggi voglio iniziare citando il titolo di un libro di William Penn. Penn fu tra l’altro il fondatore dello stato della Pennsylvania ed ebbe una vita movimentata e piena di colpi di scena. Nel 1668 scrisse un libro il cui titolo fa da apripista per il nostro messaggio di oggi. No cross, no crown (1668). Senza croce non c’è corona. Questo titolo ben riassume il messaggio di oggi: non c’è stata corona senza croce per Gesù e non ci sarà corona senza croce per noi.
1. Non c’era altra strada per Gesù
Prima ancora di affrontare i tre giorni più sconvolgenti della storia, Gesù era ben consapevole che quello sarebbe stato il suo passaggio obbligato. Senza croce non ci sarebbe stata corona. Più volte ed a intervalli quasi regolari, Gesù si ferma e comunica ai suoi discepoli quale sarebbe stato l’epilogo della sua vita terrena. Nell’episodio che abbiamo letto, l’occasione è data da una conversazione avuta coi suoi amici a proposito di quello che si diceva in giro di Gesù. Come sappiamo le opinioni su Gesù erano varie. Chi lo riconosceva come profeta, chi lo vedeva come una persona vicina a Giovanni battista. La gente ha tante opinioni su Gesù, ma quello che a Gesù stesso sembra interessare non è tanto quello che si dice di lui sui social network o digitando su Google il suo nome, quanto quello che i suoi amici pensano di lui. A Gesù non interessa sapere quale sia la sua immagine pubblica, ma quello che io, tu, noi pensiamo di Lui. Per questo chiede “e voi, chi dite che io sia?” (9,20).
A questo punto Pietro risponde riconoscendo in Gesù il Messia di Dio. L’Unto di Dio, l’inviato di Dio. Il Messia, l’unto di Dio, è colui che sarebbe venuto per essere il Sommo Sacerdote (non un sacerdote meramente umano), il Re dei Re (non un re qualunque) e il Vero Profeta. Nella persona di Gesù si sommano gli uffici di sacerdote, re e profeta. Le opinioni umane su Gesù possono variare ed essere molto diverse tra loro, ma quello che conta è riconoscerlo come Unto di Dio. Lo riconosci tu come tale? E’ Gesù il Messia per te?
Dopo aver ascoltato la confessione di Pietro, Gesù vieta di divulgarla. Ancora non è il momento di proclamarla a tutti, cosa che i discepoli avrebbero fatto pochi giorni dopo. Probabilmente il timore di Gesù è che si diffonda una attesa sbagliata perchè basata su un’aspettativa di una liberazione politica e militare dall’occupazione romana. Per evitare il rischio di confusione tra la vera messianicità e quella falsa basata su comprensioni false, Gesù qui mette in guardia che il Messia dovrà passare dalla croce prima di ricevere la corona. Senza croce non ci sarà corona per lui. Questo è il motivo per cui aggiunge questa anticipazione: “Bisogna che il Figlio dell’uomo soffra molte cose e sia respinto, sia ucciso e risusciti il terzo giorno” (9,22). Il Messia per arrivare alla corona dovrà passare dalla croce.
Gesù usa un’espressione enfatica per sottolineare la necessità della croce prima della gloria. “Bisogna che”, “è necessario”, “deve” succedere questo, non c’è altra strada che questa. Non è una possibilità tra le altre, ma l’unica via. Non c’erano opzioni multiple davanti a Lui, ma un unico destino: soffrire, morire e poi risuscitare. Gli uomini vogliono arrivare alla gloria senza passare dalla croce, ma per il Messia di Dio questo non era possibile. Perché? Il perché è scritto in tutte le pagine della Bibbia. Dall’inizio alla fine di questo libro ci viene detta la ragione per cui bisognava che Gesù soffrisse.
Il primo annuncio del vangelo è nel libro della Genesi (3,15). Dopo il peccato di Adamo ed Eva, Dio dice che la progenie della donna avrebbe schiacciato il capo della progenie del serpente mentre quest’ultima gli avrebbe ferito il calcagno. Ferito il calcagno: parla di ferita, sangue, sofferenza, dolore. Ancora più avanti, nella legge di Mosè è previsto tutto un sistema di sacrifici per trattare il problema del peccato. Il punto è che il peccato non può essere perdonato senza che qualcuno paghi per esso. O paga chi è colpevole o un suo sostituto. Gli animali sacrificati erano sostituti provvisori la cui vita era scambiata con la vita di quelli che li offrivano e la cui morte sostituiva quella del peccatore. Grazie alla morte della vittima, chi la offriva poteva avere vita.
Ancora più avanti, nelle attese future del popolo di Dio, si è fatta strada l’idea che un “servo di Dio” sarebbe venuto per pagare lui stesso per il peccato del mondo. Questa volta non sarebbe stato un animale, ma una persona. Ora Gesù raccoglie in sé stesso tutti questi fili sparsi nel corso della storia precedente e li collega alla sua missione. Lui è la progenie della donna che avrebbe sconfitto il serpente, ma il cui calcagno sarebbe stato ferito. Lui è l’agnello di Dio che toglie il peccato del mondo. Lui è il servo sofferente venuto a morire per il suo popolo. Lui è il perfetto sostituto che soffre e muore per il peccato e che abolisce quindi tutti i sacrifici offerti in precedenza. La passione di Gesù non è quindi un fatto accidentale, ma l’esito profetizzato e ora in via di realizzazione del piano di salvezza. Non c’è salvezza se non per mezzo di spargimento di sangue di una vita. O la vita di chi pecca o di chi ne prende il posto. E Gesù ha preso il posto di chi crede in Lui. Credi tu in Lui?
2. Non c’è altra strada per noi
Gesù chiarisce che senza croce non c’è corona. Lui non sarebbe diventato il Salvatore del mondo se non passando dalla passione e dalla morte. Il vangelo non è un messaggio d’amore sentimentale, ma è la notizia di un evento cruento che è stato necessario per la salvezza. Il peccato è una tragedia e il rimedio al peccato è stato un sacrificio di una vita. Ogni comprensione del vangelo che non passa dalla passione e dalla croce di Gesù è un altro vangelo, è un falso vangelo perché sottostima la gravità del peccato e banalizza l’opera di Cristo. Il vangelo biblico passa dalla crudezza della croce che è scandalo per alcuni e follia per altri, ma per Dio è la potenza che salva chi crede in Lui.
Attenzione, però. Qui Gesù non dice solo che per Lui non ci sarebbe stata corona senza croce. Dice anche che per chi vuole seguirlo vale la stessa regola. No cross, no crown. Si arriva alla gloria passando dalla croce anche per chi vuole essere discepolo di Gesù. E qui le cose si fanno ancora più imbarazzanti. Uno potrebbe dire: va bene, non capisco fino in fondo, ma posso anche accettare che Gesù abbia sofferto e sia morto per la nostra salvezza. Ma questo riguardava Lui e lui soltanto. Io voglio vivere, star bene, essere in salute e poi continuare a star bene nell’eternità. In altre parole, io voglio la corona soltanto, senza la croce. Sta bene che sia stato per Lui, ma per me non sta bene.
Mi dispiace deludere qualcuno, ma se uno pensa così non ha capito ancora niente dell’evangelo di Gesù Cristo. Chi vuole salvare la sua vita senza passare dalla croce, perde la sua vita. Chi invece perde la sua vita prendendo la sua croce, la salva. Capite? Da un lato, la croce è stato un evento unico e definitivo, irripetibile e assoluto che solo Gesù poteva compiere e che nessun altro potrà compiere. Dall’altro, però, Gesù stesso dice che la croce è anche l’unico modello possibile della vita cristiana. La croce di Cristo è stata la sua croce sulla quale solo Lui poteva e doveva andare, ma la nostra croce è il modo di avvicinarci alla sua croce, è il passaggio obbligato della vita cristiana.
Non ci sono scorciatoie o sentieri alternativi per seguire Gesù. Gesù va verso la croce e là incontra chi lo vuole seguire. Nella croce, con la croce si trova la vita e la corona. Per trovare sé stessi bisogna considerarsi perduti. Per salvarsi bisogna riconoscersi falliti. “Sono stato crocifisso con Cristo, non sono più io che vivo ma Cristo vive in me”, poteva dire Paolo (Galati 2,20). Ogni giorno dobbiamo prendere la croce e seguire Gesù morto e risorto per noi. Se soffri per Cristo, sii felice: è la tua croce. Se la vita cristiana è una lotta, sii felice: è la tua croce. Se ami Cristo e sei incompreso, sii felice: è la tua croce. Se prendi la croce, un giorno ci sarà anche la corona. Come Gesù, dopo essere andato in croce, è oggi coronato di gloria, così chi crede in Lui porta la sua croce oggi per trovare domani una corona di gloria. Senza croce non c’è corona. E’ stato vero per Gesù ed è vero per chi vuole seguirlo, amarlo e vivere per Lui. Sei tu tra questi?