Recalcitrare contro il peccato - Salmo 83
Predicatore: Raffaele Costagliola
Chi conosce questo dipinto? Chi è stato alla mostra di Raffaello alle scuderie del Quirinale ha potuto senz’altro ammirarne la bellezza. Leone X, per chi non lo sapesse, è stato il papa in carica durante la riforma protestante, convenzionalmente iniziata il 31/10/1517 (circa un anno prima che Raffaello dipingesse questo dipinto), giorno in cui Lutero affisse le 95 tesi alla porta della cattedrale di Wittenger contro lo scandalo delle indulgenze. Papa Leone X fu, inoltre, colui che, nel gennaio 1521, scomunicò Lutero perché non volle ritrattare e rinnegare le sue tesi, ovvero la dottrina della salvezza per sola grazia.
Quella che dovette affrontare Lutero in quegli anni, fu una dura lotta impari contro le istituzioni ecclesiastiche del tempo per la difesa del Vangelo e del suo messaggio salvifico; ma nonostante ciò non si arrese.
In tutta la storia, nell’AT prima e nel NT poi, il popolo di Dio, nonché i discepoli di Cristo, hanno dovuto affrontare numerose e dure battaglie a causa della loro professione di fede. Alcuni esempi: il popolo di Israele schiavo in Egitto; Israele contro i popoli della terra di Canaan; Israele deportato; la persecuzione dei cristiani da parte dei Romani; l’apice in Cristo Gesù ucciso innocente alla croce. Ma le lotte e le battaglie ci sono anche ai giorni nostri e continueranno fino alla fine dei tempi. Come le affronteremo? Ecco tre modi che il Salmo ci insegna:
Prega Dio, perché i nemici incalzano
Il Salmo 83, appena letto, parla di una lotta tra Israele e i popoli stranieri suoi nemici, in particolare la storia completa la si può ritrovare in 2 Cr. 20 in cui si legge della minacciosa avanzata dei Moabiti e Ammoniti contro la terra di Giuda.
Nel Salmo si evince un clima di tensioni e di terrore. I popoli nemici, seppur potevano avere interessi diversi, si alleano motivati da uno stesso sentimento (v. 5) per tramare contro Israele (v. 3). Vogliono distruggere Israele in modo che il suo nome non fosse più ricordato nella storia (v. 4). Questa controversia ha origini antichissime, è il frutto del seme del serpente contro la progenie della donna (Gn. 3:15). La causa primordiale è il peccato che ha intaccato la vita dell’uomo e il suo unico scopo è quello di vedere distrutto il regno di Dio.
Più avanti nel testo il salmista presenta i nemici di Israele. Inaspettatamente i nemici non sono solo popoli stranieri come potrebbe essere l’Assiria, ma notiamo (vv.6-8) che i nemici di Israele sono guidati dagli Edomiti e Ismaeliti, i quali sono dei discendenti di Abramo; Moab e Ammon erano figli del giusto Lot e gli abitanti di Tiro furono solidi alleati di Israele al tempo di Davide. Questo è il risultato di quando si lascia che lo spirito di persecuzione (il peccato) irrompi nelle nostre vite: “il fratello darà il fratello alla morte e il padre, il figlio; i figli insorgeranno contro i genitori e li faranno morire” (Mr. 13:12). Il peccato non risparmia nessun tipo di legame, neppure i legami naturali tra parenti, ma semina solo discordia e odio nei cuori.
Intorno a noi, così come per Israele, ci saranno sempre persone pronte a screditarci e infangare le nostre vite per vederci fallire a motivo della nostra fede. La nostra fede è follia agli occhi del mondo e per questo siamo e saremo derisi e offesi di continuo. Riceveremo attacchi sia da sconosciuti che da nostri parenti e amici e sembrerà che si siano alleati insieme sotto uno stesso sentimento e con l’unico scopo di scoraggiarci e distruggere le nostre vite.
Perché una così tanta ostinazione? Le ragioni della controversia non risiedono semplicemente in Israele. Il salmista riconosce (v. 5) che le nazioni stipulano dei patti, si alleano, contro Dio. La battaglia non è di Israele, la battaglia non è nostra, ma è di Dio. In 2 Cr. 20:15 leggiamo “non temete e non vi sgomentate a causa di questa moltitudine, poiché questa non è battaglia vostra, ma di Dio”.
Quindi cosa ci resta da fare se la battaglia che ci troviamo a combattere è più grande di noi? Asaf sa che per combattere e vincere la battaglia deve come prima cosa rivolgersi in preghiera e chiedere l’aiuto di Dio (v. 1) “non rimanere impassibile e inerte, o Dio”. Asaf, chiede che Dio distrugga i capi delle nazioni nemiche perché tramano ogni sorta di male e si alleano per impossessarsi del regno di Dio (v. 12).
Così anche noi, come Asaf, preghiamo ora e preghiamo di continuo, affinché Dio possa intervenire immediatamente nelle nostre vite prima che sia troppo tardi. Prima che i principati e i dominatori di questo mondo possano vincere su di noi.
Prega ora, per non essere impreparati alla battaglia
Prega ora, prima che sia troppo tardi perché le conseguenze di questa battaglia, sono letali.
Più avanti nel testo le parole del salmista risuonano come una profezia. I nemici di Israele, i nemici di Dio, serviranno “da concime per la terra” (v. 10); saranno “simile a turbine e stoppa portata via dal vento” (v. 13). Il fuoco li brucerà, saranno svergognati e periranno (v. 17) alla presenza di Dio e al quel punto riconosceranno che il Signore è l’altissimo su tutta la terra (v. 18).
Questo è ciò che spetta alle nazioni nemiche di Israele, i cui capi si alleano insieme con l’illusione di impossessarsi del regno di Dio. Tutto questo però non riguarda solo Israele, ma anche noi oggi. Siamo attenti perché le potenze spirituali di questo mondo sono sempre in agguato e seducono gli uomini con alternative appetibili, facendo leva sui desideri carnali e le debolezze di ognuno di noi.
Asaf, consapevole delle conseguenze letali che spettava ad Israele se avrebbe preso parte alla battaglia impreparato prega per l’intervento di Dio e lo fa con la certezza che Dio sarebbe intervenuto distruggendo e facendo perire i nemici, perché lo aveva fatto anche altre volte. Asaf era certo che Dio avrebbe fatto in modo che Israele non perdesse la battaglia soccombendo. Dio partecipa alla battaglia, offre protezione a chi la richiede, ma opera anche un giudizio tremendo per coloro che si oppongono. Asaf era certo, perché Dio aveva già mostrato la sua forza, onnipotenza e grandezza sconfiggendo altri popoli prima di questi: Madian, Sisera, Iabin (v. 9-10).
Allo stesso modo anche noi possiamo essere certi che pregando, Dio parteciperà al posto nostro alla battaglia che stiamo affrontando proteggendoci e vincendo per noi. Questo perché Cristo ha combattuto al posto nostro la battaglia, vincendo alla croce. Erode e Pilato, così come i capi delle nazioni nemiche di Israele, si allearono con l’unico scopo di poter mettere fine alla vita di Cristo alla croce e dimostrare che egli era bugiardo e inaffidabile; ma Cristo risuscitò, vincendo il peccato e attuando il piano di salvezza promesso da Dio. Cristo è la nostra garanzia di vittoria.
Quindi, preghiamo affinché non siamo impreparati al momento della battaglia, non facciamoci trovare da Dio nelle file dell’esercito nemico, altrimenti le conseguenze saranno letali. “Pregate in ogni tempo, per mezzo dello Spirito, con ogni preghiera e supplica; vegliate a questo scopo con ogni perseveranza” (Ef. 6:18)
Prega per i nemici, perché c’è speranza
È vero che le conseguenze del peccato sono tremende e inevitabili, ma c’è speranza. Tra le righe di questo salmo è possibile scorgere un messaggio di speranza. Nella preghiera di Asaf c’è spazio anche per i nemici; non ci sono solo parole di condanna, ma anche una richiesta di grazia. Al v. 16 “copri la loro faccia di vergogna perché cerchino il tuo nome, o Signore”.
Asaf prega che i nemici siano spaventati e coperti di vergogna affinché anche loro possano cercare il nome di Dio per perdono, protezione e salvezza. Riconoscere il proprio peccato, provare vergogna e pentirsi è il primo passo verso la salvezza, verso la conversione di un uomo. Dio salva tutti coloro che riconoscono il bisogno di un salvatore e lo riconoscono in Cristo Gesù.
Nelle nostre preghiere, come Asaf, ricordiamoci di pregare per i nostri nemici, per gli abitanti di questa città, affinché possano pentirsi, vergognarsi e prostrarsi alla gloria di Dio. Abbiamo ancora speranza che in numerosi si convertono e riconoscono la grandezza di Dio.