Monitorare la salute dei tribunali - Salmo 82
Predicatore: Leonardo De Chirico
“Silenzio, entra la Corte!” è l’annuncio che viene dato all’ingresso dei giudici in un’aula di tribunale. E’ un momento solenne in quanto alla Corte poi spetta il compito di giudicare un caso e di farlo secondo la legge. Questo salmo è come se ci dicesse: “Silenzio, entra la Corte!”, solo che in questo caso la corte è Dio stesso. Infatti, sopra i giudici umani, a qualunque grado appartengano, c’è Dio il supremo giudice, il Giudice anche dei giudici.
Questo salmo ci offre l’opportunità di apprezzare un attributo di Dio: la sua perfetta giustizia e il suo essere giusto giudice sopra tutti e tutto, compresi i tribunali umani. Il magistrato, infatti, è un “servo” di Dio per l’amministrazione della giustizia (Romani 13,4). Forse questo discorso ti può sembrare lontano. In fondo, “cosa c’entro io coi tribunali? Sono luoghi lontani che non impattano la mia vita quotidiana …”. E invece no. Se vogliamo conoscere qualcosa di Dio, dobbiamo imparare a farlo secondo quanto Lui stesso rivela di Sé. A Dio interessano molto i tribunali e interessa tantissimo come la giustizia viene amministrata. E se noi vogliamo conoscere un po’ più di Dio, possiamo farlo “uscendo” dal nostro piccolo mondo incentrato su noi stessi ed “entrando” nel mondo di Dio, che è il Signore dell’universo. Vuoi farlo? “Silenzio, entra la Corte!”
1. Dio denuncia i giudici ingiusti
Dio entra nell’assemblea degli angeli e delle creature celesti (v. 1). Sono “dèi” nel senso che stanno alla presenza di Dio. Poi si rivolgerà ai giudici stessi, chiamandoli “figli dell’Altissimo” (v. 6), un modo per dire che sono uomini e donne creati all’immagine di Dio. I giudici possono credersi grandi e potenti, ma moriranno come tutti gli altri (v. 7).
Senza inutili convenevoli, Dio entra subito nel cuore della questione: avendo analizzato l’operato dei tribunali Dio è profondamente scontento. Ecco la sua fotografia: “giudicate ingiustamente e privilegiate i malvagi a scapito della giustizia” (v. 2). Dio si aspetta che nei tribunali umani si giudichi secondo giustizia e senza riguardi personali. Invece, cosa trova? Trova che nei tribunali la giustizia è calpestata e vengono favoriti coloro che dovrebbero essere condannati. E’ come andare ad un albero di mele, aspettandosi di trovare frutti maturi e buoni, e trovare invece solo frutti acerbi o andati a male. Dio non sta zitto, ma denuncia. Dio non alza le spalle in segno di disinteresse, ma alza semmai la voce.
Lo stesso hanno fatto i profeti (Amos) e gli apostoli (Atti 5,29). Facciamo noi lo stesso? Ci interessa come i nostri tribunali amministrano la giustizia? La salute dei tribunali è il termometro della salute di una nazione. Se i tribunali non funzionano o funzionano male, è come vivere in costante terremoto dove tutto trema (v. 5). Sappiamo dove sono i tribunali di Roma (via Giulio Cesare: civile; piazzale Clodio: penale; Palazzaccio: Corte di Cassazione; Consulta: Corte costituzionale)? Preghiamo per i giudici? Sapremmo dire loro cosa sia la giustizia secondo la Bibbia e dove poterla trovare? Siamo noi come chiesa una comunità che vive secondo giustizia o anche nella chiesa Dio troverebbe giudizi ingiusti e malsani?
2. Dio sostiene gli indifesi
Alla denuncia dell’ingiustizia segue l’appello di Dio a ripristinarla, partendo da chi è stato vittima dell’ingiustizia. A Dio sta a cuore la causa dei deboli, degli orfani, dei poveri, dei miseri, dei bisognosi (vv. 3-4), cioè di coloro che non hanno protezione, l’hanno persa e sono alla mercé di sfruttatori senz’anima e di giudici iniqui che, invece di proteggerli, li puniscono. Invece di trovare nel giudice una difesa, una protezione, un baluardo contro la malvagità, gli indifesi sono doppiamente trattati ingiustamente: da chi li sfrutta e da chi dovrebbe proteggerli e invece lascia fare.
Anche quest’attenzione di Dio per gli orfani, i deboli, i poveri, i bisognosi è un filo rosso che attraversa tutta la Bibbia (su tutti: Zaccaria 7,10). Non possiamo conoscere Dio se non condividiamo il suo peso per coloro che sono vulnerabili e ricevono dei trattamenti ingiusti da chi dovrebbe amministrare la giustizia. Dio condanna il peccato dovunque è commesso e denuncia la mancata protezione di chi è fragile ed indifeso e che dovrebbe essere difeso. Il tribunale è una prima comunità a cui appellarsi per ricevere giustizia ed è tragico quando chi non ha soldi, chi non ha nessuno vicino, chi non ha amici influenti, sia bistrattato dalla giustizia. Oltre il danno ricevuto dal malvagio, il povero riceve la beffa dell’ingiustizia subita.
Se i nostri occhi e il nostro cuore sono insensibili alla vita degli indifesi, non conosciamo ancora il cuore di Dio. Possiamo sapere molte cose su di Lui, ma non lo conosciamo veramente. Come chiesa, vogliamo aprire gli occhi e allungare il braccio verso la causa dei vulnerabili. Come comunità profetica e regale vogliamo essere sensibili al modo in cui la giustizia è amministrata a Roma; come comunità sacerdotale vogliamo “vedere” e “ascoltare” chi è senza protezione. Così saremo una chiesa secondo il cuore di Dio. In caso contrario, la nostra testimonianza rifletterà un vangelo tanto fumoso da essere inconsistente e rifletterà la fede non nell’Iddio vivente e vero della Bibbia, ma in un idolo che ci siamo costruiti da soli.
3. Dio farà giustizia piena
Dio denuncia i giudici iniqui, Dio sostiene gli indifesi. Il salmo si conclude con una invocazione a Dio: “sorgi o Signore, giudica tu la terra” (v. 8). I tribunali umani sono in una pessima condizione. I deboli sono indifesi di fronte all’ingiustizia: “Signore pensaci tu, fai giustizia tu”. In effetti, per quanta attenzione si debba prestare alla salute dei tribunali e per quanto sensibilità si debba avere verso gli indifesi, la giustizia umana a tutti i livelli ed ad ogni grado sarà mancante, lacunosa, parziale, ingiusta. Perché? Perché c’è un cancro (il peccato) che risiede nel cuore di tutti che, in un modo o nell’altro, costruisce sistemi di vita malati che si estendono anche alle aule di giustizia.
E’ Dio stesso che, oltre a denunciare i soprusi e a curarsi degli indifesi, è qui invocato affinché faccia giustizia Lui stesso, Lui che è il giudice dei giudici, Colui davanti al quale ogni essere vivente dovrà rendere ragione del suo peccato. Il salmo invoca l’intervento di Dio affinché faccia giustizia. Alla luce del Nuovo Testamento, noi sappiamo che Dio è in effetti intervenuto nella storia. Mandando suo Figlio, il Signore Gesù, l’unico giusto, Dio ha ascoltato la preghiera di questo salmo. Come profeta, Gesù ha denunciato la malvagità dei poteri forti (religiosi, politici, sociali) e il peccato di tutti noi. Come sacerdote, Gesù è stato vicino ai deboli proclamandoli beati, guarendoli e ridando loro la dignità calpestata. Come re, Lui è andato al cuore del problema dell’ingiustizia: ha dato la sua vita per i peccatori, ha pagato per il nostro peccato e ha fatto giustizia all’onore di Dio. Gesù è quindi il giusto ed imparziale giudice davanti al quale tutti dovremo comparire.
Chi crede in Gesù Cristo non è giudicato; chi non crede in Lui è già giudicato (Giovanni 3,16-18). In Cristo, Dio ha fatto giustizia e farà giustizia. Anche se i giudici sono disonesti, Gesù è un giudice puro. Anche se i tribunali umani sono iniqui, il tribunale divino giudicherà con giustizia. Anche se i nostri peccati ci condannano, se crediamo in Cristo siamo perdonati perché Lui ha pagato il nostro debito. Non è questa una buona notizia per te e per Roma?