Quando tutto sembra perso - 2 Samuele 15,13-37
Predicatore: Nazario Manduzio
Avete mai sentito parlare del fenomeno di forza isterica? Se conoscete l’incredibile Hulk: “un personaggio verde e forzuto dei fumetti, senz’altro. Il suo creatore Jack Kirby dice di averlo creato dopo aver visto una donna normalissima sollevare un’auto parcheggiata perché lì sotto vi era finito il suo bambino che, giocando, era scivolato rimanendoci bloccato. Questa madre presa dallo spavento “sollevo l’auto fino a farlo uscire”. Vi sono molte storie del genere. Alcune sono “leggende metropolitane” e non ci sono di fatto prove scientifiche a riguardo. Il fenomeno della forza isterica è una condizione molto particolare che si verifica quando si è in pericolo di vita o lo è una persona a noi cara.
Quello che però sappiamo da queste storie è che davanti a minacce di pericolo, in situazioni apparentemente perse, seppur non ci trasformiamo nell’incredibile Hulk, il nostro corpo mette in atto strategie per esprimere al massimo il suo potenziale, rendendoci capaci di performance degne di nota.
Il testo che abbiamo letto ci parla di un momento del genere nella vita di Davide, quando tutto sembra perso, lui non esercita questa forza isterica ma finalmente esercita regalità che era entrata in uno stato di sonnolenza.
Riguardando indietro nella nostra serie di predicazioni, dal capitolo 11 in poi vediamo che Davide, dopo l’incresciosa caduta nel peccato nella vicenda con Bat-sheeba, non è più lo stesso. La sua regalità è come assopita, diremmo in stand-by.
Anche se si era pentito Davide era caduto in una spirale di passività che lo ha reso inerme, nuocendo non solo alla sua persona, ma altresì alla sua famiglia e al popolo intero. Non solo: non fa giustizia per Tamar sua figlia, non fa giustizia quando Absalom uccide Amnon, non si accorge nemmeno che Absalom, ormai tornato a casa, sta tramando alle sue spalle. Davide è completamente off.
Quella spirale di male che doveva essere arginata, come abbiamo sentito 2 domeniche fa da Leonardo, è diventata una valanga che ora gli è piombata addosso: Absalom vuole prendersi il trono, ha tutte le carte per farlo ed è pronto a fare una strage!!!
Proprio qui, tuttavia, assistiamo all’inizio di un cambio di scena. Quando tutto sembra perduto e non sembra esserci alcuno scampo, Davide finalmente si muove!! Nonostante il colpo duro ricevuto e un sipario che si sta calando sulla sua storia, Davide non si tira indietro ma riparte. Il primo punto del nostro sermone è quando tutto sembra perso:
1. Non tirarti indietro, riparti!
La regalità in stand-by ritorna quindi ad essere esercitata. Forse, ricordando il grande guerriero che era stato, Davide con la sua fuga non sembra una regalità pronta a ripartire, tutt’altro. La paura, l’incertezza e la disperazione sono sentimenti presenti nel suo cuore, ma che non causano una paralisi. Qui la ripartenza c’è eccome: Davide prende la decisione più giusta. Con la fuga non salvaguarda la sua comoda posizione, ma la vita del popolo al suo fianco, sottomettendo i suoi sentimenti ai propositi di Dio per il suo regno. Lungo tutto il tragitto, quello che fa è capire su chi può realmente contare, in modo da ripartire in questa situazione disperata. Al suo fianco vi sono i suoi servi, ma soprattutto alla nostra attenzione si erge Ittai di Gat: un filisteo mercenario…
L’ultima persona che ci aspetteremmo, Ittai aiuta Davide a ripartire incoraggiandolo con la verità! “Come il Signore vive e che vive il Re mio Signore per morire o per vivere, la sarà pure il tuo servo”. È da questa verità che puoi ripartire anche tu.
Non so in che situazione puoi trovarti, so però che in alcuni momenti della nostra vita tutto può sembrarci perso. In queste occasioni la paura, l’incertezza e la disperazione sono sentimenti che ci assalgono e ci portano a pensare a scenari senza speranza rendendoci passivi ed inermi. Qui in questi momenti, non tirarti indietro, chiudendoti in te stesso, RIPARTI!!
Devi ripartire dall’unica verità che non è soggetta a nessuna circostanza: il Signore vive e questo cambia tutto! Se mettiamo la nostra situazione, i nostri sentimenti e dolori davanti a Lui, allora troveremo spazio per una ripartenza.
Come Davide forse non si aspettava di ripartire incoraggiato e al fianco di Ittai, forse tu non sai che per ripartire hai assolutamente bisogno di una comunità regale, dove la verità viene proclamata e vissuta: cioè la chiesa, il corpo di Cristo che confida in lui!
Viviamo in una società dove concetti di comunità come questo non sono popolari e l’individualismo è sempre più diffuso. Non importa, non è da solo che troverai la forza per ripartire, hai bisogno di un sostegno: quello delle comunità fedeli che proclamano il Cristo vivente. Come scriveva l’apostolo Paolo, è in queste comunità che “se un membro soffre tutte le membra soffrono con lui; se un membro è onorato tutte le membra ne gioiscono con lui” (1 Corinzi 12,26).
È vero: siamo in una città dove a volte sembra tutto perso proprio perché il concetto di comunità, il concetto vero di chiesa viene distorto. Lo vediamo quando ci scontriamo con le complicate dinamiche dei nostri lavori, dei servizi pubblici, della scuola, della giustizia ecc.; il concetto di comunità espresso è formale, i fatti sono altro!
Il pensiero con più mi scontro nella mia vita quotidiana è: “che ti aspetti? Sei in Italia", “siamo a Roma, fatti furbo pensa a te stesso”. Se come chiesa vogliamo vedere il regno di Dio andare avanti, qui dove sembra tutto perso, siamo chiamati ad essere promotori di comunità regali pronte a ripartire.
Insieme, come chiesa dobbiamo prenderci cura gli uni degli altri e metterci al servizio della nostra città: dobbiamo metterci in discussione davanti alla verità mettendoci in gioco anche davanti ai rischi, condividendo i pesi e le risorse per essere testimoni di speranza, come il Signore ci chiama a fare. La sfida è grande ma non è persa, è già vinta: possiamo confidare nel Signore. Siamo arrivati al secondo punto del nostro sermone:
2. Non cercare scorciatoie, confida in Dio
In un momento difficile in cui erano in minoranza e alle strette, c’era un rischio per Davide e il popolo che lo seguiva. Come abbiamo visto, la regalità di Davide spinge il popolo a confidare in Dio, invece che cercare scorciatoie!
Nell’andare via dalla città, i Leviti che erano con Davide il loro Re si preoccuparono di portare l’arca del patto di Dio con loro, “il simbolo della sua presenza”. Fecero questo ma non si appellarono a lui per capirne la volontà. Pensarono che questa fosse la scelta ovvia, invece non lo era. Al contrario, era una sorta di scorciatoia. Un episodio del genere accadde in Eben Ezer nella battaglia di Israele contro i filistei. Lì, il popolo piuttosto che mettersi in discussione e ricercare la volontà di Dio, si affidò al simbolo. Lì la sconfitta fu grande.
Davide, riconoscendo la vera ragione di questo momento, cioè il suo peccato che lo ha reso passivo, dice a Sadoc nel verso 25 di riportare l’arca in città e ripone la sua fede nel Signore: “se trovo grazia agli occhi del Signore egli mi farà tornare e mi farà vedere l’arca e la sua dimora, ma se dice: Io non ti gradisco! Eccomi faccia di me ciò che vorrà!”. Quando tutto sembra perso, la cosa peggiore da fare è cercare scorciatoie, soprattutto in surrogati di Dio!
Dobbiamo confidare nell’unico Dio vivente tre volte Santo, sottomettendoci alla sua volontà. Ricercare scorciatoie forse non richiede un grande impegno o sforzo da parte nostra, ma sicuramente queste non ci portano da nessuna parte. Confidare nel Signore veramente invece ha un costo; Lui ci chiama a mettere in discussione il nostro intero essere, ci porta a riflettere sulla verità e ci rende capaci di ripartire.
Come Chiesa soprattutto in questa città molto difficile corriamo un grosso rischio: quello di abbatterci per via delle sfide che sono davanti a noi. Invece di confidare in Lui e capire come Dio voglia usarci, il rischio è di ripiegare su noi stessi accontentandoci così di una presenza formale del Signore. E così diventare una chiesa di facciata. La città è già ricolma di realtà ed edifici pieni di simboli vuoti, dove la gente prega invano.
Noi siamo chiamati ad essere una chiesa di persone che confidano nel Signore, specialmente quando tutto sembra perso. Come Davide dobbiamo confidare nelle promesse di Dio, esse sono per noi. La sua grazia ci ha portato fin qui e ci porterà avanti, nel mezzo delle sfide più difficili.
Nel Salmo 3 leggiamo che il Signore è uno scudo intorno a noi, per portarci avanti nelle sfide davanti a noi. Queste sono già state vinte quel giorno sulla croce, quando Gesù ha instaurato il suo Regno e ci ha dato una speranza per vivere le nostre vite ogni giorno con una prospettiva eterna. Siamo arrivati al nostro terzo ed ultimo punto:
3. Trova speranza per andare avanti
Davide saliva il monte degli Ulivi, dal verso 30 in poi era il momento più duro. Lì poteva forse per l’ultima volta vedere la città che il Signore gli aveva donato e un'altra notizia scoraggiante arriva: Aitofel stratega e consigliere tra i suoi più influenti e vicini, era ora dalla parte di Absalom! Davide prega immediatamente e il Signore risponde. Arriva Cusai l’archita, il suo più fedele consigliere e amico. Ecco finalmente la speranza per andare avanti.
Cusai rinuncia a stare vicino al suo Signore per servirlo in modo regale e dare una speranza a lui e tutto il suo popolo. Mette in gioco la sua vita per il piano di Davide. Il Signore Gesù ha messo in gioco la sua vita per il Piano del Padre: su quello stesso monte dopo l’ultima cena vi salì il Re dei Re: Gesù Cristo.
Al Getsemani si gettò con la faccia a terra, pregando e dicendo: “Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi” (Matteo 26,39). Il Signore Gesù è colui che ci dona la speranza per andare avanti. È colui che dicendo: “non come voglio io, ma come tu vuoi”, è andato sulla croce per morire al posto mio e di tutti i credenti.
Facendo la volontà del Padre è morto per i nostri peccati; sembrava tutto perso ed invece è risuscitato dandoci l’unica via per il perdono dei nostri peccati, l’unica speranza per andare avanti, oggi e per l’eternità.
Per questo, come chiesa, possiamo servirlo andando avanti con speranza certa; non importa quali difficoltà abbiamo davanti, lui è il Signore nei cieli e sulla terra. Per lui possiamo ripartire, in lui possiamo confidare perché è Lui a darci speranza. Amen.