La fede ubbidisce alla legge - Giacomo 2,8-13
La parola “legge” non gode di buona reputazione. E’ associata ad un codice impersonale, a regole imposte, a restrizioni che limitano la vita. E’ spesso confusa col legalismo: un atteggiamento che soffoca la libertà sotto una montagna di doveri. In Italia poi abbiamo un rapporto irrisolto con la legge in generale. La nostra difficoltà culturale è scolpita in alcuni proverbi popolari, come ad esempio: “Fatta la legge trovato l’inganno”; “La legge è uguale per tutti, basta essere raccomandati”; “Tutti i giorni lavoro onestamente, per frodare la legge”. Fanno ridere ma sottolineano una percezione negativa della legge.
A fronte di questo disagio che la parola legge ci procura, risulta spiazzante un testo come questo di Giacomo che sembra associare alla legge un valore positivo, anzi fondamentale per la vita cristiana. Nel seguire Gesù Cristo, nel maturare come discepoli, nell’affrontare le prove, nel resistere alle tentazioni, nel praticare la parola, nell’accettarci l’uno l’altro come fratelli e sorelle in Cristo, abbiamo bisogno della legge? Dobbiamo seguire una legge? La risposta è sì, enfaticamente sì! Senza legge siamo sbandati come onde del mare, senza legge siamo dentro un regime dell’ira gli uni contro gli altri, senza legge siamo alla mercé della legge del ricco contro il povero, senza legge è impossibile vivere la vita cristiana. Vediamo tre insegnamenti che riceviamo da questo testo che ci spronano a ricostruire il nostro rapporto con la legge di Dio e a fiorire nella vita con essa.
1. Non una legge qualsiasi, ma la legge reale
Quando parla della legge, Giacomo non sta parlando di una legge qualsiasi, o della legge dei Romani, o della legge della natura, o della legge della giungla. Sta parlando di legge regale (v. 8). La legge che veramente conta è quella del Re, di Dio, Re dei cieli e della terra, re della chiesa. Non una legge qualunque, ma la legge di Dio, il re.
Creando il mondo, Dio lo ha dotato di una legge per governare i suoi processi e il suo funzionamento: il giorno e la notte, il caldo e il freddo, le stagioni, la trasmissione della vita, la semina e il raccolto. Chiamando un popolo particolare (Israele) a sperimentare la libertà dalla schiavitù in una terra benedetta, Dio lo ha dotato di una legge per mantenere la libertà e viverla appieno. Salvando donne e uomini da tutto il mondo grazie all’opera di Gesù Cristo, Dio ha dato alla chiesa una legge per re-imparare a vivere “guidando a sinistra”, secondo le regole del regno di Dio. Il Re dei Re regna nel suo regno tramite la legge reale. Il regno di Dio non è un luogo anarchico, individualista, dove ognuno fa quello che vuole. E’ il regno di Dio regolato dalla sua legge. Non è nemmeno il regno in cui vale la legge del pastore o della maggioranza o della cultura vigente nel mondo. E’ il regno di Dio con una contro-cultura che è scritta nella legge regale. La chiesa è la comunità di credenti che, entrati nel regno di Dio, rivivono imparando, assimilando, applicando ed ubbidendo alla legge di Dio.
Dove troviamo la legge reale? La troviamo nella Scrittura (v. 8). E’ nella Bibbia che Dio ci ha dato la sua legge. Per questo la leggiamo ogni giorno quando siamo soli, la condividiamo nelle nostre case, la ascoltiamo predicata nel culto. Chi vuole imparare a vivere nel regno di Dio deve familiarizzarsi con la Parola di Dio: leggerla, meditarla, comprenderla, condividerla e viverla. La chiesa che segue la legge reale è la chiesa impegnata a conoscere e a far conoscere la Bibbia. La chiesa regale è la chiesa profetica. Non ci sarà una chiesa ordinata e guarita se non c’è una chiesa aperta alla Parola e serva della Parola.
2. Non solo un pezzo, ma tutta la legge
La legge reale non è un insieme scomposto di comandamenti ma un tutt’uno ampio, coerente ed armonico. Ci sono due rischi da cui Giacomo ci mette in guardia. Il primo è di ubbidire formalmente, superficialmente alla legge di Dio, ma di fatto non ubbidire affatto. E’ il caso di quando diciamo di “amare il nostro prossimo”, pur avendo riguardi personali, operando favoritismi, trattando le persone in base alla ricchezza o allo status sociale (v. 8-9). Le persone qui dicevano: “noi certamente amiamo il prossimo come dice la legge di Dio”, ma Giacomo dice loro: “ma se amate davvero il prossimo, perché respingete i poveri?” (vv. 2-4). A parole seguivano la legge di Dio, ma nei fatti non la seguivano. Dicevano di ubbidire, ma quello che facevano era diverso. Tra il dire e il fare c’era il mare. Quanto spesso capita anche a noi di dire di seguire il Signore, ma le scelte della nostra vita contraddicono quella dichiarazione. La legge di Dio ci spinge a chiudere il “gap” tra il dire e il fare e fare intrecciare in modo indissolubile quello che diciamo e quello che viviamo, senza schizofrenie o piani sconnessi.
Il secondo rischio è di prendere la legge a pezzi, sceglierne alcuni e tralasciarne altri (vv. 10-11). La sintesi della legge di Dio è il decalogo, i dieci comandamenti. Alcuni nella chiesa dicevano: “io non rubo” e quindi seguo la legge. Tuttavia, commettevano adulterio o uccidevano col pensiero o con le parole, dunque erano trasgressori della legge. Il punto è che la legge reale è un tutt’uno. Non si può tagliare a fettine e a piacimento o ridurre a uno o pochi comandamenti. O è tutt’intera o non è. O la si segue in modo integro o non la si segue per niente.
Tutti noi cadiamo nel primo e nel secondo rischio. La legge di Dio mostra quanto le nostre vite siano divise e bisognose di essere guarite; e come le nostre vite siano selettive e bisognose di abbracciare integralmente la Parola di Dio. Per questo nel culto abbiamo sempre un momento di confessione del peccato; per questo ogni giorno chiediamo perdono al Signore per il nostro peccato; per questo se un fratello o una sorella ci fanno notare il nostro peccato, lo ringraziamo per questo servizio prezioso anche se ci può dispiacere sul momento. Abbiamo bisogno costantemente di uscire dalle nostre auto giustificazioni e di essere esposti alla legge reale per essere spronati a crescere nell’integrità. Se diciamo di essere senza peccato inganniamo noi stessi, ma non inganniamo Dio (1 Giovanni 1,8). Se confessiamo i nostri peccati, Dio è fedele e giusto dal perdonarci grazie all’opera di Gesù Cristo. Lui, fedele e integro, ha preso su di sé le conseguenze della nostra rottura e ha riconciliato la vita, donandone una nuova a chi crede in Lui (1 Giovanni 1,9-2,2). La legge reale mette a nudo le nostre ipocrisie, ma annuncia anche il perdono in Cristo che è per tutti coloro che peccano, si pentono e credono imparando a vivere in modo nuovo nel regno di Dio.
3. Non per opprimere, ma per essere liberi
Uno dei pregiudizi sulla legge è che la legge uccide la libertà: se c’è una legge non sono libero. Nel regno di Dio è vero il contrario. La legge reale è la legge di libertà (v. 12). Senza la legge di Dio non siamo veramente liberi, ma al servizio di leggi ingiuste, moleste ed oppressive. Nel denunciare il nostro peccato, la legge di Dio non lo fa per distruggere soltanto ma per ricostruire. Per questo, la legge non è mai priva di misericordia. Non è una legge impersonale e tagliente. Con la giustizia di Dio, la legge di libertà porta la misericordia di Dio. Con la denuncia del peccato, porta il pentimento e la fuoriuscita dal peccato. La legge può essere usata come una spada tagliente soltanto, senza misericordia. Invece, essendo la legge di libertà, è sempre condita dalla misericordia e in vista della libertà. Quando ci aiutiamo gli uni altri a camminare in modo integro, aiutiamoci sempre a denunciare il peccato nella prospettiva della misericordia di Dio e in vista della libertà.
Dio ci ha liberati per essere liberi. La legge reale è la garanzia della nostra libertà. Fuori dalla legge di Dio, torniamo ad essere schiavi di leggi ingiuste e rovinose. Contro la legge di Dio, ci mettiamo su un piano inclinato che ci porta a sbattere contro il muro. I nostri pregiudizi contro la legge devono essere soggetti ad un’operazione di ecologia spirituale. La legge reale è per il nostro bene, non per il nostro male. La legge di Dio vuole che siamo integri, non divisi. La legge della libertà è giusta e misericordiosa, non uno strumento di giudizio soltanto. In una città che ha della legge un’accezione negativa, vogliamo seguire la legge regale per essere liberi in Gesù Cristo di vivere una fede ricca e profonda, “rischiando” di vivere secondo la volontà di Dio.