Come si va avanti nella fede? - Giacomo 5,19-20

 
 

Predicatore: Leonardo De Chirico

Giacomo ha scritto questa lettera volendo istruire i cristiani sparsi nel mondo su come la fede cristiana vada vissuta. Le ultime parole sono quelle del congedo dove si fissano le cose importanti da ricordare. La domanda conclusiva è “come si va avanti nella fede?” Come andiamo avanti nella fede? Ci sono tre risposte che vogliamo raccogliere e fare nostre.

1. Si va avanti insieme
Per l’ultima volta Giacomo si rivolge ai lettori chiamandoli “Fratelli miei”. C’è un legame di fratellanza, di famigliarità spirituale che unisce tutti i credenti. Ciò non deve stupire perché Giacomo ha disseminato tutta la lettera dell’espressione “fratelli miei” (1,2.16.19; 2,1.5.14; 3,1.10.12; 4,11; 5,7.9.10.12), a dire che la vita cristiana non si vive da soli, ma come sorelle e fratelli. Chiamandoci personalmente a credere, Dio ci inserisce in una nuova famiglia dove stabiliamo relazioni di fraternità. Questa comunità si chiama “chiesa” (5,14) che è la casa comune della vita cristiana. Come funziona la fede? Funziona nella chiesa.

Ora, dove ci sono donne e uomini anche credenti, ci sono problemi. Giacomo non ne ha nascosto nessuno e non ha parlato della chiesa in modo ideale. Ha scritto che la chiesa può talvolta essere disfunzionale, a volte tossica, e vedere al proprio interno comportamenti segnati da favoritismi personali, giudizi impropri e priorità stravolte. Giacomo ha ripreso questi peccati, ha esortato all’integrità, ha indicato un modello sano di vita secondo l’evangelo, ma sempre dando per scontato che la vita della fede o si vive tra e con sorelle e fratelli oppure non si vive affatto. Per Giacomo è peggio essere soli che essere in una chiesa imperfetta. Anche di fronte agli scompensi più gravi, Giacomo non ha mai spinto verso cammini di fede staccati e isolati.  

In questa sezione finale ci dice che tutti noi siamo soggetti a sviarci da un percorso cristiano integro e in avanti. “Se qualcuno tra voi si svia …” (v. 19); siamo tutti a rischio di sviamento. Nessuno può considerarsi fuori dal pericolo di rallentare o di prendere una strada sbagliata. Anzi, chi pensa di stare in piedi guardi di non cadere (1 Corinzi 10,12). Se questo accade, ecco che “un altro di voi” lo può ricondurre sulla strada giusta. Se uno si svia (chiunque egli sia), c’è un altro che lo aiuta a tornare.  

Nella chiesa, c’è una cura diffusa, una sorveglianza reciproca, un’attenzione reticolare. Sì certo, ci sono gli anziani (5,14) che hanno un compito particolare di sorveglianza, ma la chiesa sana è dove esiste una cultura della cura diffusa tra i membri. Se uno soffre, altri pregano; se una gioisce, altri cantano con lei (5,13); se uno si svia, altri aiutano a riallinearsi. Non è ingerenza se qualcuno ci sprona, ci riprende, ci esorta, ci ammonisce: è la vita cristiana a richiedere questa attenzione. Certo, dobbiamo farlo e riceverlo con saggezza, sobrietà e maturità, ma dobbiamo fare attenzione gli uni agli altri. Non riceviamo la cura degli altri come intrusione in una sfera off-limits, ma come segno di fraternità e sororità.

Come funziona la tua fede? Funziona camminando insieme a Cristo e alla sua chiesa. Non è detto che sia un cammino facile, ma è l’unico cammino che ha la rete di protezione per non farsi del male prendendo strade sbagliate.  

2. Si va avanti nel tornare e ripartire
Giacomo chiude la sua lettera con uno scenario realistico: tutti possiamo sviarci, tutti dobbiamo vigilare gli uni sugli altri all’interno della vita della chiesa. Cosa succede quando ciò ci accade? Riflettiamo sullo sviamento: sviarsi significa prendere un’altra via, imboccare un’altra strada. All’inizio del bivio, le strade sembrano vicine; l’altra strada si vede ancora. Poi però proseguendo nella strada diversa si perde contatto con la strada giusta e si va verso una direzione molto diversa. Quando qualcuno ci fa notare che abbiamo preso una strada sbagliata, cosa dobbiamo fare?

Sicuramente non dobbiamo intestardirci ad andare avanti non ascoltando nessuno. Al contrario, dobbiamo tornare indietro (19-20), fare retromarcia, tornare al punto in cui abbiamo imboccato la strada sbagliata. Cosa vuol dire? Vuole dire che si può andare avanti solo tornando indietro e poi ripartire. Quando ci allontaniamo l'unico modo per ripartire è tornare da dove abbiamo deviato: confessare il peccato, abbandonarlo e poi ripartire. Ci sarà ristabilimento, perdono, guarigione, copertura dei peccati (20). Il punto è che tutto questo accade se si ritorna e si confessa, se si fa marcia indietro e ci si pente, se si chiama il proprio peccato col suo nome per poi ripartire sulla via giusta. 

Prima si torna indietro e poi si va avanti. Spesso, invece, vogliamo coprire noi (e in fretta) il nostro peccato pretendendo di riprendere la strada giusta da dove siamo, senza tornare indietro con un percorso di confessione e ravvedimento. Certamente, l’amore copre una gran quantità di peccati (1 Pietro 4,8), ma Gesù Cristo li copre in presenza di ravvedimento, non in assenza di pentimento. In altre parole, la chiesa può essere un luogo di relazioni malate e tutti noi siamo a rischio di sviarci. Eppure, esercitando la cura diffusa e la vigilanza reciproca, possiamo incoraggiarci a tornare per ripartire; cioè confessare il peccato per riprendere il cammino; fare un passo indietro per farne due in avanti. Quanto sappiamo usare la retromarcia del pentimento? Che Dio ci dia di essere persone mansuete e ricettive, pronte a metterci in discussione e a farci mettere in discussione per poter crescere e avanzare insieme per la gloria di Dio.

3. Si avanti nella verità
Come funziona le fede? Funziona se procediamo insieme e se siamo pronti a tornare indietro per andare avanti. C’è un ultimo punto che Giacomo ci lascia in questa sezione conclusiva. Quando ci mette in guarda dallo sviarci, ci dice anche da cosa ci stiamo sviando. Qual è la strada giusta? E’ quella della “verità” (19). La via giusta non è quella che noi pensiamo sia giusta, non quella di come ci sentiamo in quel momento, non è quella che la maggioranza dice che sia. E’ la verità di Dio diventata persona in Gesù Cristo, ispirata dallo Spirito Santo nella Parola scritta. La verità è la via giusta per la fede cristiana. Allontanarsi dalla verità significa distanziarsi da Cristo, dalla sua legge perfetta, dalla sua saggezza e scegliere un’altra presunta verità (la nostra) come bussola della vita. La nostra verità è difettosa e deviante: ci porta a sbattere e a farci del male. Al contrario, la verità di Dio è salda nei momenti di confusione, resistente alle intemperie della vita, affidabile quando tutto il resto va in tilt. L’unica bussola che funziona nella vita è la verità di Cristo. Le altre bussole sono patacche che hanno mappe sbagliate che conducono nell’errore (20).

Nella Roma antica e caotica, bella e lamentosa, attraente e respingente, la chiesa tiene alta la verità di Cristo. È la verità di Cristo che ci guida, ci unisce, ci sprona ad andare in avanti. Giacomo ci saluta con un appello a stare nel cammino della verità di Cristo. Non le nostre post-verità, ma la verità di Dio Padre, incarnata in Cristo, attestata dallo Spirito Santo, messa per iscritto nella Bibbia. 

Giacomo, il fratello del Signore, conclude la sua lettera indicando la strada davanti a noi: Gesù Cristo la via, la verità e la vita (Giovanni 14,6).  

Come possiamo andare avanti? Ecco la risposta: seguendo la via di Gesù senza sviarci; abbracciando la verità di Gesù senza scivolare; ricevendo la vita di Gesù senza retropensieri. Andiamo avanti insieme a Lui e gli uni agli altri. Andiamo avanti con un cuore sempre pronto a confessare il nostro peccato per poi ripartire. Andiamo avanti non con le nostre convinzioni malsane, ma con la verità di Gesù Cristo. Se la fede non va avanti così, rimane ferma, e se rimane ferma torna indietro. Vuoi tu andare avanti o tornare indietro?


Grazie a tutti coloro che sostengono la Chiesa Breccia di Roma con le loro offerte.