La verità che fa male - Luca 12,49-13,9

 

"Dio Padre, ti preghiamo nel nome di Dio Figlio e ti chiediamo che, con la forza di Dio Spirito, le tue parole portino frutto nei nostri cuori. Amen". 

In questa storia Gesù parlò a tre gruppi di persone: i suoi seguaci più stretti, coloro che dovevano ancora decidere in merito a Gesù e tutti gli altri. Il Gesù che parla in questo passo della Scrittura non è il Gesù a cui la gente spesso ama pensare. Non è il Gesù bambino che vediamo raffigurato a Roma in dipinti e sculture. Questo Gesù è un leone, e le sue parole si scontrano con le percezioni culturali popolari su Dio e sull'umanità, sulla religione e sulla fede (queste ultime due non vanno sempre d'accordo). Le sue parole sono molto polemiche e sono ancora attuali per noi. Questo perché le percezioni culturali che Gesù ha affrontato in questo passo, non sono troppo diverse da quelle della nostra cultura. Gesù è venuto a dire la verità, e a volte la verità fa male. A volte la verità non è un messaggio molto popolare. Parole popolari o meno, Gesù ci dice non quello che vogliamo sentire, ma quello che abbiamo bisogno di sentire. La domanda è: siamo pronti ad ascoltare? Vogliamo davvero ascoltare?

Nei versetti 49-51 Gesù disse di essere venuto a portare giudizio e divisione. Nel versetto 49 Gesù dice di essere venuto a gettare fuoco sulla terra. Se torniamo a Luca capitolo 3, ricordiamo le parole di Giovanni Battista, che disse: "Io vi battezzo in acqua; ma viene colui che è più forte di me…Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Egli ha in mano il suo ventilabro per ripulire interamente la sua aia e raccogliere il grano nel suo granaio; ma la pula, la brucerà con fuoco inestinguibile” (Lu 3,16-17). Il fuoco è un segno di giudizio associato alla presenza di Dio (Eb 12,29). Il fuoco ha due scopi: 1) purifica e raffina, oppure 2) consuma e distrugge. La santità di Dio brucia tutto ciò che non è puro.

Cosa vuol dire che Gesù è venuto a gettare il fuoco del giudizio sulla terra? Pensavo che fosse venuto a portare la pace. Ma, non è questo che gli angeli hanno proclamato la notte della sua nascita? "Pace in terra!" Ma, Isaia non aveva detto che il Messia sarebbe stato chiamato Principe della pace (Isaia 9,6)?  Perché Gesù ha detto di essere venuto a portare il giudizio? Perché desiderava che fosse già compiuto? Sembra una cosa dura.

Come noi, Gesù aveva visto di persona gli effetti del peccato sul mondo. Come noi, Gesù desiderava che l'ingiustizia e la malvagità fossero distrutte. Come noi, Gesù desiderava che tutte le cose sbagliate fossero sistemate. Ed era venuto per fare proprio questo, ma il versetto 50 dice che Gesù aveva prima un battesimo in cui essere battezzato, e che era angosciato al pensiero di realizzarlo; dice che era totalmente preso dal dovere di compierlo; era impegnato a ricevere questo battesimo. Ma Gesù non stava parlando di essere nuovamente battezzato con acqua. Stava parlando di un battesimo di fuoco, di un battesimo di giudizio. Gesù stava parlando della propria morte, una morte che si impegnava ad abbracciare. Gesù sapeva che ogni singolo passo che faceva verso la città di Gerusalemme era un passo più vicino alla sua morte. Ma era determinato a continuare a camminare. Qui, Gesù stava dicendo che prima che il fuoco dell'ira di Dio verso l'ingiustizia potesse essere gettato sulla terra, ponendo fine a tutto, Gesù doveva essere bruciato da quel fuoco lui stesso. Gesù stava dicendo che la sua morte sulla croce era una condizione preliminare per il giudizio finale di Dio.

1.     Ma non siamo tutti fratelli? (12,51)
La sua presenza e la sua missione erano un segno di giudizio contro il mondo peccatore. Gesù non è venuto a stabilire la pace (almeno nel modo in cui la gente immaginava). Gesù chiede: "Voi pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra?” E Gesù rispose: "No, vi dico, ma piuttosto divisione" (51).  La missione di Gesù e la sua morte avrebbero diviso anche i rapporti più stretti. Ma, cosa vuol dire divisione? Che significa che la presenza di Gesù avrebbe diviso le case? Che significa che Gesù avrebbe diviso i padri dai figli, le madri dalle figlie? Ma non siamo tutti fratelli? Gesù dice di no, non lo siamo.

Gesù stava dicendo ai suoi discepoli, che seguirlo avrebbe portato a scontri e conflitti, anche nelle relazioni più strette. Il centro di divisione è la missione e il messaggio di Cristo, che chiama le persone a pentirsi dei loro peccati e a confidare in lui, il Figlio di Dio, per la loro salvezza.  Gesù dice che per i suoi discepoli, il confronto è inevitabile, ed è anche costoso. Gesù sapeva che i suoi discepoli sarebbero stati rifiutati dalla loro stessa gente per il loro impegno nei suoi confronti. Sapeva che sarebbero stati rifiutati persino dai loro familiari. Molti di loro sarebbero morti per la loro fede.

Fratelli e sorelle, quando iniziamo a vivere per Cristo, la nostra stessa decisione di abbracciare il suo messaggio è una forma di giudizio sugli altri. Quando obbediamo alle parole di Gesù, quando iniziamo a pensare in modo biblico alla cultura, quando cerchiamo di obbedire alla volontà di Dio nel posto di lavoro o in classe, o cerchiamo di condividere la nostra fede con gli altri, offendiamo le norme della società, rompiamo con la tradizione, andiamo contro le norme culturali.

Forse ne avete fatto esperienza in qualche modo. Forse al lavoro siete stati rifiutati per la vostra fede. Forse nella tua palestra sei stato esposto a bestemmie contro Dio perché sanno che lo ami. Forse la vostra decisione di credere nel Vangelo biblico ha provocato un conflitto nella vostra famiglia. Pensano che stia rompendo con la tua identità culturale e familiare. Questo è offensivo per le persone perché le nostre scelte di seguire Dio rivelano la loro ribellione nei suoi confronti. Ma Gesù stava dicendo che questa divisione è inevitabile per coloro che lo seguono. Gesù è venuto a portare divisione. Questa è una verità che fa male. Ma è una verità che arriva con una benedizione. Gesù disse che, come il mondo odiava lui, così avrebbe odiato i suoi seguaci (Gv 15,18). Gesù ha anche detto:

"Beati i perseguitati per motivo di giustizia, perché di loro è il regno dei cieli. Beati voi, quando vi insulteranno e vi perseguiteranno e diranno contro di voi ogni sorta di male per causa mia. Rallegratevi e giubilate, perché il vostro premio è grande nei cieli; … (Mt 5,10-12)".

Il punto era: il conflitto è inevitabile e spesso, è molto costoso. Il conflitto e la divisione non sono popolari nella cultura di oggi (anche se ne è piena), basta scorrere per 1 minuto sui social media. Possiamo osservare il conflitto divisivo da lontano, ma di solito vogliamo evitarlo per noi stessi. Un modo popolare per evitare il conflitto è quello di negare le affermazioni esclusive di Gesù. Questo è ciò che sentiamo oggi. Fratelli tutti! Lo vediamo oggi quando le persone sacrificano così rapidamente la verità sull'altare dell'unità. Dicono, “non parliamo delle nostre differenze!” Ma dire che siamo tutti fratelli significa promuovere una falsa pace. Questo tipo di pace non richiede che le persone considerino le parole di Cristo, l'opera di Cristo e il costoso impegno di seguire Cristo. Questa sorta di pace sputa in faccia a coloro che sono morti per proclamare la necessità di conoscere Cristo. Gesù è venuto a sfidare queste false nozioni di pace che dicono che siamo tutti fratelli o che tutte le strade portano a Dio. Venne con suo messaggio di pentimento è un invito a correggere le false idee di unità e di pace, in modo da trovare la vera pace in Lui. Purtroppo, questo è un messaggio che molti rifiutano, perché richiede una valutazione onesta di sé.

2.     Ma chi sono io per giudicare? (12,57)
Ma chi sono io per giudicare?
Lo sentiamo dire di continuo, anche dai livelli più alti degli Stati sovrani. Ma se siamo onesti, giudichiamo sempre le persone e le situazioni. Dobbiamo farlo. Tutti noi abbiamo la capacità di formulare giudizi di valore di base, e di agire di conseguenza. La maggior parte delle persone non ha bisogno di segni, dati e prove per questi giudizi. Semplicemente, sanno cosa è richiesto loro in una determinata circostanza e qual è la cosa giusta da fare. 

Gesù stava dicendo alle folle di giudicare...in due modi. In primo luogo, dovevano giudicare il momento (54-56). Queste persone erano esperte nel giudicare il tempo. Quando vedevano una nuvola in lontananza, sapevano che stava arrivando la pioggia. Quando sentivano soffiare un vento dal deserto, sapevano che avrebbe fatto caldo. Anche noi siamo diventati molto bravi a prevedere il tempo, non è vero? Ogni giorno chiedo a Siri il meteo perché non voglio bagnarmi mentre vado al lavoro. Alcune persone sono ossessionate dal tempo. In effetti, credo che mia madre abbia perso la sua vocazione di meteorologa. Davvero, lei vive per tre cose: Gesù, la sua famiglia e controllare le previsioni del tempo... ma non solo per la sua città, lo fa anche per Roma, e per Wheaton dove si trova suo nipote Josh. Ogni volta che la chiamo al telefono, parliamo del meteo. Grazie alla tecnologia moderna, sappiamo come interpretare il meteo. Anche questa folla lo sapeva. E così Gesù li chiama ipocriti. Perché? Perché non riuscivano a discernere l'arrivo del regno di Dio.

Il popolo di Dio aveva desiderato l'arrivo del Messia, l'instaurazione della pace di Dio e la distruzione dei suoi oppressori. Ecco Gesù, il Messia promesso che era venuto con potenza, compiendo miracoli e annunciando la pace del regno di Dio. Ma non si trattava di una pace ottenuta sconfiggendo Roma. Gesù era venuto per sconfiggere il potere del peccato, in modo da rendere possibile la vera pace, la pace tra Dio e gli uomini. La folla non lo stava capendo! Gesù stava dicendo: "Giudicate bene il momento! Giudicate voi stessi ciò che le mie parole e le mie opere hanno dimostrato! Dovete riconoscere che il Regno di Dio si è avvicinato a voi, e dovete sapere cosa questo richiede da voi. È tempo di accordarsi con il proprio accusatore, prima di presentarsi davanti al vero Giudice (57-59)! Chiunque abbia buon senso lo farebbe!

Amici, con l'arrivo del regno di Dio, i torti devono essere riparati. Il giudice è Dio, e ci può mettere in prigione per sempre (12,5). Il regno di Dio era personalmente presente in Gesù. La risposta delle persone a Gesù, e ai suoi messaggeri, determina la posizione delle persone davanti a Dio e il loro posto nel suo regno. Gesù stava dicendo: "Giudicate bene i tempi! Riconoscete la stagione! Svegliatevi al buon senso e riconciliatevi con Dio" (58). Gesù è venuto a rompere la nozione di falsa pace che dice che siamo tutti fratelli; che ci sono molte strade per arrivare a Dio; che non abbiamo bisogno di parlare di cose che ci dividono. Egli rompeva il concetto di falsa pace e invitava alla correzione. Ma chi sono io per giudicare? Gesù ha detto che ci sono modi sani per giudicare. Giudicare la stagione. Il Figlio di Dio è venuto a offrire una vera pace duratura. Ma per trovare questa pace, dobbiamo anche giudicare noi stessi. 

3.      Ma non sono una brava persona? (13,2-5)
Forse, come la folla di questa storia, ti stai dicendo: "Ma io sono una brava persona". Le persone di questa folla erano pronte a giudicarsi, ma hanno sbagliato tutto. Nel capitolo 13,1-5 Gesù risponde a una domanda se un gruppo delle persone fossero morte a causa del giudizio di Dio sui loro peccati. Sentiamo questa domanda ogni volta che c'è una tragedia in cui muoiono delle persone. Il terremoto in Turchia è forse l'ultimo esempio. Ecco Gesù che predica la necessità di mettersi a posto con Dio prima che sia troppo tardi, e alcuni della folla rispondono negando... negando la propria colpa e la propria vergogna. Hanno distolto l'attenzione da loro stessi e hanno detto: "Quelle persone che erano morte, erano terribili peccatori. Ma noi, noi siamo più brave". 

Siamo stati tutti colpevoli di questo, non è vero? Quando ci troviamo di fronte ai nostri fallimenti, alla nostra debolezza, alla nostra peccaminosità, dove andiamo a sentirci meglio per quanto riguarda la nostra colpa e la nostra vergogna?  A volte guardiamo dall'altra parte della strada e diciamo: "Ho dei problemi, ma sono contento di non essere come quelle persone". Guardiamo fuori dalla finestra e dall'altra parte del cortile e diciamo: "So che non sto amando bene mia moglie o guidando bene la mia famiglia, ma almeno non li sgrido come il mio vicino fa ai suoi". Sminuiamo la nostra peccaminosità paragonandoci ad altri che giudichiamo peggiori. O a volte guardiamo indietro nella nostra storia, confrontando il punto in cui siamo ora con quello in cui eravamo prima nel nostro cammino di fede. Diciamo: "So che lotto con la lussuria or l’arrabbia, ma almeno non mi sto comportando come 10 anni fa". Sminuiamo la nostra peccaminosità quando misuriamo la nostra giustizia in base al nostro auto-miglioramento. E così facendo, sminuiamo anche l'opera di Cristo e la necessità del suo sacrificio.

Gesù risponde a questo tipo di pensiero con una verità che fa male: No, voi non siete delle brave persone (Rm 3,10-12)! Siete colpevole di peccato proprio come quelle persone! E se non vi giudicate correttamente, alla luce della santità di Dio, anche voi perirete! Se non vi pentite, morirete sicuramente! L'affermazione di Gesù presuppone che siamo tutti peccatori colpevoli, e così è. Certo, alcuni peccati sono peggiori di altri nella loro potenza distruttiva. Certo, alcuni peccati sono più evidenti di altri, e altri sono più facili da nascondere. Ma tutti i peccati sono peccati, e anche il più piccolo è una violazione della santità di un Dio infinitamente santo. È una verità che fa male. Non siamo delle brave persone. Ognuno di noi è venuto meno alla gloria di Dio (Rm 3,23). Siamo tutti colpevoli.

Gesù dice: " Ravvediti! Pentiti! Ravvedersi significa confessare i propri peccati contro Dio, ammettendo di non essere una brava persona. Ravvedersi significa essere contriti, provare veramente rimorso per aver peccato contro Dio. Ravvedersi significa cambiare strada, allontanarsi dal proprio peccato e seguire Gesù. Stava dicendo: "Oh, se vi pentiste e foste risparmiati dal giudizio che sta per arrivare!” Il modo migliore non è negare la nostra peccaminosità, non è paragonarsi agli altri o basare la nostra bontà sui nostri progressi. Il modo migliore è dire: "Dio, sono un peccatore e ho bisogno della tua misericordia e della tua grazia ogni giorno, proprio come il mio incredulo vicino di casa!". Il modo migliore non è giudicare gli altri. Si tratta di giudicare te stesso alla luce della parola di Cristo e di Ravvediti.

In conclusione.  La sequela di Cristo porta con sé la divisione. Non siamo tutti fratelli. La presenza e le parole di Gesù ci impongono di giudicare: giudicare noi stessi alla luce della santità di Dio. Nel farlo, confesseremo di non essere brave persone. Il messaggio di Cristo in questi versetti è una verità che fa male. Ma, è una verità che guarisce! Vedete, il fuoco del giudizio che Gesù porterà quando tornerà, è lo stesso fuoco che egli spegne per coloro che gli appartengono. È risorto perché, confessando che non siamo brave persone, possiamo indossare la sua perfezione ed essere raffinati dal fuoco di Dio, non distrutti da esso. Se non lo facciamo, saremo come l'albero senza frutti dei versetti 6-9, tagliati. Infatti, Israele continuò a rifiutare Gesù e a non pentirsi, e nell’anno 70 d.C. fu abbattuto dall'esercito romano e il tempio fu distrutto.

Fratelli e sorelle, questa è la grazia di Dio: I tralci morti della nostra vita sono stati innestati nella VITE viva e rigogliosa che è Cristo (Rm 11,11-36). Quella vite non sarà mai più bruciata. Lo Spirito di Dio lo garantisce. Siamo stati uniti a Cristo per poter produrre frutti. Non dobbiamo nasconderci nella nostra vergogna. Non dobbiamo temere i giudizi imminenti. Possiamo confessare i nostri peccati e sapere che siamo stati perdonati. Possiamo affrontare le persecuzioni e le divisioni che vengono per il fatto di essere discepoli di Cristo, perché abbiamo la pace con Dio, e questo ci dà la pace nel cuore.

Non temeremo la divisione che deriva dall'essere suoi discepoli! Come Cristo, romperemo la falsa pace e inviteremo alla correzione che porta la vera pace attraverso il pentimento! Continueremo a invitare la correzione nella nostra vita. Saremo pronti a pentirci dei nostri peccati! Proclameremo con coraggio il messaggio del Vangelo, che Gesù è venuto a cercare e a salvare i peccatori come noi! Diremo ciò che è impopolare dire, che c'è un'unica via per arrivare a Dio! Chiameremo le persone a pentirsi e a rivolgersi a Gesù!

Amico, Amica, Dio è stato paziente con te, ma la scure sta arrivando per abbattere gli alberi che non producono frutti attraverso il pentimento e la fede in Cristo. Vuoi rispondere al messaggio che Gesù è venuto a proclamare? Confessa i tuoi peccati, pentiti e confida nell'opera di Cristo, l'opera necessaria per offrirti il perdono, la salvezza e una speranza eterna. Chiedigli di prendere il tralcio morto della tua vita e di innestarlo nella VITE viva che è Cristo (Gv. 15:5), affinché tu possa portare frutto per la Sua gloria, e per l’avanzamento del Suo regno. Preghiamo.

 

Padre Dio, ti preghiamo nel nome di tuo Figlio, Gesù, e con l'aiuto dello Spirito Santo ti chiediamo che le tue parole portino frutto nei nostri cuori. Gesù, le tue parole non sono sempre state facili da ascoltare, ma le hai pronunciate per il nostro bene e sapendo quanto ti sarebbe costato... la tua morte su una croce, ricevendo il giudizio che i peccatori avrebbero dovuto ricevere. Ma lo hai fatto a causa del tuo amore il Padre, e per il tuo popolo, e per redimerlo alla gloria del Padre. Spirito Santo, fa' che queste verità che feriscono possano portare alla guarigione dei cuori in questa sala. Risveglia i cuori che sono spiritualmente morti attraverso il pentimento e la fede nell'unica persona buona che abbia mai camminato su questa terra, Gesù Cristo.  Che la tua grazia ci stupisca, Signore, e ci dia l'audacia di condividere la tua verità, nonostante la divisione che potrebbe portare, in modo che più persone a Roma siano unite a te, riconciliate con Dio e producano frutti di buone opere per la tua gloria. Amen.


Grazie a tutti coloro che sostengono la Chiesa Breccia di Roma con le loro offerte.