L’identikit di chi è ricco del regno - Luca 12,35-48
Predicatore: Leonardo De Chirico
Siete pronti a fare un po’ di economia? Nella sezione precedente Gesù ha introdotto delle parole che appartengono al mondo dell’economia: ha parlato di avarizia (12,15: cioè la tentazione di accumulare beni e di tenerli per sé), di essere ricchi non di tesori terreni ma ricchi davanti a Dio (12,21), del centro dell’economia che non è il denaro o la ricchezza posseduta, ma il cuore di una persona (12,34). Gesù sta disegnando l’economia del regno di Dio. Ci dice che, da un lato, il mondo è governato dall’economia dell’egoismo, dell’accumulo, della prospettiva breve e delle liti che derivano da questo modo di vivere; dall’altro, l’economia del regno è invece basata sugli impegni del cuore per Dio, pronta a vivere in modo “leggero” e semplice, determinata a condividere e a guardare le cose con uno sguardo lungo: quello dell’eternità. E’ un altro modo di vivere e di fare economia. E’ il modo di vivere dei discepoli di Gesù. Spero e prego che sia anche il nostro modo di vivere: non preoccupato a fare economia secondo il mondo, ma impegnato a vivere nel regno di Dio con i suoi valori.
In questa sezione, Gesù si concentra sull’identikit degli operatori economici del regno. Chi sono le persone che si muovono nell’economia del regno? Sei tu una di queste? Ti riconosci nella descrizione che fa Gesù?
1. Pronti a mettersi a disposizione
Gesù non parla di titoli, non parla di successi già avuti, non parla di capacità professionali. Nel regno di Dio quello che conta è essere persone pronte a mettersi a disposizione. E’ questo il primo atteggiamento importante per il Signore. La storia che Gesù racconta parla di amici di uno sposo in attesa che torni dopo la festa delle nozze e la luna di miele (36). Non sanno l’orario preciso, ma sanno che arriverà presto e per questo sono sempre pronti ad accoglierlo. Il loro amico sposo è anche un padrone (36) per cui gli sono vicini affettivamente ma anche sottoposti e quindi al suo servizio.
Sono vestiti e con le lampade accese (35), cioè non sono in pigiama, come se avessero chiuso la giornata, e nemmeno con le luci spente, come se dormissero. Non sono remissivi o disinteressati. Sono svegli e pronti a mettersi al lavoro. Gesù definisce queste persone “beate” (37 e 38). Quando lo sposo amico e signore arriva, sarà lui che li servirà (37). Loro sono pronti ad accoglierlo, ma sarà lui che, una volta arrivato, li servirà. In effetti, Gesù ha detto che lui non è venuto per essere servito ma per servire (Marco 10,45).
Che meraviglia: nell’economia del regno, il padrone serve i sottoposti e i servi pronti a lavorare sono serviti e onorati. E’ il contrario rispetto alla nostra economia. Il punto è che nel regno sono produttivi coloro che sono pronti al servizio, disponibili al lavoro, collaboratori in un progetto. Coloro che, come Isaia davanti a Dio dicono: “ecco, manda me” (Isaia 6,8). Coloro che, come Samuele che viene chiamato, rispondono: “eccomi” (1 Sam 3). Coloro che, come Maria, all’annuncio dell’angelo risponde: “Ecco, io sono la serva del Signore, mi sia fatto secondo la tua parola” (Luca 1,38). Queste sono le persone che sono ricche in Dio e il cui cuore è legato al tesoro eterno: vivono in modo “leggero”, sono pronti, disponibili, vigilanti, in attesa della venuta del Signore. Prima di tutto e sopra tutto, è il tuo cuore che rivela dov’è il tuo tesoro. Se il tuo cuore ha orizzonti piccoli, ristretti, assorbiti dalle tue vicende e dentro gli spazi angusti della tua vita, non ci sarà spazio per nient’altro. Se il tuo tempo di riferimento è il tuo benessere, la tua carriera, il tuo successo, rimani dentro un’economia piccola, piatta, spenta. Ma se il tuo tempo è motivato dall’attesa della venuta del Signore e il tuo cuore è vigile, allora sarai pronto a capire cosa veramente vale e ad impegnarti in attività che edificano il regno di Dio.
2. Affidabili nell’amministrare quanto ricevuto
Pietro chiede al Signore per chi vale questo discorso (41) e Gesù racconta un’altra storia. Qui il protagonista è sempre un padrone che affida i suoi beni ed interessi a degli amministratori (42). Anche qui, Gesù proclama beato chi svolge il compito assegnato in modo fedele e prudente (42). Anche in questo caso, al ritorno del padrone, sarà lui a onorare i lavoratori dando loro oltre quello che hanno ricevuto.
Ci sono due rischi da cui guardarsi: l’impazienza e la regressione. Se, aspettando i tempi di Dio per la nostra vita, vediamo che non arrivano e diventiamo irrequieti, non siamo più sintonizzati sui tempi di Dio ma sui nostri soltanto; se perdiamo di vista i tempi lunghi del regno e viviamo con il nostro orologio soltanto, ecco che i valori del regno diventano lontani e rarefatti, mentre i nostri interessi immediati hanno il sopravvento. Nell’economia di Dio bisogna avere l’orologio di Dio e misurare i tempi secondo il suo di orologio. Lui non sbaglia di un secondo l’esecuzione dei suoi piani, è totalmente affidabile e credibile nelle sue promesse. Il Padre lo ha dimostrato mandando il Figlio nella “pienezza” del tempo, al tempo giusto (Galati 4,4) per la nostra salvezza. Lui non sbaglierà il tempo della seconda venuta del Signore Gesù, anche se a noi sembra ritardare.
Se il Padre non ha sbagliato il tempo dell’incarnazione del Figlio e non sbaglierà il tempo della seconda venuta del Figlio, non sbaglierà nessun tempo anche nella tua vita. Fidati dei tempi di Dio, anche quando sembrano lunghi, inconcludenti, statici. Gli amministratori della storia raccontata da Gesù diventano irrequieti, nervosi, intrattabili: così anche noi lo diventiamo quando perdiamo di vista i tempi di Dio e ci limitiamo a vivere con i nostri. Fidiamoci dei tempi di Dio: per la nostra vita, le nostre vocazioni, le nostre famiglie, le nostre chiese, l’opera dell’evangelo. Impariamo a vivere con l’orologio di Dio.
La seconda tentazione per gli amministratori è quella, invece di aspettare con fiducia e di vivere giustamente, di praticare i modi di vita del mondo. Qui abusano dei collaboratori e si danno alla vita frivola, dissoluta, che perde la tensione spirituale per annegare nei piaceri della tavola e del vino (45). Sono persone che regrediscono, si imbruttiscono, si spengono spiritualmente, vengono sopraffatti dai modi di ragionare del mondo dove vige la legge del più forte e del più furbo e dove i piaceri della carne dominano lo stile di vita. Quanti credenti imbruttiti ci sono in giro; il rischio è che lo siamo anche noi. Essere risucchiati nei tempi e nei modi di vivere del mondo è un rischio costante. Oggi il Signore ci richiama ad avere un’ambizione di vita più alta: pronti a servire, sincronizzati coi tempi di Dio, impregnati di valori del regno di Dio. Questa è l’economia del regno!
3. Consapevoli di dover rendere conto
Gesù conclude questa storia con un avvertimento. Prima o poi tutti faremo i conti con Lui. Nell’economia del regno, i conti non rimangono in sospeso per sempre, le situazioni non rimangono fluide all’infinito. Il Signore torna e poi chiama a rendicontare. “Ti ho dato questa vocazione: cosa ne hai fatto?”, “Ti ho dato queste opportunità: come le hai usate?”, “Ti ho fatto vivere a Roma questi anni: cosa hai imparato?”, “Sei stato membro della chiesa per X anni: come sei cresciuto?”, “Come hai investito nel regno i doni che ti ho fatto?”. Quello che Dio ci ha dato di essere, quello ci chiederà. Ogni opportunità che Dio ci dà non va tenuta per noi stessi ma condivisa a beneficio di altri. Nell’economia del regno c’è circolarità e rendicontazione, generosità e trasparenza, prontezza a servire e umiltà nell’imparare.
Nel regno di Dio si entra per grazia di Dio soltanto avendo fede in Cristo soltanto in base alla sua morte e resurrezione. Ciò non vuol dire che nel regno di Dio, una volta entrati, tutto si affloscia e non ci siano stimoli e responsabilità. Al contrario, nel regno c’è crescita, vita, maturazione, in vista della rendicontazione. La nostra vita è “coram deo”, davanti a Dio, per Dio, con Dio, sempre!
Questi sono i discepoli e le discepole del Signore! Chi faceva il pescatore, chi l’esattore, … chi giovanissimo, chi già attempato: ognuno coi propri vissuti malati di lavoro e di relazioni. Ognuno “morto” spiritualmente e imprigionato nel suo piccolo e fallimentare regno. L’incontro con Gesù ha ridato loro vita e ha riorientato tutto, anche il modo di lavorare e di servire. Sei tu uno di loro?