L'integrità del Regno - Luca 11,37-12,3
Predicatore: Gioele Di Bartolomeo
Nel nostro viaggio nel vangelo di Luca, il Signore sta delineando il manifesto della comunità regale. Ci sta guidando a riconsiderare le nostre vite e la nostra chiamata alla luce della Sua Parola ed oggi siamo arrivati al versetto 37 del capitolo 11. Leggiamo insieme fino ai primi 3 versetti del capitolo 12.
In una recente intervista, la presidente dell'Associazione per i disturbi di attacchi di panico e gestione dello Stress ha affermato: "Volete capire al volo una persona? Osservatela mentre mangia. Il suo modo di rapportarsi con il cibo vi farà capire vari tratti della sua personalità". Sei un mangiatore lento che si gode ogni sapore e che spende tanto tempo a tavola? Allora sei una persona testarda rigida ed un po’ egocentrica. Oppure mangi veloce, senza respirare tra un boccone e l'altro? Allora sei un falso altruista che non farà altro che trasmettere stress ai suoi cari. Sei Schizzinoso? Sei organizzatore? Sei chiassoso, metodico ecc. Non importa chi tu sia, per chiunque si siede e mangia c'è un determinato profilo personale. Insomma, per la psicologia la tavola la dice lunga su chi sei.
Nel testo che abbiamo appena letto Luca ci racconta dell'invito a pranzo di Gesù da parte di un fariseo, una di quelle persone riconosciute come le più giuste, le più legate alla legge di Mosè. Probabilmente il padrone di casa voleva capire chi avesse davanti e chi era quest'uomo che proclamava di essere il Messia. Cosa c'è di meglio di un pranzo insieme? Ma, quando mettiamo alla prova Gesù Cristo, quando cerchiamo di classificare il Dio Figlio, quando proviamo ad investigare colui che insieme al Padre ed allo Spirito Santo è il creatore e sovrano di ogni cosa, siamo noi che veniamo svelati. Mentre siamo nella nostra intimità ci sentiamo uomini e donne integri, pronti e preparati per il regno a cui siamo stati chiamati. Ma a pranzo con Gesù Cristo, viene fuori la realtà della condizione del nostro cuore. Davanti a lui nulla è nascosto.
Vogliamo sederci alla tavola del nostro Signore ed ascoltare dalla Sua Parola tre indicazioni per essere dei figli di Dio integri.
Fuggi il lievito dell'ipocrisia
Gesù accetta l'invito a pranzo del fariseo. Ma fa appena in tempo a sedersi che il suo comportamento diventa di scandalo per il padrone di casa: Gesù non si era lavato le mani prima di sedersi a tavola (37-38). Nell 'antico testamento questo rituale del lavaggio non era stato esplicitamente richiesto al popolo. Anche se era sicuramente una buona abitudine, per i farisei non era una questione di igiene ma di santità. Infatti, nella tradizione ebraica il lavaggio delle mani e delle stoviglie rappresentava l'andare puri e santi davanti a Dio. Ma evidentemente non era così. Nello stupore che traspariva dal volto del fariseo, il Signore risponde che la purezza esterna non vale nulla quando l'interno è putrido (39). Infatti, Dio ha creato l'uomo con un interno ed esterno, un unicum, integro, e quando ciò che è dentro è stato purificato lo è anche ciò che è fuori e non il contrario (40-41). Gesù continua entrando a gamba tesa sulla doppiezza del fariseo mette allo scoperto ciò che definirà ne capitolo 12 al versetto 1 come il “lievito dell’ipocrisia”. È da ipocriti, dice il Signore mostrarsi minuziosi nel dono della decima quando si trascura la giustizia e l'amore di Dio (42). Gesù non si oppone alle Parole di Dio in Numeri 18,21-24 dove chiamava il popolo d'Israele a dare la decima per il servizio al Signore. Gesù non sta attaccando la legge, tutt'altro, svela l'ipocrisia della convinzione dei farisei di essere giusti attraverso il loro modo preciso di fare le cose. E ancora, il Signore condanna l'arrivismo e l'uso del messaggio della salvezza per scopi personali. È da ipocriti, infatti, mostrare la propria bravura e santità nei primi posti ed al centro delle piazze quando non si è integri (43). La chiesa non è il posto dove approfittare della fiducia dei fratelli e delle sorelle per sfogare il proprio desiderio di primeggiare. Da uomini simili, ci dice il Signore, non può venire nulla di buono, perché è impossibile sperare in qualche buon frutto da chi sparge il lievito dell'ipocrisia che contamina i cuori (44; 12,1). Anche noi oggi seduti a tavola con il Signore Gesù Cristo veniamo provati dalla Sua integrità. Non possiamo nascondere un cuore ipocrita e doppio davanti alla Sua Parola. Fratelli e sorelle mentre ci nutriamo della Parola di Dio chiediamoci se siamo stati infettati dal lievito dell'ipocrisia. Affermiamo di essere una chiesa con un ministero regale, sacerdotale e profetico, ma come possiamo essere sacerdoti quando curiamo l’esteriore non l’interiore, come possiamo essere regali se cerchiamo l’arrivismo, come possiamo essere profetici se seminiamo ipocrisia. È più vicino a noi di quanto pensiamo. Guardiamo a quando siamo ipocriti a cercare nuovi soggetti di preghiera da condividere, ma poi non preghiamo affatto o non abbastanza. Vediamo a quanto siamo ipocriti nel compiere minuziosamente i nostri compiti, i nostri studi, la nostra meditazione quotidiana ma poi, nelle prove siamo poveri di fede nel Signore e nelle battaglie di tutti i giorni siamo privi di amore e pazienza nei confronti dei nostri mariti, mogli, figli, genitori, fratelli e sorelle in Cristo. La società che ci circonda, questa città, Roma è impregnata di questa ipocrisia: i governi, i posti di lavoro, i matrimoni ed i social che entrano direttamente nelle nostre vite, non fanno altro che mostrare contenitori integri e pieni di soddisfazione quando in realtà sono rotti e stracolmi di corruzione. Una facciata pulita con un centro corrotto. Questa città ed ognuno di noi ha bisogno che Cristo mostri l’ipocrisia del cuore. Se vogliamo essere una chiesa che impatti questa città con il vangelo abbiamo bisogno di essere strumenti integri nelle mani del Signore. Abbiamo bisogno che Gesù ci renda dei servitori integri per raggiungere i perduti in questa città. Fuggi il lievito dell’ipocrisia.
Rigetta l'oppressione del legalismo
Il pranzo però non era ancora finito e mentre Gesù parlava con il fariseo, un dottore della legge si sente offeso dalle parole del Signore (45). I dottori della legge erano gli esperti della legge. Erano l’élite del popolo d’Israele, le star che guidavano le persone a capire i dettagli della legge. Anche se chiama Gesù maestro, il Signore non si fa intimidire ne prendere in giro. I dottori della legge erano colpevoli di aver hanno caricato le persone di leggi non richieste e di regole che servivano solo all'esteriore (46). Invece di guidare ed insegnare l’amore di Dio per il Suo popolo attraverso la legge (Salmo 119, 1-16) hanno schiacciato chi doveva essere aiutato ed hanno mostrato un legalismo oppressivo e odioso. I dottori della legge esibivano sé stessi come gli eredi dei profeti, come chi mostrava ad essi il maggior tributo. Invece con i fatti e con il loro perverso legalismo dimostravano di essere gli eredi concordi di coloro che avevano ucciso i profeti di Dio (47,48). La colpa della morte dei profeti di Dio, dal primo all’ultimo martire dell’antico testamento, ci dice il Signore, ricadrà sulla generazione di increduli (49,50,51). Non bastava non aver compiuto il fatto, condividere la stessa incredulità di chi aveva messo a morte i figli di Dio significava partecipare alla colpa degli omicidi stessi. I dottori della legge avrebbero dovuto consegnare la chiavi della comprensione della Parola di Dio al popolo. Avrebbero dovuto aprire lo scrigno della conoscenza del Signore, ma hanno preferito usare il legalismo per chiudere le porte della fede ed allontanare le persone dalla conoscenza del Signore (52). Fratelli e sorelle quanto legalismo infetta le nostre vite. Quante volte abbiamo arricchito la fede di regole e schemi che non sono mai stati richiesti dal Signore? Gesù non ci ha mai chiamati a predicare un vangelo conforme alle nostre regole. Non siamo chiamati a formare uomini e donne a nostra immagine e somiglianza dando carichi e opprimendo con un legalismo non necessari. Il Signore vuole che ci conformiamo alla sua immagine e che incoraggiamo uomini e donne a somigliare sempre di più al Salvatore Gesù Cristo. Come al dottore della legge il Signore ti chiama oggi a vagliare il tuo cuore. Forse ti senti innocente davanti a Dio, forse ti stai dicendo che tu non hai mai fatto male a nessuno o non hai mai fatto nulla al di fuori dalla legge ma se stai ancora rifiutando Gesù Cristo sei ancora partecipe delle colpe dei tuoi padri che lo hanno crocifisso. Un commentatore afferma su questo passo: “non tutte le generazioni hanno avuto l'opportunità di uccidere un profeta, ma tutte le generazioni che hanno rigettato Dio mostrano chiaramente che, se ne avessero avuto l'opportunità, lo avrebbero fatto”. Sei colpevole anche tu che rigetti Cristo. Hai bisogno del perdono, ed oggi a differenza del dottore della legge vogliamo consegnarti la chiave della conoscenza della salvezza, ed essa è Gesù Cristo. Gesù, il Dio Figlio è venuto a sacrificarsi sulla croce pagando per il peccato di chi ha creduto in lui e risorgendo il terzo giorno ci ha garantito la sua presenza in noi attraverso lo Spirito Santo. Non perderti nel legalismo che ti definisce giusto, rigetta quest’oppressione del peccato e corri alla croce di Cristo. Li troverai la vera legge dell’amore di Gesù, quella che libera dal peso del peccato, che apre le porte della gioia e che ci proietta verso il prossimo. Rigetta l’oppressione del legalismo.
Proclama il giorno della Verità
Il pranzo non finisce nel migliore dei modi. Gesù viene contrastato duramente e i farisei ed i dottori della legge che continuano insistentemente a metterlo alla prova (53,54). Ma l’opera del Signore Gesù Cristo va avanti e la sua fama continuava ad attirare migliaia di persone (12,1). Nonostante il pranzo la folla che lo seguiva continua a crescere e Gesù mette in guardia i suoi discepoli dal lievito dell’ipocrisia perché un giorno tutto sarà svelato (12,2). Al ritorno del Signore Gesù Cristo tutto ciò che è nascosto e coperto dall’oscurità dell’ipocrisia verrà alla luce e ci sarà da rendere conto (12,3).L’opera di Gesù va avanti nonostante le opposizioni. Quando diciamo la verità della buona notizia non possiamo far altro che trovare opposizione e chiusura, ma il lavoro del Vangelo va avanti. Possiamo continuare a confidare nell’opera di Dio perché nessuna opposizione può fermarla. Fratelli e sorelle facciamoci portatori della verità del vangelo anche sapendo che troveremo opposizioni. Il vangelo comunque lavorerà e porterà frutto perché non è l’opera nostra ma quella del Dio vivente tre volte Santo. Fuggiamo il lievito dell’ipocrisia anche perché un giorno sarà svelato. Non importa quanto sei mite, dolce delicato e disponibile esternamente, se nel tuo cuore c’è la tempesta, un giorno verrà fuori. Un giorno l’interno putrido della tua coppa scintillante verrà messo allo scoperto e sarà troppo tardi per pulire le nefandezze del tuo cuore. Oggi è il momento per farlo. Oggi è il momento di aprire il cuore corrotto all’opera rigenerante dello Spirito Santo. Oggi è il giorno di piegare le tue ginocchia alla croce per trovare la salvezza nel Signore Gesù Cristo. Oggi ti proclamiamo che un giorno la verità sarà gridata sui tetti e se hai vissuto nell’ipocrisia li verrà fuori come già lo sono ora agli occhi di Dio. Cosa pensi di nascondere a Dio? Corri a lui e cerca il Suo perdono. Fratelli e sorelle cosa aspettiamo a proclamare la verità in questa città? Cosa aspettiamo a proclamare il vangelo ai nostri amici, alle nostre famiglie ed ai nostri colleghi. Potremo sembrare pazzi, contro culturali o degli arroganti, ma cosa importa? Un giorno tutte le nefandezze, le cose nascoste e le impurità verranno messi allo scoperto ma anche la verità del vangelo verrà riconosciuta da tutto il mondo. Proclamiamo il giorno della verità.
Un regno integrale ci chiama ad essere una chiesa integrale. La chiesa chiamata a rappresentare la chiamata regale, sacerdotale e profetica è quella che fugge l’ipocrisia, che rigetta l’oppressione del legalismo e che proclama il giorno della verità nel nome del Signore Gesù Cristo, accompagnati dallo Spirito Santo, per la Salvezza delle anime, alla Gloria di Dio.