Se vuoi crescere nel Regno di Dio … - Luca 16,1-17
Predicatore: Leonardo De Chirico
Quando è stata l’ultima volta che hai parlato di soldi? Forse non molto tempo fa. Ebbene questo testo parla di soldi e oggi è l’occasione di parlare di economia. Luca ci sta presentando Gesù come il Maestro che disegna una diversa economia da quella a cui siamo abituati: al cap. 15, ad esempio, abbiamo capito che per Gesù 1 vale 99 e che l’amore (non lo sperpero del figlio minore e nemmeno l’accumulo del maggiore) è il motore delle relazioni. Quando uno/a diventa seguace di Gesù non è “business as usual”. Nel Regno di Dio vige un’economia diversa che va ricevuta, capita e praticata. Uno dei nostri problemi è che non abbiamo veramente capito l’economia de Regno e men che meno la viviamo. Siamo ancora dentro il mondo del “business as usual” dominato dai criteri dell’economia del mondo. Le nostre chiese, che dovrebbero essere avamposti e laboratori dell’economia del Regno, sono comunità che riflettono più l’economia di “questo” mondo che quella del mondo di Dio. Dunque, ancora una volta Gesù parla di soldi e lo fa insegnandoci tre cose.
1. Costruisci relazioni, esercitando avvedutezza
Nella prima parte del testo (vv.1-9), Gesù racconta una storia di un amministratore disonesto che, in una situazione di difficoltà, trae vantaggio dalla sua posizione per prepararsi una strada futura quando la sua posizione non gli darà più il vantaggio di cui ora gode. Gesù invita ad osservare cosa accade in una situazione reale di “questa generazione” (v.8): nell’economia di questo mondo, ci sono persone disoneste che traggono un vantaggio per sé e lo ottengono in modo immorale. Questo è normale in questa generazione.
Nell’economia del Regno, né la disonestà né i sotterfugi hanno cittadinanza. La disonestà nasce dall’idea di non essere visti e di rimanere impuniti: ma chi crede in Dio sa che Dio vede tutto e che Dio giudica tutto. Il fatto che tutta la vita sia coram Deo (davanti a Dio) prosciuga lo spazio della disonestà, la caccia via. Anche il vantaggio per sé raggiunto in modo immorale non è una pratica economica del Regno. Come figli/e di Dio possiamo fare tutto il possibile di ciò che è lecito, non quello che è illecito. In altre parole, abbiamo degli argini alla nostra vita economica: il fatto che siamo sempre davanti a Dio: Dio c’è ovunque e a Lui renderemo conto di tutto; e il fatto che la legge di Dio è sempre con noi: essa è la guida del nostro agire (v.17).
Detto questo, Gesù invita ad osservare un punto importante: la capacità di questo uomo di tessere relazioni, di costruire contatti, di non affrontare la vita da solo. In questo è avveduto, saggio: ed è questo punto che noi che apparteniamo al tempo del Regno di Dio dobbiamo imparare. “Fatevi degli amici” (v.9) dice Gesù. Certo, siamo diversi, abbiamo valori diversi, rifiutiamo la disonestà e i sotterfugi, ma non possiamo permetterci di isolarci, di chiuderci, di diventare “autistici” sul piano delle relazioni. Questo è un rischio per noi: di non avere relazioni con nessuno e di essere persone “chiuse”, incapaci di iniziative, schermate alle relazioni con altri. L’uomo della parabola aveva comportamenti e motivi sbagliati, ma costruiva relazioni. Noi non seguiamo i suoi motivi, ma non possiamo permetterci di diventare delle isole inespugnabili. Gesù si è avvicinato ai peccatori (si è avvicinato a noi!), ha mangiato con loro e, senza mischiarsi con pratiche malvagie, è stato loro “amico” (7,34).
Al ritiro di qualche settimana fa, siamo stati esortati a creare “spazi” relazionali intorno a noi per avere rapporti con persone diverse: nuovi spazi, nuovi contatti, nuove persone. Il rischio è di vivere in modo arido sul piano relazionale, non conoscendo, né incontrando le persone. Non siamo persone arroccate, ma sempre aperte a “fare amici”! Lasciamoci provocare dall’uomo di questa storia e, soprattutto, imitiamo Gesù che è si è avvicinato a persone molto diverse da lui per amarle e per annunciare loro l’evangelo.
2. Apriti ad avere responsabilità, essendo fedele nelle piccole cose
C’è un secondo insegnamento del Signore. Esso riguarda la gradualità delle nostre responsabilità: dal piccolo al grande. Nell’economia del Regno bisogna sempre partire dal piccolo per aprirsi al grande. Bisogna imparare a essere fedeli nelle cose “minime” (v.10) per attrezzarsi poi a svolgere compiti più impegnativi. Mosè ha fatto il pastore per 40 anni prima di diventare il liberatore d’Israele; Davide si è peso cura del gregge prima di diventare re; Paolo è stato tre anni in silenzio prima di svolgere l’attività apostolica. Insomma, Dio lavora con questa pedagogia economica: prima le cose vicine, più piccole, più semplici e poi quelle più complesse. C’è una scuola incrementale da fare, un percorso di crescita, un itinerario di maturazione. Se si bypassa il piccolo e si arriva subito al grande, si corre il rischio di collassare. Tanti cristiani sono caduti perché hanno voluto subito amministrare le cose grandi senza essere rendicontabili nelle piccole.
Nella chiesa sono i servizi più umili che rivelano il cuore di chi può prendere responsabilità più grandi. E’ nel piccolo che il cuore viene forgiato a poter sostenere le tensioni delle cose grandi. “Lasciatevi attirare dalle cose umili” (Romani 12,16) per maturare verso responsabilità maggiori. Se aspiri a cose grandi, bene e gloria a Dio. Parti dalle cose umili e saprai fare le grandi. Sii contento di non essere immediatamente visibile, riconosciuto, apprezzato. Parti dal posto meno appariscente, per crescere verso quello esposto. Non disprezzare la pedagogia divina del piccolo e dell’umile, ma vivila pienamente: sarà la scuola per crescere e diventare maturi nel Regno di Dio.
3. Amministra col cuore, adorando Dio soltanto
Gesù va al cuore della differenza tra l’economia del mondo e l’economia del Regno: è proprio il “cuore” a fare la differenza! L’economia del mondo è governata dall’idolo dei soldi, del possesso per sé, della ricchezza elevata ad assoluto: insomma, quello che Gesù chiama “Mammona”. Quanti seguaci ha avuto e ha tuttora l’idolo di Mammona. Nelle sue diverse forme (capitaliste, collettiviste, finanziaria, post-industriale, guidata da poteri forti o da blockchain, ecc.) è la religione più seguita e praticata al mondo. Cosa vuol dire seguire Mammona? Ce lo dice il v.14 a proposito dei farisei: loro “amavano il denaro”. E’ una questione di amore, di attaccamento, di dedizione. E’ l’amore del denaro. Tu chi ami?
L’economia del Regno è governata dall’amore per Dio e dal servizio a Dio (v.13). E’ l’amore che supera ogni altro amore legittimo: famigliari, amici, persone care. L’amore per Dio e di Dio mette in riga ed in prospettiva ogni altro amore umano. Prima Dio, poi tutto il resto. L’economia del Regno è guidata dall’amore di Dio! Ogni volta che apriamo il portafoglio o usiamo la carta di credito, quello che stiamo facendo è un atto di amore e di servizio: verso Mammona o verso Dio. Ogni transazione, ogni click, ogni acquisto, ogni operazione bancaria, ogni spesa al supermercato, ogni offerta alle attività della chiesa è un atto di amore. Chi ami tu? Da quale amore è plasmata la tua economia domestica e famigliare? Gesù non si accontenta di una parte della vita, ma vuole essere il Signore di tutta la vita.
Lui può richiedere l’amore perché ci ha amati per primo. La sua economia è un’economia dell’amore. Il Padre ha tanto amato il mondo da dare suo Figlio, il Signore Gesù, affinché chiunque crede in Lui non muoia, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16). Il Padre non ha risparmiato il Figlio: non ci darà tutte le cose necessarie con Lui (Romani 8,32)? Il Padre, per il grande amore con cui ci amati, ci ha fatti rinascere a nuova vita (Efesini 2,4-5).
Mammona spegne l’amore e ci fa diventare schiavi di ciò che è abominevole (v.15). L’amore di Dio interpella il nostro amore: lo guarisce, lo riorienta, lo riempie di ricchezze vere. Chi ami determina anche la tua economia, come il resto della tua vita. Tu chi ami?