Regalità debole per essere forte - 1 Samuele 21,1-15

 
 

Predicatore: Leonardo De Chirico

In questi soli 15 versetti siamo di fronte ad un concentrato di gravi problemi. Davide fugge da Saul; non ha più un posto sicuro dove stare. Davide è solo: nessuno gli è accanto e intorno. Davide ha fame; non ha più cibo a disposizione. Davide non ha più un’arma; è indifeso davanti a un nemico potente. Davide non è più nemmeno sicuro nel suo Paese; deve emigrare nella terra dei nemici (i filistei). Davide non può più nemmeno essere sé stesso: deve fingere di essere pazzo per sopravvivere. Insomma, è una sommatoria di situazioni limite. E’ come se i problemi si siano talmente intrecciati da essere diventati un cappio intorno al suo collo. La sua vita è molto fragile e traballante. 

La regalità di Davide ha raggiunto una fase di crisi sistemica e su tutti i fronti. In questi capitoli di 1 Samuele stiamo vedendo che la chiamata regale non avviene in condizioni ideali o ottimali. Siamo responsabili di essere una comunità regale in situazioni di difficoltà, tensione, conflitti, problemi. Ed è lì che si misura la maturità, la profondità, lo spessore della regalità: non quando tutto va bene, ma quando tutto va male. Questo capitolo è un’illustrazione di quello che Paolo scrisse: “quando sono debole, allora sono forte” (2 Corinzi 12,10). La potenza di Dio si dimostra perfetta nella nostra debolezza. Ci sono tre modi in cui ciò avviene in questo capitolo e possono essere riassunti con tre parole che iniziano con una F: fame, forza, follia.

 

1. Fame … di pane della vita
Davide ha fame e chiede se c’è del pane (v. 3). Fuggendo non ha avuto tempo di pensare al cibo e nemmeno ha soldi per comprarlo. E’ senza denaro e senza alimenti. A Nob non ci sono supermercati. L’unico pane disponibile è quello che sta dentro il tabernacolo e che è stato presentato e consacrato a Dio, come disponeva la legge di Mosè (Esodo 25,23-30). In tempi di emergenza, questo pane può essere usato per sfamare anche chi non è sacerdote, come Davide. Ricordando proprio questo episodio, Gesù vuole insegnare come la legge di Dio è stata data in vista di Cristo (Luca 6,1-6). Il pane della presentazione posto nel tabernacolo voleva, insieme alla manna conservata a ricordo della provvidenza di Dio, dare il messaggio che il popolo di Dio avrebbe dovuto sfamarsi del pane della vita. Dio stesso che aveva dato la manna e che aveva fatto mettere del pane nel luogo dell’incontro col suo popolo, sarebbe stato il pane della vita. Gesù è il pane della vita: chi va a Lui non avrà più fame (Giovanni 6,35).

Per essere re, bisogna avere fame di Cristo e sfamarsi del pane della vita. Altrimenti la regalità altro non è che volontà di potenza, desiderio di supremazia, voglia di comandare. Davide deve passare dalla fame per imparare a cibarsi del pane che nutre. Deve farsi sfamare dal sacerdote per sperimentare la dipendenza dal pane della vita. Solo Gesù Cristo può sfamare la nostra vita. Altro pane, per quanto importante, non ci farà crescere come comunità regale. Ti stai nutrendo di Cristo? Ti stai sfamando non di pane soltanto, ma di ogni parola che viene dalla bocca di Dio (Luca 4,4)?   

 

2. Forza  … nella spada dello Spirito
La seconda debolezza che Davide sperimenta è quella di non avere strumenti di difesa. E’ stato unto re, ha già combattuto molte battaglie e le ha vinte, è un esperto guerriero, ma qui è disarmato (v. 8). Non ha più niente: né spada, né lancia, né pugnale. Niente. Un re affamato e un re disarmato sono condizioni umanamente perdenti per esercitare una regalità di successo. 

Presso il tabernacolo, oltre a trovare pane da mangiare, Davide trova anche una spada da imbracciare. E’ quella di Golia: grande, imponente, tagliente, non ce n’è di migliore. Fa proprio al caso di Davide che la prende volentieri (v. 9). Davide aveva affrontato Golia senza spada per dipendere da Dio nel combattimento e lo aveva vinto. Ora Davide deve dipendere da Dio in quanto non ha più armi e trova nel trofeo conservato la giusta arma per proseguire. Il punto è che Dio provvede sempre le armi giuste per il combattimento spirituale. L’esito della battaglia dipende dal Signore e Lui dà le risorse per affrontarle. Le risorse di Dio possono anche includere armi altrui che vengono riciclate per il regno. Anche in questo episodio, Davide non può basarsi sulla sua esperienza acquisita, ma deve dipendere da Dio che, al momento giusto, provvede gli strumenti giusti per andare avanti. 

Parlando del combattimento cristiano, oltre agli altri elementi dell’armatura, Paolo dice che dobbiamo avere “la spada dello Spirito che è la parola di Dio” (Efesini 6,17). La nostra spada che ci difende e che ci permette di vivere ed avanzare è la parola di Dio! Non la nostra bravura, la nostra esperienza, la nostra prestazione, la nostra abilità. E’ la spada che Dio ha sottratto al suo nemico e che ha trasformato in arma per il regno. E’ la parola di Dio resa potente dallo Spirito di Dio. Il tuo pane è Cristo? La tua arma è la sua parola? Se non è così, la nostra regalità sarà carnale, un mero gioco di prevaricazione e non uno strumento nelle mani di Dio per portare guarigione a noi ed intorno a noi. 

 

3. Follia … della pazzia dell’evangelo
Il re Davide sperimenta la fame e si scopre fragile. Nella sua debolezza si sfama del pane consacrato e riceve un’arma potente. L’ultima parte del capitolo ci parla della terza condizione di precarietà vissuta da Davide. Nella sua fuga da Saul, Davide va tra i filistei. Siccome i filistei lo conoscono bene avendo lui vinto molte battaglie contro di loro ed ucciso molti filistei (v. 11), per sopravvivere si finge pazzo (v. 13). Si comporta da matto, dicendo e facendo cose stranissime, tanto che il re dei filistei prova imbarazzo per lui (v. 15). 

Una delle responsabilità della regalità è la saggezza e l’affidabilità. Un re è una persona assennata e ragionevole. Qui però Davide deve sperimenta cosa vuol dire sovvertire i canoni della assennatezza umana e deve entrare nel territorio della “follia” divina. 

L’apostolo Paolo dice che se non capiamo la pazzia di Dio non capiamo l’evangelo: “la predicazione della croce è pazzia per quelli che periscono, ma per noi che siamo salvati è la potenza di Dio … è piaciuto a Dio salvare i credenti con la pazzia della predicazione … e la pazzia di Dio è più saggia degli uomini” (1 Corinzi 1,17-25). Per chi non conosce Dio, l’evangelo è follia e i credenti sono pazzi! Bisogna sperimentare la pazzia dell’evangelo per essere una comunità regale veramente responsabile. Senza la follia della croce, la regalità sarà solo una ricerca di potenza e di sapienza umane.

Questo tempo di follia di Davide ha prodotto il salmo 34, tra i più belli e profondi di tutta la raccolta dei salmi. Quella follia ha generato questa gemma della fede biblica:

18. Il Signore è vicino a quelli che hanno il cuore afflitto

Salva gli umili di spirito

19. Molte sono le afflizioni del giusto

Ma il Signore lo libera da tutte

22. Il Signore riscatta la vita dei suoi servi

Nessuno di quelli che confidano in Lui sarà considerato colpevole 

“Quando sono debole, allora solo forte”. Paolo lo sperimentò, Davide pure. Tu sai cosa vuol dire? Cibiamoci del pane della vita, difendiamoci con la spada dello Spirito, gloriamoci della pazzia dell’evangelo! Allora, anche se siamo umanamente deboli e precari, saremo forti e vittoriosi in Dio e in Lui soltanto!